15 gennaio 2014

ARREDO URBANO: L’INERZIA NELLE PICCOLE COSE. E NELLE GRANDI?


La prima scelta, di abitare in una città piuttosto che in un’altra, è in qualche modo molto coinvolgente, forse tu la immagini o quanto meno immagini che sarai cittadino di quella città, condividendone vita e problemi per un tempo indeterminato, e al momento forse per sempre. Per esserne cittadino devi possedere una casa: a qualsiasi titolo, beninteso, in proprietà in affitto o in comodato o quant’altro purché il vigile, incaricato di verificare la veridicità della tua dichiarazione, possa venirla a controllare prima di rilasciarti la carta d’identità.

06romano02FB_Il sito e la consistenza della tua casa sono meno radicai di quella della città, ti capiterà nella vita di cambiarne parecchie per i più diversi motivi, ogni volta ragionevoli, e se mi guardo indietro non mi sento un nomade qui a Milano anche se, da quando ho smesso di dormire nella casa dei miei genitori, ho in un modo o nell’altro cambiato sette case, sette appartamenti: e ogni volta ho finito per abitarci mediamente una decina di anni, ogni volta ritenendo che dovesse essere quella definitiva ma poi, per un motivo o per l’altro, cambiata.

E poi ogni nuova casa bisogna arredarla, e la mia vocazione di architetto ogni volta ha immaginato un arredo definitivo come la stessa casa: ma, ecco, qui succede che l’originaria disposizione non sembra più attraente e cominciamo a rigirare i mobili come anime in pena, arrivano televisori sempre più complicati che pretendono divani più ampi, spostiamoli in un’altra stanza, abbiamo conquistato un quadro e dove lo mettiamo? Il tavolo ereditato dal nonno è disperatamente tarlato, è il momento di rinnovarlo e pure le seggiole sono così usurate che a rifarle costa più che a comperane delle altre.

Così il termine “arredo urbano” non è del tutto improprio, perché poi le strade e le piazze della città sono così consolidate che a nessuno verrebbe in mente di spostarle mentre panchine, insegne, cartelli, lampioni, cestini, pavimentazioni, alberature sembrano così lievi che tutti vorrebbero metterle in ordine: che ci vorrebbe? Che ci vorrebbe a unificare il colore, a evitare sovrapposizioni e selve di pali, a scegliere corpi illuminanti appropriati?

Francamente, con tutti i problemi così gravi che ha Milano, cosa costerebbe al sindaco almeno questo, stendere un’ordinanza e sistemare una volta per tutte la faccenda? Che interessi consolidati verrebbero toccati?

Certo, ci deve essere in questa faccenda una qualche insospettata inerzia. Vi ricordate il re Sole, il sovrano assoluto del quale avete letto a scuola? Che ci vuole a unificare il disordine delle insegne di Parigi? Dunque verrà Luigi XIV nominerà una commissione con i rappresentanti dei commercianti, dei funzionari, degli esperti del traffico, dei designer, e la commissione esprimerà un parere, anzi un disegno, che eccolo qua.

06_romano_02

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente siamo riusciti a mettere ordine almeno nelle insegne, ch’erano poi l’aspetto più rilevante dell’arredo urbano a quei tempi, e di certo a Luigi XIV sarà bastato un battere di ciglia perché tutte le insegne di Parigi venissero uniformate a questo disegno: era o non era il sovrano assoluto?

Niente, non succederà niente, tutti resteranno a Parigi con le loro insegne di prima: il fatto curioso è che questo arredo urbano, cose di nessuna importanza che dunque non dovrebbe essere difficile coordinare, possiedono una intrinseca misteriosa resistenza al cambiamento della quale nessuno conosce le ragioni, uno di quei misteri che ci suggeriscono però una riflessione: se non riusciamo a ridipingere le insegne, come possiamo sperare di poter cambiare quelle cose davvero importanti che qualche resistenza invece comportano?

 

Marco Romano

 

IL DIBATTITO SULL’ARREDO URBANO 

Vittorio Gregotti ARREDO URBANO NO. PROGETTO DI SUOLO SÌ

Pier Luigi Nicolin  SE “ARREDO” URBANO FOSSE UN NEOLOGISMO PER SOTTRAZIONE

Giovanna Franco Repellini ARREDO URBANO: PER L’EXPO MILANO DOVRÀ ESSERE MAGNIFICA

Luciano Crespi ARREDO URBANO O “INTERNI URBANI”?

Mario Bisson ARREDO URBANO: IL TEMPO E IL LUOGO NEL PROGETTO

Carlo Tognoli ARREDO URBANO: AVERE CURA DELLA CITTÀ

Beniamino Saibene (esterni) DALL’ARREDO URBANO ALL’ARREDO UMANO: PUBLIC DESIGN

Guya Bertelli, Michele Roda Pasquale Mei  ARREDO URBANO: SPAZI PUBBLICI E LUOGHI CONDIVISI

Marianella Sclavi ARREDO URBANO, SPAZI PUBBLICI E DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


4 ottobre 2019

MASSELLI E ASFALTO DIPINTO

Giovanna Franco Repellini






14 settembre 2019

LA CITTÀ DI MAZINGA E LA CITTÀ DEI PUFFI

Giancarlo Consonni



9 aprile 2019

PIAZZA DELLA STAZIONE DI PORTA GENOVA

Luca Beltrami Gadola








Ultimi commenti