14 giugno 2019

SAMBADÙ, AMORE NEGRO

Un romanzo che preoccupò Mussolini


Salvioni Angelo“Non la passione, non l’amore, non l’odio, ma solo il vile desiderio del danaro l’aveva mossa, causando la morte di un padre di famiglia e portando alla rovina un giovane che fino a quel momento era stato onesto… lei ha rubato per lussuria, per libidine di gioielli, di profumi costosi, di biancheria rara e preziosa, di vesti sfarzose: per questo dev’essere condannata al massimo della pena assieme ai suoi complici… Ai quali vanno riconosciute, invece, le dovute attenuanti”. Questa l’accusa contro la contessa Maria Nicolajeva Tarnowska (il processo ebbe inizio a Venezia il 4 marzo 1910) che aveva fatto uccidere l’amante più anziano dall’amante più giovane in combutta con un terzo amante, per incassare l’assicurazione.

La Tarnowska di cui si favoleggiava di sfrenate attività amatorie, divenne una star seguita e ammirata, una fashion blogger ante litteram: ispirerà abiti e acconciature grazie ai dettagliati racconti e disegni sui giornali dell’epoca.

Partecipare alle udienze processuali era come andare a teatro, i giornalisti erano accorsi da tutto il mondo; il Duca degli Abruzzi prenotò un posto per più sedute in aula, Annie Vivanti gli dedicò un libro parabiografico dal titolo inequivocabile Circe, mentre anni dopo Luchino Visconti progettò di farne un film con Romy Schneider.

Fu definito il processo del secolo e come capitava, capita e capiterà, fu presto dimenticato. Per la cronaca la contessa fu riconosciuta “isterica e seminferma di mente” e condannata a otto anni e quattro mesi che trascorse nel carcere di Trani, l’assassino fu condannato a tre anni e un mese mentre il complice a dieci anni. Il soprannome della sventurata era Mura e a lei si ispirò anche una giovane autrice che voleva scandalizzare, Maria Assunta Giulia Volpi Nannipieri.

La Nannipieri, nata nel 1892 a Bologna da famiglia modesta, si trasferisce a Milano nel 1912, dove comincia a lavorare per il Touring Club e a collaborare con giornali e riviste quali l’Illustrazione Italiana, il Telegrafo, il Secolo XX, Novella, Il Secolo Sera. Si lega professionalmente e sentimentalmente, con Alessandro Chiavolini (1889-1958), redattore del Popolo d’Italia che sarà segretario particolare di Mussolini, ministro di Stato e membro del Gran Consiglio. Insieme scriveranno libri per bambini, tra cui Le avventure di Nasino.

Il suo primo successo è del 1919 quando pubblicò Perfidie, romanzo che ebbe grande impatto sul costume dell’epoca. Era un romanzo “lesbico”. Dice nell’introduzione la protagonista:Amo le donne. Mi appassionano. Mi interessano. Sono il più bell’esempio di semplicità umana attraverso una rete complicata di stati d’animo … Le studio. Se posso le perverto …. Le descrizioni sono esplicite: “Nicla è dinanzi a me nuda, sorridente, coi lunghi capelli biondi ondulati sulle spalle fino alle reni, con le braccia rialzate e gli occhi socchiusi sulla bocca rossa. Mi fissa per un momento immobile. Poi rialza i capelli, li scuote e si volta. Attraversa la camera. La seta nera delle sue calze brilla sui tappeti chiari.
Ella porta la sua nudità perfetta con una indifferenza che stordisce, e mi appassiona. Le sue mani non sono oziose, né inerti, né sperdute… Ma lei nelle mie mani è un nulla. Una cosa ch’io posso battere, piegare, accarezzare, baciare, mordere. Lascia fare. Grida qualche volta, ma il suo è un grido di piacere. Allora mordo più forte e più lentamente, così il grido si perde in un singhiozzo. È mia”. Ma il finale è più moralista con un ritorno alla “normalità” e l’attesa dell’amore di un uomo. Ancora recentemente il testo fu messo in scena da Paolo Poli.

contessa

Nel 1921 pubblica Piccolina, romanzo sull’amore adolescenziale che avrà diverse traduzioni. Seguiranno raccolte di novelle (Le infedeli, Donne di Peccato), commedie (L’amante di tutte, Le derubate), raccolte di aforismi (Peccati), racconti di viaggio e altri romanzi. Volumi che arrivano a vendere decine di migliaia di copie quando ricordiamo l’analfabetismo femminile superava il 30%.

Ma il libro per cui si merita un posto nella storia dell’editoria italiana è Sambadù amore negro (1934). Il romanzo narra la violenta passione erotica che travolge Sambadù Niôminkas della tribù di Niomi, un ingegnere nero laureato a Firenze, e Silvia Dàino, una giovane vedova dell’alta borghesia italiana, come tutte le protagoniste di Mura una donna intelligente e conscia dei limiti posti alla donna dalle leggi e dalle consuetudini. L’amore tra i due naufraga quando la donna si scopre incinta: “Il sangue del mio bambino sarà inquinato dal sangue di un’altra razza, e porterà in sé i germi selvaggi d’una tribù negra”. Assalita dal senso di colpa di aver ceduto alla lussuria confessando di essere stata una schiava del sesso, la donna chiede all’uomo di andarsene e di lasciargli il figlio meticcio che dice non potrà mai essere accettato dai “negri”. Il tutto infarcito di confessioni (“ho avuto cannibali tra i miei antenati”), corna (il Sambadù è fatto becco da un italiano prepotente), controcorna, appelli al divorzio etc.

mura_Per spiegare l’importanza del libro basta leggere Guido Bonsaver: “Il ruolo di Mussolini nelle più diverse questioni di censura libraria fece sì che la sua discrezionalità diventasse un fattore fondamentale, di importanza maggiore rispetto alle leggi e alle istituzioni che avrebbero dovuto regolare la censura dello Stato. Non sorprenderà quindi scoprire che il cambiamento più radicale al sistema censorio durante gli anni del fascismo fu frutto estemporaneo di un episodio marginale che vide Mussolini protagonista… Non sappiamo con certezza come fu che una copia del romanzo finì sulla scrivania di Mussolini. Della sua reazione, tuttavia, abbiamo un resoconto dettagliato grazie a due testimoni: il capo della polizia, Arturo Bocchini, e il capo di gabinetto del ministero degli Esteri, il barone Pompeo Aloisi. Proprio in quelle settimane Mussolini stava definendo i piani d’invasione dell’Etiopia (messi in atto l’anno successivo, dopo un crescendo di incidenti diplomatici e militari) e quindi non sorprende che fosse particolarmente sensibile a questioni di promiscuità tra italiani e africani.

Alla sfuriata seguì l’ordine al capo della polizia di provvedere al sequestro immediato di ogni copia del romanzo… Il giorno dopo, il 3 aprile 1934, seguì una terza circolare telegrafica questa volta firmata da Mussolini stesso. In essa, il Duce dava disposizioni più precise circa l’annunciata centralizzazione del processo di censura. Alle prefetture veniva dato il compito di assicurarsi che ogni casa editrice entro la loro giurisdizione consegnasse tre copie di ogni nuova pubblicazione. La prefettura avrebbe dovuto custodirne una e spedire le altre due a Roma, rispettivamente alla Direzione generale della pubblica sicurezza (Dgps) e all’Ufficio stampa del Capo del governo.

Era la prima volta che il ruolo dell’Ufficio stampa veniva menzionato esplicitamente in un documento sull’organizzazione della censura. La sua preminenza veniva sottolineata nel quarto capoverso del testo: “Se nello stampato si rinvengano elementi contrari agli ordinamenti politici sociali et economici dello Stato aut lesivi del prestigio dello Stato et della pubblica autorità aut offensivi del sentimento nazionale, le Prefetture ne riferiranno immediatamente all’Ufficio Stampa del Capo del Governo, restandone in attesa di disposizioni. Tutti gli editori o stampatori di qualsiasi pubblicazione o disegno, anche se di carattere periodico, dovranno prima di metterli in vendita aut comunque effettuarne diffusione, presentare tre copie di ciascuna pubblicazione alla Prefettura”.

Insomma con Sambadù si fanno le prove generali (quattro anni prima delle leggi antiebraiche) della censura razzista e si chiude il cerchio della censura preventiva. Mura, che vive ormai stabilmente a Gavirate viene sorvegliata dalla polizia politica. Le fonti di polizia fanno trapelare un gioco di ricatti sessuali con il segretario di Mussolini, in pratica attribuiscono all’autrice le “perversioni” della contessa da cui aveva preso il soprannome. L’illustratore del libro, Marcello Dudovich, viene diffidato e La voce di Mantova, quotidiano che aveva recensito positivamente il libro, ritirato dalle edicole.

La scrittrice diventa così la protagonista assoluta del romanzo rosa trasgressivo che si contrappone al romanzo rosa pedagogico. Il suo mondo è quello di figure di donne che cercano di evadere dai tradizionali ruoli precostruiti ed il romanzo diviene la forma di comunicazione privilegiata per veicolare un messaggio, anche politico.

Il romanzo rosa è un prodotto industriale perché: “L’industria libraria, alle prese con un pubblico vasto ma con livelli di alfabetizzazione diversi proprio come le altre grandi industrie, produttrici di beni di consumo che possano essere alla portata del maggior numero possibile di persone, lancia nuovi prodotti fortemente diversificati gli uni dagli altri, adattandoli ad una determinata fetta di pubblico”. Del resto le grandi riviste femminili erano già nate: Novella nel 1920, Alba nel 1922, Rakam nel 1930 mentre la collana dei gialli Mondadori nacque nel 1929. Sarà grazie a questa “paraletteratura” che comprende, tra gli altri, il romanzo popolare, il poliziesco, il romanzo di fantascienza, il rosa, il fotoromanzo e il fumetto, insomma tutti gli eredi del feuilleton che Milano diverrà la capitale dell’editoria italiana.

muraMura era la scrittrice di punta di Sonzogno capace per i numeri dei suoi venduti di tenere lontana dalla casa editrice l’astro nascente del romanzo rosa perbenista: Liala che con sottile perfidia racconterà la vicenda in una prefazione (postuma) proprio di un volume di Mura e che in qualche modo renderà omaggio alla rivale scrivendo anch’essa un romanzo sull’amore tra una donna bianca e un nero. Il sequestro non portò gravi danni a Mura che continuò a scrivere soprattutto come giornalista ma non a lungo; il 16 marzo 1940 morì in un incidente aereo.

Trovare oggi un libro di Mura è quasi impossibile, destino comune a tutte le protagoniste della letteratura di consumo femminile siano esse antesignane, penso alla socialista Anna Franchi che con il suo libro Avanti Divorzio aprì un dibattito durato decenni, alla massona e anticlericale Erminia Bazzocchi (Il molino della morte), alla fustigatrice di costumi sessisti Regina di Luanto alias Guendalina Roti (Per il lusso). O coeve come Milly Dandolo; Amalia Guglielmetti (Quando avevo un amante), Carola Prosperi; Flavia Steno alias Amelia Cottini Osta prima inviata di guerra italiana condannata a quindici anni di galera dal regime; Willi Dias alias Fortunata Morpurgo che dopo più di cinquanta romanzi divenne nel dopoguerra giornalista dell’Unità; Luciana Peverelli anch’essa antifascista e poi per decenni direttrice di Stop.

Hanno fatto la fortuna dei loro editori ma vengono ricordate con poche righe su Wikipedia.

Walter Marossi

Credits:
Ulla Akerstrom SAMBADÙ, AMORE NEGRO DI MURA. CENSURA FASCISTA E SFIDA ALLA MORALE NELL’ITALIA DI MUSSOLINI
Wilasinee Faengyong LIALA, COMPAGNA D’ALI E D’INSOLENZE: STORIA DEL ROMANZO ROSA IN ITALIA
Antonia Arslan, IDEOLOGIA E AUTORAPPRESENTAZIONE. DONNE INTELLETTUALI FRA OTTOCENTO E NOVECENTO



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  1. Pierangelo PavesiGrazie di questo articolo che racconta storie, ignorate dai più, in maniera semplice ed accattivante.
    19 giugno 2019 • 08:39Rispondi
  2. silvanoSto "collezionando" tutti gli scritti del dottor Marossi, che leggo sempre con grande interesse, sia per gli argomenti che trattano che per i risvolti storiografici che contengono. Sinceri complimenti all'autore!
    22 giugno 2019 • 12:26Rispondi
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