19 marzo 2021

LE DONNE NELLA MUSICA CLASSICA

La questione di "genere" non lascia indietro nessuno


Mentre la trentunenne lucchese Beatrice Venezi e la quarantatreenne ucraina Oksana Lyniv – entrambe alle prese con l’eterno problema di sfondare il tetto del maschilismo nel loro difficile mestiere – litigano sul modo in cui vogliono essere chiamate (direttore d’orchestra la prima e direttrice d’orchestra la seconda) leggo nell’ultimo numero del “Giornale della Musica” un articolo di grande interesse sul tema della parità di genere nella musica classica, sia nelle orchestre che fra i solisti ed anche fra i compositori.

viola

Fra i dati che emergono da un’indagine statistica condotta dal MIZ – Musikinformationzentrum centro di informazione musicale che riunisce rappresentanti di associazioni pubbliche e private e dei consigli dei 16 Länder tedeschi – estrapolo quelli che mi appaiono i più interessanti: nelle 129 orchestre che hanno ricevuto finanziamenti pubblici in Germania nel 2020, i musicisti impiegati sono stati 9.884 di cui meno del 40% donne, e di esse solo la metà in posizioni di leadership come prime parti o solisti.

Se si considerano solo le orchestre di alto livello la percentuale scende al 22%. Se poi si guarda alle posizioni di leadership – come quelle di direttore d’orchestra, prime parti e solisti – le cose vanno anche peggio: le donne sono 1.156 su 4.070, cioè il 28,4% e gli uomini occupano il restante 71,6% dei posti. Nelle orchestre di alto livello la percentuale di maschi sale addirittura al 78% (721 su 923), mentre nelle compagini di rango inferiore le differenze tendono ad annullarsi, con le donne che si trovano quasi alla pari con i colleghi maschi.

Anche nella scelta degli strumenti si trovano vistosi squilibri. Le percentuali più alte di donne si trovano nelle arpe (il 93,7%) e nei flauti (il 65,4%). Al contrario, gli ottoni tendono a essere nettamente preferiti dagli uomini con un’altissima concentrazione fra tube (98%), tromboni (96,5%), timpani e percussioni in generale (95,4%) e trombe (95%).

Nella famiglia degli archi le donne sono più numerose fra i secondi violini (62,6%) che fra i primi, dove comunque prevalgono sui colleghi maschi (con il 59%). Il primo violino è soprattutto maschio: solo 62 sulle 206 posizioni esaminate sono occupate da donne (30%). Una situazione più bilanciata sembra esserci nelle orchestre d’archi dove il 49% degli orchestrali è donna, e tuttavia nelle posizioni più alte le donne sono solo il 33%, mentre in quelle più basse arrivano al 57%.

A complemento dei dati dell’indagine statistica del MIZ, nello scorso mese di febbraio è stato diffuso uno studio intitolato “Women in High-Visibility Roles in German Berufsorchester” che contiene i risultati di una ricerca condotta da Melissa Panlasigui (master in direzione d’orchestra della Manhattan School of Music e due lauree in fisica e in musicologia conseguite all’University of California di Berkley). Lo studio dimostra, dati alla mano, come anche nella struttura del management e nella programmazione la disparità di genere sia molto evidente: se un po’ di luce si è fatta sulla situazione delle direttrici (sic) d’orchestra che svolgono la funzione di direttrici musicali in orchestre e teatri in Germania, finora scarsa attenzione è stata data agli altri ruoli di leadership o a elevata visibilità, come quelli di solista, di direttore ospite e di compositore …… le direzioni artistiche dei teatri lirici sono solo in minima parte occupate da donne (10 contro 53 uomini) e va anche peggio nelle direzioni musicali di teatri e orchestre, (5 donne contro 120 uomini!)”.

E ancora: “rispetto a vent’anni fa il numero delle donne direttrici musicali è più che raddoppiato, partendo da 2 nel 2002 e arrivando a 5 (!) nel 2020, ma è chiaro che per bilanciare la situazione occorrerà probabilmente qualche secolo… Nei consigli di amministrazione gli uomini sono in maggioranza nell’87% dei casi presi in esame, mentre solo nel 10% dei casi si ha una maggioranza femminile. Dall’analisi di 2.347 concerti e 6.814 performance musicali, fra 461 direttori d’orchestra si trovano 428 uomini e 22 donne, e fra i solisti la maggioranza è maschile con oltre il 60%”.

Per quanto concerne la scelta dei compositori, infine, le cose vanno ancora peggio visto che ognuno dei 13 autori più rappresentati vanta più opere eseguite del totale delle opere di compositrici. Se poi si considerano solo i compositori viventi o contemporanei – le cui opere compaiono meno del 10% nei programmi dei concerti presi in esame – solo l’11,6% dei pezzi eseguiti è stato composto da donne e solo una di esse figura fra i 10 compositori viventi più eseguiti: ovviamente è Sofia Gubaidulina che, nella graduatoria complessiva dei compositori più eseguiti in assoluto, compare al 75° posto mentre tutte le altre compositrici si trovano dal 146° posto in giù. Anche in questo caso, dunque, la scalata alla vetta della classifica appare ancora molto lunga.

***

Leggendo quelle informazioni mi sono chiesto se a Milano, negli ultimi anni in cui abbiamo potuto ascoltare musica dal vivo, possiamo dire di avere riscontrato la differenza di genere che sembra dominare la Germania. Non credo di averla percepita come una cosa evidente, ma può darsi che si verifichi anche da noi, forse nelle orchestre più paludate e di antica tradizione, come quella della Scala, piuttosto che in quelle di più recente costituzione, come laVerdi. Ma nella musica da camera vedo molte brillantissime giovani donne far parte di trii e quartetti, e vedo tante bravissime pianiste come Beatrice Rana, o violiniste come Francesca Dego, che – poco meno e poco più che trentenni – hanno già calcato i palcoscenici più prestigiosi, e non dimentico Martha Argerich o Natalia Gutman che, poco più o poco meno che ottantenni, incantano ancora le platee di mezzo mondo (per non parlare di quelle emergenti bellezze asiatiche che alle qualità artistiche – spesso, ma non sempre, discutibili – aggiungono il malizioso fascino di abiti molto più che succinti).

Insomma la partita sembra ancora molto aperta. Ma sarebbe una grande conquista del mondo della musica colta raggiungere una reale e palpabile parità di genere, dando il buon esempio alle altre arti e in generale al mondo della cultura.

Paolo Viola



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