30 settembre 2019

SU’ LE MANI PER IL PIANETA

Al corteo dei ragazzi per vederli, ascoltarli


Venerdì 27 settembre 2019, il corteo dei ragazzi.

Io, vecchietta, vado? non vado? La metro è in sciopero? Se la trovo chiusa, come vado? Vado! Affretto il passo, la metro è aperta. Sbarco a Cairoli. Eccoli, un mare. Mi immergo, li guardo, stretta lì in mezzo, guardo i cartelli. Su le mani per il pianeta, Stop pollution, make revolution, Salvate l’Amazzonia, No more time, Act now…

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Via via capisco che cosa sono venuta a fare qui, stamattina. Non devo soltanto guardarli, questi ragazzi, posso parlare con loro, ascoltarli, qualcuna, almeno, qualcuno. Prendo una foto del tuo cartello? Ma certo! Cecilia, 21 anni, sorride alla vecchietta curiosa. Le domando: Essere qui in tanti, voi giovani, assumere questa responsabilità, non solo questa mattina, che cosa provi? La risposta mi sorprende: sofferenza, mi dice Cecilia. Provo tanta sofferenza, perché siamo tutti ragazzi, perché gli adulti non ci sono.

Alice, 20 anni. Ci diciamo un po’ di cose, io accenno al mio impegno sulla questione delle periferie, cosiddette, le case popolari del degrado e dell’esclusione. Queste ragazze non sanno, ma prendono atto, annuiscono e mi rispondono così: Noi dobbiamo aprire gli occhi su quello che sta succedendo. Sanno di non sapere, vogliono conoscere. Si sono svegliate con la mente e con il cuore, vedono ciò che prima non vedevano e sanno che c’è un “oltre”, che vedranno di più.

Io sono qui di fronte a loro con la mia infanzia, ragazza, adolescente, giovane, il fascismo, faccetta nera, le camicie nere in Spagna, la razza ariana, la guerra, i tedeschi, che cosa è stato per me aprire gli occhi, imparare che c’è un “oltre”: sono emozionata, non soltanto per il loro presente e per il mio passato. Mi tocca nel profondo il senso del risveglio dell’uomo, quando apre gli occhi su se stesso nella relazione con gli altri, quando si alza in piedi e va verso il suo divenire oltre la sua solitudine, insieme con sorelle, fratelli.

Chiedo dei loro docenti. Nelle risposte sento convincimento, gratitudine: Sono qui con noi. Ci hanno detto che anche se sono qui in piazza stanno insegnando. La politica? La più gente sa, ma i politici non fanno, le decisioni giuste dobbiamo imporle. Poi l’utopia planetaria si mette a tavola con i poveri, davanti alle pesche che le compri al mercato e il giorno dopo sono marce, davanti a pomodori che non odorano di pomodoro, davanti a una bottiglia di olio di oliva che è lubrificante: Dobbiamo chiedere che sia abbassato il prezzo dei prodotti bio, così tutti li possono comprare. Tutti …

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Teresa e Giulia, del Vittorini, sono qui con Martina, Liceo Linguistico Severi-Correnti, che parla anche per loro. Ci siamo resi conto di come stanno le cose. Ma noi siamo il futuro, dobbiamo agire ora subito, tutti per la stessa causa. Quando la saluto, Martina mi ringrazia per la mia gentilezza. Non è gentilezza, Martina.

Margherita, 17 anni, del Beccaria: dico che vorrei che le politiche dessero risposta, non pensando solo al guadagno… visto che sono in questione soprattutto le grandi industrie, gli allevamenti intensivi, di bovini in particolare… La politica è principalmente concentrata sul guadagno. Sono molte le multinazionali che sfruttano … Domando: sfruttano la terra? Sfruttano anche l’uomo? Risposta: è tutto connesso … Rendono merce la Terra, rendono merce l’uomo. Quando la saluto, Margherita mi dà un consiglio: stia attenta, perché fra di noi può trovare anche ragazzi che vengono qui non convinti, per saltare la scuola. Sono incoerenti, ipocriti. Ragazzi già così vecchi?

Giacomo, 17 anni, Liceo Scienze applicate: è un giorno bellissimo. A differenza degli adulti, noi siamo uniti per un problema enorme che ci interessa tutti. Gli adulti continuano a dividersi. Bisogna cambiare il sistema dell’economia, bisogna anche essere disposti a contrastare il sistema capitalistico, la crescita economica infinita per una Terra che ha risorse finite. Domanda: il sistema capitalistico sfrutta anche i lavoratori? Giacomo avverte il peso della domanda a cui non è preparato, e non la elude, a suo modo: Noi ora diamo un segnale forte, che conta, il nostro è un inizio. Con lui sono Matteo, 16 anni, un altro Matteo, 17 anni, Ambra, se ho annotato bene il suo nome, 16 anni.

Mattia, 16 anni, Istituto d’Istruzione Superiore “Jean Monnet” di Mariano Comense: è molto importante combattere per il proprio futuro in un’epoca dove la persona pensa di più al denaro che alla Terra. Il capitalismo in generale sfrutta le persone, rischi sul lavoro, paghe ridotte.

Cammino, scambio due parole con una persona adulta, lei mi conosce, sa della mia esperienza sulla questione delle case popolari: questi ragazzi, dall’impegno per la terra alla questione dei diritti, dei diritti del lavoro? Bisogna ripartire da qui. Il 25 aprile questi ragazzi non partecipano …

Valeria, Timo, nome tedesco, per Timoteo. Cristina, 19 anni, già diplomata in un Istituto Alberghiero, filippina: sono qui per il mio futuro. Non conosco la situazione nelle Filippine, so che è critica, a causa di chi ha potere.

Il corteo ora avanza a passo di danza. Le ragazze, i ragazzi battono le mani, si muovono con grazia, sembra che abbiano le ali, che stiano qualche centimetro più su del selciato. Incrocio un’anziana, 76 anni: siamo tre generazioni, mi dice, io, mia figlia e mia nipote.

Ora cammino a fianco della Banda degli Ottoni, mi succede sempre di partire da lontano e di accostarla nei cortei. Mentre si sciolgono i ghiacciai, il nostro futuro è duro assai. There is no Planet B. Life with plastic is not fantastic. Scendi giù, manifesta pure tu. Raise your voice, not the sea level. La musica mi arriva dritta al cuore, un accenno di tammurriata, come tempo fa un’altra banda a Genova ha suonato per tutto il percorso del funerale di don Gallo… e poi sento Comandante, Che Guevaaarachi siamo stati.

E’ tutto connesso… Mani su, voci che si levano, bellezza di volti giovani, sorrisi, memoria, voglia di pianto.

Daniel, nato in Ecuador, 20 anni, è seduto sullo scalino di un negozio, guarda il corteo che passa: tanti vengono per non andare a scuola … ma è una cosa molto bella tanta gente che si fa sentire. Ho finito la maturità, io ho studiato la manutenzione di impianti elettrofotovoltaici. Il problema più grave è lo sfruttamento del lavoro e dei popoli meno sviluppati. È una questione di ignoranza. Se riusciamo a capire riusciamo a liberarci.

Nel nostro Paese, nel mondo, milioni e milioni di ragazzi prendono la parola. È mai successo nella storia? Con Trump irridono all’insorgenza dei giovani i rappresentanti del capitalismo che ha interesse a protrarre le politiche del passato, mentre la sostengono plaudendo i rappresentanti del capitalismo che ha interesse alla conversione.

Soltanto questo? Ci troviamo ad affrontare problemi più grandi di noi, e anche l’esperienza dei ragazzi che levano la loro voce è più grande di noi. Chiama al risveglio dal sonno della ragione che ha generato mostri mai prima d’ora tanto minacciosi. Dà speranza nel cammino di liberazione dell’uomo.

Franca Caffa



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  1. luigi gennariC'ero! Grandi: emozioni, sensi di colpa e (purtroppo faticosamente) speranze!
    2 ottobre 2019 • 08:40Rispondi
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