15 aprile 2021

CHE NE SARÀ DELLA NOSTRA MUSICA?

Ci siamo accomodati nella poltrona di casa, quando ci rialzeremo?


Una delle conversazioni/discussioni più frequenti che ci è dato ascoltare o frequentare in questo periodo è dedicata al nulla sarà più come prima versustutto tornerà come prima, un tema poco accattivante perché non si trovano evidenze né nel passato – sempre diverso e irripetibile – né nel presente, con avvisaglie tutt’altro che chiare e inconfutabili. E dunque chiacchiere campate per aria ed insignificanti.

Viola

Eppure, se pensiamo a quanto abbiamo sofferto in questo lungo anno (e non è ancora finito!) per non aver potuto ascoltare musica dal vivo, e quanto abbiamo desiderato ritornare nelle sale da concerti e al teatro dell’opera, dovremmo non aver dubbi sul ritorno alle vecchie abitudini, agli abbonamenti, alle trasferte per inseguire gli artisti più amati (ricordate il Club degli Abbadiani Itineranti?) e a tutto quel gran daffare che avevamo per non perdere gli eventi che più ci appassionavano o ci intrigavano.

Ebbene, alla vigilia di una possibile e cauta riapertura delle sale, di ogni genere e specie, mi assale il dubbio che il nostro interesse alla frequentazione e all’ascolto della musica classica possa essere cambiato e chenulla potrebbe essere più come prima”. Provo a spiegarmi, ma non è affatto facile.

Innanzitutto chi usciva alla sera per andare a sentir musica era normalmente uso trascorrere diverse serate fuori casa, alternando la musica al cinema o alle cene con gli amici, secondo un rituale tipicamente “urbano” ben diverso dalla vita di chi abita la campagna. Ma negli ultimi quattordici mesi non abbiamo perso quest’abitudine? Dopo essere stati inizialmente costretti, non ci siamo per caso “accomodati” a restare in casa tutte le sere, non ci siamo organizzati tanto bene da farcelo perfino piacere? Chi ritrovando il gusto della lettura, libri o giornali purchessia, chi scoprendo quel poco di televisione guardabile, chi adattandosi a vedere film sugli schermi domestici diventati sempre più grandi: temo che il piacere di starsene a casa la sera sia enormemente cresciuto e possa aver cambiato in profondità le nostre abitudini di vita.

Quanto alla musica, sicuramente molti suoi amanti si saranno accontentati di ascoltarla in casa, registrata o in diretta streaming, solo in audio o anche in video, si saranno magari organizzati per ascoltarla in silenzio, seduti su poltrone molto più comode di quelle della Scala o della Sala Verdi del Conservatorio (notoriamente tanto scomode, queste ultime, da essere considerate una vera tortura!) e – chissà – forse non sentiranno nemmeno più il desiderio o l’impellenza di ascoltarla dal vivo: uscire di casa con il freddo, il caldo, la pioggia, i mezzi pubblici spesso scomodi, la irritante ricerca del parcheggio, non diventeranno ostacoli ingigantiti dalle nostre nuove abitudini?

Ma c’è qualcosa di più sottile da considerare, ne accenno con molta cautela.

Ho la personalissima sensazione – ma mi sono confrontato con qualche amico che ha ammesso di condividerla – che il mio interesse per la musica classica stia come scemando. La passione per la musica, che non mi aveva mai lasciato, ora la sento lontana, come se appartenesse ad un’altra epoca, quella precedente la pandemia; è come se, ascoltandola per mesi e mesi esclusivamente in versione riprodotta, si fosse involgarita, banalizzata, ridotta a oggetto di intrattenimento e di consumo, come se avesse perso la sua sacralità e la sua magia. Sento che poco a poco la musica classica ha finito per assimilarsi a quella commerciale, quella che ci affligge in continuazione alla radio, in televisione, nei locali pubblici, con la sua fastidiosa irrilevanza e petulanza. Per altri versi è anche diventata un noioso dejà vu, perché le esecuzioni registrate normalmente le abbiamo già ascoltate più volte, o sono invecchiate, soprattutto non reggono il paragone con quelle che ascoltavamo dal vivo. Non ricordo chi disse che ogni concerto è sempre una prima assoluta, ma ovviamente solo dal vivo.

(Ho più volte ricordato in queste pagine che persino i concerti trasmessi “in diretta”, con tutti quei primi piani di strumenti e strumentisti, il solista ripreso da più telecamere, il direttore che compare sullo schermo quando lo decide il regista, sembrano confezionati come una pubblicità commerciale e come tali diventano stucchevoli. Per non dire dell’opera lirica che si trasforma ineluttabilmente in cinematografo di pessima qualità, in cui i poveri cantanti non possono nascondere le imperfezione del loro viso e tantomeno gli sforzi nei passaggi più difficili).

Le nuove abitudini casalinghe da una parte, e la desuetudine all’ascolto concentrato dall’altra mi fanno temere un generale allontanamento dalla musica dal vivo. Ovviamente mi auguro di sbagliarmi, magari tutto passerà non appena torneremo a sederci sulle scomode poltroncine dei nostri amati teatri ed auditorium ed accadrà che vedremo le sale piene e le code ai botteghini … Staremo a vedere, forse manca poco.

Paolo Viola



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  1. Vittoria MoloneCapisco tutte le considerazioni di Paolo, come al solito così bene espresse, ma non sono d’accordo con lui. Certamente io sono meno rigorosa e meno esigente, ma, insieme alla lettura, la musica, sia pure riprodotta, mi è stata ed è di grande aiuto e conforto in questo lungo periodo difficile. Detto questo, sarò certamente felice di potere ritornare ai concerti, in particolare insieme a Paolo, che, ne sono sicura, riprenderà a seguirli con l’entusiasmo e l’interesse di prima.
    3 maggio 2021 • 17:59Rispondi
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