17 maggio 2021

SICUREZZA SUL LAVORO

In memoria di Luana D’Orazio


Mi ha impressionato la morte di Luana D’Orazio il 3 c.m. nell’orditoio di una tessitura del pratese. Sono in corso indagini per capire se i sistemi di sicurezza erano in funzione e perché non hanno protetto Luana. Sono un Assicuratore in pensione di lungo corso e scuola americana: assuntore di rischi e poi formatore. Guardo avanti.

bizzotto

Va ormai considerato il rapporto persone / macchine / ambiente (tanto più con il digitale): un intreccio non separabile. La persona è sia il primo attore di rischi crescenti sia la prima vittima di incidenti (infortuni) e tensioni, ansie e poi malattie. Non ho dubbi: a certe condizioni, questi rischi sono gestibili. Nelle attività, nel fare impresa, si rischiano diversi tipi di danni: propri, agli affari, a terze parti, alla vita, all’ambiente, fisici ed esistenziali in senso lato e non separabili. È un intreccio che merita di essere ripensato e meglio gestito. Negli Usa si inizia a parlare di “governance” dei rischi. Significativo. Ancora una volta, Europa e Usa sono punte avanzate di riflessione. Aiutano il mondo, generosamente.

La tradizionale gestione dei rischi spazia dalla consapevolezza alle valutazioni e stime del caso; dalle azioni di prevenzione dei danni e protezione di beni e persone alle opportune assicurazioni. E mira (la gestione, la governance) sia alla Security, agli aspetti fisico materiali, alle condizioni di sicurezza dei mezzi, delle tecniche, oggettive, esterne, sia alla Safety (distinguono gli anglosassoni), cioè alla sicurezza attiva, che parla anche al cuore, forma capacità profonde, radicate, sciolte, e dà senso alle relazioni (macchine comprese). La Safety rende bello, sicuro e produttivo il lavoro. C’è, insomma, un aspetto di adeguata predisposizione dei mezzi e un aspetto di cura del sistema, delle relazioni. Occorre formare (e accompagnare) le persone, la loro attitudine positiva a comprendere, rispettare e reggere la complessità tecnica e relazionale dei sistemi. Non è cosa da poco.

Non ci spaventi l’immenso patrimonio quantitativo di ricerca e lavoro che sta dentro ogni macchina, competenza, processo. Può farsi “qualità” ed essere “compreso”. Possiamo essere ottimisti, anche guardando al 5G e all’Intelligenza artificiale: nel lavoro, con le macchine, l’uomo può trovare il senso delle cose, avere padronanza e gioia, se punta con decisione sul gioco d’anticipo, sulla Prevenzione, e se vi aggiunge un rispettoso distacco, racchiuso nel motto dell’artigiano vetraio: “Non dare confidenza, non avere paura”.

Negli Usa l’Assicuratore è tra i principali attori di Prevenzione. Fa cultura del rischio – oltre che assicurare nel rischio – per un suo interesse di mercato: minori i sinistri, maggiore il suo guadagno, specie nel breve termine. Così, la polizza viene spesso preceduta e accompagnata da servizi di prevenzione dei danni e di protezione di beni e persone. Da noi, ci siamo in linea di principio ma si fatica a trovare i modi. C’è un eccesso di interesse (e incentivo) ai volumi finanziari.

Eppure, basterebbe dare un vantaggio fiscale alle polizze con percorsi di prevenzione per esaltare questo mondo. Infatti prevenzione & assicurazione è un’abbinata di buon senso: allargherebbe il mercato ed è necessaria all’assicuratore: gli consente di avere in chiaro il rischio che sta assumendo. Non gli basta più una buona fotografia e la scrupolosa tariffazione di base, statistica. Un maestro di mestiere (il mitico Edo Castagnoli dell’AIU Italy) già negli anni ’60, a Milano, studiava i rischi, li confrontava, pesava gli atteggiamenti dell’imprenditore come di preposti e tecnici: le attitudini al rischio. L’uomo fa l’80% della probabilità di danno, diceva. Nei sistemi complessi occorre formare e incentivare alla sicurezza attiva. Perché il rischio si forma nelle relazioni e nel tempo; non esiste in astratto.

Rischiare è un continuum; è creare e parte dal cuore. La tecnica non lo sa. Sta all’uomo affermarlo. Con Industry 4.0 sono attivabili interconnessioni e rapporti che consentono – oltre che di programmare e comandare da remoto apparati con una loro autonomia – di valorizzare la gestione del rischio sia negli aspetti macro sia in quelli micro, comportamentali. E, se l’impresa ha un prevalente interesse economico al business, l’assicuratore lo ha alla sicurezza (alla Safety) delle persone e dei processi. Può contribuire alla consapevolezza e alla concentrazione; alla salvaguardia dei beni, della salute, dell’equilibrio psicofisico e quindi della produttività di imprenditori, professionisti autonomi e lavoratori dipendenti: tutti a rischio, cioè liberi, capaci, responsabili.

Penso a Luana e a chi soffre sul lavoro. Non sia invano.

Francesco Bizzotto
Già assicuratore



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