29 marzo 2019

PER IL MUSEO DEL CONTEMPORANEO

La proposta di un museo diffuso a Milano


A fine febbraio si è svolto Milano MuseoCity ed è attualmente in corso Milano Art Week in contemporanea con Miart: manifestazioni con una frequenza di importanti eventi dedicati anche all’arte contemporanea, benché Milano non le abbia ancora dedicato un proprio un museo.

Di un museo d’arte contemporanea per la nostra città si è discusso a più riprese e ho già scritto un articolo su queste pagine e organizzato un incontro nel mio studio nel 2010.

Daniel Libeskind, Museo d’Arte Contemporanea di City Life

Daniel Libeskind, Museo d’Arte Contemporanea di City Life

Daniel Libeskind ha recentemente riproposto quella sua idea di uno ziggurat avvolto su se stesso già presentato una decina d’anni fa quando Davide Rampello, allora presidente della Triennale, aveva pensato di realizzarlo utilizzando 45 milioni di oneri di urbanizzazione dell’intervento di City Life . Ma non se ne fece nulla.

Mario Sironi, Il gasometro, 1943

Mario Sironi, Il gasometro, 1943

Come non si fece nulla dell’interessante idea di Salvatore Carrubba, riproposta nel 2006 da Giulio Ballio rettore del Politecnico di Milano, di realizzare il Museo del Presente nei gasometri della Bovisa, imponente esempio di archeologia industriale immortalati da Mario Sironi, che avrebbero potuto essere recuperati per questa funzione.

Politecnico di Milano, progetto Gasometri, plastico di studio

Politecnico di Milano, progetto Gasometri, plastico di studio

 

Politecnico di Milano, progetto di recupero di gasometro della Bovisa

Politecnico di Milano, progetto di recupero di gasometro della Bovisa

Mentre purtroppo dei gasometri si sta oggi proponendo un’utilizzazione molto meno prestigiosa con un progetto assai modesto promosso da nuovo rettore Ferruccio Resta.

Ma il proposito di realizzare un museo d’arte contemporanea per Milano resta arduo sia per l’entità delle risorse necessarie sia per decidere dove localizzarlo. Ne consegue che i tempi non potranno essere brevi anche se, considerando che la nostra città si trova attualmente in una fase molto impegnativa di trasformazioni riguardanti il recupero degli scali ferroviari, delle aree di Expo, di Piazza d’Armi e delle caserme dismesse, sarebbe opportuno almeno programmarlo.

Tempi adeguati dovranno essere considerati anche per procedere, come previsto dalla legge, con un concorso internazionale e con l’adozione di una procedura di evidenza pubblica che consenta di acquisire i migliori contributi della cultura architettonica a livello mondiale, visto che si tratterà di progettare un edificio che potrà contribuire all’identità architettonica e urbana della città.

Considerati i tempi inevitabilmente lunghi, è quindi opportuno porsi il problema di cosa si potrebbe fare nel frattempo perché Milano sarebbe già in grado di disporre di un enorme patrimonio di opere purtroppo non accessibili al pubblico, né adeguatamente valorizzate.

Locandina con elenco dei partecipanti

Nell’ambito di Museo City del marzo dello scorso anno, al termine della conferenza organizzata da Paolo Biscottini e Annalisa Zanni intitolata Arte contemporanea tra museo e collezionismo è stata fatta una proposta che potete ascoltare in questo video Youtube da 11:55 a 15:30.

Dopo la serie di testimonianze di presidenti, direttori di musei, fondazioni e collezionisti che hanno restituito la vivacità, problematicità e complessità dello scenario ho presentato l’idea di realizzare un museo diffuso nel territorio che si proponga di rendere fruibile un patrimonio di opere già disponibile ma che non può ancora essere ospitato in un’unica sede. Il proposito di dotare in futuro Milano di un museo d’arte contemporanea, quando ci saranno le risorse necessarie e si sarà deciso come realizzarlo e dove localizzarlo non è in contraddizione con l’idea del Museo Diffuso del Contemporaneo, che si potrà organizzare utilizzando le tecnologie di vari sistemi informatici e condividendo piattaforme già funzionanti ed efficienti come That’s Contemporary.

That’s Contemporary, planimetria georeferenziata

That’s Contemporary, planimetria georeferenziata

Non penso sia corretto evitare di affrontare il problema solo perché, al momento non è possibile, in assenza delle risorse necessarie, realizzare l’edificio, mentre ragionevolmente le risorse, in quantità infinitamente minore, si troverebbero molto facilmente per valorizzare e rendere fruibile il patrimonio pubblico e privato di lasciti e comodati che potrebbero anche aumentare proprio con l’avvio di questo progetto.

Si può infatti immaginare una rete territoriale dall’Hangar Bicocca a nord attraverso Fondazione Mudima, PAC, Permanente, Gallerie d’Italia, fino alla Fondazione Prada e al MUDEC a sud (è un vero peccato che si sia persa nel frattempo la Fondazione Pomodoro) e altre istituzioni non solo a Milano ma anche nella Città metropolitana. Un network che potrebbe costituire l’importante componente di un sistema museale integrato con molti territori da rigenerare.

Certamente un sistema diffuso territorialmente comporterà un’interazione, contaminazione e interferenza con una realtà multiforme, con l’ambiente urbano e con le istituzioni museali esistenti come ha indicato Annalisa Zanni nel suo intervento al termine del convegno del 2018 che si può ascoltare in questo video Youtube da 21:10 a 23:03.

Ma è proprio questa la condizione più favorevole all’apprezzamento dell’arte contemporanea che sembra abbia poco senso relegare in ambienti asettici, come è invece accettabile per le opere del passato alle quali, per ragioni storiche, è spesso venuto meno il contesto di riferimento.

Per evitare che l’esperimento si risolva in un insuccesso, va organizzato molto attentamente e si deve innanzi tutto individuare un trust di garanti chiamando a farne parte alcune figure di grande competenza in grado di costituirsi come comitato dei fondatori che possa allargarsi cooptando gradualmente altri soggetti.

Sarà poi necessario nominare un consiglio scientifico formato dai direttori dei vari soggetti che parteciperanno al museo diffuso per coordinare le proprie attività in programmi partecipati e condivisi. Dovrà farne parte sicuramente, tra altri soggetti, ACACIA Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana, che ha sede proprio a Milano e Fondazione Trussardi che ha già portato avanti con successo l’idea del museo nomade con cui “organizza e produce grandi mostre di arte contemporanea pensate ad hoc per palazzi dimenticati, architetture monumentali e spazi simbolici spesso inaccessibili di Milano.”

Il Museo diffuso dovrà darsi anche un direttore proposto dal consiglio scientifico e possibilmente individuato al proprio interno in modo da poter condividere e partecipare con tutti i suoi membri le strategie e le azioni.

Sarà infine opportuno costituire un raggruppamento di collezionisti disposti a rendere fruibile il proprio patrimonio di opere per le varie occasioni programmate dal comitato scientifico e un’associazione di Amici del Museo diffuso che rappresenti lo zoccolo duro degli utenti non occasionali promuovendo l’adesione dei cittadini nel modo più ampio.

L’attività del Museo diffuso potrà all’inizio concretizzarsi nell’individuazione di un itinerario generale dedicato alle collezioni che segnali e metta a disposizione le opere di maggior interesse distribuite nella città e nel territorio, indicando anche due o tre itinerari secondari che pongano in rapporto architetture, luoghi, istituzioni e opere moderne e contemporanee in riferimento a un tema comune e condiviso riferito al contesto urbano, oppure a un contenuto tematico che consentano al visitatore di focalizzare su alcune tendenze o forme espressive.

Esempio di percorso “tematico” in grado di intercettare più siti (elaborazione Martino Mocchi)

Esempio di percorso “tematico” in grado di intercettare più siti (elaborazione Martino Mocchi)

Il riferimento anche alle opere moderne potrà rendersi necessario per dare maggior continuità agli itinerari perché da noi il Futurismo e il Novecento hanno svolto un ruolo molto rilevante e potrebbero far parte dell’itinerario anche alcune chiese che ospitano opere o installazioni di arte contemporanea: Viola in San Marco, Wallinger nel Duomo e Flavin in Santa Maria in Chiesa Rossa tra quelle che ho presenti. Infine si potrebbero produrre un paio di mostre/evento all’anno per richiamare anche il pubblico internazionale.

Dan Flavin, Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa (elaborazione Martino Mocchi)

Dan Flavin, Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa (elaborazione Martino Mocchi)

C’è poi la necessità di comprendere negli itinerari anche alcuni luoghi di sosta come i ristoranti di Fondazione Prada, della Triennale, il Lacerba in via Orti e il bistrot di Hangar Bicocca e di visitare alcune installazioni urbane come il Teatro Continuo di Burri, la Mela Reintegrata di Pistoletto, i Bagni Misteriosi di de Chirico.

Come osservato, l’utilizzazione di appropriate tecnologie informatiche consentirà una gestione efficiente ed economica delle prenotazioni, l’acquisto dei biglietti, l’accoglienza, l’accesso ai trasporti pubblici e all’informazione sui siti e le opere.

Emilio Battisti



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  1. AnnaMolto interessante la proposta di un museo diffuso praticamente a costo zero se si esclude il costo umano delle relazioni e della comunicazione tra le diverse istituzioni possibili sedi del museo; suggestiva anche la sua rappresentazione attraverso l'itinerario di Mocchi, purtroppo qui illeggibile: se ne verrà disegnata un'altra versione suggerisco che siano presenti con la massima evidenza, se già non lo sono, le fermate della rete metropolitana e le principali linee sia del trasporto pubblico (anche ferroviario) che di quello ciclabile la cui struttura determinerà l'"accessibilità " delle diverse sedi, requisito prioritario e indispensabile di un museo diffuso a scala urbana e metropolitana
    4 aprile 2019 • 18:30Rispondi
  2. Paolo Calzavarasuggestiva e semplice proposta, che proprio per il suo basso costo e alto intervento umano difficilmente vera' presa in considerazione .Auguri.
    12 aprile 2019 • 10:52Rispondi
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