4 novembre 2019

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ

In vista della rivoluzione tecnologica in corso


Oggi se si vuole avere una visione strategica della mobilità futura, occorre necessariamente partire da quello che sta accadendo nel mondo, che è certo rivoluzionario. Iniziamo da alcuni fatti che possiamo dare per sicuri, anche perché rappresentano rilevanti tendenze già in corso, che verosimilmente accelereranno ulteriormente.

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E’ certo l’ulteriore calo delle emissioni medie dei veicoli stradali, sia climalteranti che inquinanti, per tre cause concomitanti: gli standard europei, la pressione fiscale, e l’enorme flusso di investimenti privati (nel mondo), incentivati a loro volta da un contesto produttivo altamente concorrenziale (cfr. per esempio la fusione FCA-Peugeot, che fa del tema ambientale una esplicita bandiera).

È certo l’ulteriore aumento della sicurezza stradale, a causa delle sanzioni più mirate e severe, e del progresso tecnico sia sul versante della repressione che della sicurezza attiva e passiva dei veicoli, anche connessa ai dispositivi sviluppati in vista della guida automatica.

Forse cambia qualcosa invece per l’avvento della guida autonoma vera e propria: dalla ultra-ottimistica assunzione dalla perfetta autonomia dei veicoli, sembra che per accelerare l’avvento di questa tecnologia, si recuperi il concetto di una “viabilità dedicata”. Si tratta di progettare in una prima fase reti stradali protette da immissioni e con rinforzi esterni di supporto alla guida autonoma dei veicoli (cfr. sembra che la Cina si muova con decisione in questa direzione, cioè della collaborazione strada-veicolo).

E’ purtroppo altrettanto certo che la miopia anti-automobilistica italiana ci renda del tutto marginali in questo scenario, estremamente dinamico all’estero.

Tuttavia si potrebbe tentare un recupero, anche a livello locale, partendo da sperimentazioni appoggiate alla rete di trasporti pubblici dedicata già esistente, ed eventualmente estesa in modo mirato, al fine di servire origini e destinazioni rilevanti per un servizio innovativo di taxi a basso costo.

Taxi elettrici autonomi, eliminando gran parte del costo del carburante e totalmente quello della guida, e riducendo quello di ammortamento, certo in futuro avranno costi bassissimi. In una fase sperimentale necessiteranno probabilmente di un supporto pubblico, ma non si può dimenticare la fortissima disponibilità dell’industria a collaborare in sperimentazioni in questa direzione, proprio a causa del livello di investimenti autonomi già in corso (con piste dedicate private ecc.), e del già citato altissimo livello di competizione tra imprese private.

In prospettiva tuttavia l’avvento di servizi a guida autonoma a basso costo amplierà il problema della congestione nei centri urbani densi, in quanto vi potranno accedere anche persone che oggi non possono usare la macchina per reddito o per età, e che troveranno ovviamente questi servizi superiori al trasporto pubblico tradizionale. In parte, ma solo in parte, si potranno liberare molti spazi stradali a causa della ridotta necessità di veicoli in proprietà oggi in sosta, che diventeranno fortemente antieconomici.

Questo tuttavia è uno scenario, come abbiamo detto, probabilmente meno vicino di quanto si pensasse solo poco tempo fa.

Ma da subito si può affrontare il problema della congestione in modo innovativo per il contesto italiano, e ciò per ragioni economiche. Se i mezzi stradali non inquinano più e sono del tutto sicuri, va presa con forza in considerazione la realizzazione di tunnel automobilistici a pedaggio (ovviamente anche aperti al trasporto collettivo). Questi infatti, al contrario delle metropolitane, non solo si ripagano rapidamente (cfr. Oslo e Marsiglia), ma diventano fonti di ricavi rilevantissimi per le amministrazioni che li realizzano. E già oggi è molto semplice abbattere gran parte delle emissioni in tunnel, mentre è del tutto impossibile in superficie.

Si noti che le tariffe di congestione presenti oggi a Milano sono soluzioni sub-ottimali rispetto a quelle infrastrutturali (anche se certo efficienti in termini relativi, generano comunque una perdita di surplus sociale, come qualsiasi tassa, anche se qui non è possibile approfondire gli aspetti teorici della questione). Non così per tunnel che superino analisi costi-benefici comparative, anche prescindendo dagli aspetti finanziari, pur rilevantissimi dati i vincoli di bilancio, vincoli destinati a rimanere se non ad accrescersi.

Marco Ponti



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  1. Gianni ZenoniSono d'accordo per i tunnel in città, peccato che a Milano il tunnel Ortles- Antonini previsto dal PGT per migliorare l'avvio della 4° circonvallazione tra piazza Bologna e Piazza Miani, sia stato cancellato dall'inqualificabile AMAT in spregio a tutte le logiche urbanistiche. Zenoni
    6 novembre 2019 • 12:07Rispondi
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