9 luglio 2020

UNA BIOPIATTAFORMA PER NON ARRENDERSI

Passi verso un sistema più sostenibile a Sesto San Giovanni


Nel 2023 nascerà a Sesto San Giovanni la prima biopiattaforma d'Italia per il trattamento dei fanghi, che dovrebbe ridurre dell'80% l'impatto ambientale dello smaltimento dei rifiuti. Un piccolo passo verso un mondo più ecosostenibile?

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La prima biopiattaforma green d’Italia per il trattamento dei fanghi, in grado di chiudere il ciclo idrico secondo i dettami dell’economia circolare, vedrà la luce nel 2023 a Sesto San Giovanni. Mancano ancora tre anni all’avvio del modernissimo impianto ma per me il conto alla rovescia è già cominciato da tempo. Per tutta la vita ho fatto il politico di professione poi, nel 2012, sono diventato un manager. Sulla base della scelta della spending review e in virtù dell’esperienza maturata in Regione Lombardia sui temi ambientali, sono stato nominato Amministratore Unico di CORE SpA, il consorzio che gestisce e smaltisce per via termica i rifiuti urbani di un importante bacino di utenza (circa 350mila abitanti) situato nel Nord-Est dell’area milanese.

Sarà proprio al termine di un radicale processo di riconversione di questo impianto che si potrà avviare un innovativo sistema circolare, basato sul riuso e riciclo della materia. Fino ad oggi il termovalorizzatore di Sesto ha dato un contributo primario al ciclo dei rifiuti della Provincia di Milano, con il recupero di energia. Ma è un impianto arrivato a fine vita.

E così, nel 2016, con Cap Holding (che gestisce il servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano, ndr) abbiamo unito obiettivi e strategie: noi volevamo riconvertire l’impianto, loro avevano il problema di smaltire i fanghi da depurazione. Il risultato sarà una biopiattaforma leader nell’economia circolare. Un impianto con due linee: una per i fanghi, che bruciati produrranno energia e calore, e una per trattare l’umido che produrrà biogas.

Sono molto soddisfatto del lavoro portato avanti fin qui, ma la mia strada in CORE non è sempre stata in discesa. Già al mio arrivo, nel novembre del 2012, mi accorsi di forti irregolarità nella gestione dell’azienda, a partire dal mancato rispetto, da parte dell’allora Direttore Generale, della normativa 231 che disciplina la responsabilità amministrativa. Ma non solo. Venni a sapere che si erano verificati gravi episodi di corruzione. Nel 2013 presentai regolari denunce all’Autorità giudiziaria competente. L’iter giudiziario si concluse 4 anni dopo, nel settembre del 2017, con la conferma di tutte le ipotesi accusatorie nei confronti di alcuni dirigenti e dipendenti delle passate gestioni. A quel punto dovetti sostituire alcune figure apicali dell’organigramma aziendale: il Direttore Tecnico, il Responsabile delle manutenzioni, il Responsabile amministrativo e il Responsabile del personale.

Grazie all’applicazione di procedure pienamente conformi alle norme in materia di appalti pubblici (cosa che prima non avveniva), siamo riusciti ad ottenere importanti risparmi negli affidamenti degli appalti. In questo modo CORE ha raggiunto l’equilibrio economico ed ha potuto operare in assenza di incentivi CIP6, onorando tutti gli impegni finanziari (nel 2011 AEEG, L’Autorità per l’Energia Elettrica ed il gas, aveva chiesto la restituzione di parte dei contributi CIP6 ovvero gli incentivi economici ricevuti per la produzione e l’immissione di energia elettrica negli anni 2001/2010).

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La ricerca per la trasformazione dell’area intanto andava avanti. Nel 2014 fu avviato un confronto con A2A per valutare la possibilità di potenziare il teleriscaldamento nel Nord Milano con un collegamento con la Centrale di Cassano d’Adda. Ma il progetto fu abbandonato per l’impossibilità di realizzarlo in tempi certi. La svolta per CORE arrivò nel 2016 con una scelta “green”: togliere l’impianto dal mercato dell’incenerimento dei rifiuti solidi urbani – soluzione più redditizia ma sicuramente di maggiore impatto ambientale -, e procedere alla sua riconversione.

Del resto i tempi erano e sono, oggi più che mai, maturi: da una parte abbiamo raggiunto l’autosufficienza regionale nello smaltimento dei rifiuti e tendenzialmente si sono ridotti i volumi produttivi del termovalorizzatore; dall’altra si sta facendo strada, enfatizzata anche dall’ “effetto Greta” e poi da Covid-19, una diversa sensibilità ambientale e una più ampia lettura del concetto di sviluppo produttivo territoriale.

Oltre a garantire una riduzione dell’80% dell’impatto ambientale, il progetto ha molti altri aspetti positivi: ai dipendenti di CORE viene garantita l’occupazione (verranno tutti assunti da Cap Holding), i soci (i Comuni, ndr) non dovranno spendere un euro, l’area si valorizzerà. È tutto scritto nel documento con le linee guida approvato dai Comuni (soci del Consorzio) nel settembre del 2016.

Ma veniamo ai numeri: l’impianto di trattamento dei fanghi di Sesto valorizzerà 64-70mila tonnellate l’anno di materiale prodotto dai depuratori della città metropolitana generando 11.120 megaWatt di calore per il teleriscaldamento. Il 75% dei fanghi sarà trasformato in energia e il 25% in fertilizzante. L’altra linea del termovalorizzatore (Forsu), quella per il trattamento dell’umido, trasformerà 30mila tonnellate di rifiuti in biometano. L’avvio dell’impianto darà forte impulso anche alla raccolta differenziata, con conseguenti benefici dal punto di vista ambientale ed economico per tutto il territorio.

Questa è la realizzazione di un sogno di cambiamento che ho cullato per una vita. È difficile rassegnarsi all’idea di lasciare ai propri figli un mondo peggiore di quello che abbiamo ereditato dai nostri genitori; ma è anche un dato di fatto per chi, come me, è nato tra gli anni ’50 e ’60. Eppure, forse proprio per questo, nel corso della mia carriera di uomo politico e poi di manager ho sempre cercato di dare il mio contributo per provare a invertire il corso di un destino già scritto. Forse una biopiattaforma come la mia non cambierà il mondo, ma di certo contribuirà a renderlo più pulito.

Marco Luigi Cipriano

Amministratore Unico di CORE SpA

 



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  1. Fiorello CortianaUna bella ed efficace dimostrazione che una innovazione qualitativa dentro la rete metropolitana è possibile...se ci sono competenza e volontà politiche.
    16 luglio 2020 • 11:23Rispondi
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