20 gennaio 2019

COME RENDERE ATTRATTIVE LE PERIFERIE?

Una Associazione ci sta provando


190120_Pedulla-01Un’analisi OCSE mostra che fra 1995 e il 2014 il divario di produttività fra le regioni più avanzate e il 10% più arretrato è cresciuto del 60% nel complesso OCSE e del 56% nella sola Unione Europea(1). Le persone maggiormente colpite dall’aumento delle disuguaglianze sono concentrate dal punto di vista territoriale nelle periferie, nelle piccole città e nelle vaste aree rurali di ogni paese, spesso con un’alimentazione reciproca del degrado sociale e del degrado ambientale.(2)

La bibliografia in materia, quindi, documenta un grave divario tra centro e periferia: le aree ai margini delle zone urbane vengono lasciate indietro, mentre nei centri-città il benessere aumenta, la capacità di comprendere i problemi sociali diminuisce. Avere poco capitale umano e concentrato nei figli dei ricchi, ristretti in pochi quartieri, è il deficit peggiore del nostro paese – contribuire ad invertire questo trend è la missione di Poliferie.

Inoltre, il trasferimento di competenze utili e trasversali per il mondo del lavoro aiuta ad aumentare l’adeguatezza del capitale umano del singolo individuo rispetto alle esigenze del mercato del lavoro e quindi a ridurre l’eventuale disallineamento tra la domanda e l’offerta di competenze (cd. Skills mismatch).
Poiché l’Italia presenta problemi con riferimento al suo livello di competitività diventa sempre più urgente investire in una buona formazione, ossia basata anche sulle competenze richieste dal mondo imprenditoriale.

Infatti, l’Italia si colloca tra le ultime posizioni per la percentuale di laureati a livello di paesi OCSE(3) e alla prima posizione in Europa per percentuale di NEET (popolazione di età compresa tra i 15 e 29 anni Not in Employment, nor in Education, nor in Training). La letteratura in materia mostra come una formazione basata sul trasferimento di competenze più professionalizzanti comporti benefici sia per l’individuo sia per l’impresa e per la società nel suo complesso. In altri termini, l’investimento in una buona formazione diminuisce il rischio di disoccupazione e abbandono precoce dal percorso scolastico, e quindi permette alla società nel suo complesso di conseguire il risparmio sia dei costi economici sia di quelli sociali legati al fenomeno della disoccupazione.

In questo modo, l’associazione Poliferie, vuole, attraverso l’organizzazione di workshop con esperti del mondo imprenditoriale, economico e politico, affrontare tematiche, che non vengono trattate durante le ore della didattica tradizionale e trasferire agli studenti degli istituti tecnici e scuole professionali, collocati nelle periferie, competenze trasversali e utili per il mondo del lavoro. Per l’anno scolastico 2018/2019 Poliferie intende sviluppare 5 incontri, corrispondenti alle 5 parole-chiavi che costituiranno il metodo pedagogico dell’associazione: O.C.T.R.I. (Opportunità, Comunità, Tecnologie, Relazioni, Idee).

190120_Pedulla-01Attraverso il primo incontro, si è cercato di trasferire strumenti per far comprendere ai ragazzi i loro punti di forza, di far sviluppare loro fiducia in se stessi e nel rapporto con i propri compagni. Inoltre, sono stati forniti strumenti pratici per arrivare meglio preparati all’ingresso nel mercato del lavoro, quali redazione cv, lettera motivazionale, suggerimenti di comportamento durante un colloquio di lavoro. All’interno del secondo incontro si è parlato dell’importanza di una comunità basata sulla collaborazione dei propri componenti e integrata verso l’esterno quale condizione necessaria per la crescita del territorio (cfr. Teoria della crescita endogena interrelata).

Durante l’incontro sulla Comunità, dopo aver analizzato la struttura del Comune di Milano e le sue funzioni, quale livello di comunità più vicino alle esigenze dei cittadini, sono stati approfonditi le dimensioni strategiche di evoluzione della città nel lungo periodo (cfr Progetto “Milano 2046”) e il tema della partecipazione alla comunità di soggetti non istituzionali (cfr Progetti “Milano Fuoriclasse”). Questo progetto di cittadinanza attiva vuole educare gli studenti della scuola secondaria di I grado alla tutela e gestione del proprio territorio di appartenenza attraverso il supporto di studenti degli ordini scolastici più alti, adeguatamente formati. All’interno dell’ultimo intervento, attraverso la definizione degli elementi che contribuiscono al senso di comunità presenti in periferia, i ragazzi hanno sviluppato proposte, con la creazione di cartelloni pubblicitari, per rendere attraenti le periferie.

Dopo questi primi due incontri svolti nell’anno 2018 con l’Istituto tecnico turistico A. Gentileschi del quartiere Lampugnano di Milano, sono in programma altri tre eventi per l’anno 2019, su tecnologie, relazioni e idee.

Con riferimento al termine Tecnologie si cercherà di far comprendere ai ragazzi le potenzialità e i rischi di queste nel mercato del lavoro e nel settore pubblico. Per quanto riguarda le Relazioni, si trasferiranno agli studenti competenze trasversali quali la capacità di lavorare in gruppo, il saper relazionarsi in maniera produttiva con gli altri, il saper comunicare in modo efficace in pubblico, etc. L’incontro sulle Idee avrà l’obiettivo di rafforzare le capacità di creatività, innovazione e il saper concretizzare un’intuizione in un progetto che faccia la differenza in termini sociali ed economici sia a livello individuale che collettivo, etc.

Poliferie è attiva a Roma, Milano e Torino ma con l’obiettivo di diffondersi a livello nazionale.

Paola Pedullà



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  1. Giuseppe Maria GrecoMi felicito per l'iniziativa. Mi resta però un dubbio. Cosa significa "trasferimento di competenze più professionalizzanti"? Due sono i motivi di questa perplessità. Il primo è generico: se è vero che l'astrazione delle competenze implica una maggiore difficoltà d'inserimento nel lavoro, è anche vero che un eccesso di "competenze più professionalizzanti" rischia di rendere meno disponibile il giovane ai mutamenti in corso, alla crescita delle aziende e al rapporto nuovo che si impone con tutta l'azienda. Il secondo è più preciso: le aziende sanno veramente cosa occorre loro? Voglio dire: le aziende che assumono mirano alla loro crescita o alla sopravvivenza? Quindi, la professionalità che ricercano è mirata allo sviluppo oppure un giovane troppo creativo lo ritengono pericoloso? Ho lavorato come consulente in diverse aziende del bresciano, quindi le mie domande non sono casuali. Aspetto dunque o una risposta o un nuovo articolo. Grazie.
    23 gennaio 2019 • 12:52Rispondi
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