27 ottobre 2020

BUFERA COVID: ATM E L’AGENZIA DELLA MOBILITA’ FANTASMA

Lo scivolone dei trasporti ha compromesso il lavoro  delle scuole


La mobilità urbana sarà uno dei temi principali del futuro di Milano. Una regia metropolitana è indispensabile ma anche questo aspetto dell’attività della Città Metropolitana di Milano ne dimostra la crisi di ruolo.

balotta

L’inadeguatezza del sistema dei trasporti milanese emersa con l’apertura delle scuole ha evidenziato un’ATM immobile e incapace di affrontare l’emergenza. Più che debole, inoltre, si è dimostrata la regolazione pubblica del Comune di Milano e dell’Agenzia della mobilità Metropolitana (controllata sempre dal Comune di Milano): l’ennesima Authority fantasma che doveva programmare i servizi nell’hinterland di Milano, nella Brianza e nelle province di Lodi e Pavia, ma che invece ha tenuto un (basso) profilo “municipale”.

I servizi autobus extraurbani nell’hinterland segnano un utilizzo del 10% anziché essere il filtro che riduce gli ingressi a Milano in auto. Il compito di gestire la mobilità dei 5 milioni di abitanti della sua competenza territoriale, infatti, si è ridotto a quello di gestire (male) la mobilità del contesto metropolitano, crollata del 50% rispetto al periodo ante-Covid.

La didattica a distanza e il lavoro da casa sono stati varati anche per alleggerire i mezzi di trasporto, ma ATM ne ha approfittato per ridurre le corse proprio con la motivazione della scuola e del lavoro a distanza. Risultato? Il trasporto pubblico di Milano e della sua città metropolitana, dall’apertura delle scuole in poi, hanno annaspato. In particolare gli autobus scolastici, alcune linee di superficie e le metropolitane nelle ore di punta sono andati sotto stress, provocando anche le legittime proteste di studenti, pendolari a causa degli assembramenti a bordo dei mezzi a cui sono costretti tutti i giorni. Eppure ci sono stati quattro mesi di tempo dalla fine del lockdown per potenziare le linee e gli orari più sensibili a possibili affollamenti.

Non solo. L’ATM e le autolinee extra-urbane che prestano servizio in provincia, in questi mesi di settembre e ottobre hanno dovuto sostenere una domanda di trasporto molto più contenuta rispetto al periodo pre-Covid. Nonostante questo, le aziende di trasporto hanno fatto cilecca “costringendo” il Governatore Attilio Fontana a varare l’ordinanza che ha vietato da lunedì 26 ottobre le lezioni in presenza per gli istituti superiori.

Il presidente di ATM ha sostenuto che, data l’emergenza, dovevano essere cambiati gli orari della città. I cittadini si dovrebbero dunque “inchinare” ai bisogni di ATM, invece di essere l’azienda a venire incontro alle loro esigenze e a quelle sanitarie. Sarebbe bastato rafforzare le linee più congestionate con gli autobus a noleggio con conducente (NCC), a centinaia fermi nei depositi milanesi e rimasti inutilizzati.

Le aziende di trasporto pubblico italiane – ATM in primis – non hanno ancora chiaro che il mondo e la mobilità sono cambiati, e che sono soltanto loro tra i pochi a vivere di rendita, garantiti da concessioni che durano da decenni senza quasi mai essere state messe a gara. Zero flessibilità, zero innovazione, tante garanzie pubbliche, soldi a palate e aziende strutturate ancora come negli anni ’80: sono queste le vere cause del fallimento del trasporto pubblico in questa fase di emergenza.

Ecco perché anche il trasporto pubblico milanese non è stato riprogrammato in base alle nuove esigenze derivate dall’emergenza epidemica. Un’azienda come ATM, che si dipinge come una realtà all’avanguardia, invece di chiedere al mondo di cambiare dovrebbe farlo essa stessa (visto che ha le risorse umane, professionali, economiche e strutturali per farlo), attraverso un rapido mutamento organizzativo che non ha attuato in quattro mesi di tempo. In un solo caso l’ATM esce vincente, nel confronto con Trenord o con l’ATAC.

Dario Balotta



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