18 maggio 2019

LA FOLLA DI BAGASCE E BAGASCERI

Paolo Valera il cantore dei bassifondi milanesi


Cosa faremo? … Lasceremo dietro le nostre spalle i sontuosi palazzi e le vie superbe, ove affluiscono il fasto e l’opulenza e ci avvieremo pei guazzi delle sinuose viuzze, ove rigurgita la torma dei pezzenti cui la società incivilita ha coattizzata al margine sociale. Non avremo paura di sprofondarci nei bassi fondi sociali per studiare, rovistare, scandagliare nelle più intime latebre la popolazione che vivacchia nel sottosuolo della risottopoli…Diremo le loro miserie, i loro patimenti, i loro vizi e le loro virtù. Vedremo facce allampanate, fronti rugose, guancie emaciate, mani scarne. Vedremo l’ingegno rassegnato nel fango. Entreremo nel ditterio ove la lassitudine della carne non ha più prezzo… vedremo il fiore appena sbocciato accanto a quello appassito. Bazzicheremo nelle tetre sentine dove il lôcch ha il suo regno, e ci soffermeremo nell’anticamera della prigione …

Vedremo le Margherite sfogliare la loro camelia tra un valzer voluttuoso e un’orgia sensuale, vedremo il padre e la madre lucrare sul corpo della propria figlia; vedremo il marito insudiciare il letto maritale per pochi quattrini. E quando avremo frugato in tutta la Milano sconosciuta e la Milano moderna; quando avremo imprecato e pianto, collo schianto nel core, ci recheremo silenziosi in un luogo quasi ignorato, ove s’asconde quel mucchio di carne plebea, e là su quelle zolle illagrimate, senza agitare alcun cencio politico, genuflessi spargeremo lagrime e fiori. Sincere le une: modesti gli altri: entrambe manifestazioni del sentimento, del diritto, del dovere e della futura giustizia sociale. Ecco ciò che vedremo, ciò che faremo, ciò che narreremo senz’arte e senza retorica”.

images (1)Questo l’impegno di Paolo Valera nel pubblicare “Milano Sconosciuta” nel 1879 (uscito prima come reportage sulla rivista la Plebe). Il libro è un’indagine sociale romanzata, un feuilleton a tinte forti pieno di sesso e sangue che con un pastiche linguistico che mescola neologismi e dialetto per la prima volta svela l’altro volto della città. Non che mancassero altre “indagini romanzate” da: “Milano in Ombra, abissi plebei” di Ludovico Corio, a “Sorveglianti e sorvegliati” dell’ex funzionario di polizia Paolo Locatelli che significativamente sottotitola “Appunti di fisiologia sociale presi dal vero”, a “Scene contemporanee della Milano sottoterra” di Francesco Girelli, ma nessuno ottenne il successo di Valera.

Fu subito polemica.

Un gruppo di intellettuali milanesi capeggiati da Cletto Arrighi già deputato radicale e autore del romanzo La scapigliatura pubblica una “contro indagine”: il Ventre di Milano. Fisiologia della capitale morale, reportage, che così polemizza con Valera: “In questi ultimi tempi i libri pieni di laidumi e di cattivi odori spesseggiarono tanto, che è proprio venuto il tratto di tornare al decente ed al fragrante… Chi scrive queste pagine si è chiesto qualche volta d’onde fosse venuta a quei pubblicisti la smania di razzolare nel putridume, di scarnificare le piaghe purulenti, di fiutare tanti fetori, di descrivere tanti odiosi spettacoli e soprattutto di ripetere tante cose puttanesche ormai sapute e risapute anche dai cretini. E tutto ciò con quelle frasi epilettiche, esagerate o sciatte, che non dicono ormai più nulla perché hanno l’aria di volerne dir troppo. Cos’è in nome di Dio questa nuova apoteosi della puzza e della sporcizia… Disgraziati pubblicisti, condannati a tanta jattura volontaria della vista, dell’udito e dell’olfatto, io vi compiango… Oh tu Paolino, che tanto ti affannasti co’ tuoi lerci opuscoli per ingolfarti nelle bolge maledette ad aspirare senza neppur turarti il naso la pestilenziale putredine di quelle morte gore… Noi dichiariamo schiettamente che non ci agita nessun pensiero di rivoluzione sociale…”.

È la Milano dell’Esposizione del 1881, celebrata da Verga e Capuana che Valera mette in discussione, quindi il reprobo va ricondotto a più miti consigli, e in effetti i suoi guai sono appena cominciati.

marossiMa chi è Paolo Valera? E perché ne parliamo? Cominciamo dalla prima domanda.

Nato nel 1850 a Como da una famiglia povera, nel 1870 si trasferisce a Milano nelle case di via Terraggio, zona sottoproletaria al tempo. Scrive sotto diversi pseudonimi per diverse testate: il Preludio, il Don Marzio, La Plebe, Il Secolo, Il Caricaturista, La Farfalla, il Gazzettino Rosa. Si arrabatta lavorando come facchino, magazziniere e imbianchino, finché viene assunto come impiegato del dazio comunale: è la sua fortuna, con pochi anni di lavoro avrà diritto a una piccola pensione.

Nel 1878 conosce Anna Kuliscioff e inizia la sua militanza politica partecipando al Congresso socialista dell’Alta Italia. Dopo il successo di Milano sconosciuta pubblica altri viaggi nei bassifondi: I lupanari di Mantova, 1880 dedicato alle sue amate prostitute; Gli scamiciati, 1881 una denuncia delle pratiche poliziesche e soprattutto Alla conquista del pane 1882 la cronaca della lotta alla sopravvivenza di un aspirante impiegato nelle amministrazioni comunali.

Nel 1883 va in scena a sua prima opera teatrale in dialetto, Ona scenna de la vita. La compagnia teatrale è importante, quella del Ferravilla al tempo il maggior attore milanese, ma il rapporto terminerà in un feroce litigio perché Valera lo accuserà di voler censurare le sue successive commedie Resistemm, La cà del Peder. Definito dall’impresario-attore scrittore immorale, il nostro si vendicherà dedicandogli come poi farà con tutti i suoi amici e avversari un pamphlet, Gli istrioni del teatro milanese, e poi un altro dedicato alla prima donna della compagnia Emma Ivon al veglione.

Mal gliene incolse, l’attrice era stata una delle amanti di sua maestà Vittorio Emanuele e i giudici ci andarono pesante; condannato per diffamazione a mezzo stampa, espatria prima a Parigi poi a Londra dove resterà 10 anni.

A Londra, farà l’insegnante d’italiano e il corrispondente per il Secolo, il Messaggero, l’Italia del popolo, e la Critica sociale di Turati che sarà prefatore anche di un suo saggio politico. Ovviamente scriverà, tra l’altro, anche un volume sui bassifondi e la prostituzione londinese: Londra sconosciuta; mentre in Italia esce Amori Bestiali più volte ristampato.

Nel 1894 a seguito della prescrizione della condanna, torna in Italia ormai riconosciuto come autore popolare, in tempo per essere condannato a un anno e sei mesi dopo i fatti del 1898 a Milano, dei quali anni dopo scriverà una fondamentale storia, mentre di getto scriverà della sua detenzione nel Diario di un condannato politico 1899.

images (4)Nel 1901 pubblica il romanzo La Folla, in qualche modo dipendente dagli studi di Scipio Sighele e Gustave Le Bon ma reinterpretati a modo suo. Vista dal punto della storia della letteratura La Folla passa senza lasciar alcun segno; la critica contemporanea come quella successiva non gli dedicheranno che poche righe di malcelato disprezzo ma il libro vendette bene, parliamo di decine di migliaia di copie nelle varie edizioni.

Sempre quell’anno fonda l’ennesima rivista: La Folla (che ebbe due serie: dal 1901 al 1904 e dal 1912 al 1915). E’ la svolta: la testata ha un grosso successo arrivando a vendere anche 30.000 copie.

Nell’editoriale del primo numero Valera promette ai lettori: “La bocca del popolo sarà il nostro dizionario. La lingua letteraria degli individui è insipida, scolorita, fredda come se uscisse dalla tomba. Quella delle masse è viva, gagliarda, ardente come l’alito di una fornace. Vi si sente il genio collettivo che l’ha riempita d’immagini e di neologismi che la mantengono moderna”.

Questa rivista ci consente di rispondere alla seconda domanda. La Folla è una rivista fondamentale nella storia d’Italia perché è il trampolino di lancio di un altro giornalista derangè: Mussolini Benito.

images (3)Grazie a La Folla, Valera diventa un protagonista della vita politico- giornalistica milanese, ma questo non gli impedisce di pubblicare di tutto e di più. Citiamo a caso: La regina Vittoria. Vita intima ed aneddotica; Vita intima e aneddotica di Prospero Moisè Loria fondatore dell’Umanitaria (in cui attacca il mecenatismo progressista milanese); Bagasceri e bagascie una dinastia vivente (non proprio una agiografia); L’Assassinio Notarbartolo e le gesta della mafia (forse il primo romanzo giudiziario complottista); I gentiluomini invertiti: echi dello scandalo di Milano (storia omofoba di una crisi politico sessuale al comune di Milano che comportò le dimissioni di sindaco e assessori); I miserabili di Milano; Murri-Bonmartini il più grande delitto di lusso dedicato all’omicidio familiare di Bologna; Il processo celebre dedicato a quella Madama Steinheil tra le cui braccia morì il presidente francese Felix Faure (quello a cui Zola indirizzò il famoso j’accuse), pare per un eccesso di cantaride durante una fellatio, da lì il nome “pompe funebre” che fu affibbiato alla signora e che scatenò l’interesse di Valera e il successo commerciale dell’opera.

La lingua di Valera è brillante, unica come scrive Claudia Pianura: Valera crea parole nuove facendo uso di suffissi aggiunti non solo ai sostantivi e agli aggettivi, ma anche ad alcuni verbi, mettendo così in risalto il suo interesse per una prosa ricca di espressività… Altra caratteristica della prosa di Valera è la presenza, piuttosto marcata, di dialettalismi e termini derivanti dal linguaggio gergale. L’ideologia, per Valera, ha un ruolo fondamentale nella scelta del linguaggio da usare. In Milano sconosciuta, e in generale anche in altri scritti, si nota una forte predisposizione per il parlato, per la “lingua sublime che produce la gente nata dopo il dizionario” lingua che, essendo quella del popolo, è piena di termini gergali e dialettalismi…Valera considera la lingua del popolo piena di immagini e di neologismi che la mantengono moderna; le formazioni neologiche rendono la sua prosa ancora più espressiva e originale. Il vocabolario è per Valera tutta zavorra da buttare in mare

Qualche esempio? Branda loffia, acquavite pessima; cirlinn ragazze; el pist prete; fongo de bavosa ombrello di seta; galba minestra; pantofolizzare banalizzare; apoteosatore celebratore; revolveratori gli assassini di Serajevo; chiesaiuolismo; sbocconare trangugiare; rigolettata pagliacciata; guanguana prostituta; marconi lenoni; mestee amante; oli carabinieri; sabaudo vino barbera; scaglioso pesce; strenciose manette; buganderia lavanderia;

images (7)Tra una serie e l’altra de la Folla trova il tempo di fondare altre riviste: L’amore illustrato settimanale di cui annuncia 110.000 copie, Mago Bum dedicato ai bambini 20.000 copie annunciate e il settimanale La nuova commedia umana (la testata chiuderà dopo poco per via di un feroce attacco di Valera ai massoni che… erano tra i finanziatori del giornale) e di pubblicare oltre che un immancabile Storia della prostituzione, un Manuale di Cucina con 10.000 ricette (dice la pubblicità), una biografia di Cavallotti, le poesie di Carlo Porta.

Ma se da un lato punta principalmente al sesso e agli scandali per vendere, come del resto faranno moltissimi assieme a lui e dopo di lui, dall’altra dalle colonne del piccolo (anche come formato) giornale di cui è editore, direttore, autore sferza la politica, imperdibili i suoi ritratti parlamentari nella rubrica i Moribondi di Montecitorio”. Per i suoi appelli alla disobbedienza civile nell’11 viene arrestato.

Il biennio cruciale per Valera inizia il 7 luglio 1912 a Reggio Emilia quando si svolge il XIII Congresso del PSI che decide l’espulsione di Bissolati e Bonomi. Valera appoggia Mussolini che conosceva dai tempi del soggiorno trentino del futuro duce il quale è si uscito vincitore nelle votazioni ma senza avere alcun incarico rilevante.

Valera gli mette a disposizione La Folla per una serie di articoli che Mussolini firma con lo pseudonimo L’homme qui cherche.

Scrive De felice: “il suo linguaggio elementare ed immediato, violentemente antimonarchico e anticlericale, antimilitarista e accesamente rivoluzionario, di un rivoluzionarismo popolaresco (Follaiolo come si dirà) e barricadiero sempre pronto ad attaccare tutto e tutti, secondo la vecchia tradizione socialista e anarchica spiega il successo della rivista”.

La collaborazione tra i due è così stretta che talvolta le stesse vittime dei loro attacchi non sanno se a scrivere è il Valera o il Mussolini. Domanda che si pone anche Anna Kuliscioff a proposito dell’articolo L’Amleto del socialismo italiano dedicato a Turati.

Il tono della polemica con i riformisti è quello solito del Valera: “una settimana di gonorrea riformista… sono i leticoni e i piagnoni, sono gli svirilizzati. Sono loro i Turati, i Rigola, i Treves gli eterni follofobi… hanno imbastardito e mutilato il pensiero della rivoluzione socialista… Hanno portato il proletariato nella zona del giolittismo… essi hanno sempre temuto l’unione dei rossi. Con la scomparsa dei litigi sarebbe la loro fine… guardiamoci dal neo giolittismo che avanza sibillinamente in veste dell’attuale riformismo. Bisogna vigilare e renderlo innocuo. Bisogna isolarlo. Ci appesta con colonne corrieriste. Interniamolo in un lazzeretto di benessere. Isoliamolo” e ancora: “i turatiani hanno sconfessato il mussolinismo. Se Filippo Turati non fosse al disopra dei sospetti lo si direbbe un poliziotto o un agente provocatore”, e di lì a poco: “buttiamoli a mare. Non sono più dei nostri. Forse non lo sono mai stati. Elevati ai primi posti del socialismo ci hanno ringraziati con dei calci”.

Da La Folla parte l’attacco pianificato del tandem Valera-Mussolini al direttore e agli amministratori de l’Avanti! accusati di eccessivo interesse agli stipendi ed alla poltrona. Giovanni Bacci che era stato nominato dopo il congresso è accusato di essere una testa di legno dei riformisti: “Chi dirige l’Avanti! Chi è il direttore? Bacci o Treves? Il rivoluzionario o il sinistro? ..Bacci è a Milano … ? chi scrive è Treves. Sempre lui. Non me ne dolgo…. Treves mi piace perché è ebreo. Gli ebrei sono spiriti sottili. Se non lo fossero, come dominerebbero il mondo finanziario?”.

L’uomo non regge e si dimette, consentendo a Lazzari di nominare Mussolini considerato capace ed esuberante ma tutto sommato ingenuo, direttore de l’Avanti!, a tutti gli effetti consegnandogli la leadership del PSI massimalista.

Nonostante avesse ottenuto quel che voleva e le vendite del quotidiano decollino, Mussolini continua a scrivere su la Folla.

Paradossalmente sarà proprio Valera a impedire l’ingresso di Mussolini in Parlamento, quando alle elezioni suppletive nel collegio Milano 6 lasciato libero da Treves farà l’impossibile per candidare invece che l’amico direttore de l’Avanti!, Amilcare Cipriani, l’eroe della Comune, il garibaldino repubblicano; in questo c’è tutta l’onesta intellettuale di Valera. Cipriani viene eletto nel gennaio del 1914 ma non entrerà in Parlamento per non prestare giuramento, gli amici di Mussolini invece protesteranno perché il mancato giuramento non era stato previsto.

Valera sarà candidato a Piacenza in un collegio difficile. La campagna è improvvisata, per poco la candidatura non fu annullata per errori notarili, la divisione tra sindacalisti e socialisti totale, i comizi andarono male, ma tra la sorpresa generale il risultato pur negativo, è buono, oltre ogni aspettativa. Valera lascerà anche qualche nota sul come fare le campagne elettorali: “in campagna… l’automobile in una zona senza ferrovie, con dei tram lenti e polverosi è indispensabile. Ma noi abbiamo dovuto adattarci alla locomozione antidiluviana e servirci di sera delle charette rurali e lasciarci impolverare e avvolgere dal nebbione fitto e gelato. I Nostri comizi annunciati o improvvisati lì per lì dai biciclettisti che correvano ai cascinali.”.

Angelica Balabanoff ricorda nelle sue memorie lo spirito di emulazione che Mussolini aveva nei confronti di Valera: “Spesso Mussolini prolungava la nostra passeggiata soffermandosi. Hai letto l’articolo di Valera? È pazzesco! Poi aggiungeva in tono sardonico. Scommetto che il mio articolo sarà ancora più pazzesco”.

Nonostante gli infortuni elettorali oggi definiremmo Valera il primo campaign manager di Mussolini, quello che gli ha consentito di diventare un personaggio nazionale.

Il rapporto continua sempre più stretto, sarà Valera su La Folla ad annunciare in anteprima sia le dimissioni di Mussolini dal quotidiano socialista sia l’uscita del nuovo giornale il Popolo d’Italia il cui titolo del resto era stato deciso a casa sua e che come primo allegato letterario ripubblicherà il suo romanzo La Folla, contemporaneamente accreditamento popolare e contributo economico.

imagesCon l’uscita de il Popolo d’Italia termina la consuetudine tra i due come scrive Valera stesso: “La sera in cui divenne proprietario del Popolo pranzammo insieme al ristorante Casanova, Mussolini era nervosissimo, non mangiò anzi mangiò delle foglie di lattuga romana inzuppate nel sale. Sembrava un selvaggio. Prendemmo il caffè al Biffi. Io e la mia compagna lo accompagnammo alla redazione del suo quotidiano, un piccolo studio disadorno e pieno del suo cervello. Lo salutammo con la penna in mano pronto a scrivere il suo articolo di fondo. Non ci saremmo più riveduti.

Con la guerra inizia il tramonto di Valera tartassato da processi vari.

Per comprendere perché il casellario giudiziario di Valera è pieno di processi per diffamazione, ingiurie e vilipendio (sopratutto della monarchia) basta leggere come definì alcuni giornalisti siciliani: “geldra sudiciona di pennivendoli abituati a sozzure di sentina. ..Turpi e abbietti, ribaldi e infami si sono dati al mestiere dei sicari della penna prezzolata per ingiuriare, diffamare, infangare… scribivendoli … ha riversato su di noi il malessere putrido del suo cervello… carogne rimaste insepolte… Siete tatuati. Sulla vostra fronte sono le stigmate della vostra delinquenza.”.

La sua vena creativa si va esaurendo, ben altri ormai sono i romanzi scandalistici che avevano fatto la sua fortuna e le sue denunce politiche sono poca cosa nel clima del dopoguerra. In crisi economica nel 1917 si trasferisce in via Tadino 6 e apre una libreria-edicola in via Lazzaro Palazzi: Al mare intellettuale sede anche dell’Associazione Giornalai di cui è segretario.

Sarà il giornale svizzero La libera stampa che così annuncia la sua collaborazione: “Per Valera la delinquenza è più manifesta in un presidente dei ministri che negli ergastolani. Il dio di Valera è la Folla” a salvarlo dalla fame. In Svizzera pubblica un immancabile serie di paphlet scandalistici: Le amanti di Vittorio Emanuele III e La vita intima di Umberto I Giustiziato da Gaetano Bresci e scrive o riscrive il pamphlet Come ammazzare il Corriere della Sera recentemente ritrovato e pubblicato. In Italia ripubblica i suoi reportage. Ma il pubblico non c’è più.

9788886083607-itNel 1924 pubblica il suo ultimo lavoro “Mussolini”, in pratica la prima biografia del duce che avrà due risultati: a) sarà sequestrata perché ritenuta offensiva dalle autorità b) comporterà l’espulsione dopo 40 anni del nostro dal PSI che la ritenne agiografica.

Valera nel libro considera Mussolini un traditore perché avrebbe potuto ma non volle guidare la folla proletaria, ne denuncia l’operato dall’assassinio di Di Vagno a quello di Matteotti ma con una netta sottovalutazione del regime; pur essendo profondo conoscitore di Mussolini non capisce la nuova fase.

Il volume termina con una condanna si del regime e del duce ma accusando principalmente i suoi collaboratori dando in pratica l’avvio del leit motiv di tutti i nostalgici “non è colpa sua ma di chi ha attorno”, in fondo gli era restato amico.

Quanto all’espulsione dal PSI scriverà indignato a Nenni: “Rimasi sempre indipendente anche in mezzo a burrasche d’uomini. …le mie pubblicazioni sono tutte di carattere ambientale. Non c’è immaginazione nei miei libri. Riproduco gli uomini come li colgo. Mussolini è come l’ho conosciuto… Io sono un libero scrittore e non mi sono lasciato imbavagliare… Respingo l’espulsione e chiedo alla direzione del partito di processarmi… Dopo quarant’anni di tessera credo di averne il diritto.”. Non ebbe risposta.

Il 26 aprile 1926 ha un malore in quel di Porta Venezia e viene ricoverato all’Ospedale Maggiore dove muore il primo maggio, si narra che stesse scrivendo un pamphlet contro medici e infermiere.

Negli ultimi anni la sua figura di narratore è stata riscoperta grazie sopratutto a Enrico Ghidetti e la casa editrice Milieu gli ha dedicato un volume. La città gli ha dedicato un largo Paolo Valera, praticamente un pezzo di posteggio del centro commerciale Bonola.

Walter Marossi



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  1. Paolo ToniniBellissimo contributo, preziose informazioni.
    22 maggio 2019 • 11:07Rispondi
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