25 ottobre 2016

sipario – GISELLE TORNA DRAMMA!


Teatro alla Scala di Milano, prima del 5 ottobre 2016
Balletto in due atti di Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges dal racconto di Théophile Gautier. Musica di Adophe Adam. Coreografia di Jean Coralli e Jules Perrot, ripresa da Yvette Chauviré. Scene e costumi di Aleksandr Benois, rielaborati da Angelo Sala e Cinzia Rosselli. Produzione del Teatro alla Scala.
Vittoria Valerio (Giselle), Antonino Sutera (Albrecht), Giuseppe Conte (Duca), Emanuela Montanari (Bathilde), Adeline Souletie (madre di Giselle), Christian Fagetti (Hilarion), Riccardo Massimi (Wilfried), Massimo Garon (gran cacciatore). Passo a due dei contadini: Alessandra Vassallo e Nicola Del Freo. Amiche di Giselle: Marta Gerani, Daniela Cavalleri, Martina Arduino, Stefania Ballone, Denise Gazzo, Lusymay Di Stefano. Virna Toppi (Myrtha). Willi soliste: Alessandra Vassallo ed Emanuela Montanari.
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Mauro Bigonzetti. Orchestra del Teatro alla Scala, direttore: Patrick Fournillier.

Quasi come omaggio anticipato all’étoile Yvette Chauviré, scomparsa una settimana fa dopo una lunga vita nella e per la danza, la seconda recita di Giselle della stagione scaligera 2015/16 con Vittoria Valerio e Antonino Sutera fa riemergere il dramma originario, inteso etimologicamente come ‘azione scenica’, che nel 1950 la stessa Chauviré allestisce per la compagnia scaligera e che da allora resta repertorio a Milano (a parte una breve parentesi con la versione di Bart).

sipario35fbVittoria Valerio è una danzatrice di grande delicatezza, perfetta per il personaggio di Giselle (ingenua nell’atto I, sofferente nel II), di tecnica “mitteleuropea”, infatti è brillante nei piccoli salti e nelle batterie, elemento tipico della scuola di balletto dell’Europa centrale e settentrionale, come dimostra, per esempio, nella coda del passo a due dell’atto II con gli entrechats quatre in diagonale. Con il suo cuore mediterraneo, naturalmente votato all’immedesimazione e all’espressione dei sentimenti, unito a un rinforzo negli aplombs e in qualche momento di maggiore tenuta Valerio potrebbe mostrare con più enfasi la sua sensibilità artistica in ogni ruolo che interpreti.

Insieme, Vittoria Valerio e Antonino Sutera sono una coppia complice, capace di trasmettere il ‘proprio’ dramma: momento di grande pathos il primo incontro nell’atto II, in cui sembrava quasi sentire le parole del chiarimento tra i due protagonisti. Sutera è un danzatore tecnico, noto soprattutto nelle parti molto brillanti di velocità «del basso gamba» (come si dice nel gergo da sala di danza), ma col tempo ha maturato una propensione ai drammi interiori dei ruoli maschili: Albrecht è uno di questi, un ruolo che gli riesce benissimo, cui aggiunge una grande musicalità, come nell’ingresso dell’atto II in cui ha perfettamente camminato nelle battute degli archi dell’orchestra, con una camminata che nella musicalità ricordava quella di Nureev.

Il corpo di ballo del Teatro alla Scala mostra una grande capacità di partecipazione con questa ‘loro’ Giselle e non è mai di contorno: di grande precisione il momento dei solées in 1ª arabesque delle ventiquattro Willi. Tecnicamente corrette e presenti sulla scena le Willi soliste e Myrtha, in particolare Emanuela Montanari e Virna Toppi nel veloce ingresso e nelle prime variazioni. Il passo a due dei contadini è un ottimo momento di tecnica e freschezza: Alessandra Vassallo e Nicola Del Freo sono una coppia ben assortita, frizzante e precisa nelle velocità lei, dalla muscolatura ben lavorata e dalla notevole qualità del salto lui.

Il momento più alto è rappresentato dalla scena della follia e della morte di Giselle: il trio Giselle – Albrecht – Hilarion regala una scena di pieno coinvolgimento. Christian Fagetti riesce perfettamente a impersonare il geloso Hilarion con potenza tecnica (variazione della morte in mezzo alle Willi nell’atto II), mimica ed espressiva per tutto l’atto I, insieme a Sutera e Valerio tra la lite e i tentativi di trafissione con la spada, Hilarion è stato il motore della scena. Ho apprezzato moltissimo la scelta di Vittoria Valerio di restare una ragazza ‘educata’: infatti, anche nel gesto rabbioso di separare le mani di Albrecht e Bathilde, non dimentica di inchinarsi (quasi a chiedere scusa) prima di esigere spiegazioni, come anche una pazzia senza bandeaux buttati via. Una recita che restituisce, finalmente, il senso della Giselle.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (Teatro alla Scala): Vittoria Valerio e Antonino Sutera nell’atto II.

questa rubrica è a cura di Domenico G. Muscianisi e Chiara Di Paola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 

 

 

 

 



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