5 gennaio 2019

QUANTI SONO I CAPANNONI PRONTI A BRUCIARE IN LOMBARDIA?

L’inquinamento e il controllo del territorio


190105_Fieramonte-01Nel ’76, quando è esplosa la Givaudan, liberando quantitativi di diossina che hanno costretto a evacuare parte della popolazione di Seveso e dintorni, ero una giovane cronista di una radio. Già conoscevo Laura Conti, che su Seveso ha condotto una campagna politica di grande impatto e bravura. (La direttiva Seveso della UE sui disastri ambientali è in parte merito anche suo, sebbene sia soprattutto una cosa di carta, cioè non sia stata davvero applicata nella realtà.)

Il recente, siamo nell’ottobre del 2018, incendio della Bovisasca e di Quarto Oggiaro, a Milano, va ad aggiungersi agli altri 150 incendi nell’ultimo anno in Lombardia, di cui una ventina gravissimi (es. incendio nei pressi di Pavia, ora sarebbero stati individuati gli autori, dopo quasi un anno, e questo della Bovisasca). Ma negli ultimi anni ne sono stati contati molti più di 300, (per la precisione 343, che non è una cifra precisa perché ogni giorno, specie nei depositi piccoli, brucia qualche plastica).

La diossina, che in sostanza è il prodotto della combustione di petrolio più cloro, è una sostanza tossica liberata dalla maggior parte delle plastiche, (ovviamente non quelle biodegradabili), è mutagena e cancerogena: alcuni tecnici che erano allora in fabbrica sono morti di tumore al fegato, la principale malformazione è il labbro leporino, ma se l’intossicazione è grave, in genere ci sono aborti spontanei (per fortuna). La diossina non è biodegradabile, perciò, mentre nell’aria e nell’acqua si disperde, senza tuttavia modificare la propria nocività, nei suoli si accumula, di qui l’indicazione, data ai tempi di Seveso, di non mangiare le verdure dei campi contaminati eccetera. Dato che si disperde ma non si modifica, prima o poi, un po’ come il DDT, la si ritroverà anche ai poli.

In Lombardia, per di più, la velocità dei venti è bassissima, perciò le concentrazioni potranno essere anche più nocive che altrove, e più si bruciano plastiche più aumenteranno. Almeno a Napoli c’era il venti e il mare.

Non so chi siano i pazzi criminali che hanno fatto stoccare la plastica proprio nella Pianura Padana, una delle zone con l’aria più inquinata del mondo. I tempi pachidermici della giustizia civile e penale non sono compatibili con l’impedimento di una catastrofe ambientale: la diossina che va ora accumulandosi, anche se non è ultratossica come quella di Seveso al triclorofenolo, rischia di devastare l’agricoltura della pianura padana, ovvero del motore economico italiano.

Come scrive Laura Conti nel suo bel libro Che cos’è l’ecologia, (Mazzotta, 1977), “ Per ogni molecola che si costruisce un enzima che la distrugge” è una legge biologica senza eccezioni e la si ritrova all’interno di ogni singolo organismo come pure nel rapporto tra organismi diversi. Se ci fosse stata anche una sola molecola fabbricata da un organismo vivente e capace di sfuggire alla degradazione, oggi il mondo ne sarebbe colmo. ... Quando l’uomo introduce nell’ambiente una molecola nuova, non degradabile, che il mondo vivente non conosce, e per il quale non ha elaborato alcun enzima, viola una legge generale e provoca grossi guai. …”.

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Per quanto riguarda specificamente la nuvola della Bovisasca, il secondo giorno dell’incendio la diossina nell’aria, dove in genere si disperde più velocemente, era di ben 7 picogrammi! Non 0,7 com’è stato pare scritto da alcuni giornali. Come per tutte le sostanze che sono anche mutagene, non c’è valore di soglia: sopra gli 0,3 picogrammi vuol dire però che occorre iniziare a preoccuparsi, perché ci sono focolai attivi. Il valore di 0,3 lo si trova sempre, da Seveso in poi, perché, nella terra non coltivata è nei primi 20cm. Nella terra coltivata è più sotto per via delle vangature. Perciò a essere interessati non sono i polmoni ma il fegato, che fa da filtro e sviluppa tumori. C’ è il sospetto che in alcuni capannoni sia bruciato anche l’amianto. Come mai non c’è valore-soglia per le sostanze mutagene?

Perché in questo caso non si tratta di quantità.’ Ogni cellula ha, nel proprio nucleo, lunghe molecole di acidi nucleici, che contengono, scritte chimicamente, tutte le istruzioni di funzionamento della cellula stessa. .Un errore di trascrizione può non provocare conseguenze, oppure invece provocare conseguenze gravi, secondo la sede in cui l’errore si verifica, proprio come può accadere per un errore si stampa. Supponiamo che sul messaggio “ compra un pizzo a Milano”, caschi per caso una -o-, buttando fuori uno dei caratteri già allineati: in tutti i punti la -o- estranea può andare a cadere , senza rendere incomprensibile o dannoso il messaggio, fuorché in uno: la -i- di pizzo. Il disgraziato destinatario si troverebbe, in questa circostanza, a comprare un pozzo invece di un pizzo.

Il pasticcio non dipende dalla lettera -o-, dipende solo dal punto in cui è caduta, cioè dal caso.

Ci potrebbero persino essere errori più numerosi ma meno pericolosi: per esempio il messaggio “conpra on pizzo a Milanu” contiene ben tre errori al posto di uno ma è comprensibile e sortisce l’effetto voluto, di far comprare un pizzo.

Per tutta questa serie di motivi elencati alla meglio, ritengo che minimizzare ciò che succede ormai da anni da parte delle autorità, e dunque non fare nulla o fare troppo poco, rischia di fare diventare le stesse istituzioni complici delle mafie delle discariche e dei capannoni ‘ abusivi’. In troppi, del resto, anche a sinistra, se la sono presa soprattutto con gli inceneritori o termovalorizzatori, che sono di gran lunga il male minore, invece che con le discariche, per esempio; e ora tacciono per opportunismo.

Occorrerebbe secondo me sequestrare tutti i capannoni e discariche a rischio e trattare da terroristi ambientali gli incendiari, altro che dar loro qualche pacca sulla spalla dicendo “carino non farlo più” come sembra adesso, che li assolvono sempre (o quasi), mentre si godono paccate di milioni di euro a danno della collettività. Almeno l’incendio di Seveso era colposo, qui sono tutti dolosi! E nessuno s’indigna più, come mai?

Valeria Fieramonte

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  1. Elena CollinaUna precisazione importante: Le policlorodibenzo-p-diossine (PCDD) e i policlorodibenzofurani (PCDF) (in totale 210 composti, tra questi il composto più tossico è la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina) sono composti di combustione incompleta (cosiddetti PIC, products of incomplete combustion) che si formano in tracce quando una combustione avviene in condizioni non ottimali (per es. in un incendio) - qualunque sia il combustibile: petrolio, plastica, MA anche legno e plastica biodegradabile.
    18 gennaio 2019 • 16:29Rispondi
  2. silvanoEgregi. Seppure con ritardo, voglio esprimere tutto il mio apprezzamento per questo interessante contributo di Valeria Fieramonte su un tema tanto importante e delicato, e tanto trascurato dai nostri rappresentanti politici, come quello di "Lombardia terra dei fuochi". Penso d'averlo già detto, ma forse giova ripeterlo. La Lega, che governa in Lombardia da almeno 30 anni, ha gravissime responsabilità in tutto questo. Che negli incendi DOLOSI ci sia la mano delle mafie è più che certo, così com'è provato che la Lega ne ha sempre voluta escludere la presenza in Lombardia. Ricordiamo tutti il Maroni ministro dell'Interno (a proposito, che fine ha fatto?) che pretese di andare in tv da Fazio per contraddire le dichiarazioni di Saviano, che la settimana prima aveva indicato la Lombardia come "terra di mafie"! Il caso volle che un paio di giorni dopo venisse sciolto il consiglio comunale di Desio (se ricordo bene) "per infiltrazioni mafiose". Ma io ricordo anche che mentre si realizzavano i primi tratti della "Pedemontana", opera fortissimamente voluta proprio dalla Lega, e non ricordo se già allora ci fosse Cantone all'anticorruzione, i lavori furono bloccati perché si era rilevato che sotto l'asfalto venivano interrati bidoni di rifiuti tossici! Hanno poco da fare i "puristi" i leghisti perché certi fatti, in cui la presenza della mafia è evidente, non potrebbero accadere se loro operassero da amministratori seri ed onesti, controllando prima di rilasciare permessi e verificando dopo. La constatazione è che da parte loro c'è stata quantomeno sciatteria ed insipienza. Il sospetto, che ci sia altro di molto peggio. Complimenti per il vostro lavoro e cordiali saluti. Silvano
    25 gennaio 2019 • 16:19Rispondi
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