7 febbraio 2019

ROMA

amoR


190207_BragaRegia di Alfonso Cuaròn
Con Yalitza Aparicio
Genere: drammatico, sentimentale
Distribuzione: Netflix
Durata: 135 minuti

Un film in bianco e nero non si vedeva dagli anni quaranta. Roma è il risultato meraviglioso dell’utilizzo di questa tecnica. Ambientato nel quartiere messicano “Colonia Roma”, da qui il titolo, il film mescola nostalgia e ricordi del regista. Stupisce ed emoziona il pubblico. Poche parole, tanti gesti, amore, amore e amore. La pellicola ha vinto il Leone d’oro alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il Golden Globe per il miglior regista e per il miglior film straniero, e anche 10 candidature agli Oscar. Ne ha parlato la Toronto Film Critics Association, il New York Film Critics Circle Awards e anche il British Independent Film Awards. Si direbbe un film difficile da dimenticare.

La storia è quella di una famiglia messicana benestante che affronta un’epoca familiare ed economico-politica difficile. La protagonista, una domestica di nome Cleo, è una tuttofare che, quotidianamente, si prende cura della famiglia. Il regista sceglie di mostrare la realtà messicana degli anni Settanta, dove esiste ancora il rapporto “schiavo-padrone.” Cleo è la schiava indigena che lavora per il suo datore di lavoro. Nel quartiere di borghesotti tutto coesiste: quelli nati poveri, destinati a essere tali, e coloro che possono ostentare la loro ricchezza.

La giovane donna vede e sente tutto, ma parla poco. È una mamma, una sorella, un marito. È un vaso di pandora dal quale emerge solo dolcezza e amore. Rappresenta la classe povera che pulisce le feci del cane che cucina che lava e che stira. Cura i bambini e non può avere una visita medica se non grazie alla sua padrona. Tutti dipendono e attingono da lei. Ma Cleo è anche un essere umano che commette errori, come ad esempio, rimanere incinta. È circondata da uomini che si dimenticano la semplicità di un gesto o di una parola. Alfonso Cuaròn dipinge una realtà, dove il sesso maschile è irresponsabile e, a volte, si dimentica cosa sia il rispetto. Quello femminile, invece, è forte ed è aperto ai cambiamenti.

Cuaròn è scenografo, regista e fotografo. Infatti, il suo lavoro sembra più una raccolta di fotografie e di ricordi che una sequenza di scene cinematografiche. È un metodo poco ortodosso il suo. Il regista racconta che solo lui conosceva la scenografia per intero. Gli attori scoprivano giorno dopo giorno le loro battute, in modo da recitare più naturalmente e con spontaneità. La vita non si pianifica e nemmeno le emozioni. La carrellata d’immagini che vediamo è ricca di dettagli e di parole non dette. Si assapora il dolore muto, si ascoltano grida silenziose, si sfiorano la nascita e la morte. Sin dall’inizio, sin da quando la domestica pulisce il pavimento del cortile, si percepisce cosa circola nell’aria.

Roma, così come Cleo, riesce a trasformare qualsiasi cosa in profonda bellezza. Con la sua semplicità, la donna ci ricorda che al mondo esistono ancora persone con una dignità, capaci di perdonare. La verità, questa verità, non ha schemi né veli. È la storia di una vita vera che ci commuove, ci fa sorridere e soffrire insieme agli attori.

Samuela Braga



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  1. Pierfrancesco SacerdotiBella recensione, il film promette bene e cercherò di vederlo. Mi permetto però di fare due precisazioni. Non è vero che i film in bianco e nero non si vedevano dagli anni quaranta: a titolo d'esempio ricordo il bellissimo e recentissimo "Cold War". Attenzione a non confondere scenografia e sceneggiatura, che suonano simili ma sono due cose diversissime: credo che qui si intendesse la seconda, poiché si parla di dialoghi.
    13 febbraio 2019 • 01:24Rispondi
    • Samuela BragaCaro Pierfrancesco, "un film in bianco e nero non si vedeva dagli anni quaranta" era riferito agli anni in cui andavano di moda le pellicole di questo genere. Ovviamente ne sono stati fatti degli altri da quel momento. Starò più attenta nel precisare la prossima volta. Grazie mille per i consigli.
      14 febbraio 2019 • 13:47
  2. AmbrogioUn film da 15 milioni di dollari-not bad- direbbe un inglese-ma poi scopri che e' una storia vera degli anni 70,che Jorge Antonio Guerrero- Marina Detavira- Yautza Aparicio ci offrono una interpretazoione stupenda e coinvolgente. E che la benigna illustrazione, il giudizio, la critica, di Samuela Braga e' di tutto rispetto-ti viene voglia di andare al cinema a vedere ROMA- AMBROGIO
    13 febbraio 2019 • 16:51Rispondi
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