15 febbraio 2019
LA STRADA SOTTO DI NOI
I ponti in cemento armato precompresso sono sicuri?
15 febbraio 2019
I ponti in cemento armato precompresso sono sicuri?
Gran parte dei ponti Italiani sono stati costruiti negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso sono sicuri? I ponti costruiti in quegli anni non sono coerenti con le norme attuali fissate dagli Eurocodici ma le norme di allora garantivano comunque coefficienti di sicurezza assoluti. La qualità della progettazione italiana è sempre stata ad alto livello e altrettanto si può dire delle nostre Imprese e della nostra Ingegneria. In quegli anni era però diverso il modo di concepire le strutture, che venivano realizzate sul principio della massima efficienza dei materiali.
Negli anni successi anche per effetto dell’esame critico delle precedenti esperienze sono state introdotte delle modifiche alla normativa, diventata ormai europea, gli Eurocodici, che hanno introdotto nuovi valori che si chiamano “robustezza”, “durabilità”, “sostituibilità”. Quindi in termini generali le opere degli anni della seconda metà del secolo scorso sono certamente meno sicure di quelle costruite dopo l’approvazione degli Eurocodici e della certificazione europea dei materiali (marchio CE e qualificazioni ETA, European Technical Agreement).
C’è quindi da preoccuparsi? La risposta è SI c’è da preoccuparsi, ma con ragionevolezza. Tutte le Associazioni di Ingegneria se ne preoccupano da anni e discutono le provvidenze necessarie. ENEA ha svolto questa settimana il 14 febbraio a Roma un convegno su “Manutenzione e monitoraggio” nel prossimo mese a Milano è programmato un convegno organizzato dalle Associazioni CTA (Collegio dei Tecnici dell’Acciaio) e AICAP (Associazione Italiana del Cemento Armato Precompresso) con oggetto: “Ispezione e manutenzione per la durabilità dei ponti”.
Scrivo questo per far capire che l’Italia è un grande Paese dove potranno esistere sacche di inefficienza ma esistono anche alti livelli di efficienza, le nostre Imprese sono note per aver costruito grandi opere in tutto il mondo e in Italia esiste un’industria edilizia, di componentistica e di materiali, qualitativamente molto importante.
Molti interventi sono stati realizzati, sono stati ricostruiti gli impalcati dell’Autostrada del Sole. Anche in altre zone di Italia, Anas e le Concessionarie hanno demolito totalmente o parzialmente e ricostruito opere in condizioni degradate. Spesso quando percorriamo le strade e le autostrade del nostro territorio incontriamo interruzioni: sono le operazioni di ricostruzione manutenzione o sostituzione di materiali, effettuate per garantire la sicurezza e la durabilità.
Lo so che tutti gli Italiani si chiedono come sia stato possibile che sia crollato il Ponte Morandi. Io credo che sia meglio attendere i risultati della Magistratura che stabiliranno le responsabilità e soprattutto la causa del crollo. Certo è abbastanza sorprendente che allo stato attuale, al di là di interventi strumentali, non sia ancora uscito un documento ufficiale per informare gli italiani. Però rimane il fatto che nello stesso anno si è verificato il crollo di un cavalcavia di Annone vicino a Lecco e di un altro cavalcavia a Fossano in Piemonte. Sono tutti incidenti dovuti a cedimenti di particolari costruttivi che oggi con la nuova normativa non si potrebbero più costruire così: si chiamano zone fragili, cioè particolari costruttivi il cui cedimento può essere causa del crollo dell’opera. Questi eventi sono indicatori che esistono gravi problemi e certamente una carenza di controllo.
In ogni caso questi eventi dovrebbero condurre alla decisione che da invocano le Associazioni degli Ingegneri: cioè che venga definitivamente approvato il criterio della vita utile delle opere. Negli USA un’opera dura per legge 30 anni. Se questo provvedimento fosse introdotto nel nostro Paese l’Italia dovrebbe diventare un unico grande cantiere come fu negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso.
Non credo che possiamo permettercelo ma almeno realizziamo quello che è possibile: operiamo un censimento dei nostri ponti e stabiliamo in funzione di paramenti scientifici, che non sono necessariamente la cronologia, la scala degli interventi e mettiamo in cantiere quello che è necessario ricostruire, quello dove è sufficiente una seria manutenzione e quello dove si deve sostituire.
Cesare Prevedini
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