11 gennaio 2019
SANTIAGO, ITALIA
La storia di un golpe di stato. Ni perdón ni olvido
Regia di Nanni Moretti
Genere: documentario
Produzione: Italia, 2018
Durata: 80 minuti
Così, il socialista Salvador Allende, l’11 settembre 1973, gridava per l’ultima volta: “Nel nome dei più santi interessi del popolo e nel nome della patria, io vi dico di avere fede. La storia non si detiene né con la repressione né con il crimine (…) Viva il Cile, viva il popolo, viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole, sono sicuro che il sacrificio non sarà invano. Ho la certezza che ci sarà una sanzione morale che castigherà il tradimento e la codardia”. Poco dopo, le forze armate comandate da Augusto Pinochet bombardarono il palazzo de la Moneda di Santiago. Il presidente cileno morì suicida durante il colpo di stato.
Speranza, desideri e nuovi propositi caratterizzavano la politica di Allende. Lui aveva un sogno: un Cile democratico e umanista. Moretti apre il suo documentario mostrando gli anni in cui ancora non si assaporava l’odore del sangue e della vendetta. Non si conosceva il buio e la distruzione. Ciò che successe dopo l’11 settembre del 1973 fu una caccia alle streghe. Tutti coloro che avevano appoggiato il “marxista illuminato” dovevano morire. Persecuzioni, torture tra le mura di Villa Grimaldi, esseri umani stipati nello stadio nazionale, sparizione di innocenti, detenzione, campi di concentramento. Una parola a riassumere tutto: terrore.
L’Italia sullo sfondo, accompagna queste scene. Il grande stivale fu il luogo di accoglienza, dove le istituzioni e le persone comuni riuscirono a far sentire a casa quegli sfollati cileni. L’ambasciata italiana di Santiago fu molto più che solidale accogliendo 600 rifugiati e aiutandoli a raggiungere la penisola. Sembrerebbe quasi un ossimoro, ma in fondo, è qui che il regista vuole andare a parare. Sorge spontanea la domanda. Moretti vuole farci riflettere sul presente?
Santiago, Italia è la ricostruzione di eventi tragici ma anche la costruzione del desiderio di speranza. In un’ora e venti si è catapultati in una realtà diversa. Un ambiente dove l’identità è divisa in due. Spesso ci si confonde. La madre patria o la terra matrigna? Chi è cosa? “Il Cile è stato un patrigno cattivo per me, mentre l’Italia è stata una madre generosa” racconta una donna. Attraverso le lacrime e i sorrisi degli intervistati, il regista affronta il tema dell’integrazione e così afferma: “Io stesso avevo dimenticato quella storia, quella bella storia italiana di accoglienza. A distanza di tantissimi anni, ci sono persone che non riescono ad andare avanti nel racconto. Parlano e poi si mettono a piangere, si commuovono. Quindi è una ferita ancora aperta.”
Nel film riecheggia la frase “ni perdón ni olvido” perché di fronte a questi atti non ci può essere né perdono né negligenza. Non si può essere imparziali. Il regista stesso ci dice “Io non sono imparziale”. Ecco la sua firma. Nanni Moretti interviene poche volte nel suo documentario politico, preferisce dare voce a chi ha sofferto. Intervengono i rifugiati, i profughi, gli stranieri, “quelli che sono scappati”. Dà ascolto a chi non è mai stato ascoltato.
Non per caso, nell’ultima scena, un migrante riflette sul perché del suo viaggio. Racconta di aver scelto un paese simile a quello sognato e descritto dal presidente Allende, l’Italia. Ma ormai ben distante da quell’utopia.
Samuela Braga
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