20 maggio 2020

DIAMANTI GREZZI

Una scommessa contro l’insoddisfazione


canonicoRegia di Josh e Benny Safdie
Con Adam Sandler
Genere: thriller, drammatico
Produzione: USA, 2019
Durata: 135 minuti

Diamanti Grezzi racconta le vicende di un ebreo newyorkese di nome Howard (Adam Sandler, in una delle migliori performance della sua carriera), che gestisce una gioielleria e cerca di sfondare attraverso una grande scommessa. Potrebbe essere una premessa qualsiasi, e nei fatti lo è, ma l’importante è che questo film parla di una grande storia d’amore tra il protagonista e quell’inarrestabile forza della natura e della psiche che è l’azzardo. Howard fa qualsiasi cosa per ottenere il suo unico vero amore, impegnandosi in quella che è la scommessa definitiva della sua vita, che gli permetterebbe di superare le sue paure e angosce.

Howard ci viene presentato una volta già sull’orlo di una disperazione esistenziale che non vuole ammettere, incluse relazioni personali gravemente danneggiate e debiti significativi con la malavita a causa di scommesse precedenti: la sua attenzione perciò è tutta ora verso il colpaccio che vuole fare dopo essere entrato in possesso in un’opale nero proveniente dalle miniere etiopi; solo così crede di poter salvare tutto ciò che sente di aver perso, emotivamente e finanziariamente.

Come già avevano saputo fare con Good Time (2017), I fratelli Safdie mettono in scena un caos ipercinetico e surreale, in cui il frenetico susseguirsi degli eventi trasforma il film in una scarica di adrenalina e di stress, complici anche le pulsazioni elettroniche della colonna sonora di Daniel Lopatin. Vedere un film dei fratelli Safdie è come essere ubriachi: lo spettatore è preda in un rimbalzo continuo e violento di ambiguità, inganni, scommesse e bugie, che producono un effetto di iperstimolazione. Dopotutto è questo il modo in cui funziona la mente del protagonista, che vive come attraverso un’allucinazione tutte le peripezie che gli capitano, sfoggiando rolex e catene d’oro anche dopo essere stato derubato, picchiato, gettato nudo in un bagagliaio, mantenendo la stessa sfacciataggine della New York del 2012 (anno in cui è ambientato il film).

Sebbene siano evidenti gli omaggi alla New York decadente anni ‘70 e ‘80 messa in mostra da Scorsese in Taxi Driver e After Hours, con la New York dello scorso decennio siamo di fronte a una realtà ultragentrificata, nonché ancora più frenetica e spietata, in cui le persone disperate fanno tutto che posso per correre e stare al passo con quello spirito di disperata insoddisfazione e di ansia carica di adrenalina tipico del tardo capitalismo di quest’epoca. Infatti, si può dire che Howard avesse tutto; ma per lui non era abbastanza: la sua necessità di scommettere, imbrogliare, tradire non rispecchia altro che l’infelicità dovuta a quella pulsione inconscia verso un bisogno irrealizzabile nella sua essenza.

Solo quando Howard riceve quella “sberla” in faccia che risolve la sua emicrania, egli può finalmente essere libero dal suo bisogno e sorridere. Acquisendo la capacità di vedere l’universo nella sua interezza attraverso la vastità dell’interno dell’opale nero, è finalmente felice. Si rende conto che il vero diamante grezzo è lo spazio, poiché oggetto interessante di cui conosciamo o non conosciamo l’interno. Per quanto ne sappiamo, l’interno dello spazio è molto più bello di una pietra preziosa.

Giuseppe Canonico



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