23 gennaio 2021

MILANO CAPITALE IMMORALE D’ITALIA

Vita morte e miracoli della pornografia milanese


Sul Corriere del 17 agosto 1880 si poteva leggere questa corrispondenza da Parigi (e da dove sennò): “Pornografia, parola di nuova formazione per indicare tutte le sudicerie che si stampano…una letteratura immonda ributtante…. “e a mo’ di esempio come “padre e balio” di questa letteratura veniva indicato Emilio Zola con Nana.

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Nel 1891 il primo sequestro per pornografia ad un editore milanese (peraltro fallito) Francesco Falconi che scappò in America.

Nel 1904 esce il romanzo Quelle signore di Notari con protagonista la prostituta Marchetta (ne abbiamo già parlato qui www.arcipelagomilano.org/archives/51820) che verrà processato per pornografia a Milano e proprio grazie a questo diverrà uno dei best sellers italiani del secolo dando vita a un filone di imitatori che durerà decenni (nel 1907 escono Quelle signorine di Giuseppe Petrai e Memorie di una depravata ovvero i piaceri di Marchetta di Walter Adorf , Marchetta ai Bagni del barone Nervetti Antonio, e ancora nel 1921 Marchetta al mare con quei signori di Alberto Costa).

fumetto-erotico-gigettoChe il processo determini il successo dell’opera, lo conferma nel 1908 Settimio Manelli autore del romanzo La vita pubblicato dalle edizioni Floreale Liberty, casa editrice milanese di libretti d’opera, finito sotto processo in più tribunali che lancia una seconda edizione in 20000 copie, cifra da D’annunzio, con lo strillo in copertina quasi più grande del titolo “sequestrato per oltraggio al pudore”.

Nel 1910 tocca a Marinetti per Mafarka ma se a Milano l’autore fu assolto (poi condannato in appello) a Venezia il libraio Cappelin fu condannato per averlo esposto, vediamo cosi che il significato di pornografia oltre che cambiare nel tempo cambia anche nei chilometri.

Anche la politica milanese si appassiona al tema e nel 1912, il consiglio comunale affronta la questione, molto meno letteraria dell’”alfonsismo”.

downloadLa maggioranza moderata chiede una più feroce repressione e i socialisti con Bonardi addirittura criticano la questura per “inattività” mentre Verratti, medico e futuro vicesindaco della città chiede il controllo “sulle false sartorie che sono scuole di prostituzione” e il futuro sindaco Caldara rincara la dose sostenendo che i macrò sono informatori, protetti dalla polizia e chiede per il risanamento morale della città di “sventrare” i quartieri in cui si annida il vizio in primis il Bottonuto (subito a sud di Piazza del Duomo in corrispondenza dell’attuale Piazza Diaz ed era compreso nel perimetro disegnato dalle attuali vie Cappellari, Rastrelli, Larga, Velasca, Corso di Porta Romana, Piazza Missori, Via Mazzini) che Valera aveva così ben descritto.

Sempre nel 1912 si tenne un dibattito su Critica Sociale; nell’articolo “La morale della nostra immoralità” si riassume il dilemma della sinistra sulla questione del sesso e della censura: “io chiedo che il socialismo tra le oscillazioni della astinenza mortificante dei cattolici e gli inni alla carne …abbia l’ardimento maturo di affermarsi con delle idee sue…”.

Nel 1919 Filippo Turati disse la sua alla Camera in un intervento memorabile dal titolo: “Il voto alla donna e le salariate dell’amore” difendendo il diritto al voto delle prostitute.

md30660648148Il dibattito nella sinistra ha percorso tutto il secolo tant’è che esattamente 100 anni dopo il Partito radicale, con il comitato ‘Milano radicalmente nuova’ e il consigliere comunale Marco Cappato ha raccolto 4mila e 200 firme per presentare cinque delibere comunali di iniziativa popolare tra cui quella per regolamentare la prostituzione dove i promotori chiedono che il Comune di Milano “consideri la prostituzione come un’attività commerciale, organizzando spazi e orari”.

Tesi condivisa dai leghisti che nel 2014 in consiglio regionale lombardo presentano la proposta di indire un referendum abrogativo per la parziale abolizione della legge Merlin, approvata con il voto della Lega, di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lista Maroni presidente, Partito Pensionati e Movimento 5 Stelle, contrari invece Ncd, Patto civico e Pd. Mentre il consiglio di zona 2 nel 2015 ha proposto la creazione di zone a “luce rossa”.

L’elenco dei sequestri e dei processi letterari milanesi è lungo citiamo a caso: nel 1920 tocca a Virgilio Scattolini che si ebbe 7 mesi per Cesarina impara l’amore (la protagonista ha tredici anni) pubblicato da Facchi editore. Sempre lo stesso anno vennero condannati a 15 giorni e 150 lire di multa editore, illustratore ed autore di Le adolescenti (storia d’amore tra un giovane quattordicenne ed una undicenne). Dopo la condanna l’astuto editore Icilio Bianchi de la Modernissima ripubblicò le novelle scartando solo quella più osé e decretando il successo del libro e di quelli seguenti di Mario Mariani intellettuale anarcoide che lascerà l’Italia dopo l’avvento di Mussolini.

Con il fascismo che pure non adotterà una normativa unica ma opererà attraverso prefetti e circolari, sequestri e censure non si decideranno più in tribunale e la politica avrà il sopravvento sulla morale: nel 1924 è vietata la traduzione e l’importazione di un’opera di Blasco Ibañez perché critica verso il re spagnolo Alfonso XIII, capo di un paese amico

6fb4793e8bcd3cb53d8c44b8f3b3def5Nel 1934 tocca a Millo da Milano (al secolo Camillo Donini) che con il romanzo la Vergine proibita viene condannato a 5 mesi di galera e 1500 lire di multa perché all’oscenità il giudice aggiunge il vilipendio alla religione ma anche a Sambadù, amore negro della scrittrice Mura, che di osceno non ha nulla, se non per i gerarchi il fatto che lei è bianca e lui “negro”.

Proprio con pretesto Sambadù il 3 aprile 1934 Mussolini emana una circolare che dà ordine ai prefetti di vagliare in anticipo ed eventualmente sequestrare tutti i libri in uscita nella propria provincia, riferimento nazionale sarà l’ufficio stampa del duce, da cui originerà il ministero della Cultura Popolare.

A sostenere le voglie moralizzatrici del regime anzi a spingere per una maggiore durezza la chiesa cattolica.

Esemplare la Vicenda di Guido da Verona, ebreo, iscritto al PNF, amico del Duce, autore per Baldini e Castoldi di diversi titoli tra cui Mimi Bluette fiore del mio giardino (secondo il sant’uffizio “libro pieno di nudità sconce, … uno di quei libercoli di prostituzione che vendonsi a scarso prezzo) che era uno degli autori più venduti in Italia con una folta schiera di imitatori e tra i più tradotti all’estero.

Il Vaticano inserisce l’opera omnia del da Verona nell’Indice dei libri proibiti e attraverso una metodica opera di demolizione del personaggio (come scrive Matteo Brera: “I libri di da Verona furono percepiti …dalla Santa Sede, quali strumenti per la divulgazione di immagini sensuali presso uomini, donne e, soprattutto, ragazzi e ragazze, che erano considerati incapaci di valutarne la perniciosità”) ottiene dopo il concordato che tutti i titoli siano sequestrati per pornografia. Messo definitivamente fuori da ogni possibile attività letteraria dopo le leggi razziali Da Verona avrà l’onore di essere sequestrato e censurato anche dopo la morte avvenuta nel 1939.

Oltre alle pubblicazioni Mussolini si interessa dello spettacolo, titola il Corriere: “Si fa pulizia nell’avanspettacolo” (gli spettacoli che precedono i film non il varietà vero e proprio) e il giornalista denuncia barzellette scurrili dei comici e addirittura “parole francesizzate o inglesizzate (troppi Jack al posto di Pasquale e Margot al posto di Carmela sui cartelloni)… non si fa questione di puritanesimo, non si ostenta pudicizia da zitellone, né si esige per gli spettacoli di varietà la rigida censura imposta agli spettacoli per collegiali ma…” e via con la richiesta di censura e sanzioni. Tra il 1931 e il 1935 i lavori teatrali respinti furono 468 quelli sospesi 215 la più parte per ragioni “morali”.

Nel dopoguerra la situazione non migliorerà perché termina la censura governativa ma ricomincia quella giudiziaria.

Nel 1946 si comincia con L’amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence per Mondadori, sequestrato, processato, assolto. A seguire un elenco molto lungo nel quale compaiono classici come Boccaccio e financo cataloghi di pittura come quello dedicato a Grosz. Ne citiamo alcuni a caso

Nel 1955 la IV sezione del tribunale di Milano celebrò il processo per oltraggio al pudore per Ragazzi di vita di Pasolini per Garzanti. Nel 1958 Plexus di Henry Miller.

Nel 1961 sequestrata l’Arialda di Testori in scena al Nuovo di Remigio Paone con la compagnia di Paolo Stoppa e Rina Morelli e la regia di Luchino Visconti, perché “morbosa oscena e ripugnante”.

Nel 1962 viene denunciato per oscenità Gigi Lunari responsabile dell’ufficio studi del Piccolo Teatro per la commedia “Tarantella con un piede solo” regista Andrea Camilleri (si proprio lui) dove l’oggetto dello scandalo è quello che oggi si definisce un cuckold. Di lì a poco viene sequestrato Georges Bataille L’azzurro del cielo per immoralità.

Sempre nel 1962 Feltrinelli pubblica il Tropico del cancro di Miller ma a Bellinzona con l’avvertenza “esclusivamente dedicato al mercato estero, vietata l’esportazione e la vendita in Italia”. Ovviamente è un escamotage, solo nel 1967 verrà pubblicato in Italia in tempo per essere denunciato.

Sempre nel 1962 Pamela Moore viene accusata di offesa al pudore per Cioccolata a colazione (Mondadori) come Milena Milani per La ragazza di nome Giulio; 1965 processato Longanesi per Grace Metalius la camicia bianca e Senza paradiso; 1965 Mary Mac Charty (Mondadori); 1972 Nuda venne la straniera di Penelope Ashe (Sugar).

Il 1968 si chiude con la sospensione sempre al Teatro Nuovo dello spettacolo, ritenuto osceno, “Helzaphappening” con Carlo Dapporto e Marisa del Frate

Ma pornografia identifica ormai ben altro che qualche ballerina in guepiere e la sospensione di Dapporto appare talmente ridicola che si chiamarono fuori sia il procuratore della Repubblica sia la pretura definendo l’episodio una iniziativa personale del pretore.

Al teatro La piccola commenda (1970) viene sospeso il Coriolano” dramma con spunti nazisti” ma non per ragioni politiche bensì perché un pollo veniva sgozzato su una ragazza nuda che “se ne stava in ginocchio voltando le terga alla platea” Il cronista ricorda che gli spettatori erano 70 ma solo 12 paganti gli altri erano giornalisti, magistrati e questurini.

Ma se romanzi e teatro pur sequestrati ottengono quasi sempre assoluzioni in aula e godono di una colta e importante serie di difensori, (vedasi il dibattito tenuto al Club Turati nel novembre 1972, su “libertà d’espressione tra repressione e pornografia” con Morando Morandini, Giovanni Raboni, l’avvocato Marco Janni ma soprattutto Pier Paolo Pasolini, autore tra i più sequestrati che a proposito di pornografia afferma: “Essa è stata oggi scoperta come merce di consumo dal capitalismo. Non è possibile fare delle distinzioni precise fra arte impegnata e erotismo fine a sé stesso e io non nego ai registi, anche ai mediocri, la possibilità d’affrontare il tema del sesso. Tema che è anche quello centrale dei miei due ultimi film. Non riconosco a nessuno il diritto di trattare delle persone adulte come se avessero sempre bisogno di tutela, ma non posso condannare i giudici che mi hanno condannato applicando un articolo esistente nel nostro codice: vorrei solo che anche da noi si riconoscesse nel sesso un simbolo di libertà di espressione, anzi di libertà”), molto diversa la situazione nelle edicole.

L’inventiva degli editori milanesi è senza fine, nel 1966 nascono i fotoromanzi erotici: Killing Edito dalla Ponzoni Editore seguito da lì a poco da Genius editore Furio Viano.

Ebbero breve vita, un paio d’anni, tra sequestri e denunce ma aprirono la strada a Supersex, interpretato dall’attore Gabriel Pontello prodotto in Olanda e Francia e importato da editori milanesi. Il sesso esplicito di Portello resterà nelle edicole fino agli anni 90.

Nel 1966 esce “Men” creatura dell’indiscusso protagonista dell’editoria sexy Saro Balsamo che da solo meriterebbe un’articolessa. Pur non essendoci nudi tra le pagine il giornale venne considerato subito pornografico e sequestrato per otto numeri di seguito.

Men e Killing si contesero il titolo di “più sequestrato d’Italia”.

Per spiegare il clima nel paese sempre nel 1966 entra in tribunale anche Gianni Morandi, denunciato durante una serata del Cantagiro dal “Comitato Antiblasfemo” della diocesi di Assisi.

Il 68 inizia con la condanna a sei mesi del direttore editoriale di King, mentre “nei depositi delle poste giacciono 9 tonnellate di riviste nordiche pornografiche sequestrate, 559.217 copie sequestrate nelle edicole” ma protesta il Corriere, è poca cosa perché i poliziotti arrivano sempre in ritardo quando le riviste sono esaurite.

Nei primi 8 mesi del 1969 sono 449 i sequestri di riviste porno.

Non riuscendo a colpire gli editori e gli importatori nel 1975 si passa ai distributori: vengono arrestati i tre più importanti (Luciano Mauri delle Messaggerie, Lorenzo Niccolini della Marco e Vittorio Parrini Padis) tant’è che l’associazione librai è costretta a protestare perché gli arresti “giustificati da una presunta lotta contro la pornografia in realtà minacciano direttamente un ganglio vitale dell’informazione e della cultura…”.

Quello stesso anno una inchiesta di Vittori Feltri dal titolo “Milano è la Hollywood del cinema pornografico” ricorda i numeri della produzione milanese: ogni mese tre milioni di pubblicazioni oscene stampate, 20.000 copie vendute ogni giorno in città, film che girati in un paio di giorni con attori pagati 50.000 lire fruttano cento milioni, Mentre il mercato dei gadgets è analizzato in un altro articolo: “Parlano gli esperti: Alle spalle dei giornali prospera il mercato delle bambole gonfiabili”.

Nel 1976 si tocca il record: sotto processo 5.000 pubblicazioni.

Poiché a legge prevede che Il tribunale competente è quello del luogo in cui si stampa la pubblicazione incriminata e il materiale sequestrato deve essere custodito presso l’ufficio corpi di reato del tribunale chiamato a decidere, il palazzo di giustizia è sommerso dalla pornografia tanto più che le poste stanche di conservare quello che transitava da loro lo spediscono ai magistrati, i quali in deroga alle norme e utilizzando i codicilli relativi ai beni deperibili decidono di macerarne una parte. Il primo risultato dello smaltimento è che nel trasporto una congrua quantità si “perde” e ritorna sul mercato, anche perché i temi trattati non hanno scadenza.

Il ridicolo si raggiunge quando ci si pone il problema di noleggiare una nave per portare a Milano il materiale sequestrato (gli ordini di sequestro valgono per tutto il territorio nazionale) in Sardegna.

Nel 1977 viene costituita una Volante anti porno che in un solo blitz a Rho porta al sequestro di 12 tonnellate e mezzo di riviste per 127.655 copie. Anche se concentrata sulla pornografia da edicola la magistratura ritiene opportuno quello stesso anno di sequestrare anche i romanzi Porci con le ali di M. Lombardo Radice e L. Ravera e, Paura di volare di E. Jong.

Ad un certo punto si calcola in 500 tonnellate la giacenza di materiale in tribunale. Bisogna ricordare che con la legge 335 non era reato detenere, vendere, esporre le riviste autorizzate, quindi in pratica era una guerra persa in partenza perché il sequestro arrivava sempre in ritardo rispetto alla diffusione. In generale nei processi sia ai fumetti che alle riviste ad essere condannato era il direttore responsabile, alcuni alla fine avevano sommato più di 10 anni di galera.

Nel frattempo viene aperto a Milano il primo cinema a luci rosse, in una intervista del 2017 il gestore ne spiega le ragioni: “Fino al giorno prima, il 14, il Majestic programmava un cartone animato, Paperino in vacanza. Il 15 la prima proiezione hard: I pornogiochi delle femmine svedesi, seguito da Lingua d’argento…Ogni giorno un titolo diverso… Vede, la sala aveva 1.150 posti. Paperino faceva 77 mila lire al giorno, i porno un milione e mezzo.”

Nell’ 85 il questore dopo aver sequestrato un film in una tv privata e sospeso la proiezione in 21 sale cinematografiche dichiara: “la pornografia a Milano ha ormai raggiunto limiti intollerabili”.

Che Milano fosse prima in Italia per i processi per oscenità per i romanzieri era abbastanza ovvio essendo di gran lunga la capitale dell’editoria, idem per i processi ai distributori o per gli spettacoli teatrali, imprevedibile invece che diventasse capitale mondiale dell’editoria pornografica popolare a fumetti.

Nel 1962 esce il primo numero di Diabolik, capostipite dei fumetti neri.

Di lì a poco arriveranno Riminala e Satanik creati da Max Bunker e Magnus (Roberto Raviola uno dei più grandi disegnatori di fumetti), poi Zakimort, Sangoor, la jena, Mister x, Maskar, Raptus, Rocambol e Jnfernal personaggio creato dallo scrittore Alberto Ongaro (che nel 1986 vincerà il Super Campiello con il romanzo “La partita”) e dall’editore Nullo Cantaroni, marito di Bice Cairati alias Sveva Casati Modignani con la quale collaborò nei primi best sellers. Tra i disegnatori alcuni delle grandi firme del fumetto d’artista.

La magistratura di Milano nel 1965 intervenne con massicci sequestri, avviando un’indagine per fumetti osceni; furono rinviati a giudizio quindici tra editori, direttori responsabili, distributori e stampatori di Kriminal, Satanik, Demoniak, Sadik e Killing.

La Tribuna illustrata ospitò un dibattito in forma di “processo” sui fumetti noir, l’accusa era «oltraggio al buon senso, offesa al buon gusto”, la difesa assunta da Gianni Rodari non proprio difensiva: “brutti, stupidi, gonfi di sangue come un tafano ubriaco; sono un losco affare, una trappola per i gonzi, una macchia sull’onorabilità dell’editoria nazionale” il risultato una “condanna senza indulgenza e senza appello”.

Se nel caso di romanzi e spettacoli vi era indignazione per i sequestri almeno nel mondo non cattolico, nel caso dei fumetti rarissime le voci contro, quasi nessuna.

Fin dal 1951 quando con l’entusiastico sostegno dei democristiani capeggiati da Aldo Moro e Oscar Luigi Scalfaro era stata approvata la censura preventiva sui fumetti (mai entrata in vigore per via della mancata approvazione al senato causa elezioni) il fumetto era la bestia nera del mondo cattolico e parlo del Piccolo Sceriffo non di Diabolik. La vicenda rimanda all’omicidio a Bologna nel 1949 di un bimbo di sei anni da parte di un sedicenne a scopo di estorsione; poiché a casa dell’assassino si trovarono molti fumetti del Piccolo Sceriffo si costruì uno schema accusatorio che vedeva nel fumetto l’ispirazione al crimine dopodiché per mesi decine di episodi delittuosi “vennero imputati ai fumetti”.

Alcuni editori per evitare denunce e sequestri (del resto pubblicavano anche altri fumetti e personaggi per bambini), cercarono di trasformare i protagonisti in modo più positivo; ad esempio Satanik e Sadik divennero delle giustiziere “buone” con il risultato di cessare le pubblicazioni:

Dal fumetto noir per adulti tutto sommato non più scollacciato delle illustrazioni di Boccasile si passò rapidamente al fumetto erotico esplicito.

Il primo fu Isabella pubblicato tra il 1966 e il 1976. Narrava delle peripezie di Isabella duchessa dei diavoli, personaggio che ricordava Angelica dei romanzi di Anne e Serge Golon. Fu un successo clamoroso, più di centomila copie vendute a numero (e i lettori in genere erano molti per copia); cui seguirono Jacula, Belzeba, Lucrezia, Lucifera, Messalina (famosa perché gli autori onde evitare guai la disegnarono a seni nudi ma senza capezzoli) De Sade, il Tromba, Gigetto, Wallestein, Angelica,Vartan, Misterlady etc.

Molti avevano le fattezze di personaggi dello spettacolo: Sukia di Ornella Muti, Il Lando di Celentano, Il Montatore di Lando Buzzanca, Playcolt di Alain Delon, Goldrake di Jean Paul Belmondo, Cioci e Tato di Cochi e Renato. Non mancarono le querele

Il peggiore tra questi prodotti fu Hessa (ne uscirono una quarantina di numeri fino al 1972) un’eroina nazista (l’esse raddoppiata del nome/titolo era una copiatura della sigla delle SS), comandante delle Sextruppen, un reparto speciale delle SS del Terzo Reich che fa dello “sterminio la più acuta delle voluttà”.

Gli editori del fumetto porno erano quasi tutti milanesi, due le case principali la Edifumetto e la Erregi molte le sigle minori spesso generate dalle prime due: Ediperiodici Edizioni GEIS, lSEGI, Edizioni Lo Squalo, Squalo Comics S.r.l. , Renzo Barbieri Editore S.r.l. 7, editoriale Corno e due i leader indiscussi Renzo Barbieri e Giorgio Cavedon prima soci e poi concorrenti.

Esportato in molti paesi in breve tempo il mercato del fumetto erotico passerà da milioni di pezzi a nulla; stessa sorte per il fumetto noir dove oggi resiste il solo Diabolik (che peraltro ha tirature annuali milionarie).

Lo stesso avverrà per le riviste. Le fantastiche tirature di Le ore, settimanale tra i più venduti in Italia, di Fermo posta il periodico del sesso amatoriale che per primo allegò una videocassetta al giornale, di Blitz, Caballero, La coppia moderna, per non parlare di quelle di standing superiore come Playmen andarono via via scemando e sui giornali si poteva leggere: “la crisi della porno stampa minaccia duecento famiglie” con il sindacato imbarazzato nel difendere le tipografie “specializzate”. Un’inchiesta dell’Espresso aveva calcolato in 40000 i punti vendita con materiale porno in Italia più che in tutta l’Europa messa insieme. Oggi trovare una rivista porno in vendita al di fuori dei circuiti dei sex shop è pressoché impossibile. Lo stesso dicasi per i cinema a luce rossa, da circa 30 in città a zero.

Insomma Milano è stata ma non è più la capitale immorale d’Italia.

Walter Marossi



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