29 maggio 2018

sipario – VENTICINQUE ANNI SENZA NUREEV, MA RITORNA NELLA PROSSIMA STAGIONE


Teatro alla Scala di Milano, recita del 25 maggio 2018, Prima.

foto_1_FB_La Bella addormentata Svetlana Zakharova Germain Louvet ph Brescia e Amisano Teatro alla Scala (2)La bella addormentata (atto III). Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Coreografia e regia di Rudol’f Nureev, ripresa da Monique Loudières e Florence Clerc. Produzione del Teatro alla Scala.

Svetlana Zacharova (étoile del Teatro alla Scala di Milano e del Teatro Bol’šoj di Mosca, Principessa Aurora), Germain Louvet (étoile dell’Opéra Nationale de Paris, Principe Désiré), Alessandro Grillo (Re Florestano), Marta Romagna (la Regina), Riccardo Massimi (Catalabutte, maestro di cerimonie). Passo a cinque: Timofej Andrijašenko, Virna Toppi, Alessandra Vassallo, Gaia Andreanò, Caterina Bianchi. Passo a due del Gatto con gli stivali e la Gatta bianca: Antonella Albano e Federico Fresi. Passo a due dell’Uccellino azzurro e Fiorina: Vittoria Valerio e Antonino Sutera.

Don Chisciotte (grand pas de deux, atto III). Musica di Ludwig Minkus, orchestrata e adattata da John Lanchbery. Coreografia di Rudol’f Nureev, ripresa da Florence Clerc. Produzione del Teatro alla Scala.

Marianela Núñez (principal del Royal Opera House di Londra, Kitri), Vadim Muntagirov (principal del Royal Opera House di Londra, Basilio), María Celeste Losa (damigella d’onore).

Apollo. Musica di Igor’ Stravinskij. Coreografia di George Balanchine © The George Balanchine Trust, ripresa da Patricia Neary. Produzione del Teatro alla Scala.

Roberto Bolle (étoile del Teatro alla Scala e principal dell’American Ballet Theatre di New York), Nicoletta Manni (Tersicore), Martina Arduino (Polinnia), Virna Toppi (Calliope).

Défilé (Tannhäuser, marcia dell’atto III). Musica di Richard Wagner.

Svetlana Zacharova, Roberto Bolle, Marianela Núñez, Germain Louvet, Vadim Muntagirov.

Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri con gli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala. Orchestra del Teatro alla Scala, direttore: David Coleman.

Per l’80° della nascita e il 25° anniversario della scomparsa il Teatro alla Scala decide di omaggiare Rudol’f Nureev con una serata piena di suoi titoli e ruoli famosi. Sono stati chiamati étoiles da tutta Europa non troppo legati alla persona Nureev, ma indubbiamente interpreti d’eccezione per le sue coreografie.

Sul valore di Nureev coreografo si discute, la critica, il pubblico e i danzatori si dividono. C’è chi pensa che sia artificioso, complicato e a tratti antimusicale, chi ritiene che stravolga il senso stesso del repertorio ottocentesco, chi ritiene sia un genio.

Nureev è stato un visionario e come tale un rivoluzionario. Ha rivoluzionato la danza, i danzatori, il repertorio e il suo senso. Per primo ha sviluppato il ruolo e la presenza dell’uomo sulla scena sia sul piano tecnico sia su quello drammaturgico; per primo ha dato grande spazio al corpo di ballo, rendendolo spesso protagonista assieme ai reali ‘protagonisti’; per primo ha messo al centro l’esigenza dei danzatori anche di fronte a quelle del pubblico – specializzato e no; per primo ha dato chiavi di letture nuove e davvero moderne al repertorio romantico e tardoromantico, liberandolo da un non più attuale vano ‘classicismo’ e culto dell’estetica fine a sé stessa.

La sua coreografia si configura come carica, in parte ‘sovraccarica’ di passi, difficoltà, simmetrie e virtuosismo. Bisogna essere allenati a Nureev per ballarlo bene, cioè con destrezza e pulizia come lui richiedeva fin nel più piccolo dettaglio. Per questo, il Don Chisciotte è stata un’ottima prova per il corpo di ballo scaligero, che quasi ogni anno studia e rappresenta la coreografia di Nureev; la Bella, che non viene rappresentata da circa un decennio, in cui molti degli attuali danzatori sono entrati nella compagnia senza mai aver visto questo sfarzoso allestimento scaligero, ha visto un’ottima performance in generale con alcuni punti da curare soprattutto nei momenti più complessi – anzi complessissimi –, come il pas de cinq, in cui le gemme preziose e la coppia solista hanno mostrato grande abilità, ma con un’impressione generale di inseguire la musica.

Alla Scala la compagnia si è messa alla prova nella ricostruzione in filologico della Bella di Petipa operata da Aleksej Ratmanskij. La coreografia Nureev mostra un minor uso della pantomima per un maggior uso dello spazio scenico attraverso geometrie complicate e citazioni della tecnica Cecchetti e della danza barocca, per restare in tema con l’ambientazione rococò che Nureev ha voluto dare alla sua Bella.

Ottimi per esecuzione e pulizia i due cammei del Gatto con gli stivali e dell’Uccellino azzurro. Antonella Albano e Federico Fresi hanno saputo divertire il pubblico e hanno offerto momenti di carattere notevoli. Antonino Sutera e Vittoria Valerio hanno costruito un passo a due eccezionale: lei davvero sembrava un esile uccellino dalla solida tecnica e adeguata personalità, lui un virtuoso e a tratti irriverente saltatore e partner.

Germain Louvet è un giovane étoile dell’Opéra di Parigi, è stato nominato quest’anno dopo una splendida recita nel «Lago dei cigni» di Nureev. A Nureev deve la sua formazione tecnica e artistica, perché l’Opéra di Parigi è rimasta pressoché l’ultima compagnia a studiare e inscenare il repertorio Nureev nella sua interezza. Ha un salto alto e preciso, una tecnica pulita e un brio non indifferente.

Insieme a una splendida Svetlana Zacharova hanno fatto un’ottimo passo a due. Nonostante certe differenze nel tempo tra la variazione dell’uomo e quella di Zacharova, l’insieme ha lavorato molto bene. Chissà se davvero verrà al ritorno della Bella di Nureev per il cartellone scaligero del 2018/19, come presagito, forse sottointeso, dal direttore del ballo, Frédéric Olivieri, alla recentissima conferenza stampa di presentazione.

foto_2_Don Chisciotte - Marianela Nunez Vadim Muntagirov ph Brescia e Amisano Teatro alla Scala

Marianela Núñez è famosa per la sua esplosiva, non solo spagnola, ma anche latinoamericana, Kitri nei Don Chisciotte che ha ballato (versione Acosta al ROH). Quello di Nureev è stato per lei una novità. L’aspetto drammaturgico è stato fenomenale, meno quello tecnico-artistico. Vuoi per la mancanza di prove, vuoi per la non abitudine alla coreografia, non è stata la solita Nela Núñez, pur se molto apprezzata e amata dal pubblico e da me. Lo stesso valga per la proverbiale pulizia di Vadim Muntagirov, che è stata più affrettata e rincorsa del solito suo standard. Accanto a loro una graziosa e tecnica María Celeste Losa, argentina solista della compagnia, che già aveva ballato il ruolo della damigella d’onore.

Dopo il gala Rai all’Autorium Toscanini di Torino gli stessi interpreti hanno ripresentato l’«Apollo» di George Balanchine. L’étoile di casa Roberto Bolle insieme alle tre muse Nicoletta Manni, Martina Arduino e Virna Toppi. Se Bolle mantiene il suo carattere troppo ieratico, tecnico sicuramente, ma di un Apollo un po’ algido; le tre prime ballerine scaligere hanno mostrato un approfondimento notevole nei ruoli, una maggiore interiorizzazione e studio del gesto e del carattere delle tre muse che hanno il compito di assumere i valori di tutte e nove le muse della classicità.

Il «Défilé» della scuola di ballo, già visto al Piccolo Teatro Strehler questa primavera, ha voluto ricordare l’impegno che Rudol’f Nureev si era preso con gli allievi della scuola scaligera per gli interventi nelle sue coreografie. Gli allievi della scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala sfilano sulla marcia del Tannhäuser camminado cui si aggiungono i danzatori del Balletto della Scala e gli ospiti per salutare e concludere la serata.

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Un po’ sbilanciati i saluti soprattutto per chi nell’arco della serata ha svolto ruoli di primo piano, come Antonino Sutera e Vittoria Valerio, Antonella Albano e Federico Fresi, María Celeste Losa, ma anche Nicoletta Manni, Martina Arduino e Virna Toppi. I saluti non hanno reso troppa giustizia nemmeno agli ospiti, che si sono presentati negli abiti di scena dei ruoli che avevano ballato, ma senza interventi specifici. I saluti sono stati concepiti per l’ultima uscita quella di Roberto Bolle, lasciando l’impressione di un Bolle ‘padrone di casa’ e ‘ospite’ della Serata Nureyev, che non competeva.

La prossima stagione 2018/19 del balletto al Teatro alla Scala aprirà con la prima rappresentazione italiana dello Schiaccianoci di George Balanchine per una nuova produzione milanese, cui seguirà la nuova creazione di Angelin Preljocaj per il Balletto della Scala sulla Winterreise di Schubert per continuare il progetto di danza su musica barocca. Arriveranno Alessandra Ferri (prim ballerina assoluta) e Federico Bonelli (principal al ROH) con Woolf Works creato su di loro da Wayne McGregor e come già annunciato tornerà la Bella di Nureev con Svetlana Zacharova e Polina Semionova. Il repertorio non si dimentica alla Scala, ecco perché ci sarà la classica romantica «Giselle» di Yvette Chauviré. Chiuderanno la stagione «Onegin» di John Cranko e il trittico con «Symphony» in C di Balanchine, «Petite Mort» di Jiří Kylián e «Boléro» di Béjart. Durante le tournée in Cina (Shanghai, Xi’an, Macao e Tianjing) e in Australia (Brisbaine) del Balletto della Scala verrà il Tokyo Ballet con Kabuki di Béjart e un altro titolo ancora da definire.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (Teatro alla Scala): 1. Svetlana Zacharova e Germain Louvet nel passo a due della Bella addormentata; 2. Marianela Núñez e Vadim Muntagirov nel passo a due del Don Chisciotte; 3. Roberto Bolle, Martina Arduino, Virna Toppi e Nicoletta Manni nell’Apollo © The George Balanchine Trust.

Rubrica a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org



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