21 marzo 2023
STADI E CASA: I TORMENTONI MILANESI DI QUESTA INCALZANTE PRIMAVERA
Lettera del 29.03.2023
21 marzo 2023
Lettera del 29.03.2023
L’ipotesi di un nuovo stadio sulle aree della pista del trotto di proprietà della SNAI ha risollevato le proteste dei residenti e di chi si occupa attivamente della tutela del verde e del consumo di suolo.
Non dobbiamo nasconderci che il problema degli stadi deve prima di tutto dare una risposta all’interesse che i tifosi del calcio hanno per la sorte della propria squadra del cuore. Si pone dunque una prima domanda: il successo di una squadra è strettamente collegato al possesso o alla disponibilità di uno stadio?
Se le cose continuassero così come sono ora con l’attuale Meazza, Milan e Inter si troverebbero in difficoltà e il loro successo nei vari campionati verrebbe compromesso? Non ci credo assolutamente: il successo è legato alla bravura dei calciatori e alle capacità del loro allenatore.
La capacità di un calciatore e direttamente rappresentata dai suoi guadagni, dai guadagni che per merito suo una squadra fa con la pubblicità e con la cessione dei diritti televisivi.
Il problema è che il calcio da molti anni è un mondo tutto a parte dove si muovono interessi che poco alla volta hanno fatto del calcio una impresa finanziaria a tutto tondo dove il gioco del calcio e soprattutto la sua popolarità hanno fatto si che si possa utilizzare il tifo per far profitti.
Al successo di una squadra di calcio contribuisce in maniera rilevante il fenomeno delle “curve”, i settori alle spalle della sue porte dove siedono una parte dei tifosi, i più accesi, quelli disponibili a tutto pur di far vincere la propria squadra prima, durante e dopo la partita.
Il fenomeno delle “curve” è ben noto alle forze dell’ordine, alle questure, generalmente bene informati sui calendari delle partite e quali siano le “curve ” con le quali dovranno fare i conti.
Questo è il mondo del calcio.
Allora che senso ha che una città destini delle risorse a questo “mondo” quando la società in cui viviamo avrebbe da badare prima a fenomeni meno popolari quali la salute, la difesa del territorio, la scuola, la casa?
Se lo fa è una scelta politica perché è anche vero che esiste un legame non trascurabile tre politica e calcio, legame tra calcio ed estremismo, tra calcio e il mito della violenza di gruppo.
Il nodo Meazza e dintorni comunque vada a finire sarà una vicenda che segnerà la difficoltà di amministrare un bene comune calato in una realtà sociale che ha perso non solo i valori fondanti ma l’esistenza stessa dei valori.
La Casa
Se dovessimo fare un elenco dei punti di vista dai quali è possibile guardare al problema casa non ci basterebbe qualche pagina. Gli articoli sul tema casa di ArcipelagoMilano potrebbero essere raccolti in un volume di centinaia di pagine soprattutto perché ne incrocia molti altri: l’urbanistica, l’economia, la sociologia, la tecnologia, l’ambiente, l’energia, la politica, la psicologia …… Non c’è nessun’altro oggetto fisico così importante nella nostra vita e si può e si deve parlarne ancora: nella competizione durata millenni tra nomadi e stanziali alla fine hanno prevalso gli stanziali.
Eccoci dunque a parlare ancora e sempre della casa.
L’ultima occasione è il dibattito di tre giorni su questo tema e il relativo documento una nuova strategia per la casa. Ce ne era bisogno? Non se ne parla mai abbastanza? Non saprei e probabilmente l’unica novità sarebbe la costituzione di una unica società che contenesse tutto il patrimonio di edilizia abitativa pubblica non solo di proprietà comunale o Aler ma anche altri soggetti attivi nel settore della casa che unitariamente potrebbero collaborare alla gestione unitaria di un gigantesco patrimonio immobiliare. L’ennesimo carrozzone?
Queste operazioni di impacchettamento nel nostro Paese sono se non impossibili almeno difficilissime mentre il viceversa, lo spacchettamento è facilissimo perchè si accontenta molta gente tra consigli di amministrazione e consulenti.
Che il varo di una società di questo tipo non è una grande novità. Nel mio piccolo, fresco di nomina da parte del sindaco Pisapia, gli scrissi una lettera sollecitando il varo di una gestione unitaria tra Comune e Aler. Erano ancora momenti di bandi per la vendita di singole unità immobiliari a chi vi abitava, un follia questa in ogni caso.
Si vendeva per far cassa e provvedere alla manutenzione. “Tra poco venderemo il penultimo appartamento per mantenere l’ultimo”: era una battuta non così lontana dal vero.
Pensiamoci dunque bene prima di muoverci nella direzione di una società di queste caratteristiche e dimensioni che vedo problematica e addirittura osteggerei nell’ipotesi di una società mista pubblico privata. Le esperienze di partenariato pubblico/privato funzionano solo per operazioni con obbiettivi ridotti, direi quasi sperimentali. Negli altri casi è costume corrente in Italia che il partner pubblico ci perda e il privato ci guadagni.
La novità più interessante del documento riguarda l’ambito di operatività di questa società: ricompare finalmente dall’oblio la Città Metropolitana di Milano con i suoi Comuni, le sue reti, le sue diverse realtà: Milano sembra aver capito che il disinteresse se non l’ostilità nei confronti della Città Metropolitana devono trasformarsi in collaborazione e condivisione e, chissà mai di revisione della legge istitutiva delle città metropolitane.
Il documento comunale è ricco di dati e in qualche caso da conto di esperienze concluse o in via di conclusione ma non da un dato essenziale: senza fare tante distinzioni tra destinatari, aventi diritto, caratteristiche reddituali, categorie varie, tutte a loro modo giuste o ingiuste, mettiamoci anche le cosiddette fasce grigie, quanti alloggi ci vorrebbero per arrivare a una situazione sopportabile anche solo dal punto di vista della pace sociale? Quanti soldi? Quanti soldi per Milano? Quanto del PNRR è destinato alla soluzione del problema casa?
In conclusione, una volta avute queste informazioni sarà possibile valutare la praticabilità di qualunque intervento e si potrà abbandonare la pratica delle singole operazioni messe in campo che a tutt’oggi riguardano numeri di offerta inconfrontabili coi numeri del fabbisogno.
Come ha scritto Veronica Pujia su ArcipelagoMilano del 21 marzo scorso il problema della casa non riguarda solo dare un tetto a chi non lo ha ma accompagnare i cittadini con supporti sociali che ne migliorino la qualità della vita: non solo le case hanno bisogno di “manutenzione” ma anche chi le abita.
La cultura della casa
Da anni mi vado sgolando per cercare di convincere chi ci governa che la casa è una infrastruttura abilitante, ossia una infrastruttura che va considerata come le scuole, gli ospedali, le autostrade, gli uffici pubblici, essere considerata insieme alle altre infrastrutture, qualcosa che consente al Paese di proseguire nel suo sviluppo ma contemporaneamente inserita nell’elenco delle priorità nella valutazione costi/benefici.
In questo approccio si potrà sganciare il problema delle case oggetto di intervento pubblico dal problema del mercato immobiliare e della relativa attività, ben sapendo che l’andamento dei prezzi di locazione e vendita costituisce una sorta di diga invalicabile per molti che hanno bisogno di un tetto.
L’altezza di questa diga non è un dato fisso ma segue l’andamento dei prezzi che a sua volta è sganciato dal puro costo di costruzione incorporando la cosiddetta “plusvalenza immobiliare”.
Sull’altezza di questa diga anche l’amministrazione pubblica locale ha strumenti per intervenire.
Da queste brevi note si può ancora capire quanto il problema casa sia il perno attorno al quale girano molte questioni anche squisitamente economiche.
Luca Beltrami Gadola
I commenti alla LETTERA vanno inviati a redazione@arcipelagomilano.org – Grazie
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