10 dicembre 2015

DOPO EXPO. MA COSA SERVE A MILANO?


Nel corso del dibattito sul “dopo EXPO” si sono sentite molte opinioni su quel che si dovrebbe/potrebbe fare, talvolta caratterizzate da grande irrealismo sulla loro fattibilità – inclusa la loro sostenibilità economica – spesso limitandosi a criticare le proposte altrui perché ritenute incompatibili con le proprie idee (con spirito poco costruttivo): tendiamo infatti a continuare con una cultura tutta italiana di preferenza per la definizione dei problemi (problem setting) piuttosto che per una ricerca della loro soluzione (problem solving), rendendo quindi sempre difficili le decisioni in tempi sufficientemente veloci e compatibili con la dinamica della realtà (time to market). Certamente manca, nella maggior parte degli interventi nel dibattito, l’identificazione di un criterio con cui scegliere: perché scegliere una proposta è infatti sempre una domanda da farsi in via preliminare per qualsiasi progetto, soprattutto di sviluppo.

09senn43FBA mio parere il criterio con cui scegliere cosa fare nel dopo-Expo è “che cosa serve a Milano” per essere più attrattiva e competitiva, che sono due dimensioni diverse ma complementari di una progettualità strategica per un intervento di sviluppo urbano. Nessuno infatti vuole una Milano competitiva – cioè più efficiente – ma poco attrattiva, perché inquinata, congestionata o socialmente insostenibile perché troppo selettiva. Ma nessuno può neanche desiderare una Milano attrattiva, perché piena di verde e sicurezza e slow motion mobility, quasi “bucolica”, ma senza posti di lavoro e incapace di reggere alle sfide (inevitabili) della globalizzazione.

Quale identità – per evitare di essere omologata dalla globalizzazione – si vuole per Milano e come dunque scegliere coerentemente con questa prospettiva che cosa fare sull’area dell’Expo? Un’attività che è fonte sia di attrattività sia di competitività è quella che riguarda la “filiera” formazione-ricerca imprenditorialità. Per questo la proposta circolata di rilocalizzare nell’area Expo le facoltà scientifiche dell’Università Statale, associandole con un polo di ricerca e innovazione tecnologica e da un incubatore per start-up innovative, è una proposta sensata e coerente.

Quali sono i vantaggi? Il posizionamento internazionale di Milano sulla “fascia alta” delle attività produttive; il suo ruolo di attrazione di altre attività complementari (producer services); il riutilizzo a fini residenziali (o altro) delle aree urbane attualmente occupate da insediamenti “obsoleti” dell’Università; la possibilità di inserire queste attività in un contesto ambientalmente qualificato (è noto che – anche all’estero – questa tipologia di attività è attrattiva per studiosi e ricercatori che cercano un’elevata qualità ambientale).

Quali sono le criticità da superare? Sicuramente il tema dell’accessibilità, oggi già semplificata dagli investimenti infrastrutturali e i servizi di trasporto realizzati per Expo non dovrà più riguardare grandi flussi di massa come quelli del “durante” Expo. La seconda criticità riguarda il fine tuning sulle attività di ricerca, da integrare e rendere compatibili anche con il possibile insediamento proposto dal Governo dell’IIT: c’è spazio anche per questo e bisogna non contrapporre le diverse iniziative ma cercarne la complementarietà.

La terza criticità è quella che riguarda l’accelerazione dei tempi di decisione sulla concreta fattibilità dell’insediamento. Poiché è fattibile in tempi brevi una decisione largamente condivisa – senza veti e perplessità incrociate – occorre avviare un processo di ascolto vero degli attori in gioco, chiedendo ad altri soggetti potenzialmente interessati di esprimersi entro tempi prefissati (… o tacere per sempre!); aggregare eventuali attività coerenti e compatibili con quella che si chiama “una seria ipotesi di lavoro da verificare”.

Poi si può procedere a redigere un progetto operativo: urbanistico, economico, tecnico in cui diverse competenze universitarie presenti a Milano possono essere di aiuto “indipendente”.

 

Lanfranco Senn

 

 

 



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