10 ottobre 2017

sipario – «ONEGIN» E L’INCOMUNICABILITÀ DELL’AMORE


Teatro alla Scala di Milano, recite del 29 settembre e del 6 ottobre 2017.

Onegin. Balletto in tre atti e sei quadri di John Cranko ispirato al poema «Evgenij Onegin» di Aleksandr Puškin. Coreografia di John Cranko, ripresa da Agneta Valcu e Victor Valcu, supervisionata da Reid Anderson (© Dieter Gräfe). Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij, arrangiata e orchestrata da Kurt-Heinz Stolze. Scene di Pier Luigi Samaritani. Costumi di Pier Luigi Samaritani e Roberta Guidi di Bagno. Luci di Steen Bjarke. Produzione del Teatro alla Scala di Milano.

Gabriele Corrado [29.9.], Marco Agostino [6.10.] (Onegin). Emanuela Montanari [29.9.], Nicoletta Manni [6.10.] (Tat’jana). Claudio Coviello [29.9.], Nicola Del Freo [6.10.] (Lenskij). Agnese Di Clemente [29.9.], Martina Arduino [6.10.] (Ol’ga). Riccardo Massimi [29.9.], Gabriele Corrado [6.10.] (Prinicipe Gremin). Adeline Souletie (nutrice). Daniela Siegrist (vedova Larin).

Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano diretto da Frédéric Olivieri. Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, direttore: Feliks Korobov.

Si adatta bene alle due recite scaligere di Onegin con il secondo e il terzo cast la metafora dei sacramenti del battesimo e della cresima nella tradizione cristiana. In termini teatrali cresima e battesimo possono essere rispettivamente definiti «conferma» e «debutto»: conferma del valore scenico di un’emozione già vissuta, già trasmessa nell’arco di più recite assieme e no, per la recita del 29 settembre con Emanuela Montanari, Gabriele Corrado, Claudio Coviello; debutto e sorpresa di nuove interpretazioni e nuove icone per l’intera recita e il cast del 6 ottobre e per Agnese Di Clemente, debuttante il 29 settembre.

Nel quadro 5 al gran ballo in casa del Principe Gremin con un invecchiato e scalfito Onegin e un’adulta, matura e rispettata Tat’jana nel salone trionfa la riproduzione dell’Apollo e Dafne di Bernini, che nella sua fissità coglie il momento più dinamico e ‘teatrale’ del mito raccontato da Ovidio. Quando stremata dalla fuga la ninfa Dafne invoca il padre perché, pur di sfuggire al suo inseguitore, trasformi la sua figura nell’albero di alloro che da lei in greco porta il nome. Il momento più ‘ironicamente tragico’, in cui sembra risolversi per il meglio e invece la vicenda sprofonda immediatamente nell’esito peggiore.

Ma qual è il “meglio”? Il meglio per Apollo o il meglio per Dafne? I versi di Ovidio e il capolavoro di Bernini non danno una risposta, rappresentano l’incomunicabilità dell’amore. Quello che Tat’jana non riesce a esprimere – se non confusamente – nella sua lettera di ragazza, quello che Onegin non ammette a sé stesso e lo esterna troppo tardi.

sipario33FBIncomunicabilità che alla Scala diventa bellezza con Emanuela Montanari e Gabriele Corrado, due interpreti strepitosi. I loro gesti e le loro espressioni parlano, lasciano intendere e ricostruire dialoghi, sospiri e persino pensieri. Di grande emozione il pas de deux dello specchio (atto I scena 2); ancor più empatico, credibile e forte il dolore nell’ultimo pas de deux dell’addio definitivo, che non può essere meglio descritto che dal canto di Ovidio (Metamorfosi 1.556) nella mia traduzione: «Lui bacia il legno che si sottrae ai suoi baci». La dolcezza di Emanuela con Riccardo Massimi di un passo a due autentico, rivelatore – come scrivevo settimana scorsa – di un’abitudine ad amarsi, più che di una passione.

Passione di uno «spirto guerrier» foscoliano come Lenskij non poteva trovare miglior azione in un ‘poeta’ del corpo come Claudio Coviello, primo ballerino del Teatro alla Scala, che sa affrontare un ruolo complesso trasmettendo agio e conferendogli una ‘firma’ lirica di grande spessore drammatico e narrativo, soprattutto nell’adagio del duello (atto II quadro 2). Meriterebbe Claudio una maggiore visibilità. La sua partner Ol’ga è stata l’unico battesimo in mezzo a tante cresime. Agnese Di Clemente, infatti, ha dovuto sostenere un debutto in ruolo difficile e interagire lei inesperta con l’esperienza dei colleghi. Ha retto la prova: avrà occasione di approfondire un’ancora (naturale) scolasticità dell’interpretazione.

Interpretazione che ha riscosso molto successo per la purtroppo unica recita dei cinque battesimi nell’Onegin. Sarebbe stato auspicabile dare almeno una seconda recita, per dare ai debuttanti la possibilità di una conferma di favore e un’occasione di approfondimento personale dei ruoli.

Ol’ga e Tat’jana sono due sorelle estremamente fanciullesche nella prima parte della vicenda. Martina Arduino rimarca l’aspetto più ingenuo e giocoso della frivolezza di Ol’ga, inconsapevole della portata tragica; sa essere una ballerina molto drammatica nella scena del duello e morte dell’amato Lenskij, come ha già dimostrato nel Lago dei cigni questa e la scorsa stagione alla Scala, in particolare nella drammaticità di Odette nell’atto finale.

sipario33_2La prima ballerina della Scala Nicoletta Manni è molto bambina fino allo schiaffo di Lenskij, questo le permette di rendere con maggiore enfasi la metamorfosi in donna adulta durante il duello e nell’atto III, così da far svanire la reale giovinezza dei suoi anni; ha dato una prova magnifica di dolore che chiude la vicenda: la tensione delle sue linee dalla clavicola ai polsi, che tiravano nell’abisso il suo cuore con il peso della repressione che si è imposta, dava i brividi per realismo e intensità.

Nicola Del Freo è stato un Lenskij molto fresco, vivace e inconsapevolmente addolorato nel duello; bello e tenace nel partnering e nel salto. Onegin di Marco Agostino è un dandy più scanzonato, che altero, un’interpretazione presente nel poema di Puškin, che spesso viene accantonata nel balletto. Ho apprezzato molto questa scelta per le scene del giardino e della festa in casa Larin. È stato estremamente tragico nel pas de deux finale, seducente in quello dello specchio: mostra una versatilità non comune per un debutto.

Due recite quelle del 29 settembre e del 6 ottobre che hanno offerto il senso originario del teatro: empatia e riflessione. Per tutte le recite che ho visto è doveroso segnalare la presenza della migliore amica di Tat’jana, Vittoria Valerio, e dei ragazzi nell’atto I scena 1, Christian Fagetti, Marco Messina, Federico Fresi e tutti gli altri., che hanno dato un ottimo esempio di carattere russo, frizzante e gioioso, degno della compagnia di Igor’ Moiseev.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (Teatro alla Scala): 1. Gabriele Corrado ed Emanuela Montanari in Onegin e Tat’jana (atto I quadro 1); 2. Nicoletta Manni e Marco Agostino in Tat’jana e Onegin (atto III quatro 6).

questa rubrica è a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi e di Chiara Di Paola
rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


20 dicembre 2022

IL LATO OSCURO DI RUDOLF NUREYEV

Domenico G. Muscianisi






9 novembre 2021

IL “SENSO” RITROVATO

Paolo Viola



26 ottobre 2021

MADINA ALLA SCALA

Paolo Viola



2 maggio 2021

DA DOVE RIPARTIRÀ IL TEATRO FRANCO PARENTI?

Andrée Ruth Shammah



18 ottobre 2020

UNA CATTIVA REGIA PER UN PESSIMO SPETTACOLO

Luigi Corbani


Ultimi commenti