15 dicembre 2018

PIAZZA D’ARMI PUBBLICA E VERDE

Parola di assessore. O no


L’area dell’ex Piazza d’Armi di Milano, 400.000 mq circa di verde e natura spontanea posta lungo Via delle Forze Armate e retrostante la Caserma di Piazzale Perrucchetti con le annesse volumetrie degli ex magazzini militari lungo la Via Olivieri, è la più vasta porzione di territorio urbano non edificata e la cui destinazione futura è tutta da definire. Da tempo oggetto di attenzione da più parti, ha visto a oggi tramontate, fortunatamente, le varie manifestazioni di interesse che negli ultimi anni hanno fatto temere per un destino di privatizzazione e cemento.

L’area, ricordiamo, è nelle disponibilità di INVIMIT, fondo creato dal Governo negli scorsi anni per valorizzare aree e proprietà del Demanio Militare e attrarre investitori. Una privatizzazione di fatto, visto che INVIMIT si muove come un normale operatore finanziario, ma che a oggi non si è concretizzata solo perché sono saltate le diverse opzioni che si erano palesate, dopo l’accordo del 2014 tra Comune di Milano e Ministero della Difesa per la riconversione dei siti militari cittadini.

In primis il progetto dell’architetto Leopoldo Freyre del 2017, che a dispetto dei rendering accattivanti e delle dichiarazioni ad effetto (il più grande quartiere ecologico d’Europa), prevedeva pesanti volumetrie residenziali lungo tutto il perimetro dell’area, con al centro un residuo di verde, più a uso condominiale che reale parco pubblico. Poi è stata la volta dell’Inter con l’ipotesi di costruirvi la propria cittadella (idea che piaceva tanto al Sindaco Sala), con campi di allenamento, servizi accessori, ristorante e residence per gli atleti. Sembrava tutto fatto, ma la proprietà cinese ha ritenuto troppo onerosa l’operazione. E così il bando di INVIMIT è andato deserto e anche la successiva idea, sempre del Sindaco Sala, di coinvolgere la Piazza d’Armi nel possibile scenario della candidatura milanese per le Olimpiadi 2026, come sede del media center, è saltata (ma ahinoi non la candidatura…).

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Nel frattempo nei quartieri limitrofi, soprattutto a Baggio, crescevano le voci contrarie a questi progetti e le iniziative del Coordinamento per la Piazza d’Armi, che raduna diverse realtà associative, abitanti, collettivi del Municipio 7 di Milano e non solo. Né cemento, né privato sono le due parole d’ordine che per mesi hanno caratterizzato presidi, cortei, volantinaggi, assemblee, che hanno visto centinaia di persone, eterogenee ma coese negli obiettivi, chiedere a Comune e INVIMIT di azzerare ogni ipotesi di edificazione e privatizzazione dell’area, di valorizzare il pregio naturalistico dell’area frutto di una rinaturalizzazione spontanea durante i decenni di abbandono, di trasformarla in un grande parco e riutilizzare, per scopi pubblici e al servizio del quartiere, gli ex magazzini.

Richieste di buon senso, innanzitutto, che puntano a restituire alla ex Piazza d’Armi quello che era stata la sua secolare caratteristica, ossia di verde agricolo. Che tengono conto del valore e dell’unicità dell’oasi naturalistica che si è venuta a creare spontaneamente, con anche la presenza di specie faunistiche rare e piante di pregio. Che vedono il territorio al servizio di chi vive la città e non di chi deve solo fare affari e profitti, con la proposta di ristrutturare e riutilizzare le volumetrie già esistenti anziché abbatterle ed edificare a nuovo. Oasi naturalistica, parco, attività agricole urbane, la permanenza delle società sportive che hanno strutture nell’area, servizi, un mix atipico in una città dove ogni mq di territorio libero viene nel frattempo visto come vuoto da riempire. Una visione pubblica, aperta, collettiva della città e dei suoi beni comuni che si scontra con le dinamiche prevalenti, gli egoismi securitari e la guerra ai poveri.

I buoni propositi della partecipazione dal basso devono fare i conti con due interessi apparentemente diversi, ma che portano allo stesso risultato. Da un lato il nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT) del Comune di Milano, che sarà approvato definitivamente nelle prossime settimane, che inserisce la Piazza d’Armi tra le aree per Grandi Funzioni Urbane (GFU). Dall’altro le iniziative del presidente del Municipio 7 Bestetti e dei suoi accoliti leghisti e che fanno leva sulla presenza di discariche e altre attività inquinanti abusive (sul lato nord verso Via Cenni) e sull’uso degli ex magazzini militari come dormitorio da parte di poveri, senza casa e migranti.

Nel caso della GFU prevista dal PGT, parliamo della possibilità data dalle norme in approvazione di realizzare sull’area funzioni pubbliche o interventi privati di per opere di interesse strategico con un indice di edificabilità che può superare anche 1 mc/mq. Tradotto, il rischio per l’area di vedere crescere volumetria a dismisura, poco compatibili con un’oasi naturalistica e assolutamente pregiudizievoli ad ogni ipotesi di parco pubblico.

Rispetto a questo rischio, hanno fatto ben sperare le dichiarazioni fatte dall’Assessore all’Urbanistica Maran a inizio agosto 2018 (disponibili in podcast sul sito di Radio Popolare) il quale, di fronte al fallimento di tutte le ipotesi sul terreno e incalzato dalle mobilitazioni in difesa di Piazza d’Armi, annunciò che Piazza d’Armi sarebbe diventato una grande area verde pubblica e che le volumetrie si sarebbero limitate a quelle già esistenti, dandosi disponibile a confrontarsi in zona con i cittadini per individuare le soluzioni migliori.

Parole rimaste nell’etere e a cui, a oggi, non è conseguito alcun fatto concreto, ossia lo stralcio di Piazza d’Armi dalle aree individuate per GFU né la convocazione di un incontro pubblico in zona per discutere la questione. Per quanto concerne invece l’attivismo di Bestetti e delle forze politiche di destra, basato sul solito mantra della sicurezza, ha fatto leva sulle paure e sulle guerre ai poveri, facendo un unico miscuglio tra roghi, occupazioni abitative dei magazzini, esercizio di attività abusive e inquinanti a ridosso delle case. Nessun accenno al fatto che l’abbandono di area e strutture a un voluto degrado è funzionale ad agevolare poi i progetti di privatizzazione. Infatti alcuni abitanti, spalleggiati da gruppuscoli neofascisti, hanno individuato nel Coordinamento per la Piazza d’Armi un nemico più pericoloso che non il rischio di trovarsi l’area cementificata e privatizzata.
Nel frattempo INVIMIT, d’accordo Prefetto e Comune ha deciso l’abbattimento di gran parte degli ex edifici militari presenti sull’area, demolizione che però non è ancora stata effettuata, anche per le proteste di chi da tempo sostiene che siano volumetrie degne di essere recuperate e non ruderi da abbattere.

Noi crediamo si debba ripartire dalle dichiarazioni dell’assessore Maran e dagli impegni che si era preso e fino a oggi disattesi. In una città che ogni anno si caratterizza nelle cronache locali e nazionali per la pessima qualità dell’aria che respirano i suoi abitanti la Piazza d’Armi è un patrimonio ambientale e naturalistico che non può e non deve essere sacrificato per soddisfare gli appetiti dei fans della betoniera, né può essere considerata semplicemente un’area verde abbandonata o, peggio, degradata da immolare per chissà quale opera di interesse strategico.

La sola cosa di buon senso è rinunciare a qualsivoglia Grande Funzione Urbana sull’area e attuare da subito le azioni necessarie per risanare le aree inquinate e realizzare sulla Piazza d’Armi un grande parco urbano con al suo interno un’oasi naturalistica che preservi le zone di wilderness che negli anni si sono create e che sia di beneficio per i polmoni intossicati dei milanesi. E non vogliamo nuove volumetrie in eccedenza a quelle già esistenti e che le stesse abbiano una destinazione d’uso che sia condivisa e progettata con gli abitanti dei quartieri limitrofi, attraverso un processo partecipativo che individui funzioni e utilizzo delle stesse in un’ottica pubblica e di servizio e non di messa a profitto.

Da mesi il “farwest” di Milano aspetta dall’assessore Maran fatti e promesse e non le frasi a effetto o le visioni oniriche di “Milano 2030” che presentano il nuovo PGT. E crediamo necessario che queste cose accadano in tempi brevi, prima che paure e abbandono diventino i migliori alleati per chi vorrebbe mettere una pietra tombale ad un futuro verde per Piazza d’Armi.

Luca Trada
Laboratorio OffTopic

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  1. Elena sironiGrazie per il vostro punto di vista che condivido pienamente. Purtroppo vi è a Milano almeno un'altra grande area verde (1.250.000 mq di cui circa 400.000 mq edificabili) che sta rischiando - con meno clamore - la stessa sorte di Piazza d'Armi. Mi riferisco all'area di Portodimare (in zona sud/est (municipio 4) abbandona per decenni a se stessa e che è rinata spontaneamente come patrimonio ambientale e naturalistico. Parte dell'area è vincolata a zona verde di cintura (circa 650.000 mq) ed è attualmente gestita da italianostra. Per il resto dell'area invece nel pgt la giunta di Milano ha inserito una GFU di 65.000 mq e dove per es. Urban Curator TAT ha di recente ipotizzato l'insediamento di piscina olimpionica, piscina di allenamento, parcheggi e servizi vari... consumando nuovo suolo e snaturando la vocazione agricola del sito costellato di antiche cascine e in prossimità dell'Abbazia di Chiaravalle e del parco agricolo Sud. Avete voglia di approfondire anche questa tematica importante? Contattatemi a questo indirizzo email . Io sono consigliere in municipio 4 per M5S. Grazie
    19 dicembre 2018 • 16:31Rispondi
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