4 aprile 2023

QUESTIONI METROPOLITANE DIMENTICATE. ANCORA PER QUANTO?

Sino ad oggi la Città Metropolitana con la attuale legge non funziona


Copia di rification (6)

Il nuovo Governo afferma di volere modificare la Legge 56/2014, la norma che ha cambiato in profondità le province e ha istituito le città metropolitane. Una modifica che si era già manifestata necessaria, e anche urgente, a seguito della bocciatura, a dicembre 2016, del referendum costituzionale voluto dal Governo al tempo in carica, che includeva tra le modifiche della Carta l’abolizione delle province. Per sei anni nessuna forza politica si è occupata della questione, ma il continuo posporre una decisione sul destino delle province, sulle funzioni e le risorse di questi enti, ha prodotto rilevanti danni al bene comune: nella manutenzione delle strade e degli edifici scolastici, nei servizi sociali, nel governo dei temi ambientali, nelle attività di supporto ai comuni, nel coordinamento sui temi di interesse sovracomunale.

Negli ultimi mesi sono stati presentati diversi progetti di legge per modificare la Legge 56/2014 e sembra che il lavoro preparatorio sia in corso. Vedremo se agli annunci, alle parole, seguiranno i fatti, possibilmente in tempi ragionevoli. Le esperienze passate sulle norme che toccano l’assetto istituzionale suggeriscono cautela sulle previsioni.

Da vedere inoltre quali saranno i contenuti della modifica che sarà presentata al Parlamento. Sui giornali si parla molto di ritorno all’elezione diretta, quindi da parte dei cittadini, dei Consiglieri e del Presidente della Provincia e di ritorno della Giunta tra gli organi dell’ente. Poco si dice sulla questione centrale, ossia sulle funzioni e sul ruolo strategico che si pensa di assegnare alle province, ente intermedio tra regione e comune.

Non vi sono inoltre accenni sulle città metropolitane, al tempo presentate come fiore all’occhiello della nuova norma (la Legge 56/2014). Eppure la questione metropolitana sarebbe, se possibile, ancora più urgente di quella provinciale. La coincidenza per legge della carica di Sindaco metropolitano con quella di Sindaco del comune capoluogo ha infatti determinato un vulnus costituzionale dell’articolo 3 della Carta, come ha sottolineato la Sentenza della Corte Costituzionale n.240 del 7 dicembre 2021, creando una disparità tra i cittadini del capoluogo e degli altri comuni della città metropolitana (1).

Questi ultimi non possono votare il sindaco metropolitano, mentre i cittadini del capoluogo quando votano il proprio sindaco eleggono anche quello metropolitano, dunque di fatto, per legge, lo scelgono al posto dei cittadini degli altri comuni. La Sentenza ha sottolineato la necessità di modificare la norma, ma è trascorso più un anno e niente è successo. Neppure a Milano, dove, colmo del paradosso, l’elezione diretta di consiglieri e sindaco metropolitano è opzione contemplata nello Statuto stesso della Città metropolitana approvato dall’assemblea Consigliare dell’ente a dicembre 2014.

Non si tratta solo di diritti lesi dei cittadini, peraltro questione fondamentale e che di per se stessa richiederebbe attenzione con la massima urgenza. I privilegi del capoluogo nel governo del territorio, in modo abnorme incrementati dalla Legge 56/2014, alterano l’equilibrio tra capoluogo e resto del territorio, influendo in modo concreto sul funzionamento del complesso del sistema metropolitano.

Arcipelago Milano ha negli ultimi anni dedicato spazio al tema ospitando molti interventi.

Tra i tanti che sono intervenuti anche lo scrivente ha cercato di dare un contributo evidenziando le principali questioni metropolitane, da tempo sospese in attesa di organi della Città metropolitana, Sindaco e Consiglieri, che si interessino della Milano metropolitana, dei suoi bisogni e del suo funzionamento, guardando oltre i confini del capoluogo.

Non è solo una questione di equità nei confronti di quei circa due milioni di cittadini che abitano negli altri comuni, che dispongono di minori opportunità e servizi, e che addirittura non possono partecipare all’elezione del Sindaco metropolitano. I problemi del territorio metropolitano, anche quello più periferico, non sono fatti esterni, estranei, per Milano. Una città metropolitana funziona come un sistema strettamente integrato dove ogni parte è in relazione con tutte le altre, e il malfunzionamento di una di esse danneggia il tutto, capoluogo compreso. Se un’affermazione del genere può essere fatta per qualsiasi territorio provinciale, nel caso delle aree metropolitane l’intreccio di relazioni tra le diverse parti (capoluogo, poli urbani, comuni medi e piccoli, infrastrutture, mondo agricolo e aree naturali) è esponenzialmente più complesso.

Nell’elenco che segue ricordo alcune di queste questioni e nelle note ho inserito i rinvii agli interventi su Arcipelago Milano dove sono state approfondite:

  • Quale modello adottare per il governo di un grande territorio metropolitano in continua dinamica evoluzione come quella milanese, considerando la lentezza e farraginosità dei metodi tradizionali di pianificazione del territorio (2).
  • Il sistema metropolitano milanese è molto più ampio dei confini amministrativi della Città metropolitana istituita con la Legge 56/2014, e l’insieme delle linee ferroviarie suburbane (le linee S) costituisce la nervatura portante per la mobilità all’interno del sistema. Una visione con la quale non sembra volersi raccordare il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile del Comune capoluogo (3), che vorrebbe limitare il servizio suburbano all’area centrale comprendente il capoluogo e i comuni di cintura.
  • La disparità di risorse disponibili tra il capoluogo e gli altri comuni si traduce in un’offerta sempre più squilibrata di offerta di servizi ai cittadini, e conseguente degrado dei centri storici e urbani dei comuni periferici (4).
  • I temi ambientali i cui effetti travalicano i confini comunali: il consumo di risorse non riproducibili come il suolo e l’acqua, l’inquinamento atmosferico, gli eventi climatici estremi sempre più frequenti, l’isola di calore e le sue conseguenze (5).
  • Gli effetti territoriali e ambientali di un’estrema frammentazione e diffusione delle aree industriali sul territorio, nonché della loro povertà di servizi, scarsa funzionalità e conseguente poca attrattività e competitività (6).
  • La diffusione incontrollata dei grandi insediamenti di logistica, con le conseguenze in termini di consumo di suolo, traffico indotto e relative emissioni in atmosfera, degrado del paesaggio e impoverimento del tessuto produttivo (7).

Quando di tutti questi temi si tornerà a parlare? Dobbiamo attendere che i Milanesi si rendano conto che i danni causati dal malfunzionamento del sistema metropolitano non risparmiano il capoluogo e che sono diventati irreversibili? Possibile che la politica sia così miope da non intervenire prima?

Marco Pompilio

NOTE:

(1)      La Corte si riferisce all’articolo 3 della Carta “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Per un breve riassunto e alcuni stralci del testo della sentenza si può leggere l’intervento Fondi del PNRR e mobilità metropolitana, pubblicato il 21 dicembre 2021.

(2)      Un sistema aperto e resiliente per l’area metropolitana, pubblicato il 3 ottobre 2020

(3)      Mobilità e trasporto pubblico nella Città metropolitana, pubblicato il 28 ottobre 2020, e I luoghi urbani per la mobilità, pubblicato il 12 febbraio 2021

(4)      Questione città metropolitana, questione di equità, pubblicato il 9 dicembre 2020

(5)      Un piano ambientale per la Città metropolitana, pubblicato il 16 gennaio 2021

(6)      Una dotazione di aree industriali al passo con i tempi, pubblicato il 29 gennaio 2021

(7)     Una logistica in Piazza Duomo, pubblicato il 10 settembre 2021, e anche Ritorna il progetto per un nuovo anello tangenziale, pubblicato il 16 maggio 2021

 



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