17 giugno 2015

DONNE, CIBO, DIRITTI, SPRECO: UN’ALLEANZA A EXPO


“WE – Women for Expo”, il progetto di una rete mondiale di donne per “Nutrire il Pianeta”, si è presentata sulla scena sabato 6 giugno a Expo, un evento di seguito all’altro: Padiglione Italia prima, padiglione del Cile poi e infine lo spazio sul cardo dedicato espressamente a Women for Expo (WE). Molte parole sono state dette, documenti letti, eventi e azioni delle WE ricordati: troppe per commentarle specificamente. Mi limito ad alcune osservazioni, quasi un colpo d’occhio.

08nannicini23FBQual è l’impostazione sul tema di Expo che ne appare? Mostra ancora la Madre Nutrice o modifica le letture critiche che di quella visione troppo tradizionalista sono state fatte? Nella sala dell’auditorium del Padiglione Italia le donne che siedono al tavolo hanno tutte sfondato il soffitto di cristallo: con traiettorie di sicuro differenti tra loro, alcune con un’autonomia personale e politica più visibile e leggibile, quelle che parlano (brevemente come di prammatica ormai) presentando le Women Weeks sono donne che il potere non semplicemente lo frequentano ma lo gestiscono e lo interpretano.

Sono politiche istituzionali e sono rappresentanti di aziende, di network femminili di varia natura e titolo, tuttavia tra tutte loro sul palco colpiva l’assenza di donne rappresentati di un legame concreto con il tema: né sul versante dell’agricoltura, né della ricerca scientifica, né delle tecnologie di trasformazione o distribuzione dei nutrimenti o delle energie. Scorrendo i nomi non si incontrano protagoniste in queste aree: sono senza dubbio destinatarie dei discorsi, degli interventi presentati o suggeriti, destinatarie di aiuti (di diverse tipologie a seconda delle aree del mondo più o meno sviluppato) ma non sembrano essere (ancora?) soggetti considerati capaci di agency delle policies sul tema, di cui peraltro ogni discorso le investe

WE è stata da subito presentata come una Rete, e una storia quella di WE – Women for Expo, che viene da lontano, da legami e proposte di Moratti, Bonino e Bracco. Che poi è diventata internazionale, ha coinvolto tante illustri donne dei paesi partecipanti, e afferma Bonino “Anche per questa ragione, abbiamo prodotto per Milano un documento specifico: un’Alleanza delle donne contro lo spreco alimentare e per garantire alle donne maggiori diritti in campo alimentare. Dall’accesso al credito, ai diritti di proprietà delle terre, al perseguimento di una piena uguaglianza di fronte alla legge. L’Alleanza di Milano fra le donne farà parte della legacy di Expo.”.

La rete e l’Alleanza sono una premessa o anche un esito? Un modello di lavoro interprogettuale tra chi? Rappresentanti di governi, di reti aziendali o di nuove (ancora?) dottrine economiche quali quelle che Melandri ha illustrato: “la finanza consapevole”, “l’economia di impatto”, l’imprenditoria sociale esempi delle linee di Human Foundation. Se alla presentazione delle Women Weeks la presenza di italiane è prevalente (oltre a Albina Assis Africano, presidente streering commitee di Expo e Jaqueline Franjou Ceo Women Forum di Deauville partecipava anche Anilda Ibrahimi tra le autrici del “Romanzo del Mondo“) il secondo evento ha visto l’incontro di Emma Bonino con la presidente del Cile, Michelle Bachelet.

Oltre a siglare l’Alleanza come lotta contro lo spreco e la perdita, soprattutto Bachelet ha sottolineato la questione del potere, di quello della politica e della decisione, evidenziando che se da una parte le donne e l’ambizione non sembrano collegate, che il potere si può usare come strumento della propria leadership (autoreferenziale), soprattutto nei paesi latini è visto dalla cultura maschile come la vera linea di differenziazione tra maschile e femminile, ed è così che i partiti politici non danno spazio alle donne … dall’altra parte le donne sono potenti, “non si tratta di dare loro potere ma di aiutarle ad esercitarlo”. Quasi un suggerimento per una candidata. Da parte di chi è due volte presidente del Cile ed ex Direttrice Esecutiva di UN Women.

Naturalmente non si può dimenticare l’altra data che attraversa questo anno, il ventennale della conferenza mondiale delle donne Pechino 1995. “Quello che ci unisce – e questo fa parte delle conquiste recenti, fra cui le conclusioni della Conferenza di Pechino (Beijing plus 20 chiuderà le nostre settimane) è la convinzione che i diritti delle donne siano prima di tutto diritti umani” afferma Bonino, ed è da tante più volte ricordato come  il tema del cibo – in particolare della sicurezza alimentare delle donne, del loro accesso alle risorse naturali e della tutela ambientale – sia considerato centrale in numerosi documenti degli organismi internazionali.

WE mostra questo lato interessante: una rete di donne che frequentano il potere, e anche di alcune che lo esercitano. Questa rete che inizia con un impianto top-down viene raccontata e presentata attraverso l’organizzazione di un insieme di eventi lungo due settimane. Saranno 20 eventi (e sottoinsiemi) di cui 6 svolgono il tema agricoltura/cibo, di questi 1 è organizzato dal Comitato Scientifico per Expo. Ad un’Expo che finora lamenta dispersione e risulta invisibile un filo rosso che leghi tema e padiglioni (se fosse presente) prevedere un arco lungo due settimane è un’impresa ambiziosa, appunto. A chi si rivolge, chi vuole intercettare? Delle altre partecipanti e componenti della rete che sta costruendo? Un pubblico a cui mostrare il proprio discorso? Di molti discorsi è infatti intessuto il suo oggetto/tema, a cominciare dal Romanzo del Mondo.

La rete si fa incerta e al contempo ambiziosa: più da vicino quale impostazione del tema offre? Come: coerente? Compatto, ma articolato? Solido? Leggibile? Finora scorrendo i documenti ascoltando le presentazioni risulta che le donne in agricoltura sono produttrici (intendesi contadine) nei paesi del Sud, meglio in produzioni di sussistenza, di agricoltura familiare (sempre e solo questo?); mentre le imprenditrici, le tecniche e le consumatrici abitano i paesi sviluppati accanto alle dissipatrici distratte nello spreco di cibo domestico (anche negli anni della crisi?), infatti l’impegno che l’Alleanza di Milano (Alliance WE) è pronta ad assumere come governi sono generiche “misure proattive” nei paesi in via di sviluppo, mentre in quelli sviluppati articola 5 punti.

La prospettiva con cui guarda allo “spreco” è quella del ‘malfunzionamento’ o la mancanza di ‘un contorno legale adeguato’ e alla “riduzione della fame” si concentra sul ‘miglioramento della produttività’. Niente viene detto a proposito dell’assumere una visuale politica non neutrale in relazione alle condizioni di vita materiali e simboliche, alle relazioni sociali di donne con i piedi e la mente in terra e in agricoltura? Bello il titolo La metà della terra, ma non saranno sufficienti colte citazioni a strutturare la complessità di un tema da “nuova frontiera ” e per il futuro di tutte e tutti come questo.

L’appuntamento è per il 10 luglio, quando con la regia di Action Aid in una location da definire ma al sito Expo, si terrà una “Discussione di alto livello dedicata all’agenda Pechino +20 nel quadro delle attività Women for Expo” a cui prendono parte: Marta Dassù – Women for EXPO, Maria Elena Boschi – Governo italiano, Valeria Fedeli – Vice Presidente Senato della Repubblica, Paola Severino – Accademico, Monica Maggioni – Coordina la discussione, Sofia Maroudia – Action Aid, Phumzile Mlambo-Ngcuka – Direttrice UN WOMEN, Maria Elena M.Q. Semedo – Vice Direttore Generale/Coordinatore per le risorse naturali della FAO.

L’orario merita una sottolineatura: 20h00 – 22h00. Significa ingresso a 5 euro, significa che WE si rivolge “alle donne in generale, anche le singole” come auspicava Bonino? Vedremo l’interesse, la curiosità, l’adesione di donne diverse, quella sera anche con un biglietto popolare.

 

Adriana Nannicini

 

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