18 settembre 2021

RIDURRE LE EMISSIONI NOCIVE

Una “semplice” proposta


gennai

Il tema dell’innovazione è una colonna portante del “pensare milanese” peraltro un distinguo riconosciuto nel mondo rispetto ad altre Città italiane, forse c’è una competizione con Torino, anche per via della presenza in entrambe le città del Politecnico.

Se volessimo entrare nel dettaglio, quando si parla d’innovazione a Milano, si va dritti alla moda, al design, l’editoria e di recente le biotecnologie e l’Hi-Tech. Certamente anche le tecnologie più tradizionali sono al passo con la competizione internazionale. Naturalmente non va trascurato il comparto dell’Energia con Eni/Snam potenze mondiali nel settore e prime in Europa per la capacità di stoccaggio del gas, lanciate nell’innovazione e la ricerca di nuove fonti d’energia pulite come il bio metano e soprattutto l’idrogeno.

Questa forte tendenza all’innovazione riguarda anche il settore delle infrastrutture, dalle metropolitane con MM che ha creato negli anni il “modello Milano”, uno speciale sistema di fare tunnel tanto da essere esportabile e in questo si dovrebbe riflettere sul ruolo di ATM/ MM in prospettiva. Sarebbe auspicabile svincolarle da una gestione locale per lo più a Milano, per incrementarne il ruolo Internazionale, favorendo l’apertura ad altre Aziende nelle gare di appalto in Città.

Anche il settore delle costruzioni nel Real Estate corre, e la ricerca di nuove tecnologie ecosostenibili è un fattore decisivo per il livello di concorrenzialità dei player che si contendono il business meneghino, peraltro molto ambito dagli investitori forti, per lo più arabi.

Sul tema delle costruzioni vale la pena approfondire l’argomento in funzione delle nanotecnologie, termine al quale riserviamo una certa riverenza del tutto giustificata, perché fattore sul quale puntare per la ricerca e l’innovazione in seno ai materiali, non solo consacrati alle costruzioni ma in generale. Le nanotecnologie oggi sono già impiegate soprattutto nei materiali in uso nei settori dell’edilizia e delle infrastrutture, meglio detti fotocatalitici come la pittura, il cemento, l’asfalto.

Apparentemente sa di alchimia o stupore, tuttavia è una realtà comprovata dalla scienza che, dove applicata, ha dato esiti molto positivi arrivando ad abbattere le sostanze inquinanti anche del 50% rispetto ai materiali non trattati.

Tralascerei il parlare della funzione clorofilliana nota a tutti, nello specifico, questi materiali arricchiti con biossido di Titanio (TiO2), lavorano nel campo degli infrarossi dunque con la luce che sappiamo emettere radiazioni che stimolano il silicio a compiere quel miracolo che in natura è opera delle piante, e che può essere riprodotto con la tecnologia dei materiali, convertendo le polveri sottili note con l’acronimo PM, in sostanza inerte, dunque polvere innocua che per gravitazione cade a terra o stratifica.

Un esempio diretto di un’applicazione con questa tecnologia a Milano, è un’installazione sulle pareti di una galleria a ridosso di una finestra aeraulica (camino di espulsione) presente su una tratta della strada interquartiere Eritrea/Expo, dove c’era la necessità di captare i fumi di scarico prima che si riversassero sul Parco sovrastante e sulle case vicine. Ad esempio questa tecnologia potrebbe essere usata sui pannelli acustici delle tangenziali, o sulle facciate delle abitazioni a ridosso delle arterie principali.

E’ noto che i fumi di scarico delle auto, quando entrano a contatto con l’atmosfera, si raffreddano e stratificano depositandosi in parte sull’asfalto per gravitazione e in parte sulle pareti laterali della galleria per effetto della distribuzione dei fumi caldi che si muovono da una zona calda a una zona fredda.

La nanotecnologia è molto impiegata anche nelle pitture sia d’interni sia di esterni, ma anche nel cemento per cui le facciate delle case, se intonacate con questo prodotto, potrebbero contribuire attivamente a un processo di abbattimento degli stati inquinanti cosi come l’asfalto mangia smog di cui sopra. Se facessimo sempre certe scelte, potremmo ridurre notevolmente la CO2 in città e i risultati sono comprovati da diverse sperimentazioni eseguite da importanti gruppi di ricerca, con un aumento dei costi d’installazione contenuto tra un 15% e un 20 % in più rispetto alle normali applicazioni, una somma del tutto giustificabile a fronte di strategie di abbattimento e lotta all’inquinamento, per le quali Milano sta investendo molto sia pure senza innovazione.

Ritornerei all’argomento dell’innovazione con la quale anche certe scelte potrebbero essere diverse, o accompagnate da un contributo tecnologico come appunto l’impiego delle nanotecnologie sulle facciate e un uso massiccio di asfalti “mangia smog”, certo un bell’investimento per il quale servono i finanziamenti, ma sarebbe anche un ottimo segnale d’innovazione e nuovi modi di progettare anche una semplice strada cittadina, a beneficio della qualità e non solo del risparmio tout court per poi dedicare finanze alle improbabili piste ciclabili, in alcuni casi fatte nottetempo. Servirebbe una sinergia tra innovazione e metodi classici.

Una questione ecologica aperta e molto dibattuta a Milano ma affrontata con metodologia classica e persino scontata, persino allineata alla tendenza del momento, quasi a voler fare i compiti a casa ma senza grande impegno, al “minimo sindacale”, non certo degna di una Milano dell’innovazione e soprattutto in antitesi a quella svolta verde che sembra essere un archetipo della nuova politica a sostegno delle campagne di lotta contro le emissioni nocive.

 



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