8 marzo 2020

LE PAROLE PER DIRLO

Il Coronavirus spiegato ai bambini


Leone ha 3 anni e ha appena cominciato la sua terza settimana di vacanza forzata dall’asilo. Se qualche adulto gli domanda il motivo di questa lunga assenza, lui risponde senza scomporsi: “Per il Coronavirus”. E’ chiaro che non sa che cosa significhi quel termine, probabilmente ha captato qualche frase qua e là, oppure sua madre ha tentato di spiegarglielo e lui ha recepito solo quella parola per lui incomprensibile.

savoia

Niente asilo per un numero di settimane ben superiore a quello delle vacanze natalizie, ai tempi del virus ha significato e significa anche niente feste di Carnevale o di compleanno, niente frequentazioni di amichetti e compagni, niente merende di gruppo, o gelati in compagnia. Tutti a casa, con qualche sparuta e temeraria uscita ai giardini. Nessun problema se l’età dei piccoli è ancora molto verde: qualsiasi genitore sa come cavarsela dal punto di vista dialettico se deve spiegare qualcosa a un bimbo in età prescolare. Basta l’esperienza.

Ma le cose cambiano quando il bambino comincia ad avere 8 o 9 anni, età in cui la curiosità, le prime vere relazioni sociali (quelle con i compagni di classe) con relativi scambi d’informazioni, portano all’elaborazione dei primi pensieri complessi con annesse malcomprensioni, ansie e paure irrazionali. E’ qui che l’esperienza non basta più, bisogna ragionare sulla comunicazione, cioè pensare bene alle parole per dirlo, titolo di un bel libro di Marie Cardinal uscito una ventina d’anni fa. Bisogna elaborare un pensiero che sia chiaro e facilmente assimilabile da una mente in fase di formazione, ma al tempo stesso rassicurante. Non è facile. Si tratta di maneggiare con cura l’arte della comunicazione.

Noi abbiamo due bambine” – racconta Monica, mamma di Cecilia, otto anni, e Viola, tre anni e mezzo – “per la piccola non abbiamo avuto problemi particolari visto che non si è ancora interrogata sui motivi che hanno portato alla chiusura del suo asilo. Con la grande abbiamo scelto la strada del buon senso: le abbiamo spiegato che cosa stava succedendo, senza entrare nei dettagli dei decessi quotidiani, del contagio che si diffonde a grande velocità. Abbiamo scelto un profilo basso per spiegarle che si tratta di un’influenza un po’ più cattiva di quelle degli altri anni, cosa che comporta la necessità di ridurre un po’ le frequentazioni di amici, cuginetti e compagni di scuola”.

La domanda di ogni madre e di ogni padre alle prese con i problemi di questo periodo è se il solo buon senso possa bastare per spiegare perché bisogna lavarsi le mani di frequente, perché sono da evitare baci e abbracci, perché è meglio stare lontani dalle persone diverse dai componenti del nucleo familiare.

In un caso come quello di una malattia che costringe tutti a un cambio di abitudini e stili di vita” – spiega Susanna Raimondi, psicoterapeuta e presidente di Simef, società italiana di mediazione familiare – “è fondamentale trovare la giusta cifra di comunicazione per evitare che il messaggio si trasformi in qualcosa che anziché spiegare e tranquillizzare, crei ansie o paure incontrollabili. Partiamo dalla considerazione che i bambini sono abituati a ragionare in termini molto concreti e comportiamoci di conseguenza quando dobbiamo raccontare loro qualcosa di brutto, qualcosa che li costringe addirittura ad evitare comportamenti per loro naturali, come un bacio sulla guancia. Stiamo sulle cose concrete e, oltre alla scelta dei vocaboli giusti, non dimentichiamo il tono che usiamo”.

Parole giuste e toni pacati. E, come aggiunge Stefano Rolando, firma che i lettori di Arcipelago Milano ben conoscono, docente dell’Università IULM, professionista della comunicazione istituzionale e non, ricordiamoci che il bambino è egocentrico, tutti i bambini sono egocentrici: se dobbiamo spiegar loro qualcosa, partiamo sempre dai concetti di “tu” e “l’altro”. Per noi sarà più facile costruire dei percorsi comprensibili. Per loro sarà più semplice seguire questi percorsi, anche se magari portano a destinazioni non piacevoli.

Ugo Savoia



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