18 ottobre 2020

UNA CATTIVA REGIA PER UN PESSIMO SPETTACOLO

La in-comprensibile vicenda del Piccolo Teatro


La vicenda del Piccolo Teatro è l’ennesimo caso di pura occupazione da parte del potere politico e non certo per motivi ideologici ma perché ogni ente è un centro di spesa nella maggior parte dei casi senza controllo e che consente di accontentare politici trombati, parenti, famigli, grandi elettori.

corbani

Nella scelta per la successione di Sergio Escobar, il Comune e il Ministero solo di una cosa non si sono occupati: del ruolo culturale ed artistico del Piccolo Teatro nel futuro. Il Ministero ha visto la possibilità di colonizzare Milano: il combinato disposto della sete di comando e di posti di Franceschini con la smania di dispotismo del direttore generale del Ministero Nastasi aveva già tentato di mettere uno dei loro alla Scala, ma lì il Consiglio di amministrazione aveva respinto l’assalto. Al Piccolo invece si è aperta la porta al prepotente binomio romano, che prima ha cercato di imporre la sua candidata e poi si è garantito che non ci fosse un direttore a loro non gradito.

Non aveva alcun senso, al di là dei meriti personali, proporre una persona del 1953 in sostituzione di una del 1950 in pendenza della “legge Madia”, per cui i pensionati non possono ricoprire ruoli dirigenziali o almeno possono farlo per un anno soltanto e gratuitamente. Comunque, la scelta di Rosanna Purchia era (anche se non intenzionalmente) antitetica al periodo di Escobar, mentre quella che è stata fatta appare in maggiore continuità con Sergio Escobar. Non per nulla quando è trapelato che si sarebbe tornati a “corteggiare” Claudio Longhi, dopo l’uscita di scena di Rosanna Purchia, qualcuno aveva fatto circolare la voce che Escobar per un certo periodo avrebbe potuto aiutare il nuovo direttore Claudio Longhi.

Ma perché la scelta del Consiglio di Amministrazione è stata tra due persone (Purchia e Longhi), antitetiche dal punto di vista culturale, professionale e di esperienza artistica e manageriale? Prima, il duo Nastasi-Franceschini con il consenso del Comune voleva imporre la sua scelta, e la Regione si è opposta perché non voleva imposizione romane. A quel punto il Ministero ha dirottato il suo candidato a Torino e si è garantito che il nuovo direttore generale non fosse a loro sgradito.

E qui è subentrato un fatto strano: si è andati a ripescare un candidato che aveva già rifiutato la possibilità di venire al Piccolo. Perché? Chi ha suggerito questa mossa? Dubito che sia stato il Comune. Forse rendere pubblici i verbali delle discussioni del Consiglio di amministrazione potrebbe almeno attutire la sgradevole impressione di una pura questione di potere. Dopo il forfait di Rosanna Purchia, secondo logica e correttezza, si sarebbero dovuti esaminare i tre candidati rimasti, della rosa scelta dallo stesso Consiglio.

Invece no. La “riscoperta” di Longhi quindi non è nata per ragioni di politica culturale, ma solo per stoppare candidati non graditi al Ministero e forse anche a qualcun altro. E il Comune non solo non ha cercato di trovare una mediazione con la Regione, ma ha respinto anche la proposta avanzata dalla Regione per una intesa sul nome di un candidato gradito al Comune. Ho l’impressione che il Sindaco – che per mesi ci racconta che non sa cosa fare da grande e che in tal modo non manifesta un grande rispetto per i suoi stessi elettori – voleva togliersi di mezzo il problema “Piccolo” al più presto possibile.

Avrei preferito che il Comune e il Sindaco facessero la voce grossa con la Regione sulla sanità, (non solo per il Covid, per la fase uno e due, per le liste d’attesa, ecc.) piuttosto che sul Piccolo Teatro.

Già a luglio sarebbe stato saggio cercare l’intesa con la Regione e l’unanimità del Consiglio sulla scelta del metodo di selezione del successore di Escobar, ma la fretta di nominare il candidato del Ministero ha fatto perdere di vista l’obbligo di un corretto rapporto con un socio fondatore. Se l’intesa sul candidato fosse stata tra Regione e Ministero, contro l’opinione del Comune, sarebbe stata una cosa accettabile? Non credo. Si poteva e si doveva trovare una intesa con la Regione, e non solo perché sostiene economicamente il Piccolo.

Ho sentito anche la tesi per cui il Ministero ha il diritto di indicare il direttore generale, perché dà più soldi: a parte che questi sono soldi dei milanesi, e non sono soldi provenienti dalle casse di Franceschini e Nastasi, ma essi sono atti dovuti e sacrosanti, (e diciamola tutta, molto tardivi) per i meriti del Piccolo.

Invece di trovare la soluzione con la fatica della dialettica, si è andati a cambiare, durante la partita, le regole del gioco e si sono aggiunte due persone nel consiglio di amministrazione per dimostrare alla Regione chi comanda. “Io sono io, e voi non siete un cazzo” diceva il Marchese del Grillo. Se lo avesse fatto, il centrodestra sarebbe stato bollato di “banditismo” o peggio di “fascismo”. Spiace che delle brave persone, chiamate dal Sindaco, si siano prestate a questa operazione: nel gergo politico, si usa la definizione di “ascari” e infatti puntualmente hanno votato il “ripescato”.

In tutta questa vicenda c’è stato un assente totale: il PD milanese, che non ha fatto sentire neanche un vagito, non dico sui nomi ovviamente, ma sulle scelte culturali e sulla conduzione della vicenda. Una volta c’era il PCI che si faceva vanto di scegliere persone per le assemblee elettive o gli enti pubblici, sulla base di criteri di rappresentatività e di competenza, prima ancora della appartenenza partitica.

Adesso, dovunque, anche nel PD, si manifesta una fame di potere, di posti da occupare, come quella che ha portato al declino della DC. Guardate le vicende di Cinecittà, dove a giugno è stata messa, presidente, Maria Pia Ammirati, direttore delle Teche Rai, per accontentarla visto che nel passato non ha avuto direzioni più significative. Peraltro la signora è nel consiglio di amministrazione di Rai Cinema, Rai Pubblicità, del Teatro dell’Opera di Roma e della Gnam di Roma.

In questi giorni è ripreso l’assalto di Franceschini e Zingaretti per dare a questa signora la direzione delle Fiction, cioè la direzione Rai più ricca, e in questo caso, vox populi, l’”ideologo” del PD, il teorico dell’intesa strategica con le cinque stelle, Goffredo Bettini, andrebbe alla Presidenza di Cinecittà.

E in ballo ci sarebbero anche le candidature per le elezioni comunali di Roma. Purtroppo anche il Piccolo è stato trattato, come un luogo di potere, persino personale, e non come un centro culturale e artistico: questo con la storia di Milano e del Piccolo ha ben poco a che fare. Una volta i Sindaci e le forze politiche milanesi pensavano alla cultura, sostenevano, con la loro presenza attiva, le istituzioni culturali e aiutavano la formazione di nuove realtà culturali, da tempo è un’altra storia: basta vedere i quartieri simbolo del “modello Milano” dove non c’è alcuna presenza culturale pubblica.

“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte e buona fortuna”.

Luigi Corbani



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  1. Nando dalla ChiesaBello. Purtroppo di queste cose non ci si occupa più. Grazie a Sergio Escobar
    21 ottobre 2020 • 09:57Rispondi
  2. marco.romano esteticadellacitta.itE' tutto sacrosanto, e sono molto grato a Corbani per averlo messo nero su bianco. Ma avrei preferito che questa sacrosante denuncia fosse stata espressa quando avrei potuto seguire la faccenda dicendo la mia, per quel che serve. Ma tu sai che seguire la vicenda più da vicino mi avrebbe consentito di prendervi parte per consolidare lamia candidatura a Ministro dell'Aeronautica
    21 ottobre 2020 • 17:33Rispondi
  3. Massimiliano MelleyChe bel pezzo, peccato non averlo letto ai tempi della pubblicazione ma soltanto adesso. Sono contento d'avere letto altrove che l'autore nel 2019 ha votato per il mio stesso partito. Un'affinità di veduta non casuale.
    30 giugno 2021 • 23:42Rispondi
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