16 ottobre 2013

sipario – IL LAGO DEI CIGNI DA PETIPA-IVANOV A NURIEV


IL LAGO DEI CIGNI DA PETIPA-IVANOV A NURIEV

Il 15 gennaio 1895 sul palco del Teatro Imperiale di San Pietroburgo (oggi Teatro Mariinskij) andò in scena il Lago dei cigni sostanzialmente come lo conosciamo e rappresentiamo oggi, diventando uno degli allestimenti più ambiti e contesi per i corpi di ballo di tutto il mondo.

sipario_35vLe riprese coreografiche sono state numerose e firmate da prestigiosissimi nomi della storia della danza durante tutto il Novecento: la versione Nuriev è stata creata nel 1984 per lo Staatsoper di Vienna. A venti anni dalla sua scomparsa il Teatro alla Scala di Milano vuole rendergli omaggio con la messa in scena del Lago nella versione creata dal grande danzatore russo. Che cosa rende diversa la versione Nuriev del Lago dei cigni rispetto alla versione originale di Petipa e Ivanov?

Balletto fantastico in tre atti e quattro scene con prologo, il Lago dei cigni si apre con il prologo in cui la principessa viene stregata dall’incantesimo del mago Rothbart, che la tramuta in un cigno di giorno e in una creatura fantastica per metà fanciulla e metà cigno di notte; la fanciulla potrà liberarsi solo grazie alla fedeltà del proprio innamorato.

La prima scena racconta la festa di compleanno del principe Siegfried, ricca di divertimento e scherzi tra gli invitati e alcune contadinelle; il divertimento si interrompe quando la Regina madre irrompe nella festa per portare il proprio dono al figlio rammentandogli il prossimo giorno di fidanzamento. Siegfried abbandona la festa e si dirige di notte da solo presso il lago (scena 2) nel quale incontra Odette la fanciulla mezzo cigno e se ne innamora, subito ricambiato.

Nel secondo atto si ritorna nel palazzo, durante la cerimonia di fidanzamento di Siegfried, durante la quale, memore della promessa fatta a Odette, rifiuta tutte le pretendenti, alcune arrivate da molto lontano, come la pretendente spagnola, quella napoletana, quella ungherese e quella russa (pretesto per le danze di carattere adorate da Petipa); a un tratto Rothbart presenta una nuova pretendente di nome Odile, in tutto simile a Odette: è l’inganno di cui il principe è ignaro. Dopo un ammaliante pas de deux Odile seduce Siegfried, che le promette amore eterno.

La nuova promessa a Odile infrange la precedente fatta a Odette, che nel suo dolore svanisce nel lago; svaniscono pure Rothbart e Odile. Siegfried comprende di essere stato raggirato e si dirige immediatamente al lago dove, respinto dai cigni che difendono la propria regina Odette, lotta inutilmente contro il malvagio mago. I finali del balletto sono numerosi: nell’originale i due amanti si suicidano insieme sconfiggendo Rothbart e ricongiungendosi nell’alba dell’Aldilà; con lo stalinismo l’Aldilà poco si sposava con l’ideologia comunista, per cui il balletto ha subito la variazione del finale, in cui Siegfried sconfigge in vita Rothbart e si ricongiunge all’amata libera ormai dall’incantesimo (versione Bourmeister); il finale totalmente pessimistico, in cui si assiste a un trionfo della notte e del male, nella morte dei due amanti, è quello pensato più di recente dai coreografi, tra i quali Nuriev.

Nuriev non cambia la storia, ma cambia i personaggi. Dopo il suo abbandono del Balletto Kirov nel 1961 in segreto ed essere divenuto un danzatore free-lance in Europa e nel mondo, Nuriev percepì che il pubblico necessitava un approfondimento psicologico maggiore dei classici, al pubblico serviva immedesimarsi. Per questo nella propria versione del Lago ridusse gli atti a due (il I e il II insieme, e il III e il IV), mantenne le quattro scene e spostò alcune musiche della partitura originale di Čajkovskij dove riteneva più opportuno per il proprio obiettivo di analisi psicologica, per esempio la partitura del famoso pas de deux del «Cigno nero» (Siegfried-Odile) è stata spostata nell’ultimo doloroso gran pas d’amour di Siegfried con Odette prima che Rothbart strappi definitivamente via l’amata al principe.

Nella versione Nuriev Odette è una ragazza triste, prigioniera, ingenua e indifesa, ma soprattutto è come un’apparizione nei pensieri del principe; Siegfried dal canto suo è un giovane tormentato tra i doveri della vita di corte (rappresentati dalla Regina madre) e il proprio sogno d’amore fuori dalla realtà e libero da vincoli sociali (Odette). A questa attenzione al personaggio fa seguito la scelta di eliminare il personaggio del Buffone di corte, amico e confidente di Siegfried, e invece una maggiore partecipazione attiva (cioè danzata, non solo mimica) di Wolfgang, il precettore del principe, e del malvagio mago Rothbart, entrambi ruoli molto enigmatici che Nuriev riserva a sé stesso.

Quello che era in Pas d’action nei titoli di Čajkovskij e nella versione originale del balletto (atto I n. 6) diventa una sorta di passo a due del precettore che cerca di riportare il principe alla realtà e ai doveri di marito e sovrano che lo attendono. La stessa partitura viene riproposta nel secondo atto quando, dopo l’ingresso a palazzo con Odile, Rothbart danza la propria variazione (nell’originale era il momento del pas de deux del «Cigno nero»).

Il finale assolutamente pessimistico è la novità dei coreografi del Novecento e in particolare di Nuriev. In quegli anni Ottanta, infatti, la malattia stava cominciando a manifestare i propri sintomi: la morte sul Lago, la sua ultima creazione, e sulla sua vita stava gettando la sua ombra, il presagio della sconfitta è imminente. Lo spettatore di tutti i tempi trova nella morte (nella tragedia, diceva Aristotele) la catarsi, la purificazione dell’animo attraverso l’eroismo romantico, dinamico, ma certo anche turbato e pauroso, del principe Siegfried. Nuriev non è quell’eroe romantico, che forse è stato negli anni d’oro della sua carriera; lui ora è Wolfgang e Rothbart, la durezza della realtà e la concretezza del male e della morte.

Domenico G. Muscianisi

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

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