9 gennaio 2024

SEMPRE MENO ELETTORI?

Notarelle sulle elezioni europee


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A giugno si voterà per le elezioni europee, è la decima volta che avviene e quindi si può già fare un po’ di storia di queste elezioni. Nel 1979, anno della prima consultazione a Milano votarono 1103065 milanesi pari all’86% degli aventi diritto al voto (la settimana prima alle elezioni politiche la percentuale era stata del 93,39%).

Nel 2019 anno dell’ultima consultazione gli elettori sono stati 583960 su 994000 aventi diritto, pari al 58,7%, in città vi fu una percentuale più bassa che in regione; in cinquant’anni si sono quindi persi un po’ meno di un terzo degli aventi diritto. È andata peggio alle ultime comunali dove la percentuale è stata del 47,7% (491134 su 1.029.232 aventi diritto) e alle regionali dello scorso anno 42,2% (435523 su 1.032.825 aventi diritto).

Circa il 19% circa degli abitanti della città, oggi calcolato in circa 1400000 in crescita negli ultimi anni anche se lontano dal 180000 del 1971, è privo della cittadinanza italiana. 

Secondo i dati ISTAT al 1° gennaio 2022 la popolazione straniera era di 253531 persone, di questi solo i cittadini comunitari hanno la possibilità di votare (bisogna però, presentare al sindaco del Comune di residenza una domanda per l’iscrizione in una specifica lista elettorale almeno 90 giorni prima della data fissata per l’elezione), tra questi la comunità più numerosa è quella rumena circa 15000 individui seguita da quella francese con 3600.

Ovviamente i cittadini comunitari possono essere eletti in qualsiasi stato, in Italia nel 1989 fu eletto Maurice Duverger nelle liste del PCI, nel 1994 Olvier Dupuis nelle liste radicali. La prima italiana eletta in altro paese, il Belgio, è stata Monica Frassoni seguita in Francia alle ultime elezioni da Sandro Gozi.

A norma dell’Atto elettorale del 1976 modificato, l’elezione dei deputati al Parlamento europeo avviene a scrutinio di lista o uninominale preferenziale con riporto di voti di tipo proporzionale. Gli Stati membri possono inoltre consentire il voto di preferenza. Le modalità di elezione del Parlamento europeo sono disciplinate autonomamente da ciascuno Stato membro.

In Italia, il sistema elettorale è proporzionale ed i seggi sono assegnati nel collegio unico nazionale, a liste concorrenti presentate nell’ambito di 5 circoscrizioni. Sono ammesse all’assegnazione dei seggi le liste che hanno conseguito sul piano nazionale almeno il 4% dei voti validi espressi. Questa soglia di sbarramento è stata introdotta dalla legge 20 febbraio 2009, n. 10, con l‘intento di arginare la frammentazione della rappresentanza politica. 

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Attualmente gli Stati membri che applicano una soglia sono i seguenti: Francia, Belgio, Lituania, Polonia, Slovacchia, Repubblica ceca, Romania, Croazia, Lettonia e Ungheria (pari al 5 %); Austria, Italia e Svezia (pari al 4 %); Grecia (pari al 3 %) e Cipro (pari all’1,8 %). Gli altri Stati membri non applicano alcuna soglia anzi la corte costituzionale tedesca ha fatto saltare la soglia di sbarramento del 3%.

Secondo il compianto Felice Besostri, che portò la questione davanti alla Consulta definendo la legge elettorale europorcellum, il 9 maggio 2014 il Tribunale di Venezia accolse il suo ricorso, lo sbarramento è anticostituzionale anche perché gli eletti “non rappresentano l’Italia o il suo popolo, ma i cittadini Ue che esercitano il diritto di voto nel suo territorio, che costituisce una circoscrizione elettorale dell’Unione Europea. Infatti, nel Parlamento europeo non possono costituirsi gruppi parlamentari mono-nazionali”.  

La Corte costituzionale, con la sentenza n. 239/2018, ha tuttavia giudicato non fondate tali obiezioni. Lo sbarramento ha tenuto fuori dal parlamento molte liste minori stroncandone le ambizioni ma anche liste che avranno successi successivamente, ricordo che la lista Fratelli d’italia-Alleanza nazionale-Meloni nel 2014 fu esclusa perché ottenne il 3,67%.

I seggi sono attribuiti proporzionalmente ai voti conseguiti in ambito nazionale con il sistema dei quozienti interi e dei maggiori resti. I seggi conseguiti da ciascuna lista sono quindi riassegnati alle circoscrizioni in proporzione ai voti ottenuti in ciascuna di esse. Determinato il numero dei seggi spettanti alla lista in ciascuna circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati con il maggior numero di voti di preferenza.

In Italia è possibile esprimere fino a un massimo di tre voti di preferenza per candidati di una lista. Le preferenze espresse devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda e terza preferenza. 

In tutti gli Stati membri l’età prevista per esercitare il diritto di voto è 18 anni, tranne in Austria e a Malta, dove è 16 anni, e in Grecia, dove ne bastano 17.

parlamento-europeoI parlamentari italiani sono 76 così suddivisi nei collegi Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia): 20; Italia nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna): 15; Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio): 15; Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria): 18; Italia insulare (Sicilia, Sardegna): 8.

Le liste dei candidati devono essere sottoscritte da non meno di 30.000 e non più di 35.000 elettori. Ogni regione che compone la circoscrizione deve essere rappresentata da almeno il 10% dei sottoscrittori. Sono esentati dalla raccolta delle firme le liste dei gruppi politici presenti in Parlamento o che abbiano eletto almeno un parlamentare alla Camera o che abbiano eletto un rappresentante nelle precedenti elezioni europee con proprio simbolo o all’interno di un simbolo composito.

In pratica è difficilissimo presentare liste “nuove”.

Fino alle elezioni europee del 2009 la normativa operava una distinzione, in materia di spese elettorali, tra le elezioni politiche e quelle europee stabilendo per queste ultime una disciplina meno stringente. La L. 96/201236 ha, di fatto, eliminato tale distinzione introducendo anche per le elezioni europee limiti alle spese elettorali e strumenti di controllo delle stesse.

Ad oggi la legge fissa il limite massimo di spesa per i singoli candidati in 52mila euro per ogni circoscrizione elettorale a cui vanno aggiunti 0,01 euro per ogni residente della circoscrizione. Se si considera la circoscrizione Nord occidentale con oltre 15 milioni di abitanti, il tetto di spesa per i candidati è pari a circa 210mila euro. Una soglia superiore di circa 100mila euro rispetto al Sud dove il limite è fissato a 118mila euro circa.

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Oggi, la legge originaria più lasca è stata modificata nel 2004, il mandato europeo è incompatibile con quello di deputato, di senatore, di componente del governo, di presidente di regione, assessore regionale, consigliere regionale, presidente di provincia e sindaco di comune con popolazione superiore a 15 000 abitanti.

Fin dalle prime elezioni i leader politici più rappresentativi si sono candidati al parlamento europeo, così nel 1979 risultarono eletti: il leader DC Benigno Zaccagnini, PCI Enrico Berlinguer, PSI Bettino Craxi che verrà sostituito da Giorgio Strehler, MSI Giorgio Almirante, Radicale Marco Pannella, con loro molti autorevoli rappresentanti della cultura politica italiana: due ex presidenti del consiglio (Rumor ed Emilio Colombo), Giorgio Amendola, Nilde Iotti, Giancarlo Pajetta, Jiri Pelikan, Emma Bonino, Leonardo Sciascia, Sergio Pininfarina, Enzo Bettiza, Bruno Visentini, Luciana Castellina, Mario Capanna, Maria Antonietta Macciocchi.

Nel 1984, oltre a molti confermati si possono ricordare nelle liste DC Oscar Luigi Scalfaro (che fu battuto in termini di preferenze dal giovane Formigoni), Arnaldo Forlani, Giulio Andreotti, Ciriaco De Mita, nel PCI Altiero Spinelli, Alberto Moravia, Felice Ippolito, nel PSI Carlo Tognoli, Gianni Baget Bozzo. Nel 1989 nel PCI Giorgio Napolitano, nel PSI Pierre Carniti, Giuliano Ferrara, nei verdi Alexander Langer.

Nel 1994 come nel 1999 Berlusconi con 2 milioni, 706 mila 791 preferenze, si presentò capolista in tutte le circoscrizioni come Gianfranco Fini, schema poi adottato da molti leaders e tutt’ora in discussione.

L’elenco degli eletti è lungo, quello che va sottolineato è che la rappresentanza italiana al parlamento europeo è sempre stata politicamente di alto livello citiamo a caso: Giorgio Celli, Rehinold Messner, Massimo Cacciari, Gianni Vattimo, Emma Bonino, Bruno Trentin, Enrico Letta, Massimo D’Alema (800000 preferenze nel collegio sud), Vittorio Agnoletto, Fausto Bertinotti, Umberto Bossi, Sergio Cofferati, Armando Cossutta, Giovanni Goria, Rosario Romeo, Enzo Tortora. Ovviamente vi sono state delle eccezioni a partire da Salvo Lima parlamentare per tre legislature.

Tuttavia, principalmente per l’ampliarsi delle incompatibilità, con gli anni il numero di leader politici nazionali e di rappresentanti della società civile eletti è andato perdendo di qualità, anche per il venir meno dei partiti che potevano garantire elezioni sicure grazie al controllo delle preferenze “imposte”, il che non esiste più da tempo. 

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L’ampiezza delle circoscrizioni elettorali favorì inizialmente la presentazione di candidati esterni ai partiti ma nel tempo la battaglia delle preferenze con gli accordi possibili tra candidati riconsegnò lo scettro ai professionisti della politica e lungo è l’elenco delle trombature eccellenti della “società civile” iniziato nel lontano 1984 quando restò a casa lo scrittore Piero Chiara per i liberali come Carlo Sgorlon per i repubblicani. 

Nel 2014, citiamo a mo’ di esempio, restarono a casa  Alessandro Cecchi Paone candidato per Forza Italia nella circoscrizione Italia Meridionale, che ottenne 16.451 voti, ma arrivò dodicesimo, il giurista palermitano Giovanni Fiandaca, candidato nel centro sinistra, che pure raccolse 76.203 voti, l’ex portiere del Milan Giovanni Galli, i giornalisti Giuliana Sgrena e Paolo Guzzanti, Syusy Blady, nome d’arte di Maurizia Giusti, nota conduttrice tv, capolista della circoscrizione Italia nord-orientale per i Verdi Europei – Green Italia, Iva Zanicchi etc

Come sempre quando ci sono le preferenze i duelli più duri furono all’interno delle liste.

Tra i trombati illustri (forse) anche Emanuele Filiberto Umberto Reza Ciro René Maria di Savoia, aspirante re, che si candidò nel 2009 con l’UDC dopo aver tentato anche l’avventura alle politiche del 2006, 1128 preferenze in Milano.

L’ex vicepresidente del consiglio di Maio sintetizzò efficacemente un’opinione diffusa tra i partiti: il parlamento europeo è diventato: “negli anni parcheggio di trombati della politica”.

Numerosi i cambi di casacca.

Una costante però delle elezioni europee è stata quella che quasi mai i temi europei sono stati al centro del dibattito elettorale, sempre schiacciati dalle questioni nazionali, con l’eccezione forse delle prime elezioni che si svolsero a pochi mesi dal dibattito parlamentare sull’adesione dell’Italia al Sistema monetario europeo (dicembre del 1978) avvenuta con l’opposizione del PCI che per bocca di Giorgio Napolitano sostenne che un ingresso immediato nello Sme avrebbe comportato conseguenze negative per il Paese in termini di ristagno “della produzione, degli investimenti e dell’occupazione”.

Nella prima repubblica le elezioni europee più significative, sempre per ragioni “nazionali” furono quelle del 1984 quando vi fu il sorpasso del PCI 33,3% sulla DC 33%, grazie anche all’effetto Berlinguer, il leader comunista morì dopo un comizio a Padova proprio poco prima del voto.

Nella seconda repubblica, sempre relativamente al quadro nazionale il risultato più clamoroso è stato il 41% del PD di Renzi nel 2014 che lo definì il “miglior risultato della storia politica italiana dell’ultimo mezzo secolo” ed in valori percentuali ha ragione.

La città di Milano è sempre stata ben rappresentata in Europa.

Al parlamento europeo sono stati eletti 4 sindaci Tognoli, Formentini, Albertini (54000 voti in città, elezione resa possibile da una norma transitoria della legge 8 aprile 2004, n. 90 che gli consentì di candidarsi senza dover lasciare palazzo Marino, rieletto nel 2009), Pisapia; 2 presidenti di regione Formigoni, Ghilardotti; diversi leader nazionali milanesi Craxi, Berlusconi, Salvini; due presidenti della provincia Ombretta Colli e Guido Podestà, oltre a molti protagonisti della vita politica cittadina cito a memoria: Silvio Leonardi, Anna Catasta, Gianni Cervetti, Claudio Martelli, Maria Luisa Cassanmagnago, Aldo Bonaccini, Cristiana Muscardini, Luigi Vertemati, Mario Mauro, Antonio di Pietro, Emilio Molinari, Carlo Fatuzzo, Antonio Panzeri etc.

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Alle ultime elezioni il più votato è stato Pisapia che è anche il recordman di preferenze del centro sinistra. 

In città l’andamento delle preferenze è stato il seguente: Lega (9 eletti nel collegio) Salvini 57057 (quasi 700000 nel collegio), Sardone 11880, Angelo Ciocca 4368, Pietro Marrapodi 2298, Isabella Tovaglieri 1373, Marco Campomenosi 309, Alessandro Panza 1310, Marco Zanni 1040; PD (5 eletti nel collegio) Pisapia 71459 di poco sotto al record di Tognoli 73294 (più di 260000 nel collegio), Majorino 39564, Tinagli 28513, Toia 20769, Bresso 5295, Baeninfei 3398; Forza Italia (2 eletti) Berlusconi 24203 (186000 nel collegio), Massimiliano Salini 6566; Cinque Stelle (2 eletti) Eleonora Evi 2370 (17000 nel collegio), Tiziana Beghin 616; Fratelli d’italia (2 eletti) Giorgia Meloni 10053 (92000 nel collegio), Carlo Fidanza 1920, Pietro Fiocchi 267. 

Tra le curiosità un congruo numero di candidati non ha superato le 10 preferenze in città ed alcuni sono riusciti a non prenderne neanche una.

Di tutti questi numeri il più importante a mio avviso resta quello iniziale, quello della partecipazione, si tratterà di verificare se il trend dell’astensionismo proseguirà o se ci sarà un’inversione di tendenza.

Walter Marossi



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