20 dicembre 2022

PIÙ FACILE ALZARE LE TARIFFE CHE FARE UNA GARA

I nemici della concorrenza non si arrendono mai


markus-spiske-tSZZI_guJ4M-unspla 

Il comune di Milano vuole aumentare le tariffe dei 10% escluso però gli abbonamenti, perché l’ATM deve fronteggiare l’inflazione e la perdita di utenza dovuta al COVID, che in parte perdura. Le tariffe attuali sono piuttosto basse se riferite alle medie europee, ma alte se riferite al resto d’Italia. Coprivano circa il 50% dei costi di produzione, oggi probabilmente un po’ meno. I sussidi ammontavano a circa un milione di Euro al giorno, oggi ne servono di più, tanto che comunque questo aumento sembra che non sarà sufficiente al pareggio dei conti (stendiamo un velo pietoso sulla trasparenza democratica che induce ATM, come le ferrovie, a dichiarare profitti a valle di sussidi ingentissimi, tanto che certamente molti milanesi sono convinti che siano profitti reali, e incautamente si scandalizzeranno dell’aumento).

Alzare tariffe basse in una città ricca ma tutelare gli abbonati (la componente a più basso reddito dell’utenza) è una strategia condivisibile. Peccato che occulti quello che davvero bisogna fare, e non si vuole assolutamente fare: una gara vera, come previsto invano da vent’anni in Italia, e che adesso anche l’Europa ci chiede.

Fare una gara vera, lo abbiamo scritto molte volte, non vuol dire affatto liberalizzare il servizio. Vuol dire esattamente il contrario, garantirne il massimo della socialità. Fare una gara significa infatti fissare tutti i parametri sociali (linee, frequenze, tariffe) e poi chiedere se qualcuno è in grado di fare quei servizi chiedendo meno sussidi.

Questo mica per sempre: per 6-9 anni in genere, poi la gara si rifà, in modo che quello che ha vinto non dorma sugli allori.

Funziona? Eccome: mezza Europa oggi i servizi funzionano proprio così. Proprio il massimo della socialità? Certo, se si risparmiano soldi si possono fare più servizi o abbassare le tariffe.

Se vincerà ATM con gli stessi costi, si è controllato che è l’azienda più efficiente che ci sia, possiamo continuare tranquilli (ma forse forse ATM no: uno degli effetti di far gare vere è che anche le aziende preesistenti si spaventano, e di solito migliorano l’efficienza).

Si sfrutteranno i lavoratori, o qualcuno perderà il posto? No, sono protettissimi da “clausole sociali” che li garantiscono, al contrario che nel settore privato (beh, i dirigenti no, e infatti quelli di nomina tutta politica si spaventano, e si oppongono con tutte le forze alle gare).

La gara può essere viziata dalla corruzione? Difficile: ci sono tre poliziotti attenti: la guardia di finanza, gli altri concorrenti (che spesso addirittura esagerano in azioni contro chi vince) e l’Autorità indipendente di controllo (ART), con sede a Torino.

Il vincitore sarà poi inamovibile, e condizionerà o corromperà i propri padroni politici? La ripetizione della gara sembra una forte garanzia.

E gli aspetti sociali complessivi? Eccezionalmente positivi, se così si volesse: coprendo gli utenti con le tariffe il 50% dei costi, se la gara li abbattesse anche solo del 10%, si potrebbe far viaggiare gratis il 20% degli utenti a più basso reddito.

Ma la gara, anche se fosse vera, potrebbe essere truccata? Certo, e proprio dal Comune, che non ne vuole sapere (come tutti i comuni italiani).

Il modo più semplice è fare un lotto unico di gara: gareggiare costa molto, e chi mai vorrà rischiare di partecipare, se vincendo poi sconfiggerà l’azienda comunale? Si troverebbe infatti a gestire il servizio avendo come controparte un Comune arrabbiato per la sconfitta, e perfettamente in grado di rendergli la vita difficile.

Bisogna fare “alla londinese”: un adeguato numero di lotti separati basati sui depositi, anche per diminuire il potere dei vincitori proprio nei confronti del Comune stesso.

La legge sulla concorrenza del governo Draghi allenta poi un poco la scandalosa possibilità che gli enti locali padroni di aziende, oltre che concorrenti, siano anche giudici delle gare, ma in modo molto vago e probabilmente aggirabile. E non è ancora definitivamente approvata.

Infine tuttavia andrebbe ben compreso il nocciolo tutto politico del problema: perché i comuni italiani non vogliono le gare, e anzi la loro associazione (ANCI) recentemente è arrivata a chiedere che siano sospese per due anni a motivo delle difficoltà economiche legate a inflazione e calo della domanda? Questo, quando proprio le gare sono lo strumento principale per cercare di ridurre i costi, e quindi scongiurare gli aumenti delle tariffe? Chi scrive arriva solo a spiegazioni pessimiste, sulla prevalenza del “voto di scambio” con addetti e fornitori, la possibilità di collocazione di figure politiche, e altre cose ancora peggiori. Ma spera proprio di sbagliarsi.

Marco Ponti

BRT ONLUS

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


9 aprile 2024

LA CRISI DEL TRASPORTO PUBBLICO MILANESE

Dario Balotta



21 febbraio 2023

ATM UNA AZIENDA NON ALL’ALTEZZA DEI TEMPI

Dario Balotta



5 aprile 2022

M6, VERO PROGETTO O PESCE D’APRILE?

Giorgio Goggi



24 settembre 2021

TRASPORTO E SERVIZI PUBBLICI

Dario Balotta



24 maggio 2021

ATM NON TROVA AUTISTI A MILANO

Elena Grandi e Dario Balotta





Ultimi commenti