27 agosto 2020

IL POTERE DELLA MASCHERA

Una storia antica per arrivare ai giorni nostri


Che sia usata per celare la propria identità a Carnevale o creata per protezione come durante la ‘Spagnola’, la mascherina che ci accompagna ormai quotidianamente da questa primavera è divenuta di recente anche oggetto di moda e distinzione.

Ceriani

Durante gli MTV Awards di quest’anno Lady Gaga, indossando maschere fashion, vere sculture iper-tecnologiche con display o zanne di animali, ha lanciato la moda del maskitivism, il fenomeno di indossare un elemento distintivo e fashion a tutela della salute che potrebbe essere utile per convincere i più giovani.

Indossare una maschera protettiva non rappresenta certo una novità. L’utilizzo di maschere igieniche risale infatti al XIV secolo da parte di alcuni medici che, durante le epidemie, erano soliti aver cura di proteggersi il viso con maschere dotate, a livello del naso, di un lungo becco.

Il dottore della peste è una figura professionale, oggi artistica allegorica, resa celebre dal suo curioso abbigliamento. Questo pare ideato e codificato nei primi del 1600 da Charles de Lorme, grande medico che tra i suoi pazienti poteva vantare, oltre al re Luigi XIII, anche Gastone di Francia, figlio di Maria de’ Medici.

Il vestito protettivo, curato fin nei minimi particolari a difesa dalle malattie pandemiche, era stato ideato alla stregua di una morbida armatura (cerata e resistente all’acqua e agli umori corporei), ideale per combattere nemici invisibili e assai pericolosi. Un lungo mantello di pelle nera rivestiva il corpo fino ai piedi, scarpe, guanti e cappello a larga tesa coprivano le estremità.

Di quest’abbigliamento le parti più attive erano costituite dalla bacchetta (utile per visitare i malati senza alcun contatto diretto, ma anche per colpire e allontanare le genti più infette e pericolose) ma più ancora dalla particolarità della maschera.

Questa non solo fungeva da barriera per la protezione di occhi (i due fori erano protetti da vetri), naso e bocca, ma aveva la funzione di vero e proprio filtro attivo. Il lungo becco della maschera del medico della peste conteneva infatti estratti vegetali, paglia imbevuta di aceto insieme con altri ingredienti segreti. Un vero e proprio filtro naturale che, grazie alle sostanze attive contenute nei vegetali, aveva lo scopo di filtrare da virus e batteri l’aria inspirata oltre a sanificarne l’odore pestilenziale prodotto dai corpi malati o putrefatti dalla patologia pandemica della peste.

Più che una maschera si trattava dunque di un antenato dei moderni respiratori dotato di un filtro naturale purificatore.

La forma a becco ricurvo e la sua lunghezza, erano elementi fondamentali per l’azione filtrante della maschera. L’aria aveva infatti il tempo sufficiente per poter venire a contatto con le erbe protettive ed esserne sanificata prima di arrivare alle narici e ai polmoni.

Gli ingredienti attivi dipendevano dal periodo stagionale e dalla disponibilità locale di fiori, erbe aromatiche (timo, menta, lavanda, mirra, ambra, canfora, chiodi di garofano), aglio e aceto.

Il potere offerto dalle maschere non è solo di natura protettiva o igienizzante ma anche di protezione della propria privacy (celebri le maschere di Zorro, Batman e Uomo Ragno), divertimento e travestimento (maschere carnevalesche) e contenimento dell’aggressività di uomini e animali, oltre alle museruole per gli animali domestici, assai celebre è quella romanzesca e cinematografica di Hannibal Lecter, il cannibale antropofago.

IL MEDICO DELLA PESTE

La peste incarna, nell’immaginario collettivo, la figura del maleficio oscuro che uccide senza motivo e senza apparente violenza. Un nemico antico del genere umano, potente e letale che da sempre affascina gli uomini di intelletto e gli scrittori. Nell’Iliade, Omero racconta della peste che si scaglia sull’esercito greco dopo che il Re Agamennone ha ingiuriato Crise sacerdote di Apollo. In seguito anche nel Decameron, nei Promessi Sposi e, ovviamente, nella Peste di Albert Camus la morte nera è indiscussa protagonista.

Correva l’anno 1348 quando la popolazione di Venezia, principale città europea dell’epoca, fece la dolorosa esperienza epidemica della peste.

La cosiddetta morte nera si manifestava in forma bubbonica con ghiandole fortemente tumefatte di colore scuro, da cui il nome della morte, o come forma di patologia polmonare con sintomi gravi e acuti, quasi sempre letali. La trasmissione della peste avveniva da persona a persona, causata dalla presenza di pulci infette veicolate dai tanti roditori presenti sulle navi mercantili dell’epoca. Come oggi con l’evento pandemico del CoVid 19, anche allora la diffusione della peste fu dovuta ai contatti e al commercio con l’Oriente (sembra certo che il mercantile causa della diffusione della prima epidemia veneziana, provenisse da Caffa, città e porto della Crimea, frequentato da genovesi e veneziani). Si ebbero tre secoli di infezioni e decimazioni al termine dei quali Venezia registrò la perdita di oltre un terzo della sua popolazione.

Ceriani 3Fu solo nel 1894 che venne scoperto e isolato il batterio Yersinia pestis.

Prima di questa data la battaglia medica era combattuta, ma non certo vinta, dal medico della peste, Der Doctor Schnabel von Rom (Il Dottor Becco di Roma, dall’iscrizione che appare nella prima immagine a noi nota del medico della peste).

Questa popolarissima figura delle maschere della commedia dell’arte e carnevalesche veneziane nel tempo ha acquisito un valore esorcistico nei confronti delle malattie ed è divenuta leggendaria al pari di molti altri supereroi mascherati della storia della letteratura e del cinema.

Il potere della maschera era attribuito alla presenza di una sapiente miscellanea di oltre 55 erbe aromatiche e spezie che, unite ad altri ingredienti superiori e magici come la polvere di vipera e di altri animali, aveva il potere, se non di guarire gli ammalati, di salvaguardare la salute del medico.

Del resto alle spezie sono sempre state riconosciute proprietà terapeutiche e curative. Il peperoncino vanta riconosciute attività battericide, mentre la cannella possiede un potere antinfiammatorio e persino insulino-simile; il pepe è dotato di proprietà carminative e antisettiche, i chiodi di garofano possiedono una dimostrata proprietà anestetica e analgesica; cardamomo, coriandolo, cumino e curcuma sono invece accreditati per le loro molteplici funzioni di prevenzione, benessere e longevità.

Oggi i dispositivi di protezione individuali (D.L. 17/03/2020 n 18) come le mascherine chirurgiche possono dirsi a pieno titolo discendenti da quella del medico della peste. L’attuale classificazione europea le distingue in strumenti di contenimento del virus (maschere igieniche in tessuto per uso non sanitario, mascherine chirurgiche e FFP1) e in ben più raffinate barriere di protezione invalicabile di contaminazione dei soggetti sani in uso nei presidi ospedalieri (FFP2 e FFP3), con un’efficienza di contenimento e filtrazione di aerosol e goccioline per le tre versioni delle mascherine filtranti facciali per la protezione individuale (FFP) rispettivamente dell’ 80%, 94% e 98%.

Nel 2020 come nel 1300 un nemico invisibile e ignoto può forse trovare nella natura una risorsa terapeutica. Nei miei scritti (vedi Il potere delle spezie), ho evidenziato come da sempre i farmaci siano dei derivati naturali o di sintesi dei principi attivi contenuti nei vegetali. Il loro grado di azione è strettamente dipendente dai processi scientifici e tecnologici di isolamento, purificazione, concentrazione ed estrazione delle molecole attive.

LE PANDEMIE MUTANO LA STORIA, L’ECONOMIA E LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE

Dopo peste, vaiolo, colera e tifo, il genere umano ha dovuto combattere altre pandemie. In particolare il Ventesimo secolo è stato caratterizzato da varie pandemie: la Spagnola, diffusa nel 1918 dai soldati americani infetti e sbarcati in Europa, l’Asiatica (1957), Hong Kong (1968) ed Ebola (1976). Oggi siamo in guerra con il coronavirus (CoVid 19) che ha già causato oltre 800.000 morti e danni all’economia mondiale paragonabili alla grande crisi finanziaria del 2008 con una contrazione significativa del Pil mondiale.

La maschera del medico della peste, portatrice di conoscenza e di elementi naturali che grazie ai suoi poteri naturali dati da erbe aromatiche e spezie poteva, se non guarire, migliorare la convivenza con la malattia.

In un’epoca di economia globalizzata e di una nuova forma pandemica che interessa tutto il globo, si potrebbe forse tornare a rivalutare il nostro legame con conoscenze e tradizioni naturai, potenziandole a livello di certezze scientifiche.

Oggi in paesi come la Tailandia sono diffusissimi gli ‘inalini’ (diffusori di aromi da naso) che grazie alla presenza di ingredienti aromatici selezionati come chiodi di garofano, mentolo, olio di eucalipto e mentolo, migliorano la respirazione nel tradizionale clima locale caratterizzato da caldo e umidità elevata.

Ecco, forse accanto alla ricerca scientifica e un vaccino, fondamentale per guarigione e immunità, un nuovo modello di mascherina personalizzata nelle essenze contenute nel filtro attraverso la profumazione potrebbe ricordarci che l’uomo è strettamente dipendente dalla natura e dovrebbe prendersene cura.

Marco Ceriani



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