20 gennaio 2020

L’EUROPA ALLA SVOLTA: LA TRANSIZIONE VERDE

Il piano di investimenti del Green Deal europeo


PER COMINCIARE: Il 15 gennaio il Parlamento Europeo ha votato a favore del “Green Deal”, che ha come obiettivo la “neutralità climatica”, cioè un bilancio delle emissioni di Co2 e dell’assorbimento di tali emissioni a somma zero. Cristina Bellon entra nel dettaglio di come sarà finanziata quest’ambiziosa operazione.

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L’Unione europea si è impegnata a diventare il primo blocco di Paesi al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, obiettivo che richiede notevoli investimenti sia pubblici (a livello dell’UE e degli Stati membri) che privati. Il 15 gennaio il Parlamento Europeo ha votato a favore del “Green Deal”, il progetto per un’Europa sostenibile proposto dalla Commissione europea lo scorso dicembre. Una rivoluzione che investirà l’Italia e le nostre città.

Il piano di investimenti per raggiungere gli obietti previsti dal Green Deal farà leva sugli strumenti finanziari dell’UE, in particolare InvestEU, per mobilitare investimenti pubblici e fondi privati che si dovrebbero tradurre in almeno 1.000 miliardi di € di investimenti. “Due terzi delle risorse sono da indirizzare alla transizione energetica degli edifici pubblici e privati, i mezzi di trasporto, i sistemi di generazione di energia e poi le crisi industriali. Manteniamo l’ampiezza di questa fida che cambierà nei prossimi 10 anni il modo di consumare, di abitare, di alimentarsi se davvero vogliamo arrivare all’obiettivo della neutralità climatica” ha dichiarato il Commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni.

Sebbene tutti gli Stati membri, le regioni e i settori debbano contribuire alla transizione, la portata della sfida non è la stessa per tutti: alcune regioni saranno particolarmente colpite e subiranno una profonda trasformazione socioeconomica. “L’indispensabile transizione verso la neutralità climatica migliorerà il benessere delle persone e aumenterà la competitività europea, ma sarà più impegnativa per i cittadini, i settori e le regioni che dipendono in maggior misura dai combustibili fossili” ha spiegato Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo. Il meccanismo per una transizione giusta fornirà loro sostegno pratico e finanziario su misura al fine di aiutare i lavoratori e generare gli investimenti locali necessari.

Il bilancio dell’UE destinerà all’azione per il clima e l’ambiente una quota di spesa pubblica senza precedenti – 1.000 miliardi – attirando i fondi privati, e in questo contesto la Banca europea per gli investimenti svolgerà un ruolo di primo piano. Saranno inoltre previsti incentivi per sbloccare e riorientare gli investimenti pubblici e privati. L’UE fornirà strumenti utili agli investitori, facendo della finanza sostenibile un pilastro del sistema finanziario. Agevolerà gli investimenti sostenibili da parte delle autorità pubbliche incoraggiando pratiche di bilancio e appalti verdi e mettendo a punto soluzioni volte a semplificare le procedure di approvazione degli aiuti di Stato nelle regioni interessate dalla transizione giusta. Infine la Commissione fornirà sostegno alle autorità pubbliche e ai promotori in fase di pianificazione, elaborazione e attuazione dei progetti sostenibili.

Il piano di investimenti si avvale di un Fondo per una transizione giusta (noto con l’acronimo inglese Jtf), per il quale saranno stanziati 7,5 miliardi di € di nuovi fondi UE, che si sommano alla proposta della Commissione per il prossimo bilancio a lungo termine. Per poterne beneficiare gli Stati membri dovranno individuare i territori ammissibili mediante appositi piani territoriali per una transizione giusta, di concerto con la Commissione. Dovranno impegnarsi a integrare ogni euro versato dal Fondo con contributi dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo Plus, nonché con risorse nazionali supplementari. Ciò dovrebbe tradursi in finanziamenti totali dell’ordine di 30-50 miliardi di €, che mobiliteranno a loro volta ulteriori investimenti. Il Fondo per una transizione giusta concederà principalmente sovvenzioni alle regioni: sosterrà i lavoratori, aiutandoli ad esempio ad acquisire abilità e competenze spendibili sul mercato del lavoro del futuro, e appoggerà le PMI, le start-up e gli incubatori impegnati a creare nuove opportunità economiche in queste regioni. Sosterrà anche gli investimenti a favore della transizione all’energia pulita, tra cui quelli nell’efficienza energetica.

Di questo fondo, 2 miliardi di euro andranno alla Polonia (nazione ancora dipendente dal carbone e piena di miniere), 877 milioni alla Germania, 757 milioni alla Romania, 581 milioni alla Repubblica Ceca, per citare gli importi più cospicui. Per l’Italia invece sono previsti 364 milioni di euro. “Credo che dobbiamo avere tutti chiaro che il problema è di innescare un meccanismo virtuoso. Se pensiamo che soltanto con i denari aggiuntivi di questi 7,5 miliardi noi risolviamo i problemi della transizione ambientale credo che faremo un grave errore. Quando parliamo di 1.000 miliardi parliamo della necessità di mobilitare, oltre le risorse pubbliche europee, le risorse pubbliche degli Stati membri e gli investimenti privati” ha spiegato Gentiloni. Ma c’è la possibilità di farlo? “Nelle condizioni finanziarie attuali il costo del denaro è talmente basso che se ci sono obiettivi chiari e regole nuove anche sugli aiuti di Stato penso che avremo una grandissima possibilità non di utilizzare centinaia di milioni come serve ma molti miliardi per la transizione ambientale del nostro Paese” ha concluso il Commissario.

Il successo del piano di investimenti del Green Deal europeo dipenderà dall’impegno di tutti gli attori coinvolti. È essenziale che gli Stati membri e il Parlamento europeo mantengano l’alto livello di ambizione della proposta della Commissione durante i negoziati sul prossimo quadro finanziario. Altrettanto importante sarà la rapida adozione della proposta di regolamento sul Fondo per una transizione giusta.

Cristina Bellon



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  1. Giuseppe LonghiIl Green New Deal fu approvato nel 2010 in occasione della Conferenza di Toledo, diventa operativo nel 2020! e ritarda l'applicazione degli standard dell'Agenda Sostenibile 2030 dell'ONU di 20 anni. A sua volta l'Agenda sostenibile dell'ONU non è altro che la dilazione della Convenzione Millennium, la quale, con scadenza 2010 non vide raggiunto nessuno dei suoi obiettivi. Ora l'Agenda probabilmente sarà dilazionata di 20 anni e i suoi 17 obiettivi saranno ridotti a 6. Poiché a detta dei pessimisti la biocapacità della terra ci consente una sopravvivenza di meno di 20 anni, l'unica soluzione attendibile sembra essere quella di incrociare le dita.
    22 gennaio 2020 • 08:41Rispondi
    • Cristina BellonIl vero problema, come dice anche Carlo Cottarelli, è la burocrazia. Le decisioni vengono prese da un organo centrale ma poi sono gli Stati membri che devono tradurre in leggi idonee le disposizione UE. E qui troviamo i vari partiti: ognuno sventola la propria bandiera. Quello che ora io vedo di estremamente positivo è che l'opinione pubblica è coinvolta in queste scelte. Tutti sanno che siamo in una condizione di emergenza climatica.
      22 gennaio 2020 • 11:07
  2. Andrea PassarellaProvo molta diffidenza pensando che saranno gli stati a dover attuare quanto disposto dalla UE. E' risaputo che l'Italia non solo sia inefficiente ma spesso coinvolta in truffe alla UE (depuratori in Calabria ad esempio). E' risaputo anche che in Italia, più che in altri paesi, i vari comitati abbiano una sponda nei partiti populisti che alla fin fine per ragioni di consenso condannano il nostro paese all'immobilismo. Il Green Deal è un'enorme opportunità, pensiamo a come si possano mitigare i problemi ambientali dell'ILVA a Taranto, come si potrebbe spingere la nostra transizione energetica verso fonti che non ci espongano ai rischi geopolitici, come si potrebbe puntare al teleriscaldamento in Pianura Padana diminuendo drasticamente l'inquinamento e garantendo il presidio dei boschi in caso si utilizzino le biomasse. Serve quindi una grande opera di convincimento a tutti i livelli sin da ora per evitare gran parte dei problemi legati alla sindrome di NIMBY e che permettano alle persone di fare pressione sulle forze politiche nazionali. MA come si potrebbe fare in un paese in cui la UE è stata dipinta come la madre di tutti i problemi nostrani?
    22 gennaio 2020 • 17:27Rispondi
  3. Massimo MaggiaschiRitengo che la nuova commissione europea abbia iniziato con il piede giusto. Per il nostro paese puo' diventare un occasione unica ed un volano per gli investimenti pubblici e privati. Diminuire la dipendenza dalle fonti fossili oltre l'ambiente risponde ad un interesse geostrategico che limiterebbe la nostra necessita' di fonti energetiche importate dall'estero. Il punto vero e' la burocrazia che puo' frenare tutto il processo bruciando preziose risorse e tempi di realizzazione. Ma sono fiducioso che i cittadini europei incoraggino e accompagnino questo importante progetto della commissione europea.
    1 febbraio 2020 • 10:19Rispondi
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