19 aprile 2022

IL PRIMO MAGGIO

La “Pasqua” dei lavoratori


1-maggio-festa-del-lavoro-3 (1)

banner verde

Chi ricerca sul web, iniziative per il Primo Maggio trova una lunga serie di indicazione di mostre, di ristoranti, di gite, di iniziative sportive. Digitando con maggiore cipiglio alla ricerca di iniziative politiche trova un lungo elenco: MACE, Venerus, Gemitaiz, Colapesce, Joan Thiele, Coez, Ariete, Tommaso Paradiso, Willie Peyote, La Rappresentante di Lista e Carmen Consoli, si tratta degli artisti che si alterneranno sul palco sindacale di piazza San Giovanni a Roma per il concerto trasmesso in diretta dalla Rai dove per la prima volta, calcheranno il palco anche gli artisti del cast di Notre Dame de Paris, con una performance speciale per festeggiare i vent’anni dell’opera moderna più amata”. A Milano in programma 13 ore di musica dal vivo a ingresso gratuito alla Barona dove “dalle 14 alle 23 il quartiere si trasformerà in una grande area di festa, mentre 13 gruppi si alterneranno sul palco con un ampio repertorio di blues, reggae, soul, rock, hip hop, funk e canzone d’autore”. Qua e là sparse per la penisola anche qualche iniziativa politica e cortei.

fig 3 cartolina commemorativa ar (1)È un ritorno alle origini. Pur centrata sull’obbiettivo delle 8 ore la giornata fu proclamata al Congresso di Parigi della II Internazionale del 1889 con una risoluzione nella quale è detto: “Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore”, assunse nel breve volgere di un decennio un significato diverso da quello di una semplice giornata di sciopero, e alla protesta  si abbinò l’idea e la pratica della festa, una festa dal basso diversa e nuova rispetto a quelle religiose e a quelle civili, una celebrazione alternativa, ma che dalla tradizione acquisiva parte della sua legittimità anzi è proprio perché molto prima di essere una ricorrenza politica il primo maggio era stata una sagra popolare legata al risveglio primaverile che si spiega la rapidità con cui prese piede e il suo successo; come scrive Panaccione: “il primo maggio supera la soglia delle rivendicazioni specifiche, la limitazione dell’orario di lavoro e una legislazione a tutela degli operai. La sua fortuna non dipende solo dall’attualità e dal valore delle esigenze che lo hanno originato, ma dal fatto che assume agli occhi di molti lavoratori un carattere simbolico generale: è la sintesi di tutte le speranze e le rivendicazioni del proletariato”.

I primi comuni ad amministrazione socialista sul finire del secolo (a partire dalla Imola di Andrea Costa) contribuirono a consolidare questo aspetto proclamandola festa municipale e consentendo nei programmi lo svolgersi di lotterie, danze, piccoli spettacoli, fanfare oltre che i discorsi d’occasione e il pranzo sociale, che nella più parte dei casi era una merenda sull’erba; nel 1904 in alcune città si svolgono cortei con carri allegorici.

É in questo clima che nasce il termine “Pasqua dei lavoratori” non molto apprezzato dai teorici di Critica Sociale o dell’Avanti ma usatissimo dai giornali e dai volantini di mobilitazione e celebrato negli scritti di Edmondo De Amicis, Arturo Graft, Olindo Guerrini, Pietro Gori e tanti altri prosatori e poeti oggi dimenticati ma che contribuirono a diffondere il verbo socialista tra le plebi non attraverso la lettura individuale, i più erano analfabeti, ma attraverso la lettura collettiva, la “recitazione” nelle piazze, nei circoli, nelle cooperative, sulle aie.

Nella festa del 1° Maggio si recuperano elementi della liturgia popolare religiosa e anche in questo caso ciò avveniva non casualmente ma sulla base di un vero “progetto” politico propagandistico.

image3Scriveva Gustavo Balzamo Crivelli (collaboratore de il Grido del popolo e de l’Avanti!) nel 1897: “Il socialismo è una nuova religione; esso raccoglie le aspirazioni di coloro che soffrono, esso convita gli uomini a una mensa comune, dove uguale per tutti, in ragione del proprio merito e del proprio bisogno, sarà il pane ed il vino; esso vuole che l’uguaglianza umana esista di fatto e non soltanto idealmente […]. La nostra forza, come quella d’una religione sta nella propaganda e non v’è causa più bella e più santa di quella che noi combattiamo: avanti, dunque, è l’avvenire che ci chiama […]. Noi siamo la moltitudine contro i pochi, noi siamo la marea che monta, che sale, noi siamo il mare, essi la piccola isola, accerchiata d’ogni parte dalle onde. Hanno detto: il fango sale. Ma io ricordo il versetto della Bibbia in cui dal fango Dio ha formato l’uomo. E questo fango che sale sarà l’uomo e la luce dell’Avvenire”, e ribadiva Ettore Ciccotti (storico dell’antichità, professore universitario, dirigente, deputato socialista e poi senatore del regno) nel 1903, “gran parte dei motivi emozionali e simbolici della tradizione operaia, dalla bandiera, alla festa del Primo Maggio, al ritratto, avevano tanti punti di somiglianza con le feste cristiane campestri, quali si vedono ancora nelle nostre borgate di montagna; e nell’origine nel carattere e nelle fasi delle feste cristiane si può trovare molte volte la chiave a ben intendere l’origine e le forme successive delle solennità socialiste”.

Di “vera Pasqua”, di “Pasqua, della redenzione dei lavoratori” parlava Prampolini e con lui anche Andrea Costa nel numero unico I° maggio 1892, pubblicato a Venezia: “C’è una Pasqua pei cattolici; ci sarà, da ora in poi, una Pasqua per lavoratori”.

Nel 1903 Carlo Monticelli pubblicò un opuscolo La nostra festa! (1° maggio) nel quale teorizzava “la Pasqua degli operai di città e di campagna”. 

fig 9 (1)Vi era anche una la dimensione ludica della festa: balli, concorsi, declamazioni di poesia, musiche con bande, concerti, corse campestri e poi ciclistiche, lotterie, spettacoli teatrali, stand da luna park, il che poneva il problema dei lavoratori, soprattutto lavoratori della ristorazione, che non potevano festeggiare perché impegnati in questi servizi. Ovviamente tutte queste iniziative producevano grandi quantità di materiali di propaganda quasi sempre gestiti localmente, si sviluppa un vero e proprio mercato del primo maggio fatto di coccarde, garofani di stoffa profumati, spille, medaglie, ed orologi, specie cronometri, con incisi cortei e bandiere da esibire ed ostentare ai borghesi “reazionari”, ma anche alcolici tra cui l’imperdibile Amaro Carlo Marx.

Tutto questo non piaceva ad alcune componenti del movimento tant’è che già nel 1913 si poteva leggere sui giornali anarchici: “una festa come le altre, anzi peggiore perché ha perso quel carattere di minaccia che aveva sul principio… Una volta il 1° maggio metteva brividi di spavento alla borghesia pavida e paurosa; oggi questa giornata che dovrebbe ricordarci i dolori e le miserie del proletariato, che dovrebbe rammentarci i martiri di Chicago, passa con la solita scampagnata!

Non fu sempre così anzi la storia della festa è anche e soprattutto una storia di sangue e martiri fin dal 1890 quando a “Milano i lavoratori si adunarono pacificamente in vari punti della città e soprattutto a Piazza Duomo, dove furono dispersi da guardie, carabinieri e soldati fatti affluire in massa. L’operazione di sgombero…era stata ordinata per eccesso di zelo e perché evidentemente la preoccupazione morale tolse certamente per qualche istante la desiderabile serenità di spirito in qualche delegato e ispettore della Questura”. Ma, come scrive con fine ironia l’articolista del Corriere, una volta dispersi i manifestanti il problema non è risolto perché: “il daffare non proviene dagli operai che sono per la massima parte scomparsi, no, ma dai curiosi. Chi può dire l’ostinazione del curioso? Dopo tutto i borghesi non vogliono perdere lo spettacolo d’una dimostrazione: le emozioni sono così rare! …”.

Nel 1898 in un rapporto del Comando della divisione territoriale di Milano intitolato significativamente Prodromi con la data del 20 maggio si dà conto della “preparazione” per il 1° maggio: 800 uomini di fanteria e quattro squadroni di cavalleria. Inoltre “tutta la truppa del presidio rimase consegnata nei rispettivi quartieri e fu mandato un plotone di cavalleria a tutela della popolazione di Novate con lo scopo altresì di assicurare le comunicazioni con quell’importante deposito di materie esplosive”. 

052529724-128b1fdb-13b8-410f-916

Di lì a pochi giorni fu dichiarato lo stato d’assedio. Dal 2 maggio venne data facoltà ai prefetti di affidare, in caso di estesi tumulti, la gestione della pubblica sicurezza all’autorità militare. “Quando per gravi persistenti disordini che si estendano ad una intera città o a più luoghi stessa provincia siensi verificate colluttazioni con forza pubblica e intervento truppa non sia riuscito a ristabilire immediatamente ordine autorità politica potrà per maggiore prontezza ed unità di azione affidarne il ristabilimento all’Autorità Militare annunziando il provvedimento con pubblico manifesto. Questo provvedimento che i Signori Prefetti possono prendere sotto loro responsabilità non deve alterare o modificare loro poteri e loro doveri, mentre compito Autorità militare deve rimanere circoscritto agli atti necessari per l’impiego della forza pubblica” (dalla mostra “Primo Maggio tra festa e repressione”).

 I dati ufficiali indicarono in totale 83 morti, cioè 81 civili, un agente di pubblica sicurezza, (secondo Paolo Valera https://www.arcipelagomilano.org/archives/52693 fu ucciso da colpi esplosi da un suo collega o dall’esercito) e un soldato tale Graziantonio Tomasetti del 92º fanteria che da recenti ricerche ritengo fucilato dai suoi commilitoni per essersi rifiutato di sparare sulla folla. 

Nel 1922 esattamente cento anni fa sul Corriere nelle pagine interne si poteva leggere la soddisfazione del direttore generale delle ferrovie per aver corrisposto alle aspettative del governo, circa il funzionamento dei treni durante lo sciopero proclamato dalla Alleanza del Lavoro (ne facevano parte la CIGL a maggioranza riformista, l’anarchica USI, la UIL cioè gli interventisti usciti dalla USI, il Sindacato Ferrovieri, la Federazione Lavoratori del Porto). 

Sciopero mantenuto anche dopo che il governo decise di considerare festivo il giorno del primo maggio con chiusura della maggior parte degli uffici pubblici e la sospensione parziale del servizio ferroviario, con i fascisti che in più località si sostituirono agli scioperanti. 

fig 10 numero unico censurato (1)Il clima di quell’anno è facilmente leggibile dalle pagine interne dello stesso quotidiano che, il 2 e 3 maggio,  racconta della morte di un fascista e di un comunista nel Savonese dove un gruppo di lavoratori rientrava da una festa, del ferimento di tre fascisti a Bologna ad opera di socialisti, di un socialista (Vitantonio Nicoli) morto durante scontri con i fascisti a Brindisi, di tredici feriti a Salerno dove l’on Bombacci comunista fu salvato da un tentativo di linciaggio, di un morto a Romagnano Sesia, di tre feriti a Imola, dell’arresto dell’onorevole Dugoni a Bozzolo dove trecento socialisti ad un banchetto furono assediati dai fascisti e difesi dalla forza pubblica, di un morto (“il sovversivo Luigi Allegrucci”) e feriti a Perugia, di tafferugli a Brescia, di due morti a Ponte Mirabella (i fratelli Vignoli, Alfonso e Vincenzo che rimasto gravemente ferito, perché colpito al petto, venne finito dai fascisti a colpi di bottiglia), di un morto ucciso dai fascisti a Spianato Lucca, di un comunista morto e sette feriti a Cremona, di due fascisti uccisi a Medaglino San vitale nel padovano, di un fascista ucciso nel parmense, di incidenti a Reggio Emilia, Vercelli, Verona, Pavia, Livorno, Andria, Legnano, di sindaci socialisti destituiti. 

Lo spazio dedicato agli avvenimenti era pari a quello dedicato all’ippica ed in particolare all’Omnium vinto da Marcus, alle Oaks vinte da Anderina e della prima giornata di corse a Mirafiori.

Fuori dalle cronache resteranno decine di incendi a case del popolo e sezioni socialiste, ferimenti, caccia all’uomo in una giornata che rappresentò una vera e propria prova generale della marcia su Roma.

Volete la salute? Lavorate il 1° Maggio”, era il manifesto propagandistico degli squadristi.

In città scontri in via Bianca Maria, in via Cerva, in corso Buenos Aires, in corso Venezia, in via Cenisio, in via Galilei; secondo un cronista si trattava di randellatori organizzati per dare la “Caccia ai sovversivi” come titolava l’articolo. Non andò meglio in provincia, con un morto a Chiaravalle (il muratore Pessina), e scontri a Corbetta, Melegnano, Parabiago, Ozzero, Abbiategrasso.

Turati mentre si recava al comizio nel salone del Teatro del popolo, in via Manfredo Fanti fu seguito da un centinaio di squadristi alla ricerca di un aggressione che secondo la relazione del prefetto, “avrebbe potuto essere gravissima”; in teatro  “gremito di una folla nella quale tutte le tendenze del movimento politico sovversivo erano rappresentate” si scontrarono diverse posizioni della sinistra e  “giovani comunisti sono venuti a zuffa con giovani socialisti” con colpi di rivoltella (Corsera). 

Che l’unità antifascista fosse molto debole lo conferma il resoconto  de L’Avanti! che sotto il titolo La superba manifestazione di Milano dopo aver spiegato che “Il proletariato di Milano ha dato ieri un’altra altissima prova di coscienza e di fede, un esempio magnifico di maturità di spirito” parla di scarso senso d’opportunità di Turati che nel suo intervenuto polemizza con la direzione del partito (da cui sarà espulso pochi mesi dopo con Matteotti) e riporta il successivo intervento del comunista Graziadei il quale definisce l’anziano leader: “un uomo che in questi ultimi anni non ha cambiato parere è per lo meno un imbecille” e che polemizza duramente anche con i massimalisti (da qui gli scontri tra giovani comunisti e socialisti e lo scoppio di un petardo non di un colpo di rivoltella) mentre a “ricondurre la calma e la serenità  è l’oratore anarchico”. 

Quanto fosse necessario per i fascisti cancellare il Primo Maggio lo conferma il governo Mussolini un anno dopo quando con il regio decreto n. 833 19 aprile 1923, abolisce la “festa di fatto del primo maggio” e stabilisce che la Festa del Lavoro si celebrerà il 21 aprile giorno commemorativo della fondazione di Roma. Verrà ripristinata nel 1947.

1555102658_5cb0fbc16b9ba (1)

Ben vengano dunque oggi di nuovo la festa, i canti e gli spettacoli perché significa che la democrazia e le libertà sono salde ma non dimentichiamoci di quanto costarono.

Walter Marossi

Cara lettrice, gentile lettore, se sei arrivata/o qui, c’è voglia e bisogno di dibattito pubblico su Milano, indispensabile ossigeno per la salute della democrazia. Sostienici subito perché solo grazie a te possiamo realizzare nuovi articoli e promuovere il primato dei beni comuni per Milano. Attivati ora!



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


23 aprile 2024

MILANO E LE MANIFESTAZIONI PER IL 25 APRILE

Walter Marossi



9 aprile 2024

BANDIERE ROSSE A PALAZZO MARINO

Walter Marossi



19 marzo 2024

MILANO CAPITALE

Walter Marossi



5 marzo 2024

PALAZZO MARINO E IL PANE

Walter Marossi



20 febbraio 2024

LA FOLLA DELINQUENTE

Walter Marossi



6 febbraio 2024

ISRAELE E PALAZZO MARINO

Walter Marossi


Ultimi commenti