18 aprile 2023

25 APRILE. DUE NO

Lettera del 26.04.2023


lettera arcip

Mi ricordo bene il 25 aprile del 1945. Cogne, un paesino della Valle D’Aosta dove eravamo nascosti sotto falso nome. Verso mezzogiorno cominciarono a suonare tutte le campane. La guerra era finita. Dopo qualche giorno tornammo a Milano. Da allora non ho mancato nessuna celebrazione a Omegna, la città che ogni anno ricorda mio padre, medaglia d’oro della Resistenza.  Qualche volta sono rimasto a Milano per andare in Piazza del Duomo.

Anni fa  ma non ricordo con esattezza quale, a celebrare ad Omegna la ricorrenza venne Luigi Oscar Scalfaro allora senatore e fece il suo discorso nella piazza dedicata ai morti della Resistenza. Lo ricordo bene perché non mi piacque affatto: il suo discorso fu un inno al “perdono” e alla “riconciliazione”. Si cominciava a riscrivere la storia, la DC voleva far  dimenticare che tra quelli che fecero la resistenza i “comunisti” furono la maggioranza e non per caso: il PC aveva un struttura organizzativa collaudata fin dall’inizio della clandestinità (1926) ma le altre formazioni partigiane, meno ideologizzate, si formarono spontaneamente unendo persone che avevano un ideale comune: la libertà.

Osca Luigi Scalfaro, da cattolico praticante, sapeva certo che il perdono lo ottiene il penitente in confessione che, per essere assolto, deve promettere di non ricadere nel peccato e questa è la condizione per ottenere il “perdono” di Dio.

Il perdono lo si chiede, le condizioni per ottenerlo, anche per i laici sono le stesse: l’impegno a non commetter più quel peccato. Il Fascismo è un peccato contro l’umanità, contro la libertà, contro la civiltà e contro la democrazia. La Democrazia è la religione dei laici, per le altre confessioni è il patto sociale della pacifica convivenza.

Il perdono è un atto tra vivi, tra chi lo chiede e chi lo accetta: non si possono perdonare ai morti i loro peccati, solo Domineddio può farlo e i credenti lo pregano perché Dio li assolva e dunque li perdoni. Per i laici le cose non stanno così. Chi è morto da fascista lo resterà per sempre, almeno per i laici. Un laico non perdonerà mai Mussolini.

I fascisti di oggi, i neofascisti e tutti quelli che si schierano sotto le bandiere del fascismo devono sapere che non li perdoniamo, non è politicamente corretto dire che sono i nostri “nemici” ma lo sono, anche se non riserveremmo loro quello che loro hanno riservato ai loro nemici: la forza della Democrazia

Qualche volta il “politicamente corretto” nasconde verità scomode e malafede.

La “riconciliazione”. Anche questa parola penso che Scalfaro non l’abbia detta nel senso della dottrina della Chiesa che la considera un Sacramento, dunque solo in senso politico.

La “riconciliazione” non ancora possibile. Riconciliarsi vuol dire rappacificarsi, ritrovare un rapporto che comporta il perdono e così il perdono lo si concede a chi lo chiede e nessuno tra i fascisti, gli ex fascisti e i neofascisti nelle loro dichiarazioni lo hanno mai chiesto: non basta dire che si “ripudia” il fascismo. Quando chiederanno il perdono ci si potrà avviare verso la riconciliazione.

Chi deve chiedere perdono? Non certo i morti ma chi all’ideologia fascista sfacciatamente o larvatamente si ricollega. Sono molti anzi moltissimi.

Perché siamo arrivati ad oggi con un presidente del Senato chiaramente fascista? Perché, dopo un breve periodo del dopoguerra nel quale nessuno osò rivendicare la sua fede fascista, malgrado il dettato costituzionale fosse chiaro nel suo obbiettivo di impedire la rinascita del fascismo, andarono crescendo le manifestazioni di stampo fascista nella totale indifferenza della magistratura e di gran parte della classe politica.

Il 25 aprile 1945 il CLNAI, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. Nello stesso giorno emise alcuni decreti che ridavano una struttura ad un nuovo governo del Paese.

Tra questi decreti ne va ricordato uno che conteneva le norme per la defascizzazione dell’Italia e che recitava: Titolo I, Art. 2 “Circa l’epurazione dalle pubbliche amministrazioni e dalle aziende private di interesse nazionale, circa l’avocazione dei profitti di guerra e circa la liquidazione dei beni  fascisti sarà provveduto con altre disposizioni.”

Il primo provvedimento fu il emanato il 22 giugno dello stessa anno: “Decreto presidenziale di amnistia e indulto per reati comuni, politici e militar”, in seguito chiamato brevemente decreto Togliatti  che lo emanò come Ministro della Giustizia.

Scopo del decreto era di arrivare al più presto a una pacificazione nazionale, per evitare che l’epurazione rallentasse la ricostruzione materiale del Paese. Con l’amnistia incredibilmente vengono scarcerati migliaia di fascisti che si erano resi responsabili di vere e proprie atrocità, tuttavia non considerate tali dai giudici, rimasti al loro posto e molti di loro erano di matrice fascista. Tutti morti penso oramai.

Che ne possiamo fare dei fascisti di oggi trionfalmente seduti sugli scranni del Senato tra i quali spicca Ignazio La Russa presidente di quel ramo del Parlamento? La seconda carica dello Stato.

I neofascisti sono solo avversari politici e non nemici? Non ne hanno la dignità e sono in Parlamento e nel Paese per la colpevole inerzia dei Partiti democratici, a cominciare da quelli di sinistra che non seppero o non vollero attenersi al dettato costituzionale.

L’unica cosa che posiamo fare nel giudicarli “nemici” è l’attenuante per molti di loro dell’educazione ricevuta dai padri: Ignazio La Russa ebbe per padre Antonino (nato nel 1913) e che nel 1938 a 25 anni fu nominato segretario politico del Partito Nazionale Fascista a Paternò. Concluse la sua carriera politica come senatore della Repubblica nel 1992 , senatore del Movimento Sociale Italiano.

Dunque talis pater tali filius.

Ignazio Benito Maria La Russa, nato a Paternò come il padre nel 1947, nel 1971 a 24 anni fu responsabile del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. La sua carriera politica lo vede Presidente reggente del Senato nel 2008, ministro della difesa dal 2008 al 2011, vicepresidente dalla Camera dal 1994 al1996, vicepresidente del Senato dal 2018 al 2022.

Quando fu eletto a queste cariche non ricordo che l’opposizione ne abbia fatto un caso, pochi osservatori politici ne parlarono, come fosse ordinaria amministrazione.

Della Famiglia La Russa non ce ne libereremo facilmente: il figlio di 26 anni, Lorenzo Cochis La Russa, alle scorse elezioni comunali si candidò per il Municipio 1(centro storico) come capolista di Fratelli d’Italia e fu eletto con 241 voti, il più votato del centrodestra. Di nuovo talis pater talis filius. Un futuro fascista DOC.

Noi laici come ci comporteremo in futuro? Perdonare? No.  Riconciliarci? No. Restare in attesa che ci chiedano il perdono, pubblicamente. Mi sa che dovremo aspettare molto, forse per sempre.

Ricordiamoci sempre che la libertà e la Democrazia vanno difese giorno per giorno.

Viva il 25 aprile!

Luca Beltrami Gadola

 



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  1. alessandra nanneiLeggo sempre con attenzione la tua lettera, apprezzo le tue osservazioni che mi permettono di seguire la “vita “ della mia amata Milano. A volte penso che tu sia troppo generoso nei confronti di chi la gestisce. Poi mi dico che sono io troppo dura. Ma ora intervengo perché credo di essere tra i pochissimi – insieme a te -che hanno conosciuto il fascismo, il vero fascismo , e non quello tramandato ai sessantenni di oggi da genitori e nonni, che vorrebbero far conoscere una loro gloriosa attività, puramente fantastica. Ricordi quando nel 1945 si diceva che l'Italia aveva una popolazione di 90 milioni di abitanti: 45 di fascisti e 45 di antifascisti? I “fascisti” rimasero nella pubblica amministrazione: non c'era la possibilità di sostituirli. No, quelli che ora si dicono partigiani, non sono antifascisti e non potranno mai esserlo. Perché il fascismo é nato da una situazione europea ben diversa dall'attuale. Mia madre, figlia di un ateo mazziniano, mi raccontava che nel primo dopoguerra si era vicini ad una rivoluzione - o almeno così si credeva -, si faceva fatica a camminare nelle strade sempre occupate da manifestazioni, era la Russia a far da maestro. L'intera Europa la temeva. Solo la Gran Bretagna non lo credeva. Ti sembra che ora ci sia la stessa situazione? Dopo le migliaia e migliaia di morti occorreva una pace certa: riprendere l'attività industriale, tranquillizzare la borghesia. E per fare questo venne scelta la strada peggiore: per la Germania enormi debiti, per l'Italia un fascismo che sostituiva una molliccia sovranità, per la Spagna la guerra civile. Ed anche l'intervento del fascismo provocò una guerra civile. Solo Keynes aveva capito la situazione. Dobbiamo quindi porci questa domanda: c'era in Italia un fronte democratico sufficientemente forte da far fronte al fascismo? No, riconosciamolo. L'Italia era un paese povero, prevaleva l'analfabetismo, il fascismo si presentò come la possibilità di farsi valere nei confronti degli altri paesi europei. Qualcosa di buono forse lo fece: ero alle elementari in un paese vicino a Milano. A una certa ora una radio leggeva dei pezzi in italiano, poi spiegati dalla maestra, (a differenza dell'Inghilterra dove essere protestante significava dover leggere la Bibbia). Venne istituita la sanità pubblica. Fu sufficiente per superare il meglio? Ancora no. L'idea che per farsi ascoltare dal mondo occorreva essere in tanti e quindi le famiglie dovevano essere numerose, era pura follia. Così come il tentativo di far crescere il grano in montagna, o che si potesse attuare una politica estera tramite l'autarchia, che finirono per affamare gli italiani. Mi fermo qui. Voglio solo dire che oggi tutto questo non esiste e non si ripeterà – almeno non tutto. Cordialmente Alessandra Nannei
    27 aprile 2023 • 11:06Rispondi
  2. costante portatadinoParto dalla conclusione di Alessandra Nannei "oggi tutto questo non esiste e non si ripeterà" , Ne prendo spunto per sostenere che mettere sotto la dizione "fascismo" tutto quello che nel mondo, principalmente in Europa si muove al di fuori di ciò che tradizionalmente chiamiamo "sinistra", non necessariamente marxista, è un errore culturale e politico. Peggio: opporre a tutto ciò il mito "antifascismo" finisce per affidarne l'egemonia a qualcosa che sì assomiglia al fascismo. Se Alessandra ha vissuto il fascismo storico alle elementari, io l'ho sperimentato negli anni 70, poco prima dell'uccisione di Ramelli quando avevo fondato una libreria cooperativa (d'ispirazione cattolica) che per aver messo in vetrina Il Capitale e altro di Marx venne fatto oggetto delle molotov, quelle si fasciste, nel bel clima molto "antifascista" dell'egemonia rivoluzionaria sul mondo studentesco. Meglio riconciliazione ed abbracci, speriamo sinceri e contagiosi.
    3 maggio 2023 • 09:22Rispondi
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