23 aprile 2024

DIFFICILI EQUILIBRI MONDIALI

Il ruolo di Nato, Onu e Usa nei conflitti in corso


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Diversi sono gli angoli visuali da cui guardare e vedere i tristi accadimenti in corso in tante parti del mondo, a rischio di coinvolgimento davvero globale. E in tutto questo ci sono già sicuramente un vincitore e uno sconfitto.

Il vincitore/trice è l’industria mondiale degli armamenti, così attivamente sponsorizzata da Stoltenberg, segretario Generale della Nato, che è riuscito ad allargare la schiera dei Paesi facenti parte dell’Organizzazione, soprattutto paesi confinanti con l’Unione Sovietica, e sostiene l’ingresso anche della Ucraina, laddove il buon senso direbbe che i paesi al confine di due blocchi contrapposti dovrebbero rimanere completamente neutrali: così pretesero anche gli USA nei confronti di Cuba all’epoca della crisi dei missili Russi in quella nazione. 

Ma non solo, subito dopo l’ingresso dei nuovi aderenti Nato, Stoltenberg ha sostenuto la necessità dell’uniformità degli armamenti negli eserciti Nato da cui la necessità del rinnovo totale degli armamenti dei paesi di recente ingresso; e subito dopo ha chiesto il rinnovo degli armamenti anche dei paesi di vecchia adesione alla Nato, proponendo uno stanziamento fisso annuo pari al 2% del Pil di ciascun paese: una fantastica pioggia di continue commesse per le industrie belliche: finchè ci sono persone come lui, ci saranno guerre!

Lo sconfitto/a è l’ONU, completamente inerte, quasi catatonica, nella vicenda Ucraina: quando nelle settimane prima dell’attacco russo, era nota la concentrazione di truppe russe al confine dei territori già pretesi da quest’ultimi, il sederone da 600.000 $/anno del Segretario Gutierrez non si è mosso, non è corso a Mosca a disinnescare la bomba già piazzata, non ha convocato il Consiglio di si sicurezza dove seppur il voto contrario della Russia avrebbe certamente bloccato qualsiasi azione di blocco della Russia stessa, però davanti all’opinione pubblica mondiale una condanna del Consiglio di Sicurezza per quanto non operativa avrebbe potuto condizionare il seguito della vicenda.

Solo adesso, quando c’è da prendere provvedimenti contro Israele, Gutierrez sembra svegliarsi dal torpore e dolersi delle conseguenze sui civili della striscia di Gaza in conseguenza della reazione di Israele al proditorio attacco del 7 ottobre di Hamas; invoca l’intervento del Consiglio di Sicurezza solo nel tentativo di imporre a Israele il cessate il fuoco, cosicché gran parte di Hamas possa essere risparmiata e possa riprendere le sue azioni terroristiche al più presto!    

E su questo tragico versante sorprende pure la posizione di Biden all’ultima votazione ONU: con l’astensione gli USA hanno praticamente permesso l’imposizione del cessate il fuoco temporaneo a Israele, con la principale motivazione dell’eccessivo numero di civili della controparte morti.

Ma:

  1. Quando si perpetra un’aggressione che altro non è che un atto di guerra, la guerra tra le parti si innesca e tutti sappiamo che nelle guerre perdono la vita molti civili inermi e incolpevoli
  2. Biden dimentica che dopo il proditorio vile attacco giapponese a Pearl Harbour gli USA dichiararono guerra (anche) al Giappone, guerra che costò la morte di circa 1,4 milioni di civili giapponesi, e sempre gli USA gettarono giustamente ben due ordigni nucleari su altrettante città giapponesi dove non si nascondevano militari ma ci abitavano dei civili, causando altri circa 300,000 morti
  3. Con la vile invasione della Polonia da parte dei tedeschi si innescò un’inevitabile guerra in cui persero la vita 30 milioni di civili! Ma di cosa si meraviglia Biden, o finge di meravigliarsi, quasi colpevolizzando Israele per quanto sta succedendo in quell’area; si possono capire quei quattro studentelli e cassiere dei supermercati, starnazzanti con bandiere palestinesi sulle spalle, ma non è accettabile che un Presidente USA,  Rettori di Università, studenti universitari e financo il Papa si schierino con l’aggressore e contro l’aggredito, con la scusante dei rischio per i civili: se dichiari guerra devi purtroppo mettere in conto anche la morte di moltissimi civili ma sappiamo che questo agli arabi importa poco stante lo spregio con cui considerano la vita umana, vorremmo invece vedere la gente che ha perlomeno superato l’esame di maturità sapere dove e come schierarsi, se davvero vogliamo che non succedano più queste vili aggressioni. 

Ma poi Biden ha l’appuntamento a breve con le elezioni e si mette a fare i dispetti agli ebrei che in Usa sono 6,4 milioni, per favorire gli arabi che in USA sono soltanto 3,5 milioni? Ma allora è vero che non ci sta più molto con la testa.

Infine si tranquillizzino quei giovani starnazzanti, avvolti nella bandiera palestinese, che chiedono l’interruzione dei rapporti di collaborazione con Università Israeliane, ma ancor più fa inorridire che lo stesso comportamento si riscontri in tanti Docenti  e finanche Rettori di Atenei Italiani! Credono con questi atteggiamenti di gettare nel panico le Università Israeliane? Verrebbe da supporre  il contrario, visto che nella classifica internazionale degli Atenei di tutto il mondo Israele posiziona ben 3 Università tra le prime 100, laddove 1 sola italiana si trova soltanto nelle prime 150, e solo 3 nelle prime 200! (a parte singoli Istituti che hanno raggranellato migliori posizioni nella classifica mondiale). 

In prima istanza c’è da immaginare che in tali accordi di collaborazione sia l’Italia a trarne maggior profitto, al di là comunque della vergognosa pretesa di porre argomenti simili, che maldestramente celano un latente antisemitismo, tra le istanze per ricomporre una tragica situazione che ben altre iniziative, di segno opposto, richiederebbe da parte degli intellettuali di tutti i paesi, Università in primis, come giustamente e compiutamente ha deliberato il Senato Accademico dell’Università Bicocca di Milano, che invoca “lo strumento della diplomazia scientifica quale sostegno al processo di pace”.  

Eduardo Szego



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  1. Giorgio OrigliaNon intendo intervenire sulla strategia bellica israeliana e sulle sue motivazioni, ma mentre concordo con le critiche alla strategia Nato, e alla penosa impotenza dell'ONU di fronte a questi conflitti, mi suona bizzarra l'argomentazione che considera legittimo il massacro indiscriminato di palestinesi in risposta alla folle strage del 7 ottobre scorso solo perché altre nazioni nell'ultimo secolo ne hanno fatte di peggio. Poi quando si scrive bisognerebbe rispettare il senso delle parole: troppo spesso si parla di antisemitismo ignorando evidentemente che il cosiddetto popolo semita include sia ebrei che palestinesi e altre minoranze etniche. Volendo riferirsi ai soli ebrei più corretto sarebbe definirlo antisionismo.
    26 aprile 2024 • 16:46Rispondi
  2. b bConcordo col commento di Origlia.
    1 maggio 2024 • 19:31Rispondi
  3. Pietro VismaraCredo che l' autore dell' articolo avrebbe bisogno di un urgente ripasso di storia contemporanea. Forse prima del 7 ottobre Israele non ha mai commesso un torto contro i palestinesi (a cui tra l' altro ha rubato la terra)? I pogrom dei colonie contro i palestinesi non li ha visti? L' apartheid, le esecuzioni sommarie, le distruzione delle case dei parenti dei sospetti terroristi, eccetera, eccetera? Israele ha in mente la pulizia etnica, non la convivenza di due popoli ( di cui uno storicamente insediato nel paese). Tutto ciò è sbagliato fin dall'inizio e orribile nelle sue conseguenze (comprese le azioni di Hamas beninteso, che sono però un esito e non la causa delle politiche israeliane). Tutto questo avviene sotto i nostri occhi e non dovremmo dire nulla? E basta tacciare per "antisemitismo" quelle che sono solo giuste e sacrosante critiche a uno stato assassino. Israele ha perso la faccia da tempo, e non sono solo i giovani "starnazzanti" a pensarlo. Si faccia un nell'esame di coscienza, è un consiglio
    2 maggio 2024 • 08:12Rispondi
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