12 aprile 2020

CORONA VIRUS UNO SCENARIO DESOLANTE

Analisi della realtà e suggerimenti per il futuro


Siamo stati colti impreparati. Guardare avanti e riportare il sistema città a un ragionevole livello di resilienza. La cibernetica è uno strumento essenziale per affrontare situazioni come quelle di una pandemia. La raccolta dei dati non è un ex post ma deve essere anche un ex ante. Quale deve essere il ruolo della pubblica amministrazione.

Foto di Nicolò Maraz (dettaglio)

Foto di Nicolò Maraz (dettaglio)

Obiettivo di questo articolo è supportare l’azione della pubblica amministrazione allo scopo di favorire la costruzione di un ecosistema di relazioni altamente empatico, aumentandone l’efficacia in questo biblico passaggio di civiltà. Inizialmente la questione di fondo legata al Covid-19 è stata riassunta con lo slogan “noi siamo una democrazia e i cinesi no, per cui loro possono permettersi azioni autoritarie per noi difficilmente gestibili”, da cui una serie di interventi di natura sanitaria ben noti.

Propongo di vedere la stessa questione da un altro punto di vista. Pretendiamo di affrontare un evento biblico, quindi dirompente, non prevedibile ex ante ed incerto, con un approccio lineare, rigidamente segmentato per competenze, che riduce un percorso complesso (le diverse manifestazioni del virus e il diverso impatto sulle diverse comunità) ad un unico contenitore (un sistema di ospedali organizzativamente e tecnologicamente datati, nella maggior parte dei casi): da qui il moltiplicarsi esponenziale del virus che porta all’esplosione del contenitore ospedale.

La questione quindi è come coniugare un sistema di contenitori (gli ospedali, ovviamente altamente necessari), con un sistema complesso di interventi diversificati per scala, qualità, competenze il cui scopo è sia alleggerire la pressione sugli ospedali-contenitori, sia creare un sistema ad alta empatia per supportare le comunità metropolitane, disorientate dalla portata del cambiamento.

Se è così bisogna prendere atto che il problema sanitario deve essere coniugato con un forte processo di innovazione dell’ecosistema degli interventi diretti alla popolazione. Siamo di fronte quindi ad un passaggio di tipo culturale e, come sempre, i sensori di questi passaggi chiave sono in qualche modo o casuali o esogeni al sistema.

Il fatto casuale è rappresentato dal ben noto primario di oncologia dell’ospedale di Piacenza, il quale di fronte all’ondata crescente di ricoveri intuisce che occorre ribaltare la logica, prende la sua Panda, e con un assistente ed una borsa di medicinali si reca direttamente alla residenza, prima dei suoi pazienti (ribadendo il principio della netta separazione dei malati), poi di chi in generale manifesta sintomi da Covid-19, dando inizio all’inversione di tendenza di sostituzione della tecnica lineare di ricovero (a malattia avanzata) con una tecnica predittiva (basata sulla valutazione dei sintomi e della differenziazione della cura in residenza). Questa virtuosa intuizione si inserisce poi in una filiera di interventi successivi che coinvolge medici di base e unità di pronto intervento domiciliare (USCA, Unità Sanitarie di Continuità Assistenziale).

Se il caso e l’allungamento della filiera di cura stanno dando luogo al benefico decongestionamento degli ospedali, bisogna prendere atto del deficit di governance da cui siamo partiti, costituito dall’incapacità di sviluppare organizzazioni basate su modelli predittivi, risalenti alla prima era della cibernetica. Si può ritenere quindi che il virus abbia acquisito virulenza anche a causa di deficit cognitivi dell’ambito culturale e politico metropolitano.

Il fatto esogeno al sistema è costituito dall’intervento di Emergency, che si è inserita in un sistema altamente gerarchico e formale con la sua organizzazione “medica” estremamente diversificata (che va dal camion-ambulatorio, al tendone, all’assistenza alla formazione) e integrata, in quanto va oltre il momento sanitario per abbracciare una molteplicità di funzioni dell’intero ciclo di assistenza al cittadino. Emergency quindi è intervenuta supplendo ad un altro principio fondamentale della governance, quello della resilienza, che si ottiene agendo non su un singolo fattore ma sull’intero ecosistema (principio fondativo della cibernetica di secondo livello).

Quindi, sperando di aver imboccato la strada della discesa della pressione del virus, spetta all’amministrazione metropolitana il difficile compito di gestire in modo empatico, resiliente e mirato un sistema molto diversificato di bisogni, in uno spazio molto eterogeneo e per un tempo verosimilmente non breve, tenendo conto dei limiti della prima fase, cioè di una scarsa attitudine a sviluppare modelli organizzativi complessi, che richiedono evoluti data base e capacità di elaborazione supportata dall’intelligenza artificiale. Questi elementi di difficoltà intralciano lo sviluppo di un sistema relazionale evoluto, aggravando il pericolo di scarsa empatia dell’azione pubblica.

Il problema. Se osserviamo le azioni adottate nella prima fase nei diversi paesi, notiamo che l’Italia ha preso decisioni esemplari per quanto riguarda le azioni meccaniche di controllo dei flussi, ma è l’unico paese che non ha preso decisioni supportate da processi cibernetici, sia per quanto riguarda la sorveglianza, sia per quanto riguarda azioni proattive tese a favorire la socialità. Al di là della questione dei supporti tecnologici e della sorveglianza, mi sembra importante quest’ultima questione.

Vediamola nel nostro contesto. La fase in corso richiede la disponibilità di data base della popolazione molto raffinati e molto articolati spazialmente, per cui la città metropolitana non deve essere rappresentata da dati riguardanti l’aggregato Milano e Provincia, ma da dati articolati per municipi-interni ed esterni alla città, con il fine:

– della programmazione dei percorsi sanitari, che sono destinati a coinvolgere rilevanti quote della popolazione metropolitana, ad esempio per i test che dovranno essere eseguiti sulla popolazione stessa, o per l’erogazione ai cittadini della strumentazione sanitaria essenziale (mascherine, disinfettanti…);

– della programmazione della logistica per garantire i beni ed i servizi essenziali;

– del supporto ai processi di e-learning, per superare il divide che caratterizza la situazione attuale;

– dell’avvio di nodi di creatività locale;

– del rafforzamento di processi di solidarietà all’interno e fra quartieri

Tutto questo implica l’attuazione di un rapido aggiornamento del sistema cognitivo metropolitano e riaggiornamento del sistema delle relazioni. Vediamo, sommariamente, alcuni punti significativi.

La disponibilità di dati mirati. Oggi i cittadini che consultano le pagine web dei municipi hanno l’impressione di essere di fronte ad una serrata civica: si dà notizia che i servizi faccia a faccia sono interrotti, punto. Compaiono scarne informazioni su alcuni adempimenti burocratici. Questo è un grande problema, superare il gelido comunicato ed offrire un accompagnamento proattivo ai cittadini per agevolarli nelle infinite difficoltà quotidiane è una priorità assoluta.

Ma prima dobbiamo disporre di data base operativi, geolocalizzati per municipio. Un lavoro che implica un’esplosione esponenziale dell’operatività dell’assessorato alla trasformazione digitale e servizi civici e una chiamata collaborativa a tutte le grandi imprese della cibernetica (Google, Amazon AWS, Microsoft…) rapide nell’impossessarsi dei dati dei cittadini e nel decantare le meraviglie di un mondo robotizzato, ma silenti nel momento dell’impegno civico.

Quindi ci aspettiamo a breve un’agenda operativa dell’assessorato, sulla disponibilità di data base mirati per municipalità. La questione è seria e parallela al ruolo di Emergency nella prima fase dell’emergenza. Emergency ha insegnato ai burocrati generalisti che la sopravvivenza è legata alla segmentazione funzionale dello spazio; ugualmente l’assessorato deve offrire strumenti per attivare percorsi mirati per il raggiungimento dei molteplici obiettivi sanitari e sociali.

Sull’attivazione di percorsi mirati.

I percorsi sanitari: prendiamo ad esempio i test e la distribuzione di materiale essenziale per la salute (mascherine, disinfettante…). Come saranno i test lo diranno le autorità sanitarie, ma decidere come la popolazione verrà coinvolta spetta ad un coordinamento fra autorità sanitarie e municipalità, la quale in base alla conoscenza delle caratteristiche della popolazione sarà in grado di definire un’agenda operativa trasparente. Sul materiale essenziale, finita la fase di balbettio politico (mascherina sì, no, ma) e impotenza imprenditoriale (nella seconda potenza industriale europea non si trovano mascherine e materiale sanitario elementare), un’azione coordinata municipalità e organizzazioni degli imprenditori offrirà un’agenda di fornitura precisamente geolocalizzata;

La programmazione della logistica per garantire i beni ed i servizi essenziali. Vale la stessa impostazione del punto precedente, qui la sinergia fra Camera di commercio, organizzazioni assistenziali, organizzazioni del trasporto merci deve riscattare la povera fotografia degli esercizi che (teoricamente) offrono servizi a domicilio per arrivare a definire i diversi fabbisogni di municipalità in relazione alle diverse strutture della popolazione e dell’offerta;

Il supporto ai processi di e-learning. Mai come in questo momento la divisione di classe colpisce i più svantaggiati e, purtroppo i più giovani. Parlo della didattica a distanza che richiede ambiti confortevoli, supporti tecnici di una qualche onerosità e supporti umani per aggiornare conoscenze trascurate da almeno un decennio. Una situazione questa che si traduce in grandi sforzi (ed anche umiliazioni) per gli alunni più svantaggiati. La voce dell’assessorato all’istruzione è gradita, un’agenda operativa di intervento è essenziale;

L’avvio di nodi di creatività locale e del rafforzamento di processi di solidarietà per superare il divide metropolitano. La mappa mirata delle diversità municipali, oltre ad essere essenziale per la gestione dell’emergenza sanitaria, della logistica e dell’erogazione del sapere, deve essere uno strumento a supporto di programmi creativi, presupposto dei radicali cambiamenti nell’organizzazione dello sfruttamento delle risorse che ci attendiamo.

È auspicabile un salto di qualità dell’Innovation Hub all’Ansaldo (è molto grande in mq, ma quanta intelligenza al mq produce?) perché non basta chiedere passivamente idee, occorre connetterci con le reti che producono idee, ricollegarci con le intelligenze emigrate, insomma avviare una dinamica politica di importazione di nuovi saperi e disegnare un quadro dell’intelligenza distribuita metropolitana. Ugualmente l’assessore al bilancio ha probabilmente capito che il passaggio dai tradizionali strumenti di contabilità agli strumenti di contabilità sociale è improcrastinabile.

Questi sono esempi, ciascuno può dilatare l’ambito degli obiettivi, ma penso che due elementi siano certi: gli strumenti mirati di conoscenza devono essere immediatamente adeguati, così come gli obiettivi devono stimolare azioni socialmente sempre più sinergiche. Ci aspettiamo dunque che a breve il Sindaco sostituisca la sua passiva comunicazione via Facebook con un sistema proattivo di agende che dimostrino il salto di empatia della nostra Amministrazione.

Perché con l’empatia la democrazia cresce e con essa, si spera, il virus sarà sconfitto più rapidamente.

Giuseppe Longhi



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  1. luigi caroliCaro Longhi, se aspettiamo che gli attuali responsabili della Regione e di Milano capiscano quel che hai scritto, morirà un ventesimo dei milanesi. Se aspettiamo che mettano in atto un decimo di quel che proponi ne sparirà un decimo. Ci vediamo in Paradiso. Noi siamo nella fascia alta.
    15 aprile 2020 • 12:48Rispondi
    • Giuseppe LonghiCaro Caroli, grazie per lo spiritoso commento. Il record di morti lombarde è frutto di profonde e radicate ignoranze, ma come rileva anche il Corrierone, a fronte di inettitudine organizzativa del 'pubblico' istituzionale esiste ricchezza e generosità civica da record mondiali. Per cui diamoci da fare per organizzare (senza polemiche ora inopportune) soluzioni civiche all'altezza della nostra tradizione. Nell'articolo ho indicato alcune priorità, ma spero sia l'inizio di una filiera creativa. Come scrive Nostradamus ci vediamo a fine luglio, quando tutto sarà finito, faremo una grande festa nella sala Alessi di Palazzo Marino, con una classe dirigente rigenerata.
      16 aprile 2020 • 14:13
  2. Margherita RossaroCaro Giuseppe, grazie sempre. É chiaro, i modelli ci sono, le risorse anche. Basterebbe qualcuno di.coraggioso!
    15 aprile 2020 • 22:05Rispondi
    • Giuseppe LonghiCara Margherita, i modelli e le risorse ci sono, la risorsa scarsa è sempre il capitale umano, quindi la scuola che lo forma troppo stancamente. Quindi l'esempio proattivo tuo e dei tuoi migliori colleghi sarà lo stimolo che risveglierà assessori troppo abbioccati? Da questo dipende l'uscita dall'emergenza.
      16 aprile 2020 • 14:04
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