8 luglio 2015
L’Expo si svolge in un anno importante per i diritti delle donne: ricorre infatti il 20° anniversario della 4° Conferenza Mondiale sulle donne, svoltasi a Pechino nel 1995 e considerata una milestone del lungo percorso ancora inconcluso per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere a livello globale; inoltre la comunità internazionale si appresta ad adottare impegni che definiranno la prossima agenda globale per lo sviluppo, post-scadenza degli Obiettivi di sviluppo del Millennio fissata per quest’anno.
L’anniversario della Conferenza di Pechino è stata occasione per la 4° revisione degli avanzamenti e delle sfide che permangono rispetto alle 12 aree critiche incluse in quella che è comunemente nota come Piattaforma d’azione di Pechino, ancora oggi punto di riferimento per le azioni da intraprendere verso la realizzazione dei diritti delle donne e dunque un faro per la definizione dei futuri impegni contro la povertà e le ingiustizie sociali.
Il tema del cibo e dell’agricoltura, al centro dell’Expo, è rilevante per varie delle 12 aree critiche della Piattaforma di Pechino: ad esempio la povertà femminile, l’economia e l’ambiente. Per questo il 10 luglio prossimo ActionAid e Women for Expo ospiteranno un evento dal titolo “2015: empowering women. La corsa per i diritti delle donne da Pechino a New York” al fine di creare un’occasione di dibattito sul tema del cibo collegandolo ai grandi processi internazionali del 2015.
D’altra parte la review di Pechino ha rilevato che sebbene vi siano stati alcuni avanzamenti negli ultimi decenni, in particolare da un punto di vista normativo, complessivamente si è trattato di progressi “inaccettabilmente lenti”, accompagnati per giunta da rallentamenti e persino regressioni in alcuni contesti. Si rileva inoltre che le donne che vivono nelle aree rurali del mondo sono tra quelle che meno hanno beneficiato dei progressi nell’implementazione della Piattaforma d’azione di Pechino.
ActionAid in anni di esperienza al fianco delle donne rurali in Africa, Asia e America Latina, ha identificato nel diritto alla terra un fattore chiave per l’empowerment delle donne rurali, la loro sicurezza alimentare e la loro possibilità di uscire da condizioni di povertà. Fattore che ha inoltre risvolti positivi anche per il godimento da parte delle donne di altri diritti fondamentali: la Special Rapporteur dell’ONU sulla violenza contro le donne, Rashida Manjoo, ha evidenziato come la possibilità per le donne rurali di proteggersi dalla violenza richieda la realizzazione dei loro diritti socio-economici, in particolare quelli inerenti alla proprietà ed eredità della terra. Alcuni studi evidenziano poi come le donne che hanno accesso, proprietà e controllo sulla terra e altri asset abbiano più possibilità di evitare relazioni che le espongono al rischio di contrarre l’HIV.
Nonostante questo, la FAO rileva che ovunque al mondo la possibilità per le donne di accedere, controllare, possedere ed ereditare la terra su una base egualitaria rispetto agli uomini resta ancora oggi una delle principali sfide da affrontare: nonostante la mancanza di dati in molti Paesi, si stima infatti che in Africa sub-Sahariana in media solo il 15% degli agricoltori che hanno custodia sulla terra siano donne, in Nord Africa e in Asia occidentale meno del 5%, in alcuni Paesi del Sud-America come Cile, Ecuador e Panama il 25%. Inoltre gli appezzamenti di terra a cui le donne hanno accesso sono in genere più piccoli e di peggiore qualità rispetto a quelli degli uomini.
Per far fronte a questo problema gli sforzi negli ultimi decenni sono andati verso riforme legislative per promuovere l’uguaglianza di genere nell’eredità e nella proprietà della terra. Tuttavia anche laddove esistono leggi a tutela dei diritti delle donne pratiche socio-culturali discriminatorie fanno sì che per le donne sia raro possedere un titolo di proprietà individuale o condiviso, e anche se ne sono in possesso, spesso non hanno possibilità di controllo e gestione della proprietà e dei relativi guadagni, o non hanno potere decisionale in merito all’uso della terra, nelle negoziazioni relative all’affitto e alla vendita della proprietà.
A queste sfide se ne accompagnano altre, tra cui il recente fenomeno del land grabbing, o “furto della terra”, che consiste nell’acquisizione di terre su larga scala da parte di grandi investitori nei Paesi in via di sviluppo spesso senza previe consultazioni con le comunità colpite e informazioni trasparenti sui progetti e loro conseguenze. I casi di land grabbing avvengono spesso in Paesi in cui la tutela dei diritti sulla terra è scarsa ed è facile immaginare come l’impatto sia peggiore per le donne.
Se le sfide legate all’agricoltura e alle risorse naturali dovranno necessariamente essere tra le priorità della prossima agenda per lo sviluppo, la definizione degli impegni della comunità internazionale non potrà prescindere dal tenere conto della dimensione di genere dei problemi da superare. L’Expo a sua volta in questo contesto, avendo scelto il nutrimento globale come tema centrale, non può prescindere dal proporsi anche come spazio di dibattito sulle problematiche ad esso connesse, che riguardano le donne in particolar modo: povertà, fame e disuguaglianze.
Rossana Scaricabarozzi
Responsabile del programma per i diritti delle donne di ActionAid Italia
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