8 febbraio 2021

CONTROCONTEMPORANEA – INCHIODATI ALL’IMPOTENZA

Cagliari, uccide il Chiuahaua della madre: «Mio figlio ha sbagliato ma non va crocifisso».


7 gennaio 2020. Cagliari, uccide il Chiuahaua della madre: «Mio figlio ha sbagliato ma non va crocifisso». Come biasimarlo? Il nervosismo non ha confini mentali: può accendersi in qualsiasi occasione e qualsiasi pensiero può esserne la matrice. Il suo acido non ha limiti fisici: il nervosismo può coglierti in qualsiasi attimo e dovunque tu sia; indipendentemente cosa tu stia facendo in quel dato istante. Il nervosismo è una rivelazione, ‘na botta di luce che brucia la retina e ci rende finalmente viventi. In quanto rivelazione ti scirocca in men che non si dica e ti coglie assolutamente impreparato. È grazie a lui – questo dio mancato – che possiamo vedere un mondo che non credevamo tale e per questa ragione innervosirci ancor di più.

Il nervoso vien innervosendosi, lo si sa.

Manfredi

Se dobbiam trarre conclusioni, il nervosismo ti fulmina e scopre una realtà diversa dalle tue aspettative: una realtà molto spesso insoddisfacente, fastidiosa e urticante. Il nervosismo è logico, figlio del buon senso e dei buoni sentimenti. Chi lo coltiva sa che non lo fa a torto e rivendica questo diritto. Il nervosismo non ha limiti nemmeno temporali. Come una pasticca d’ecstasy mal digerita, esso può distruggerti una giornata intera, durare una frazione di niente o ripresentarsi insistente anche per mesi. Noi umani siamo fortunati se riusciamo a risalire la corrente delle ragioni che ci hanno portato in tale stato caotico; ancor più fortunelli se riusciamo a scovare le cause primarie di queste bufere temporanee.

Non è raro infatti che le tipiche paresi celebrali scatenate dal nervosismo ci colgano del tutto impreparati, senza alcun tipo di cenno, senz’alcun tipo di preavviso. Una busta paga scarsetta? Un appuntamento d’amore zoppicante? La coda alla Coop dietro ad una sfilza di 90enni alle 8 del mattino in un periodo di stress? Un bimbo che urla a squarciagola sull’autobus? Un barboncino tutto denti e calotta cranica che ti ringhia per 800 metri per una via del centro – o peggio ancora in casa tua?

Queste sono solo alcune delle forme umanamente percepibili del nervosismo poiché esso è multiforme e ama palesarcisi come farebbe il diavolo: prendendo temporaneamente in prestito gli abiti di ciò che in un dato momento ci ferisce o ci colpisce di più. E infatti lo si sa: il nervoso ne sa un più del diavolo. Potenzialmente ogni cosa del mondo può essere infastidente. Ciò che oggi pare ci faccia stare bene o ci strappa un sorrisino di compassione, un domani potrebbe rivoltarcisi contro in tribunale. Meglio abbandonare già da subito l’idea consolatoria di un’improbabile felicità terrena.

Attenzione cari lettori, lettrici e letterine!

Il nervosismo non è da confondersi con i suoi più vicini parenti: la rabbia o, per esempio, lo stress. L’ira, dal canto suo, ha nemici chiari e propone azioni concrete volte all’eliminazione della/e causa/e dei nostri fastidi. (Ipotesi: L’eliminazione del chiuahua della madre?) Lo stress invece manco a parlarne… è un fratellino sfigato di molte sensazioni contemporanee: esso prende perlopiù a prestito qualche nostro deficit momentaneo per romperci i coglioni. Lo stress, avendo natura virale, non può esistere di per sé e può benissimo essere curato con erba cipollina e una maxi frullato di strafottenza.

Il nervoso invece è più coriaceo e mi rimane influenzale esattamente come l’herpes: una volta contrattolo non ti si schioda più di dosso. Le sue docce gelate possono non presentarsi per periodi talmente prolungati da farci credere nella sua scomparsa, ma ci sarà un primo o un poi in cui rivedremo quel chiuhaua per strada e le meningi ci bruceranno talmente tanto da dover chiedere aiuto a un intervento divino per evitare di compiere una strage.

Chi va con il nervoso, impara a innervosirsi.

Le persone nervose hanno in comune più di quel che credono. Basterà chiamare qualche università americana per sondaggiare una fetta consistente della popolazione mondiale affinché queste affinità che declamo vengano a galla. (Adesso non ho tempo, mi viene il nervoso al solo pensarci – all’America; già fatico coi chiuahaua.) In più ho scoperto che in California ogni anno prende vita il concorso per i cani più brutti del paese. L’ultimo vincitore è il cane della foto, come si fa a non innervosirsi?

Dicevamo; Essere propensi alla nervositudinità è uno stile di vita, un marchio di fabbrica. Essere nervosi (q.b.) ci presenta agli occhi dell’altro persone sicure di noi, impegnate tra agende che esplodono e Skype-call a non finire; persone laboriose con tutti i piedi per terra. Colui che si innervosisce non è un “mollaccione”, ma rappresenta colui che NON può accettare la realtà fumosa e psicotica del presente dell’Europa Occidentale. Ma questo Colui ha le mani legate. Il Colui è vittima dello stato delle cose che, per cinismo, rimarranno sempre attuali e che lui, il Colui affetto da nervoso, non può certo cambiare finché: finché il menefreghismo… / finché tutti gli altri… / finché la Cina… / finché l’ipocrisia… / finché Barbara D’Urso… / Finché la Germania, l’Uzbekistan e la Mongolia… / Finché la suocera… / (tantissimi punti esclamativi)

…Poi ci calmiamo. Prendiamo appunti.

La regola d’oro del nervoso: La persona nervosa in realtà pare si accenda di suddetta passione quando la discrepanza tra ciò che aveva pensato che le sue azioni avrebbero prodotto e l’effettivo risultato di tali azioni è talmente evidente da non poter essere nascosto a sé stesso e agli altri. Non vorrei che il nervoso venisse associato alla “figura de m**da”, due sapori inconfondibili per il cittadino odierno. “La figura de m**da” non ha classe, il nervoso ha invece fondamenta solide che sono difficili da scalfire. Radici che affondano fino alla nostra dimenticata infanzia. Ecco alcune domande interessanti: il nervoso ha mai vissuto un’infanzia? Se sì, si incattiviva con il passato di verdure? Malmenava le sorelline? Polemizzava con le tate?

Nervoso che abbaia, non morde.

Per fare un esempio: Il nervoso si imbestialisce quando anche suonando ripetutamente il clacson al vecchio inscatolato nella macchina davanti a lui, il vecchio non schiaccia l’acceleratore.

Eppure… il nervosismo non è direttamente proporzionale agli anni del nostro vecchietto in macchina che non parte quando il semaforo è verde; il nervosismo è legato invece alla nostra impotenza di fronte alla situazione in questione. Che fare? Il serafico non fa niente, aspetta e cambia stazione radio; l’intellettuale pensa a come diventare virale con una trasmissione di approfondimento culturale; l’incivile scende e massacra il vecchio, la macchina e sua moglie. Il nervoso non ha stile, suda e si contrae fino al midollo.

Cosa può pensare il nervoso? Cambiare strada? Tamponare il vecchio? Ci si rende subito conto che per ogni soluzione è ormai troppo tardi e il nervoso pensa che se non fosse uscito di casa così al pelo, il vecchietto non gli avrebbe procurato tanto disturbo. (Se qualcosa fosse andato diversamente non ci sarebbe stato bisogno di mettere fine al chiuahuino della mamma!). Per il nervoso la reversibilità degli eventi è chiara, per gli umani intorno a lui proprio no. Ma una serie di coincidenze si sono inanellate (e il nervoso lo sa: le coincidenze si inanellano sempre) e anche se avessimo calcolato tutto il calcolabile, saremmo rimasti vittime della situazione che – per inciso – permette a ‘sti decrepiti di guidare ed essere perciò un pericolo per gli altri! E permette pure che li vendano quei cagnettini!

Il nervosismo alla fine dei conti ti fa agire come un matto facendoti arrivare ad azioni che mai avresti avuto il coraggio di fare e che poi non sono tanto eroiche, ma danno un’apparente soddisfazione. Molti mi chiedono, molti mi scrivono. “Il nervoso è mascellone?” Voglio rispondere una volta per tutte a questa domanda. Allora, il nervoso – sì, digrigna spesso i denti, ma non per questo sviluppa una muscolatura tale da modificare il suo apparato masticolatorio. Comunque, una persona nervosa sfoga, a seconda della sua storia pregressa e dei suoi feticismi reconditi, la frustrazione nelle modalità che più egli preferisce e meglio gli si addicono. Non smetto di ripeterlo in tutti i miei seminari: non c’è una morfologia definita del soggetto nervoso! C’è chi stringe i pugni, chi pippa cocaina, chi si ammazza di palestra, chi cucina fusion, chi si annaffia di margarita alla fragola. Ahimè, l’unica affermazione veritiera che possiamo trarre dalle nostre analisi è la seguente: il nervoso è un kamikaze perché, incinturato alle sue bombe, prende di mira un bersaglio generico non risolutivo facendo esplodere in mille pezzi prima di tutto lui stesso.

Di nervoso si può morire in tanti modi, diretti e indiretti.

Anche se non coscientemente consapevoli, andare a spasso con il nervosismo è come correre lungo una salita in montagna con una pistola carica infilata nella cintura. Non è improbabile, alla prima buca, spararsi in una gamba. Ed è la fine che si fa più spesso: innervosendosi per i vaccini in ritardo, lamentandoci della povertà che ci sta sommergendo, mordicchiando le pagine de la Repubblica leggendo lo sviluppo della nuova crisi di governo, stuzzicando il nostro fidanzato perché abbai e ci dia perciò una scusa per far straripare qualche diga sommersa. La nostra impotenza è davvero infinita davanti a questi mali del mondo?

Non lo so, ma ho smesso. Ho smesso d’innervosirmi. Ho smesso d’innervosirmi questa mattina quando ho potuto ammirare l’articolo della 150enne che, scampata prima alla guerra poi al COVID, adesso è vaccinata con tanto di foto di volontari esibizionisti e dentiera penzolante. Mi sento essere preso per deficiente, è più forte di me. Mi innervosisco. L’ostentare una bontà nazional-popolare, la retorica della rinascita, della sofferenza, del sacrificio mi hanno sempre fatto vomitare a spruzzo. Preferisco non pormi delle domande e spio i miei vicini di banco sul social che tira in questo momento: mi fido delle loro opinioni anche perché a forza d’ingozzarmi d’advertising e mettere like a puttanate epiche non capisco più una cippa di minchia delle mie, di opinioni. Ma è meglio così. Ho smesso di scaldarmi e intorno a me vedo un branco di persone tutte nervose, un incrocio tra chiuahua e anguille elettriche (come nella foto). Mi sono detto che è meglio continuare a frequentare i più stupidi di me per non venire scoperto, come i fighi al liceo che se la fanno coi cessi per limonare di più.

Così, adesso vedo gli altri che non smettono d’abbaiare e ringhiare. Ringhiano come il barboncino che ci ringhia a distanza in una via affollata. Quanta tenerezza fanno le persone rubate dal Dio del Nervoso; rubate anche solo per un attimo, ribaltate in una realtà grigia piena di cagnolini intirizziti che ci sbraitano contro. In realtà – e questa è la ciliegina sulla torta del nostro intervento – quando intorno a noi tutti ci sembrano dei chiuhaua stronzetti, in realtà stiamo vivendo un’esperienza extra corporale e non lo sappiamo. Quel cagnolotto che ci guarda e stringe la mascella è la personificazione del nostro nervoso che abbaia al nostro subconscio. È il cagnolotto che ci dà dei cretini cercando al più presto di cambiare corpo. Dovremmo chiedere a Freud, ma non c’ho sbatti e voglio pensarla così. Anche io sono inchiodato alla mia impotenza.

Rocco Manfredi
Controcontemporanea



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


17 maggio 2022

GLI ALPINI E LA MODERNITÀ

Giuseppe Ucciero






7 dicembre 2021

MARIA JOÃO PIRES

Paolo Viola



9 novembre 2021

IL “SENSO” RITROVATO

Paolo Viola



26 ottobre 2021

MADINA ALLA SCALA

Paolo Viola



23 settembre 2021

SCHUBERT E MAHLER A CONFRONTO

Paolo Viola


Ultimi commenti