23 novembre 2019

L’INQUINAMENTO DELL’ARIA IN CITTÀ

Qualche dubbio sull'efficacia dei provvedimenti presi.


PER COMINCIARE - Una parola chiave. Cosa si intende con PM10? PM sta per “Materia Particolata”, cioè materia in piccolissime particelle, il 10 si riferisce alla grandezza di tali particelle, uguale o inferiore a 10 millesimi di millimetro (µg). Queste cosiddette “polveri sottili”, che per il 60% sono di grandezza inferiore a 2,5 µg, sono in grado di “infilarsi” negli alveoli polmonari con gravissimi danni per la salute, e costituiscono un problema soprattutto nelle città, dato che provengono principalmente dagli scarichi di impianti di riscaldamento a combustibili fossili, motori delle auto e inceneritori di rifiuti. Il limite imposto dalla legge (una media annuale, calcolata sui valori giornalieri, di 40µg per metro cubo) viene spesso e volentieri superato nelle grandi città come Milano.

Milano sta affrontando il tema dell’inquinamento assoggettata ai vari accordi stipulati con l’Europa, nel rispetto dei vari protocolli tra i quali il più famoso é quello di Kyoto. Tutti riportano un target da raggiungere in un certo tempo che varia tra il 2030 e il 2050 e oltre. Di questo si parla in abbondanza nei vari Laudamus a favore o contro le diverse teorie, tutte molto autorevoli e degne di essere ascoltate ma al momento senza un risultato concreto, per via delle strategie, a mio parere condivisibili, dei vari governi, in primis le grandi potenze comprensibilmente molto attente a non provocare dei buchi energetici e finanziari ai danni dei loro cittadini, soprattutto quelli meno abbienti.

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Le azioni “correttive” adottate a Milano si basano per lo più sul teorema degli scarichi nocivi derivanti dai mezzi privati definiti maggiormente inquinanti. C’è da dire che qualsiasi tipo di processo termico emette fumi nocivi in funzione del tipo di combustibile, della combustione e delle tecnologie, senza parlare delle emissioni derivanti dal rilascio dei climatizzatori durante la stagione estiva.

Sull’argomento si possono trovare pubblicazioni molto autorevoli per cui non mi soffermo sulle questioni a riguardo delle caldaie a combustibili fossili, ancora molto presenti in città, soprattutto nei grandi condomini nonostante ci sia una legge che le limita e per la quale sono state concesse delle deroghe, o sulla questione della differenza diesel/benzina che definirei bizzarra se non tragica vista la ricaduta sui cittadini (sugli incentivi alla rottamazione meglio eclissare), tanto meno sulla questione CO2, nonostante essa sia in primo piano a livello mondiale, forse con troppa enfasi mediatica nonostante i molti dubbi circa la validità della teoria dominate.

Oggi Milano ha adottato un piano di controllo e limitazione del traffico veicolare molto aggressivo che comprende tutta l’area comunale, divisa in area C e area B. Il successo dei provvedimenti attivati dipende anche dalla concertazione con i comuni della cerchia esterna ma dentro la Città Metropolitana, che non ha imposto questo tipo di limitazioni in modo così netto se non secondo le leggi regionali che prevedono lo stop ai mezzi dopo 4 giorni di superamento del limite di PM10. Su queste zone incombe la tangenziale priva di limitazioni anche quando il PM10 raggiunge valori altissimi, per cui ogni eventuale provvedimento non avrebbe che un impatto molto marginale sulla qualità dell’aria, così come sui milanesi circondati da un anello autostradale a forte contributo di gas ritenuti nocivi.

Dell’argomento non si parla molto, le Società Milano Serravalle e Milano Tangenziali Spa non sono certamente tenute a prendere provvedimenti, e quindi nessuno fermerà o limiterà i tir o le auto di qualsiasi categoria energetica in tangenziale, nonostante i valori superino costantemente i limiti previsti, e ancor meno si prevede un cambiamento della strategia nazionale del trasporto su gomma. Un’evidente miopia pubblica che rileva la parzialità con cui si affrontano anche i temi più rilevanti.

Dunque si deve accettare come costante un certo valore d’inquinamento generale dell’area metropolitana, classificabile come un danno collaterale derivante da fuoco amico. Questo valore insiste anche in città poiché non siamo ancora dotati di HUB periferici adatti a gestire l’in/out delle merci e delle grandi masse veicolari private, anche per via di un forte ritardo nel trasporto pubblico di massa (circle line e metropolitane a progetto ma non ancora inserite in un documento programmatico); a questo va aggiunto che le tangenziali sono in città, soprattutto a est e a nord di Milano.

Alla luce di questa rilevante incombenza ambientale, credo si possa dire che le misure di contenimento adottate dalla Giunta Comunale siano di scarsa efficacia e che lo smog in città dipenda esclusivamente dal clima, dalle strategie di pianificazione del verde, di limitazione della cementificazione e consumo del suolo e dalle tecnologie. Certamente è come scoprire l’acqua calda, ma il punto non è questo.

Sembra che si affronti l’argomento senza voler intaccare certi interessi, certe classi sociali, stando attenti a non coinvolgere enti o società che hanno a che fare con il bilancio del Comune. In ultima analisi la strategia politica sembra favorevole a un certo ambiente intellettuale, una certa classe benpensante molto sensibile alle congetture ambientalistiche, ma poco propensa a ridurre i propri consumi e a rinunciare a certi benefici: ergo, per la legge del bilancio di massa, qualcun altro deve limitare le emissioni.

I limiti di cementificazione e consumo del suolo sono deducibili dal PGT recentemente presentato, dov’è evidente l’aumento della soglia di edificazione. I piani di piantumazione del verde e rimboschimento dei parchi, oltre che la costruzione di nuove aree a verde, sono previsti anche in quote private, ma poco rilevanti, e questo a mio parere è una chiave di volta per una strategia di contenimento dello smog.

Poi ci sono le tecnologie. È su quest’aspetto che mi soffermerei, perché non mi sembra vi sia molta attenzione da parte della comunità, al netto della scarsa informazione sia da parte dei mass media che delle stesse aziende produttrici.

Non molti anni fa ci fu una favorevole accoglienza da parte dell’Assessorato ai Lavori Pubblici della giunta Pisapia circa l’utilizzo di nuove tecnologie a favore di una “bocca di aereazione” in una galleria di una strada interquartiere in fase di realizzazione per Expo in zona Nord di Milano, fu una sinergia vincente e risolutiva tra comune e cittadini. Fu un esempio di partecipazione premiata e soprattutto finita con un concreto miglioramento del progetto. In quell’occasione furono utilizzati dei pannelli a fotosintesi molto semplici, che sfruttano i raggi infrarossi del sole per convertire i gas caldi che si stratificano sulle pareti di galleria, emessi dalle auto in transito, in polvere innocua, che per gravità cade in terra inerte. Nella tratta a cielo aperto fu utilizzato asfalto cosiddetto “mangia smog”, trattato con biossido di titanio, il quale per facoltà chimica converte i gas inquinanti in polvere inerte.

Tra le tecnologie ci sono poi le pitture per le abitazioni ricche di biossido di titanio in grado di attivare lo stesso processo di conversione, da sostanza inquinante a polvere inerte. Nelle procedure di concessione edilizia, il comune potrebbe veicolare l’utilizzo di queste tecniche. Molte ricerche tendono a ridurre l’impatto del metano che, contrariamente a quanto si pensi, inquina, anche se con regimi molto più bassi rispetto ad altri tipi di combustibile (emissioni di solfuri, NOx e CO).

I nostri centri di ricerca stanno sperimentando l’idrometano, dalla parola stessa: metano miscelato con idrogeno. Questa nuova miscela sarebbe in grado di aumentare l’efficienza delle caldaie e ridurre drasticamente le emissioni in aria. I comuni potrebbero favorire questa tecnologia. Al momento noi cittadini dovremmo ridurre fortemente le emissioni, semplicemente abbassando il set-point dei termostati, riprendendo l’antica abitudine di indossare i pullover anche in casa.

La realtà di Milano è molto complessa, e sull’inquinamento c’è molta attenzione ma disordinata, e incentrata sui capisaldi del “greenpower”, promotore della banalizzazione che porta a concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle troppe auto in città, anche in ambienti dove una volta si ragionava di più. Questo porta a pensare che i processi di gestione dell’informazione siano strategici. È evidente che le nuove tecnologie costano e che non sia possibile adottarle tout court, ma se tutti fossimo consapevoli che le auto ci saranno sempre e anche le tangenziali, si potrebbe iniziare dall’applicare le nuove tecnologie laddove ci sia da rigenerare un condominio, da riasfaltare le strade cittadine e le tangenziali, da riqualificare una galleria o una strada in trincea.

Ci sarebbe poi da riaprire la questione delle tangenziali in generale, giacché il Comune di Milano possiede delle quote azionarie. Andrebbe ripresa la questione della bretella Torino-Brescia, argomento sospeso da tempo e ora in stallo per via di diversi problemi anche burocratici. Milano è oramai nella necessità di espandersi, le tangenziali sono un grave incidente sul tema dell’inquinamento cittadino, oltre che un ostacolo fisico e psicologico: questi sono i temi veramente urgenti.

Invece si ricorre a espedienti poco utili e del tutto iniqui, oltre che non risolutivi, che innescano il sospetto del voler fare incassi a favore della tesoreria comunale alla luce dei valori del PM10 rilevati in zone con limitazioni, per lo più congruenti con l’andamento del clima e non dei flussi. Forse qualcuno si pensa immune dalla ricaduta delle polveri e degli agenti inquinanti generati dalla condizione viabilistica dell’area milanese, come se lo smog fosse stanziale e le polveri sottili incidessero solo sul luogo dove sono emesse. Da questo non possono sentirsi immuni neanche i cittadini del centro città, dati ARPA alla mano.

L’idea, condivisibile, della smart city, di una città connessa, da una parte abilita certe funzioni a favore del cittadino e della fruibilità dei servizi, dall’altra ne limita l’approfondimento quando si parla di combattere l’inquinamento, perché genera una grande illusione collettiva che purtroppo domina e acceca anche i più colti e illustri concittadini, e danneggia la capacità di valutare le cose nell’insieme e con i dovuti approfondimenti.

Gianluca Gennai



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  1. Daniele BrambillaFinalmente parole sensate e supportate da conoscenza ed esperienza. Sono totalmente d'accordo con lei. Speriamo che non sia troppo tardi.
    27 novembre 2019 • 06:55Rispondi
  2. Gianluca GennaiGentile Sig. Brambilla, Lei ha ragione quando chiosa: speriamo che non sia troppo tardi. C'è davvero bisogno di uno sforzo comune e di una politica che recuperi il coraggio di fare scelte che non si concretizzano in consensi immediati ma al futuro di una Milano Metropolitana. Forse siamo ancora in tempo per una città amministrata diversamente e non parlo di politica ma di persone.
    27 novembre 2019 • 15:13Rispondi
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