8 febbraio 2022

PNRR E CONVERSIONE ECOLOGICA

Per un utilizzo ottimale dei finanziamenti


cortiana (6)

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Tira una brutta aria. Di fronte alle emergenze pandemiche e ambientali i partiti attuali hanno dimostrato la loro assoluta inadeguatezza a dare indirizzi adeguati e tempestivi per la necessaria conversione ecologica partecipata. Lo spettacolo messo in scena dai grandi elettori spiega il commissariamento tecno-finanziario della politica italiana e il distacco dalla partecipazione alla vita pubblica. 

Ampliamo lo sguardo all’ecosistema planetario: un team di scienziati di diverse università statunitensi ha analizzato la temperatura degli oceani dal 1920 al 2019: nel 2014 oltre il 50% dei dati mensili degli oceani aveva superato il parametro di riferimento del calore estremo registrato una sola volta ogni 50 anni. L’anno in cui la percentuale ha superato il 50% e non è poi scesa al di sotto negli anni successivi, il 2014 è stato definito come “punto di non ritorno”. Nel 2019, la percentuale degli oceani interessata da temperature estreme era del 57%, il team di ricerca si aspetta che continui a crescere. Il caldo estremo ha interessato in modo intenso alcune parti degli oceani: l’Atlantico meridionale nel 1998 ha superato il punto di non ritorno, sono passati 24 anni. I cinque oceani interessati dal caldo estremo costituiscono l’80%-90% dei grandi ecosistemi, tra cui le aree al largo delle coste nord-orientali degli Stati Uniti e del Canada, al largo della Somalia, dell’Indonesia e nel Mar di Norvegia. Già 14 attività di pesca in Alaska hanno recentemente dichiarato disastri federali. L’innalzamento della temperatura nei primi 2.000 metri degli oceani ha stabilito il sesto record consecutivo nel 2021. L’emergenza climatica presenta il conto ed è pesante. 

Scendiamo sul piano locale. Sono tre valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per il PM10, per il PM2.5, il particolato fine le ‘polveri sottili’ e per l’NO2 il biossido d’azoto, che indicano un’aria respirabile. Il report annuale di Legambiente Mal’aria ha verificato il rispetto dei limiti OMS analizzando la qualità dell’aria in 102 capoluoghi italiani alla ricerca di una città dove fossero rispettati. Nessuna città capoluogo luogo ha rispettato e, peggio, 17 città avevano più del doppio dei limiti di polveri sottili, molto dannose per la salute e causa di gravi affezioni respiratorie. 

Il limite OMS del PM10, le polveri sottili, è 15 microgrammi per metro cubo: Alessandria nel 2021, con una media di PM10 di 33 microgrammi per metro cubo è quella messa peggio, ma Milano con 32 è ad una incollatura. Le 102 città capoluogo per rientrare nei limiti Oms dovranno annualmente ridurre le concentrazioni del 33% in media.  Il limite OMS del PM 2.5 è 5µg/mc, qui i valori peggiori sono al nord e in Pianura Padana, Cremona e Venezia con media annuale di 24µg/mc, Milano intorno a 20 µg/mc. Il limite OMS del NO2 è 10µg/mc, Milano supera di tre volte i limiti indicati, la media 2021 è di 39 µg/mc è la pone in testa alla classifica. Per l’NO2 la riduzione dovrà essere del 52% medio, solo Grosseto e le siciliane Agrigento, Enna, Ragusa e Trapani rispettano i limiti. 

Legambiente torna a ribadire “l’urgenza di ripensare e ridisegnare in prima battuta le aree metropolitane, gli spazi pubblici urbani e la mobilità sostenibile, sempre più intermodale, in condivisione ed elettrica. L’inquinamento atmosferico deve essere affrontato in maniera trasversale e integrata con azioni efficaci, incisive e durature con misure integrate messe in campo dal governo nazionale, da quelli regionali e comunali”.

E’ già clima elettorale, è il tempo degli annunci di nuove formazioni di parlamentari uscenti che si propongono come rappresentanti della questione ecologica. Piuttosto, di fronte all’emergenza climatica, la necessaria concretezza ci chiede di occuparci delle criticità e delle potenzialità delle Missioni previste dal PNRR, che è il perno intorno al quale ruoterà la ragione economica, sociale e della politica pubblica in Italia e in Europa. Non è il tempo delle tassonomie, o del marketing elettorale, altrimenti tutto si risolve in una grande simulazione dove non cambia il modello di sviluppo energivoro e dissipativo illimitato, con la deriva finanziaria dell’economia. I Bandi e i progetti che richiedono le energie di chi non vuole partecipare al gioco del Greenwashing.

I Bandi sono tanti, data l’entità dei finanziamenti PNRR i comuni, in particolare quelli più piccoli che non hanno risorse interne sufficienti o qualificate per la progettazione, ricevono offerte da consulenti esperti nell’acquisizione di fondi oppure di partnership con associazioni e imprese che offrono compartecipazione. Manca un’azione pubblica di accompagnamento e indirizzo (perché non gli enti di coordinamento di area vasta, come le Provincie e le Città Metropolitane?), a volte i proponenti sono scarsamente qualificati o non hanno una visione d’insieme delle necessità delle realtà alle quali offrono collaborazioni, con progetti di scarso valore o scollegati dal territorio e da chi lo abita. Innovazione e digitalizzazione sono presenti, con rilievo, in quasi tutti i bandi, ambiti nei quali le amministrazioni, in particolare piccoli comuni, sono carenti, senza capacità di valutare il reale impatto sociale ed economico e senza capacità di valutare le offerte esterne.

Per quanto i vari bandi si riferiscano ad ambiti diversi, un punto di forza dei progetti è quello di riferirsi e collegarsi ad iniziative già in corso e ad altri bandi dello stesso PNRR.
La sincronia con altri progetti e iniziative, anche con altri bandi del PNRR, è un moltiplicatore di efficacia e viene anche considerata come elemento di valore aggiunto nel processo di aggiudicazione dei fondi, oltre ad aumentare il valore oggettivo. Per sviluppare i progetti dei Bandi PNRR perciò occorre pensare in modo sistemico. Il progetto per il Bando deve illustrare come i suoi elementi si collegano tra di loro e con altre iniziative, il loro impatto sull’ambiente sociale, abitativo, naturale. Ciò è importante per ottenere i finanziamenti e per produrre qualcosa di valido. Per ciò che riguarda la sostenibilità ecologica e ambientale, citata in tutti gli ambiti dei Bandi, pare che non ci siano linee guida chiare. Il Greenwashing rischia di far passare iniziative che sono ecologiche e sostenibili solo di nome.

Un caso simile si sta verificando col Bonus 110, dove l’efficientamento energetico è un valore a sé, scollegato dai materiali utilizzati, come con la coibentazione di edifici con il cappotto di polistirolo, materiale non ecologico e di scarsa efficienza, ma che soddisfa i parametri di miglioramento energetico degli edifici e quindi adottato.

Occorrerebbero normative più stringenti sull’utilizzo di materiali e dare informazione al pubblico e alle imprese edili, che spesso non sono in grado di valutare le differenze o ignorano l’esistenza di alternative. La maggioranza dei comuni beneficerebbe dall’unirsi in forme consortili. Ottenuto il finanziamento PNRR arriva la parte più complessa, cioè l’affidamento del progetto definitivo e l’appalto dell’esecuzione dei lavori. Qui si presentano ricorrentemente più problemi. La scelta dovrebbe essere esclusivamente basata sulla competenza specifica del professionista/impresa, ma spesso intervengono altri fattori. Di più: non avendo l’Ufficio Tecnico del comune la responsabilità della direzione lavori e il tempo per fare una sorveglianza continua, il lavoro è male eseguito con problemi poi lunghi e difficili da risolvere. Il meccanismo degli appalti, che limita il numero di lavori consecutivi che si possono affidare ad una stessa impresa, riduce la possibilità di affidare i lavori a imprese dalle quali si sono ottenuti lavori di qualità, e il meccanismo del “ribasso” spesso risulta in lavori insoddisfacenti o sub-appalti difficilmente controllabili. Diventa cruciale la figura di un Project Manager dedicato, inclusa come parte integrante del progetto. Il Project Manager deve avere la responsabilità di fare una supervisione coordinata della qualità dei lavori e del cronoprogramma dei vari componenti del progetto finanziato, fare da interfaccia tra l’Ufficio Tecnico comunale e i direttori dei lavori degli interventi. E’ un elemento da non sottovalutare e critico per la buona riuscita dei lavori e un utilizzo ottimale dei finanziamenti.

PER, il Patto Ecologista Riformista, si è impegnato a mettere in rete e federare competenze, esperienze e buone pratiche amministrative e associative, per condividere azioni capaci di interessare i diversi livelli istituzionali per un PNRR sostenibile, partecipato e trasparente. Ogni scorciatoia sarebbe improduttiva, per questo è fondamentale partire dai territori per la costruzione di una soggettività politica ecologista nazionale ed europeista, con lo sviluppo di pratiche, consapevolezze e comunità della cittadinanza attiva. Partire perciò dai Bandi PNRR, dalle procedure che prevedono e dai loro tempi, con la rete delle amministrazioni locali e l’associazionismo dei territori protagonisti con progetti virtuosi, non calati dall’alto, non infiltrati da faccendieri e dalle mafie.

Solo pratiche coerenti possono rigenerare il Campo Democratico e l’idea di soggettività della politica pubblica per essere capaci di futuro come specie. Due piattaforme Open Meeting-Next Cloud per la condivisione di documentazione, il confronto e la definizione di proposte sulle diverse Missioni in cui si articola il PNRR. Questo in modo ampio e trasversale, insieme a professionisti, amministratori, associazioni, accademici Un canale Youtube per consentire la partecipazione pubblica in streaming e l’indirizzo info@pattoecologistariformista.it per la raccolta di domande e contributi. Il programma degli incontri su www.pattoecologistariformista.it
Fiorello Cortiana

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  1. Giuseppe GattulloSono tutte balle. Oggi si sta solo creando l'Industria della Natura "Business". Stiamo solo togliendo beni essenziali come Acqua Luce Gas ai Cittadini. Oggi è solo l'era della dissoluzione. Non vogliono assumere e non vogliono creare posti di lavoro. Di quale ponte per il futuro stiamo parlando? Quello per la disoccupazione? Che bella operazione sociale si tartassano i Cittadini con la scusa della sostenibilità Green, per far fare cassa, a società energetiche in mano a capitali stranieri. Stanno procedendo a tentoni nel buio, senza una rotta, vision, tendenza e strategia, concreta. Tra qualche anno avremo la Bolla Finanziaria della Eco-Sostenibilità-Green. Dopo la pioggia di soldi del PNRR elargiti a destra e a manca non vedo un vero Leader, capace di non discriminare nessuno e capace d’intercettare i bisogni dei Cittadini. Dovremmo essere concreti, incisivi, chiedere sono i nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, dovremmo saper dire: 1) Quanti e quali sono le aziende che hanno preso i soldi? 2) Qual è il numero dei nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato che hanno creato? 3) Dove sono l’indirizzo? Perché personalmente per i miei figli, di posti di lavoro non ne ho visto manco uno. Giuseppe Gattullo 🌲🌲🌲🌲🖋
    9 febbraio 2022 • 14:49Rispondi
  2. fiorello cortianaQueste osservazioni sono giustamente critiche e preoccupate ma non ha alcuna efficacia la frustrazione per questo stiamo costruendo una rete di competenze ed esperienze. E' possibile mettere in atto progetti partecipati, innovativi, sostenibili e trasparenti, sono quelli che condividiamo sulle piattaforme e che illustriamo negli incontri. Occorre mettere in tensione, cioè in conflitto, questa modalità con quella della simulazione del Greenwashing.
    9 febbraio 2022 • 15:24Rispondi
  3. guido luigi tassinariMolto d'accordo con Gattullo, aggiungo una piccola nota: il fotovoltaico viene prodotto in Cina con il carbone, ha costi di trasporto e smaltimento folli e mai considerati, e per gli mpianti eolici il discorso è simile, oltretutto entrambi i settori ipersussidiati sulle spalle dei meno abbienti e con i profitti che vanno principalmente all'estero.
    11 febbraio 2022 • 08:19Rispondi
    • fiorello cortianaTassinari, forse dovresti documentarti sulle esperienze concrete delle Comunità Elettriche, in Italia non in Cina. Niente carbone, fotovoltaico senza consumo di suolo e saldo positivo, non solo economicamente ma nella partecipazione consapevole dei cittadini.
      11 febbraio 2022 • 17:56
  4. guido luigi tassinarip.s. lo stesso vale per la follia degl incentivi alle auto elettriche, trasferimento di soldi dai poveri ai ricchi, e altre bombe ecologiche: le terre rare neccessarie a produrle devastano Paesi (e in alcuni casi producono guerre), e il problema dello smaltimento delle batterie è ignorato, se non ipotizzando di spedirle in Niger et similia a inquinare laggiù (e nuovamente su navi energivore a petrolio), come quello di lamiere e lamiere di auto pesantissime e poco longeve
    11 febbraio 2022 • 08:37Rispondi
    • fiorello cortianaNon è ignorato ma disciplinato normativamente, la questione vera è quella del conferimento e dei controlli. Questo aspetto riguarda le politiche pubbliche organizzative non la soluzione tecnologica.
      11 febbraio 2022 • 17:58
  5. guido luigi tassinariMassima ammirazione per le comunità elettriche, ma io dicevo un'altra cosa: i pannelli solari vengono massimamente prodotti in Cina in centrali a carbone e trasportati con navi a gasolio ecc. ecc.
    12 febbraio 2022 • 04:18Rispondi
    • Fiorello CortianaVero, ragion di più per fare, finalmente dopo decenni, un Piano Industriale che copleti con le parti produttive le filiere e i sistemi dei settori. Certamente all'interno di una rete europea.
      13 febbraio 2022 • 10:26
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