20 gennaio 2016

TRAIETTORIE: EXPO, DONNE, POTERE, LIBERTÀ


Nutrire il Pianeta, Energia per la vita. Ripetuto otto volte davanti allo specchio perde qualsiasi connotato, e può significare quasi tutto, caratteristica sostanziale di tutti i temi “universali” delle Esposizioni, a quanto pare. In questo caso però si è insinuato un riverbero specifico, la declinazione al femminile, tanto ne pareva permeato il tema. Una lettura di genere – WE Women for Expo – che è parsa così convincente per il BIE da volerla adottare nel  format dei prossimi Expo (oltre ai Cluster e al modello “Expo in città”).

Prima e durante Expo 2015 ci siamo interrogate, e come ArcipelagoMilano stimolato contributi, su quale potesse essere il senso e l’occasione di questo incontro tra donne e Expo, quale il modello sotteso e proposto, quale opportunità di scambio e conoscenza, tra quali soggetti. Una ricognizione per forza di cose limitata, ma non limitante, che propone scorci rivelatori: sulle donne e l’agricoltura nella relazione tra produzione cura ed empowerment, sulle reti di potere femminile, sui modi attuali di fare politica delle donne di Milano.

11mattace01FBExpo è stata una occasione per sprovincializzare il nostro sguardo, distoglierlo per gettarlo oltre. In questo contesto i vissuti quotidiani e le battaglie delle (e per le) donne del Sud del mondo, come ce le hanno raccontate Serena Frasconà, Roberta Pellizzoli, Rossana Scaricabarozzi, Simona Seravesi, ci hanno restituito l’ossatura di relazioni e dinamiche fondative che fatichiamo a riconoscere nelle nostre società dell’abbondanza, ma che continuano a essere quanto mai attuali.

Sono storie di forza lavoro, di produzione, di diritti negati, di conquiste, di slancio sul futuro e di uguaglianza, di obiettivi “trasformativi” per affrontare le cause strutturali delle disuguaglianze tra uomo e donna. Che riaffermano i diritti delle donne di pari passo con gli impegni contro povertà e ingiustizie sociali, in particolare il diritto alla terra (accedere, controllare, possedere, ereditare) fattore chiave per l’empowerment nelle aree del mondo rurali. E allo stesso tempo mettono in discussione l’approccio che vede lo spreco come “malfunzionamento” e la riduzione della fame come “miglioramento della produttività”, con logiche di mercato più che come questione politica (se l’empowerment è solo capacità di acquisto, non sto trasformando le strutture che producono e riproducono i ruoli di genere e la subordinazione delle donne).

Ci ricorda così Rita Cassisi, della Kip International School dell’Onu, dove Kip sta per Knowledge Innovations Policies and territorial practice, che lo sviluppo non può prescindere dal processo di organizzazione della comunità, e che accade solo se si passa da un “sistema di governance” a un “sistema di convivenza”. Dove la cultura della differenza è necessaria per compiere questo salto, per superare una visione di persone e risorse come valori di mercato, per mettere in luce le pratiche di trasformazione nei territori che ne definiscono il contesto, la configurazione abitativa e il tessuto relazionale.

We – Women for Expo ha rivelato altre pratiche e altre dinamiche: format nel format, un ambito di riflessione di genere sul tema, ha organizzato una cornice quadro, le women week e prodotto una “Alleanza per ridurre la fame”, mutuando lo schema di Expo: ha prima creato il contenitore e poi l’ha riempito di contenuto. Un network di donne potenti, che ci interroga sulle natura e la finalità del progetto e disvela nuove trame e relazioni, nella interpretazione di Adriana Nannicini.

E Milano come ha colto questa occasione? Tante sono le donne che si sono mobilitate per creare momenti di riflessione e di incontro (abbiamo i racconti di Ileana Alesso per l’Associazione Giuriste Italiane, Carolina Ramirez per le donne del Tavolo donne e culture del Forum Città Mondo e Gabriella Persiani per la Casa delle Donne), ma in generale l’impressione è che ognuna abbia interloquito con il tema separatamente, per categoria professionale (psicologhe, giuriste, sindacaliste …) o matrice di appartenenza, senza che riprendesse vita un movimento.

Le tecnicalità separate, sul modello delle “canne d’organo”, non sono state tenute insieme dalla politica, e sì che i temi portati in grembo da Expo potevano (ri?)sollevare questioni profonde e istanze sociali (“la funzione del cibo nella costruzione dell’ordine simbolico della società, le pratiche alimentari (…) come chiave d’accesso fondamentale per la ricostruzione delle dinamiche familiari del quotidiano: la divisione dei carichi di lavoro tra i membri della famiglia, la strutturazione e le trasformazioni degli spazi domestici destinati alla preparazione dei cibi, la relazione tra il consumo dei pasti e la costruzione della routine familiare. (…), le pratiche del consumo di cibo che investono la regolazione dei confini tra spazio pubblico e privato, nonché in particolare i rituali di identificazione generazionale e di genere, nei punti di intersezione tra la produzione della soggettività e i grandi apparati di governo della società: lo Stato, il sistema educativo, il sistema dei media.”) (*).

Un tentativo di riflessione culturale collettiva, più ampia l’ha fatto la mostra La Grande Madre a Palazzo Reale prodotta dalla Fondazione Trussardi, curata da Massimiliano Gioni. L’attenzione era tutta concentrata sull’”energia per la vita”, e forte era la preponderanza generativa dell’essere madre (più che non l’atto di cura). Era il mettere al mondo quello che veniva celebrato e, in fondo, il suo potere. E in una carrellata storica il potere e la libertà conquistate dal movimento femminista: leggerne i manifesti, scoprire ancora cristallizzate le disuguaglianze, semplicemente mascherate, stordisce (quanto il risveglio dopo il Capodanno di Colonia).

La sfida dunque è ancora tutta lì, ma intanto Expo non sarà passata invano … .

 

Giulia Mattace Raso

 

(*) Genere e cibo, processi sociali, culture, politiche A cura di Enrica Asquer e Paolo Capuzzo, call della rivista Genesis per la Società delle Storiche Italiane

 

 

OLTRE EXPO

Giulia Mattace Raso – TRAIETTORIE: EXPO, DONNE, POTERE, LIBERTÀ – 20/01/2016

Rita Cassisi  – CONVIVENZA E SVILUPPO CON QUALE CULTURA? – 04/11/2015

Simona Seravesi – ONU E AGENDA 2030: STARTING FROM GIRLS – 14/10/2015

Ileana Alesso – COMITATO MILANO OLTRE EXPO: LE DONNE GIURISTE – 23/09/2015

Rossana Scaricabarozzi – PROPRIETÀ, TERRA E AGRICOLTURA: I DIRITTI DELLE DONNE DA PECHINO A NEW YORK – 08/07/2015

Carolina Ramirez – DONNE DEL MONDO. VOCI DA MILANO  – 01/07/2015

Adriana Nannicini – DONNE, CIBO, DIRITTI, SPRECO: UN’ALLEANZA A EXPO  – 17/06/2015

Roberta Pellizzoli  – EXPO: DONNE, TERRA, LAVORO E CIBO UN DIBATTITO IN CORSO  – 29/04/2015

Gabriella Persiani – LA CASA DELLE DONNE DI MILANO: GUARDARE ALL’ONU A PECHINO E AGLI UOMINI  – 22/04/2015

Serena Frasconà – ARIA DI EXPO. SICUREZZA ALIMENTARE E QUESTIONE DI GENERE: DIBATTITO A UNA SOLA DIREZIONE  – 15/04/2015

Ilaria Li Vigni – EFFETTO EXPO: STARTUP AL FEMMINILE –  25/02/2015

Adriana Nannicini – SUPERARE LA “MADRE NUTRICE”. NUOVA MAPPA DI EXPO A MILANO  – 24/03/2015



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