22 aprile 2020

CONSIDERAZIONI SULLA MORTALITÀ A MILANO E BERGAMO

La difficile lettura dei dati crea confusione e incertezza


Si fa sempre più fatica a navigare i dati, le analisi e le interpretazioni contrastanti che ci vengono propinati da TG e giornali ogni giorno, e si rischia di non volersi più fidare di nessuna statistica. Quest’analisi comparativa dei dati ufficiali delle città di Bergamo e Milano ci aiuta a restare a galla.

Foto di Nicolò Maraz

Foto di Nicolò Maraz

In questo ambito si cercherà di riprendere nelle dovute forme metodologiche i dati ufficiali sulla mortalità in Italia. Nel periodo successivo alla dichiarazione di emergenza nazionale, 30 gennaio 2020, pronunciata dal Consiglio dei Ministri e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 1° febbraio 2020, si è creata una notevole confusione nella diffusione dei dati epidemiologici. Tale confusione è dovuta essenzialmente alla sovrapposizione di vari soggetti, alcuni estranei al campo statistico, con le fonti ufficiali che sono titolate a fornire informazioni validate con le prescritte metodologie. Si è verificato ad esempio, che un soggetto come la Protezione civile, si proponesse giornalmente sui mezzi di comunicazione come referente informativo. Il Sistema Sanitario nazionale e il Sistema Statistico nazionale è stato così messo da parte dalla estemporanea azione di un reparto dello Stato, in virtù di un limitato incarico emergenziale.

La frequenza giornaliera delle apparizioni in TV della Protezione civile appaiata a quella del commissario per l’emergenza, ha evidenziato una sostanziale non congruità tecnica, a scapito delle fonti ufficiali. Va ricordato che la tutela della salute nazionale, art. 117 della Costituzione, è di competenza concorrente tra Stato e Regioni, mentre la profilassi internazionale è di esclusiva competenza dello Stato, come la parte statistica. Anche l’insieme delle procedure mediche per prevenire l’insorgere e la diffusione di malattie di provenienza esterna compete esclusivamente allo Stato, che infatti il 30 gennaio ha dichiarato lo stato di emergenza. L’emergenza non è riferita tanto al cittadino quanto alle strutture burocratiche e sanitarie, che avrebbe dovuto assumere un livello di allerta elevato con le opportune procedure per fronteggiare il pericolo imminente. Purtroppo i dati segnalano che non si è verificata alcuna tutela adeguata delle persone più a rischio, che sono sempre gli anziani.

Quali numeri sono buoni?

Il sistema di raccolta dei dati sulla mortalità passa attraverso lo stato civile e l’anagrafe dei comuni, che trattano le schede relative a ogni decesso (dei residenti e dei non residenti nel comune), per poi passarle all’Istat per il controllo e l’assemblaggio nazionale. I dati affidabili sono quelli ufficiali, ottenuti tramite una filiera di produzione molto rigorosa. Il Sistema Statistico Nazionale raccoglie con sistematicità i dati demografici, sanitari, agricoli, delle attività sociali, economiche e ambientali. Il perno del sistema è l’Istat, che riferisce ogni anno al Parlamento, come organo terzo indipendente dalla guida politica.

Questa architettura è la realizzazione concreta del concetto di separazione delle funzioni, tra guida politica e controllo. La statistica serve sia come controllo dell’azione dell’esecutivo che di supporto alle decisioni che il Governo affronta giorno per giorno. In questo schema la Protezione civile non ha un ruolo tecnico, se non quello di gestire un proprio sistema di sorveglianza per conto del Governo. In questo modo è apparsa come un oggetto estraneo che si esprime con un linguaggio molto approssimativo, sovrapponendosi alle funzioni assegnate dalla legge ad altri.

È quello che è successo a marzo- aprile 2020 quando ogni sera alle ore 18 la Protezione civile in conferenza stampa forniva cifre grezze di giornata provenienti dal suo sistema, molto parziali e incompleti senza i dati sulla mortalità per classe e tutte le altre cause, che è importante per capire gli effetti sulle persone dell’epidemia in corso. È indispensabile collocare il singolo dato in un contesto informativo, cioè in rapporto con il dato medio delle morti per giorno nello stesso periodo degli ultimi anni, per classi di età e concause.

Nei grafici che seguono si propone uno schema di lettura sui cinque anni precedenti per classi di età, vista la notevole disparità d’impatto sul livello di mortalità tra di loro.

I dati della mortalità in Italia: onde cicliche

Nel grafico sono riportati, in serie storica, i dati riferiti alla popolazione anziana con la mortalità settimanale per le classi di età più a rischio (65-74, 75-84, 85+). I dati sono parziali e si riferiscono a un gruppo consistente di città italiane, osservate negli ultimi cinque anni. Si osserva che la situazione odierna è praticamente la normalità, con picchi continui di mortalità stagionale, anche molto elevati, simili a quelli attuali.

 

Andamento stagionale della mortalità periodi estivo e invernale nella popolazione 65+ anni (2016-2020) (fonte: ISTAT)

Andamento stagionale della mortalità periodi estivo e invernale nella popolazione 65+ anni (2016-2020) (fonte: ISTAT)

L’osservazione settimanale dei dati permette di identificare in modo tempestivo le variazioni della mortalità nelle diverse città italiane incluse nel gruppo. Nella fig.1 è riportata la mortalità osservata (linea continua rossa) e il valore di riferimento (linea nera, definita come media settimanale sui dati di serie storica dei 5 anni precedenti, pesato per la popolazione residente). La zona tratteggiata in nero indica che nei primi mesi del 2020 la mortalità è stata sensibilmente inferiore a quella attesa, per cui dopo c’è stato una specie di recupero, a partire da metà marzo.

I precedenti: il 2015 

  • Nei primi 8 mesi del 2015, l’Istat ha segnalato 45.000 decessi in più rispetto al 2014. Anche il Regno Unito e altri Paesi europei hanno notificato una mortalità elevata durante l’inverno 2014-2015 in concomitanza con i picchi dell’epidemia influenzale.

  • L’analisi stagionale della mortalità in 32 città ha evidenziato nella popolazione di 65+ anni un incremento significativo della mortalità nel 2015 sia nel periodo invernale (+13%, prevalentemente nella popolazione +85 anni, per patologie respiratorie) sia in quello estivo (+10%, anche nelle fasce di età più giovani).

  • Fattori meteorologici (basse ed elevate temperature) e non meteorologici (virus influenzali), oltre all’ampiezza della popolazione a rischio (pool di suscettibili), sono le concause dell’eccesso osservato e spiegano la variabilità stagionale e interannuale della mortalità soprattutto nella popolazione molto anziana.

I dati del 2015 hanno evidenziato un’elevata mortalità in Italia (+11%), con un eccesso nei mesi invernali (+13%) che coincide con i picchi influenzali e non è correlabile alle basse temperature.

Il caso attuale, l’epidemia del 2020

L’Istat, il Ministero della salute e Centri di Ricerca epidemiologica hanno organizzato, viste le esperienze precedenti, una raccolta dati settimanali della mortalità nelle città collegate con l’anagrafe nazionale informatizzata. Il sistema fornisce i dati in tempo reale.

Nei grafici seguenti sono riportati due casi molto importanti (sulla base di rielaborazioni effettuate su dati Istat): Milano e Bergamo.

La lettura dei dati è molto evidente, si basa sullo stesso schema ripetuto per tutte le classi di età.

Si inizia con il gruppo più numeroso che è quello della popolazione attiva, dai 15 ai 64 anni. Sul grafico sono riportate le linee che collegano i dati di mortalità settimanali, dal 1 gennaio al 4 aprile di ogni anno, dal 2015 al 2020.

In questo modo si può valutare il dato attuale in confronto con quello storico degli anni precedenti.

Come si può vedere nella popolazione attiva non c’è stato l’impatto devastante comunicato dai media, si può dire che tutto rientra nella normalità per quanto riguarda la mortalità.

Nel secondo grafico si prende in considerazione la classe 65-74anni. Qui si nota un modesto ma significativo innalzamento della curva, con 60-70 morti in più a Milano città nel mese di marzo.

La scala del grafico rimane sempre identica nei tre grafici per non ingannare l’occhio e rendere comparabili le figure.

Nel terzo grafico si vede che cambia radicalmente la configurazione delle curve. Si nota l’impennata della mortalità da metà marzo 2020, con il successivo rientro nella normalità ai primi di aprile, dato poi da confermare con la settimana successiva di Pasqua.

In pratica c’è stata una “decimazione” della popolazione molto anziana, peraltro già messa a dura prova negli anni precedenti, come dimostrano i dati iniziali di ogni anno riportato nel grafico iniziale delle principali città italiane.

Daniele V. Comero

Vice presidente dell’ISPIG, Istituto Storico Politico e Internazionale diretto da Giorgio Galli.

Città di Milano – Analisi mortalità (numero decessi per classi di età) in serie storica negli ultimi anni, dati Istat, elaborazione propria.

Milano - Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 15-64 anni

Milano – Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 15-64 anni

 

Milano - Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 65-74 anni

Milano – Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 65-74 anni

Città di Milano.  Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 75 anni e più

Città di Milano.  Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 75 anni e più

 

Bergamo – Analisi dei Numero di morti per classi di età in serie storica negli ultimi anni (dati ISTAT)

 

Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 15-64anni

Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 15-64anni

Bergamo - Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 64-74

Bergamo – Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 64-74

 

 

Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 75 anni e più  

Serie storica del numero di morti per settimana dal 2015 al 2020 – Classe di età 75 anni e più

 

 



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  1. Antonio AgostaOttimo articolo, che fa uso di terminogia adeguata e di strumenti statistico-descrittivi trattati con competenza e di Chiara lettura per un ampio pubblico di utenti (non necessariamente socialisti di analisi statistiche descrittive). Complimenti !
    2 maggio 2020 • 15:22Rispondi
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