22 febbraio 2010

CHE NE SARÀ DEL MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DI MILANO?


La Repubblica del 16 febbraio scorso ha pubblicato un dettagliato resoconto sulla situazione delle holding di Ligresti definite “in affanno, con troppi debiti e dividendi scarsi” anche a causa della crisi del settore edilizio per cui anche l’intervento di CityLife, per il quale era stata recentemente annunciata la ricapitalizzazione di un miliardo e 400 milioni di euro, potrebbe richiedere presto nuovi capitali.

Ho fatto questa premessa perché è noto che l’edificio del nuovo Museo d’Arte Contemporanea di Milano dovrebbe essere realizzato utilizzando gli oneri di urbanizzazione dell’intervento CityLife e la situazione di crisi descritta rischia di mettere nuovamente a rischio le reali prospettive di dotare finalmente Milano del suo tanto anelato museo. E’ infatti fin dal 1997 che si è cercato di venire a capo senza successo della questione, allorché Comune, Regione, Politecnico e AEM sottoscrissero un accordo di programma per la riqualificazione della Bovisa che interessava anche l’area dei gasometri e le due strutture cilindriche realizzate nel 1905 e immortalate in un dipinto di Mario Sironi del 1943 intitolato appunto Gasometro.

Nel giugno del 1998 veniva poi bandito dal Politecnico un concorso internazionale vinto ex aequo dal gruppo giapponese Ishimoto e dal francese Serete, e nello stesso anno il Comune approvò il progetto della Serete che prevedeva i nuovi insediamenti del Politecnico, la nuova sede AEM, una biblioteca comunale, edifici residenziali, un parco pubblico e il Museo del Presente collocato proprio all’interno dei due gasometri dismessi, che avrebbe dovuto offrire un sapiente esempio di recupero di architetture industriali molto significative per la nostra città e per la stessa storia dell’arte contemporanea.

Nell’aprile del 1999 si inaugurava in pompa magna la mostra “Politecnico Bovisa: progetti per l’area dei gasometri” e un comunicato stampa annunciava che “Una prima iniziativa … sarà la realizzazione del Museo del Presente che il Comune di Milano inaugurerà entro il 2000” ipotizzando assai ottimisticamente che i lavori per il recupero dei due gasometri potessero durare meno di due anni. Ma non si era tenuto conto della complessità e dei costi degli interventi di bonifica di quei suoli sui quali si erano svolte per decenni attività industriali gravemente inquinanti. Un primo stanziamento di 21,5 miliardi si rivelò insufficiente e solo nel 2000, anno in cui era previsto che il museo avrebbe dovuto entrare in funzione, si pubblicò il bando d’appalto per le opere di bonifica.

Bando che nel novembre 2001 dovette essere annullato a causa dei numerosi ricorsi dei concorrenti. Nel frattempo l’area della Bovisa venne inserita dal Ministero dell’Ambiente tra i siti di interesse nazionale al fine di ottenere dei finanziamenti statali per la bonifica, ma ciò comportò una pesante burocratizzazione delle procedure di intervento. Nel 2002 il Settore Ambiente del Comune ottenne comunque dal Ministero di poter incominciare a intervenire almeno sull’area dei gasometri per cui i lavori per il Museo del Presente avrebbero potuto effettivamente iniziare. Ma nel frattempo si era arrivati al 2003. Erano già passati sei anni e i costi di bonifica, enormemente aumentati, arrivarono a 45 miliardi. Conseguentemente AEM e Politecnico chiesero la revisione dell’accordo di programma, mentre il rettore del Politecnico Giulio Ballio in un’intervista al Corriere dichiarava: ” Il Museo del Presente? Non se ne farà mai nulla. Neppure tra un decennio”.

Non tutti erano tuttavia altrettanto pessimisti, tanto che nello stesso anno nasceva ACACIA (Associazione amici arte contemporanea) per sostenere attraverso il contributo di collezionisti e appassionati d’arte, la nascita del futuro museo e, nel perseguire questo obiettivo sostiene da allora giovani artisti e si impegna alla creazione di una collezione che verrà donata al nascente museo. Ma non è finita qui perché, malgrado le polemiche dichiarazioni di tre anni prima, nel 2006 il rettore Ballio e l’assessore Verga sottoscrivono un protocollo per la riqualificazione della Bovisa che contempla ancora la realizzazione del Museo del Presente. Nell’occasione il Politecnico presenta una serie di proposte al Comune che sono tuttora all’esame degli uffici competenti

Nel frattempo, nel 2004, CityLife vince il concorso per il recupero dell’ex fiera con i progetti di Arata Isozaki, Zaha Hadid e Daniel Libeskind dove, proprio alla base del grattacielo storto di quest’ultimo, trova posto il Museo del Design. I lavori avrebbero dovuto iniziare nel 2006. ma sono già trascorsi altri 4 anni e si è recentemente venuto a sapere che Salvatore Ligresti avrebbe dichiarato che il tanto discusso edificio di Libeskind dovrà essere raddrizzato per farlo costare meno. Intanto nel febbraio del 2008 una complessa variante urbanistica riguardante il progetto CityLife ipotizza la trasformazione dello spazio espositivo previsto da Libeskind nel suo edificio da Museo del Design in Museo d’Arte Contemporanea. e nel marzo viene presentato in anteprima alla Triennale il progetto di Libeskind per il nuovo Museo che, si annuncia, dovrà essere inaugurato entro il 2011 all’interno dell’area CityLife.

Il costo previsto ammonta a 40 milioni di euro (il doppio di quanto preventivato per il Museo del Design) per realizzare un edificio di 18000 mq su cinque livelli sviluppati in una struttura elicoidale per la maggior parte occupato da attività accessorie: terme, book-shop, ristoranti , auditorium, sale conferenze, atelier per artisti, laboratori per bambini, giardini, mentre gli spazi espositivi limitati a 4000 mq ubicati al piano terra e al primo piano ospiteranno il turnover dell’esposizione permanente

Un sofisticato programma di gestione dovrà tener conto della molteplicità dei soggetti della comunità artistica milanese, della costituzione di una possibile fondazione e della scelta del direttore artistico, ponendosi l’obiettivo di portare Milano al livello di Londra e New York, grandi capitali globali dell’arte.

Nel febbraio dello scorso anno l’assessore Finazzer Flory annuncia l’avvenuta sottoscrizione oltre che da parte sua, da parte di Massimo Zanello per la Regione, Daniela Benelli per la Provincia, Davide Rampello per la Triennale, un rappresentante della Bocconi e della Camera di Commercio dell’accordo di programma per il nuovo futuro Museo d’Arte Contemporanea da realizzarsi nell’ambito dell’intervento CityLife. Entro sei mesi (ossia entro il mese di agosto 2009) Libeskind avrebbe dovuto presentare il progetto definitivo, mentre entro la fine dell’anno si sarebbe dovuto nominare il direttore del museo scelto mediante un bando internazionale. Era stato anche annunciato che “l’attenzione si sarebbe concentrata sulla definizione della governance del museo e sulla volontà di animare il dibattito pubblico al fine di raccogliere idee da consegnare al futuro direttore del museo”.

E’ nello spirito di tale proposito che il 19 gennaio scorso ho organizzato nel mio studio un incontro al quale hanno partecipato tra l’altro Stefano Baia Curioni, autore dello studio di fattibilità del nuovo museo, e Davide Rampello, presidente della Triennale incaricato di sovrintendere alla sua realizzazione, gli architetti Simona Malvezzi e Wilfried Kuehn, Claudio Palmigiano, in rappresentanza di ACACIA, Paola Nicolin, docente di Storia dell’Arte Contemporanea, e Emilio Giorgi, collezionista privato.

Rampello, interrogato sullo stato di avanzamento del progetto, ci ha raccontato che essendo compito della Triennale quello di promuovere la cultura della contemporaneità a Milano, egli si è sostanzialmente posto nei confronti di Libeskind come committente. Ciò ha comportato una serrato confronto per definire la concezione del nuovo museo individuando forti riferimenti simbolici attinenti alla specifica cultura della nostra città. Proprio da tali riferimenti il progettista avrebbe elaborato la matrice spaziale di ispirazione leonardesca generata dalla base quadrata che avviluppandosi ed elevandosi si converte in un coronamento circolare.

Nella sua organizzazione interna il museo dovrà porre al primo posto il cittadino visitatore al quale si offrirà un percorso che va dall’acqua (altro elemento fortemente simbolico della tradizione leonardesca) di un impianto termale che si trova al piano di ingresso che è interrato, fino a un frutteto e a un orto che si trovano sulla copertura. Ma anche tutti gli altri elementi funzionali, presenti nel programma che abbiamo prima citato, che si trovano lungo il percorso, dovranno avere una forte connotazione simbolica.

Invito i lettori a dedicare qualche minuto per ascoltare il suo intervento (<a href=”http://www.emiliobattisti.com/studio/eventi/museo/interventi.htm” target=”_blank”>clicca qui</a>) perché risulterà evidente quanto entusiasmo e ottimismo Rampello ponga in questa impresa e nel portare avanti una strategia di sviluppo della Triennale non solo a Milano, dove è in programma un grande rafforzamento della sede della Bovisa, che prevede finalmente anche il recupero dei gasometri, ma anche su uno scenario internazionale che comprende la nuova sede recentemente inaugurata in Corea progettata da Alessandro e Francesco Mendini e le sedi in via di realizzazione a New York, a Shanghai e San Paolo del Brasile.

Inoltre poiché il 10 gennaio 2010 è stata resa nota la sentenza del Consiglio di Stato in merito al ricorso dell’Ordine degli Architetti avverso la scelta del Comune per non aver indetto una pubblica gara per l’assegnazione dell’incarico di progettazione del museo, risulta definitivamente rimosso anche l’ultimo possibile ostacolo procedurale. Quindi la prospettiva che Milano possa avere finalmente il proprio Museo d’Arte Contemporanea sembra veramente a portata di mano.

Tuttavia, per portare avanti l’auspicato confronto pubblico con spirito di partecipazione e con l’intento di favorire il raggiungimento dell’obiettivo, mi sento di porre alcune questioni non tanto e non solo a Davide Rampello, ma anche a tutti i rappresentanti dei soggetti che hanno specifiche responsabilità in questa vicenda e che hanno sottoscritto a vario titolo nel febbraio dello scorso anno l’accordo di programma: dal sindaco Moratti ai presidenti di Regione e Provincia Formigoni e Podestà, dal presidente della CCIAA Santelli al rettore della Bocconi Monti, fino al progettista Libeskind.

Una prima questione riguarda l’entità dei finanziamenti. Se l’edificio del nuovo museo dovrà essere finanziato a scomputo degli oneri di urbanizzazione ed eventualmente sulle plusvalenze dell’intervento, a fronte della crisi del settore edilizio e dell’intervento CityLife, che reali prospettive ci sono che si possa fare affidamento sugli importi calcolati originariamente?

Poiché non è prevedibile che CityLife possa anticipare gli oneri di urbanizzazione, rispetto ai tempi di reale esecuzione dei vari moduli dell’intervento,. anche i finanziamenti per la realizzazione dell’edificio saranno scaglionati e finiranno anch’essi per influire sui tempi di realizzazione del museo? Oppure si potrà ovviare in qualche modo?

Si era previsto che il nuovo museo potesse essere terminato entro il 2011 ma visti i ritardi già accumulati non sarebbe opportuno aggiornare la tabella di marcia? Quale potrà essere una data realistica per poter avere il museo effettivamente funzionante?

A che punto è il progetto esecutivo per il quale Libeskind ha già ricevuto l’incarico dal Comune? Considerato che il programma progettuale non è rimasto invariato e sono stati ipotizzati ridimensionamenti a 8000 oppure a 13000 mq rispetto ai 18.000 previsti originariamente, ciò non comporterà ulteriori ritardi oltre che una messa in discussione della concezione stessa del nuovo museo?

Quali sono le caratteristiche del suo programma gestionale elaborato da Stefano Baia Curioni di cui non si è affatto parlato nell’incontro del 19 gennaio?

E’ vero che le funzioni accessorie previste all’interno dell’edificio dovrebbero garantire l’autofinanziamento delle attività museali ed espositive? Trattandosi di un caso unico al mondo, ciò potrebbe essere ancora valido se il nuovo museo dovesse ridursi a 8000 mq? In tal caso, il programma gestionale dovrà necessariamente essere rivisto. E in che termini?

E vero che il nuovo museo non avrà una propria collezione ma farà affidamento sulle collezioni di privati collezionisti? A che punto sono le intese con ACACIA visto che tra i propri compiti statutari ha la creazione di una collezione che dovrebbe essere donata al nascente museo? Come mai la collezione d’arte contemporanea di Claudia Gianferrari è finita al MAXXI di Roma?

Il direttore del nuovo museo avrebbe dovuto essere nominato entro lo scorso anno. Tale scelta è molto importante per affiancare il progettista nello sviluppo del progetto e predisporre tutto quanto necessario affinché il museo possa funzionare quando l’edificio sarà terminato. A che punto è la predisposizione del bando internazionale per scegliere il direttore artistico del nuovo museo? Non sarebbe opportuno accelerare i tempi?

Nella malaugurata ipotesi che il programma di realizzare il nuovo museo utilizzando gli oneri di urbanizzazione di CityLife si rivelasse non attuabile, non sarebbe opportuno predisporre per tempo un programma alternativo? Per non dover ripartire ancora da zero, non sarebbe il caso di riconsiderare l’ipotesi di recuperare i gasometri della Bovisa visto che la procedura è ancora aperta e le proposte formulate nel 2006 dal Politecnico sono tuttora all’esame del Comune?

Emilio Battisti*

 

*) www.emiliobattisti.com



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