23 novembre 2021

CHI RACCONTA LA PERIFERIA?

Proviamo a distinguere


caffa cop

Ho stampato l’articolo di Michela Barzi, Chi racconta la periferia? Non solo narrazione accademica, con le 6 Note conclusive e con i commenti che sono apparsi in calce, pubblicato sull’ultimo numero di Arcipelago Milano, del 9 novembre 2021. I fogli A4 stampati mi facilitano l’attenzione, con momenti di sospensione rispetto al testo letterale, che aprono a dimensioni di approfondimento, di ampliamento, secondo la mia esperienza del passato e del presente.   

Il titolo dell’articolo è un annuncio perentorio che sintetizza un lungo discorso: si suppone che in un suo status di egemonia assoluta l’accademia racconti la periferia, nel deserto di qualsiasi altra espressione? Ma no! Ora non è più lei sola, la narrazione accademica, ad animare il deserto. 

“Perentorio”, che non ammette discussioni. Discutiamo, invece, e prima di tutto, secondo una lezione di principio e di metodo che viene dal passato, accenniamo almeno all’attuale contesto.  

Da vicino, è annunciato il No Draghi Day, il prossimo 4 dicembre, Giornata Nazionale di Protesta contro le misure economiche del Governo Draghi. Cortei regionali nelle principali città, contro licenziamenti, privatizzazioni, delocalizzazioni, carovita. Nella Legge di Bilancio “ancora una volta non ci sono interventi sulla drammatica questione abitativa per incrementare l’offerta di alloggi popolari, né ci sono risposte al dramma degli sfratti” (*). Più al largo, il G20, la COP26 di Glasgow, la Terra e la Natura. Nelle conclusioni, ancora una volta si ripetono decisioni che non decidono per il cambiamento secondo il merito e l’urgenza delle scelte necessarie. Si ripete un racconto degli incontri ipocrita, la falsificazione dei fatti (**).  

Dentro il Modello Milano, la mattina di martedì 16 in via Paracelso 1, il presidio organizzato da tutti i sindacati inquilini allo scopo di bloccare lo sfratto di una madre con due figli, in condizioni di gravi difficoltà, come racconta Veronica Pujia in questo stesso numero di Arcipelago Milano. Hanno partecipato la Comunità di Sant’Egidio, “il Gruppo di lavoro per le periferie – Milano”.

Nel Paese l’azione dei picchetti è in atto con lo stesso scopo: bloccare sfratti che colpiscono famiglie povere, senza la garanzia del passaggio da casa a casa, e dunque con la sola speranza di passare dalla strada alla possibilità di trovare un rifugio in condizioni di coabitazione restrittive, mortificanti, di negazione del diritto alla casa. 

Chi si fa carico in basso di questa condizione di grave ingiustizia e di indifferenza della Città corre di qua e di là nella tensione di un tentativo di salvataggio che riguarda persone adulte, madri, padri, bambini, vecchi, oggetto di politiche persecutorie[FC1]. Penso ad una espressione di Antonio Tosi, di tanti anni fa: “politiche di efferata esclusione”. Nel contempo, con il suo articolo Michela Barzi ci parla di un nuovo racconto della periferia: Il quartiere ALER San Siro “è spesso lo scenario dei numerosi video postati dai rapper della zona, oltre che il soggetto del bel documentario Perif che prende il titolo da una canzone di uno di loro: Neima Ezza”. 

Ti affido, cara lettrice, caro lettore, il compito di attraversare la narrazione e la complessa argomentazione che Michela Barzi ci propone nel suo testo, e vado alla sua conclusione: “I rapper spettacolarizzano la separazione per uscire da essa, e in qualche caso ci riescono. Al di là del successo personale, ciò che la loro presenza produce in posti come Aler San Siro – ma anche in quartieri come Corvetto, Quarto Oggiaro, Baggio, Barona che con il primo condividono la stessa spettacolare separazione – è la possibilità di raccontare la periferia in quanto soggetti titolati a farlo, sovvertendo così il profluvio di narrazione accademica che in questi anni ha introdotto concetti come il rammendo e la rigenerazione, implicando a priori lo strappo e la degenerazione e il carico di negatività che ne deriva. A chi tocca, dunque, raccontare la periferia?” 

Come sono solita fare quando mi do il compito di capire un punto di vista espresso sulla questione della Città sotto l’aspetto delle relazioni che la costituiscono, in particolare fra interessi dominanti e diritti negati, ho sottoposto l’articolo di Michela Barzi al giudizio di Gianna Casiraghi. 

Nata 89 anni fa nel quartiere Calvairate, ex operaia, figlia di un’operaia, vedova di un operaio, madre di un operaio, licenza di scuola elementare, è stata con me e con pochi altri inquilini promotrice del Comitato Inquilini Molise-Calvairate-Ponti e per oltre trent’anni protagonista dell’impegno quotidiano per la Città svolto con questo strumento di rappresentanza e di azione. 

Gianna mi ha risposto così: “E’ giusto che ognuno racconti la sua periferia. I giovani, se sono capaci, raccontano la loro periferia con una canzone e si capisce che molti la ascoltano e la cantano.  Io, invece, racconto per esempio com’era quando in via Tommei tutte le sere c’era la camionetta dei tedeschi e venivano a cercare mio fratello in casa nostra. Poi penso che per raccontare bisogna partire da lontano, dagli anni Cinquanta, per arrivare a oggi. Dal tempo del dopoguerra in avanti, io posso raccontare le lotte di noi operai per conquistare i nostri diritti, e posso arrivare a oggi che i nostri diritti li abbiamo persi e non lottiamo più. Poi posso raccontare l’arrivo dei meridionali e ora degli immigrati e anche loro possono raccontare la loro periferia”.

Mi viene in mente che anch’io posso, io in persona, raccontare la mia periferia, da quando sono arrivata al Calvairate, con il mio bambino, nella “scala delle puttane e dei barboni”, e che cosa sia stata la vicenda mia, della mia famiglia, e la lunga storia del Comitato Inquilini Molise-Calvairate-Ponti, che all’inizio ho messo su con Gianna e con alcune poche altre inquiline. Anzi, anche Arcipelago Milano qualcosa dei miei racconti ha pubblicato e pubblica. 

Non solo dunque l’accademia, giacché la questione della Città con i dominanti interessi del Centro produttore di periferia richiede l’assunzione di responsabilità di una rappresentanza politica e sindacale, di una rappresentanza diretta dei Comitati di inquilini e abitanti, per la tutela, per l’azione e le lotte necessarie ai fini del cambiamento delle politiche ingiuste, per un’altra idea di Città. E’ iniziato da tempo e continua il racconto di questa periferia che prende coscienza di sé, si organizza, fa la sua varia esperienza nella relazione con le istituzioni, con il centro destra, con il centro sinistra, purtroppo così somiglianti. 

A questo proposito considero la Nota 5, fra le Note scritte a conclusione dell’articolo: “5. Si vedano a questo riguardo gli interventi di riqualificazione edilizia attuati tramite i programmi denominati Contratti di Quartiere e la ricerca promossa dal Politecnico di Milano a partire dal 2013 denominata Mapping San Siro”.

Ahimè, soltanto accenni in una breve nota di esperienze per lo più fallimentari. Penso al Contratto di Quartiere Calvairate-Molise: l’amara esperienza della gestione del Comune che ha calpestato il diritto e il dovere della partecipazione sancito dalla Legge nei riguardi dei soggetti contraenti. Dal basso ne abbiamo fatto la denuncia e il racconto. A distanza di 18 anni dall’avvio, nessuna assunzione di responsabilità per la valutazione della conduzione e dei risultati. Inoltre domando: Mapping San Siro è una ricerca? La ricerca, per definizione, è disinteressata. 

Sul mio tavolo di lavoro, mentre scrivo, vedo un libro, posato lì: Fabrizio Valletti, Un gesuita a Scampia, EDB, Bologna, 2017. Non solo accademia e non solo rapper, ma altri racconti, altre idee delle relazioni nella Città, altro fare, sull’orizzonte nazionale, europeo, mondiale. 

Poi, chi volesse cercare su Internet, scoprirebbe che Jaca Book ha annunciato la pubblicazione delle mie 55 Lettere Aperte al Sindaco Pisapia, Collana Città Possibile, ottobre 2015, proprio come se il libro fosse già stato pubblicato (***).  Invece, in prossimità delle elezioni del 2016, Jaca Book mi ha scritto che non trovava “chi osasse scrivere la prefazione”, e quando un noto sociologo si è dichiarato disponibile, non l’ha contattato. 

Racconti di periferia, non solo accademia. Persino ipotesi laiche di pressioni esercitate su case editrici. 

caffa imm

Nelle mie Lettere Aperte al Sindaco Pisapia, sulla traccia di Danilo Dolci, di Danilo Montaldi, dal basso gli inquilini, gli abitanti prendono la parola, rivolgono al Sindaco il loro racconto. Per questa ragione  Il Sicet si proponeva di presentare il libro nelle Assemblee delle case popolari e considera le mie Lettere più che mai attuali.

Infine, quale accademia, Michela Barzi?  Non ce n’è una sola. In data 10 maggio 2019 Arcipelago Milano ha pubblicato il racconto dell’altra accademia, con una foto di Paolo Portoghesi, ritratto mentre scopa gli scalini della Facoltà di Architettura occupata.

Quando prenderemo di nuovo coscienza del compito di unirci per cambiare la Città, abbattendo gli attuali recinti, che racconto sarà il nostro! 

Verso questo tempo nuovo, intanto mi domando quale sia la relazione fra le diverse isole che compongono Arcipelago Milano, in particolare a proposito della Questione Casa, della Questione Periferia. Forse questa relazione può migliorare, con una diversa attenzione fra i diversi soggetti che ne trattano, secondo i diversi ruoli.  

Franca Caffa

 

NOTE:

(*) Bollettino settimanale de La bottega del Barbieri, Appello del sindacalismo di base e conflittuale, 18 novembre 2021.

(**) id., Cop 26, I grandi assenti, di Giorgio Riolo

(***) Franca Caffa (2015), Lettere al sindaco, Milano, Jaca Book

Cara lettrice, gentile lettore, se sei arrivata/o qui, c’è voglia e bisogno di dibattito pubblico su Milano, indispensabile ossigeno per la salute della democrazia. Sostienici subito perché solo grazie a te possiamo realizzare nuovi articoli e promuovere il primato dei beni comuni per Milano. Attivati ora!

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Loris Vittorio Ugo PanzeriUn libro annunciato e mai pubblicato? Partiamo da qui e organizziamo la lettura delle lettere, una per volta, nelle varie biblioteche Comunali di Milano , tipo Book City. Una lettera e una poesia; una lettera e un quadro, una fotografia; una lettera e una canzone; ...
    25 novembre 2021 • 17:26Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


20 febbraio 2024

UNA CASA PER TUTTI?

Veronica Pujia



16 maggio 2023

A QUARTO OGGIARO OGGI SI VIVE BENE

Gianluca Gennai









7 marzo 2023

I FATTI DEL LICEO MICHELANGELO A FIRANZE

Fiorello Cortiana



21 febbraio 2023

IL PROBLEMA DELLA CASA

Franca Caffa


Ultimi commenti