17 marzo 2019

UNA RISPOSTA PARZIALE A UGO TARGETTI

Replica puntigliosa


Risponderò al lunghissimo articolo di Targetti in estrema sintesi e per punti, e nemmeno a tutti, pena annoiare il lettore.

La rete TEN – T è recepita dall’Italia nel piano nazionale dei trasporti, denominato Sistema Nazionale Integrato Trasporti (SNIT). Un piano fondato sull’integrazione tra le diverse modalità di trasporto, attento alla sostenibilità e al rapporto tra reti nazionali e aree metropolitane. Le priorità dello SNIT sono state finanziate dal DEF 2017, aggiornato dal DEF 2018: un programma di più di 100 opere per 133 miliardi, fino al 2030. (La TAV in discussione costerebbe 8,6 miliardi). L’Italia ha dunque un piano nazionale dei trasporti: merito dei precedenti governi di centro sinistra e in particolare del ministro Delrio. Il Piano prevede che le opere siano sottoposte ad Analisi Costi Benefici (ACB) secondo le linee guida del nuovo Codice degli appalti.”.

Purtroppo non è vero. Quelle opere sono state tutte arbitrariamente definite “strategiche”, e quindi a priori escluse da ogni tipo di analisi, nemmeno finanziaria o di traffico (la fonte è certa, io e alcuni miei collaboratori abbiamo collaborato con Delrio).

190317_Ponti-01

 

Il tratto Lione Torino è stato sottoposto dall’attuale Governo all’ACB (Il documento e scaricabile dal sito del Ministero). Lo studio è stato affidato a un gruppo di esperti guidati dal prof. Marco Ponti, che a quanto pare, non hanno seguito le linee guida del Codice degli appalti.”.

Avendo noi collaborato alle linee-guida, vi è solo un dissenso con uno degli esperti su sei sull’interpretazione da dare a una formulazione molto vaga sul calcolo del surplus di chi cambia modo di trasporto. Cinque sono convinti di averle interpretate correttamente, come la maggior parte della letteratura scientifica internazionale conferma.

 

Infatti altri esperti hanno criticato l’impostazione dell’analisi ACB diretta da Ponti e sono giunti a conclusioni diverse: vedi l’articolo di Andrea Boitani su Affari e Finanza di Repubblica del 28 gennaio 2019 o l’articolo di Alessandro Penati su Sole 24 Ore del 28 febbraio 2019 o la posizione di Pierluigi Coppola membro di minoranza della commissione. Non si tratta quindi di errori compiuti dallo studio ACB, ma di teorie e di valori diversi che vanno confrontati.”.

Vero, esistono dei dissensi scientifici. A nostra difesa possiamo solo osservare che nessuno finora in Italia ha detto un NO con analisi costi-benefici a un progetto, nemmeno a quelli di Berlusconi (io per averci provato son stato cacciato dal Ministero), e una larga parte dei critici fino a ieri non si è mai occupato di valutazioni o addirittura non risulta averne mai fatte. Fenomeno perlomeno peculiare.

 

190317_Ponti-02A essa vorrei però contrappore in sintesi, con analogo rischio d’imprecisione, la teoria secondo la quale incentivare il trasporto su gomma…”.

Se pensassi di incentivare (cioè mettere soldi pubblici) il trasporto su gomma sarei fuori di cotenna, e il contrario di un liberale. Osservo solo che genera alla collettività, oltre ai noti danni ambientali, 40 miliardi NETTI all’anno, ed è meglio tenerne conto.

 

“….Cioè la “cura del ferro” fa ancora bene, e il beneficio supera la valutazione puntuale dell’ACB su una singola opera.”

Le singole opere ferroviarie in aree congestionate spesso superano eccome le ACB, non occorre essere in dissenso. Però è meglio farle comunque, e discuterle. Invece non si fanno mai, chissà perché.

 

“… quest’ultimo mese ha denigrato lo studio ACB e ha svilito il ruolo della tecnica, fino al dileggio: per qualcuno “lo studio dà numeri a caso …”. L’opinione pubblica s’è convinta che lo studio non abbia valore perché strumentale alle posizioni politiche predeterminate.”.

E’ un rischio che abbiamo lucidamente deciso di correre, dopo che il governo precedente aveva improvvisamente e cinicamente deciso di non valutare nulla, per ragioni inspiegabili, o fin troppo spiegabili. Peggio di così non era possibile. Molte di quelle opere sembrano indifendibili, un puro spreco di soldi pubblici.

 

“… La BreBeMi è in difficoltà economiche per carenza di domanda e ha chiesto un sostegno pubblico (non sempre le autostrade si ripagano); la Boffalora Malpensa è sottoutilizzata, ma essendo tutta a carico dello Stato non presenta problemi di bilancio.”

Non entro in merito all’ACB di quella linea (ma varrebbe la pena), sono sufficienti i dati finanziari. E’ talmente deserta che probabilmente gli utenti riusciranno a pagarne solo due terzi (circa 1 miliardo e mezzo). La linea AV Milano Torino è ancora più deserta (circa un sesto della capacità è utilizzato). È costata 8 miliardi. Gli utenti ne pagheranno circa lo 0%, e questo per legge: tutte le opere ferroviarie sono interamente a carico dello Stato ex-ante. Tutti proletari quelli che hanno fretta?

 

190317_Ponti-04La Tav Torino – Lione e il relativo traforo vanno costruiti, non ostante l’ACB sia negativa, per questi motivi. Non si può giudicare un’opera per singoli tratti; l’opera da valutare è la rete ferroviaria europea di AV.”.

Niente di più giusto. Peccato che i francesi già due anni fa hanno deciso che nel loro territorio fino al 2038 non costruiranno nulla di quell’asse fondamentale: traffico troppo scarso in relazione ai costi. E Macron non è molto sovranista. Ha anche sospeso tutti i progetti AV per motivi analoghi.

 

“…l’impostazione del Piano nazionale ereditato dai precedenti governi o intende proporne la modifica.”

Ci vuole molto, troppo coraggio per chiamare “piano nazionale” un elenco di 133 miliardi di soldi nostri in opere per le quali, ripeto, non è stata fatta non solo alcuna analisi costi-benefici, ma nemmeno finanziaria (semplicissima: costi-ricavi), ma nemmeno di traffico. Ed era previsto di non farne alcuna. Puro “arbitrio del principe” (con i soldi degli altri).

Certo nel testo di Ugo Targetti ci sono molti altri spunti che ho dovuto trascurare. Ma spero che ci siano occasioni, se non ci esiliano dal Paese come tecnici venduti e incapaci, per danni alla Patria. Il coro dei media e dei tecnici improvvisati è unanime: qualcuno ha cominciato a dire dei NO a quei sacri 133 miliardi promessi ai signori del cemento.

D’altronde chi scrive è già stato cacciato da 5 ministri dei trasporti, quando ha cominciato a parlare di sprechi. Sono ben preparato per il prossimo…

Marco Ponti



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  1. Franco PugliaRisposta molto "tagliente" , caro collega Ponti. Ho letto il libro a firma sua e di Ramella sui trasporti, quindi sono preparato. Si, in chiave puramente economica non c'è storia. Questo, forse, è vero per TUTTI i servizi ferroviari, o no ? Non sono aggiornato sui bilanci di Ferrovie dello Stato ma è sempre stato un carrozzone mangia soldi. E adesso ? Credo tuttavia che il tema TAV non si possa ridurre ad una semplice analisi costi-benefici. Se vado a mangiare a ristorante che cosa mi dice l'analisi costi-benefici ? Che spendo troppo per quello che mangio. E se compro una bottiglia di vino da 50 € ? Stesso risultato. In questi casi il beneficio è "immateriale, è un piacere personale non quantificabile. Avere linee di trasporto pubblico veloci su rotaia non è la stessa cosa, ma neppure così diversa. Andare da A a B in auto, specie se in due o più persone, mi coste meno, e rende allo Stato. Andarci in treno può essere più costoso, ma molto COMODO,in alcuni casi, e in altri no. Vale la pena di avere certe linee di trasporto su ferro, o per via aerea ? Come si fa a formulare una risposta ? Io, da ingegnere, non mi azzardo. Sul TAV Torino Lione la mia opinione iniziale era che non si dovesse neppure iniziare a parlarne, ma al punto in cui siamo arrivati mi pare un non senso lasciare le cose a metà.
    23 marzo 2019 • 15:09Rispondi
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