12 dicembre 2018

BOHEMIAN RHAPSODY

Un grido di follia


181212_BragaRegia di Bryan Singer e Dexter Fletcher
Con Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joseph Mazzell, Aidan Gillen
Genere: biografico, drammatico, musicale
Produzione: USA e Regno Unito, 2018
Durata: 134 minuti circa

“Mama, I don’t want to die. I sometimes wish I’d never been born at all” (Mamma, non voglio morire. A volte desidererei non essere mai nato). Il grido di Freddy Mercury si fa sentire nelle sale dei cinema. Dal 12 dicembre, Bohemian Rhapsody è diventata la canzone più ascoltata del ventesimo secolo.
The Queen. Band rinomata, conosciuta in tutto il mondo, si formò in Inghilterra nel 1970 grazie all’esuberanza del giovane Freddy. Il film racconta le vicende del gruppo nei suoi primi quindici anni di carriera. Farrokh Bulsara, il fondatore, non passa inosservato. È stato il vero fuoco, l’anima dei Queen. Pieno di vitalità, istintivo. Si potrebbe quasi definire “pazzo” ma in senso buono. Una personalità unica che è riuscita a entrare nella storia.
Il nome della pellicola riprende la canzone capolavoro scritta dal cantante, pubblicata nel 1975. Era stata definita una catastrofe dal dirigente Ray Foster. La sua durata era di sei minuti, troppo lunga per essere trasmessa in radio. Foster si sbagliava. Fu un completo successo. Vennero vendute più di un milione di copie in meno di tre mesi. Inoltre, ciò che diede una marcia in più al brano fu il video musicale, il più famoso nel suo genere, uno dei primi videoclip a essere messo in onda. Contribuì a far nascere un nuovo linguaggio visivo nel mondo della musica.
È incredibile pensare come una personalità così forte come quella di Mercury potesse essere così tanto amata e, allo stesso tempo, odiata. La sua bisessualità creava molto imbarazzo alla sua famiglia, di origine parsi. Per non parlare della malattia che lo portò alla morte, l’AIDS. Rami Malek, interprete del cantante, spiega che questo film è una storia che ha un valore universale sull’identità. L’attore sottolinea l’importanza di lottare per scoprire noi stessi, per capire ed accettare chi siamo veramente. Non importa cosa gli altri pensano. Alla domanda “È stato difficile interpretare Freddy Mercury?”, Malek risponde “certo che è stato difficile. È stata la cosa più difficile che abbia mai fatto in vita mia. Però, per rendere onore a un uomo così tanto amato, mi sono convinto che dovevo dare tutto quello che avevo”.
In alto le mani: chi non ha mai canticchiato le canzoni dei Queen? Da Somebody to Love a We Are the Champions oppure Don’t Stop Me Now, We Will Rock You, Who Wants to Live Forever o Radio Ga Ga. Sono brani che hanno conquistato milioni di persone. Può darsi che la nuova generazione li abbia sempre ascoltati, ma che conosca ben poco della loro storia. Questa è l’occasione per imparare qualcosa di diverso, qualcosa che non si studia sui banchi di scuola. È un’opportunità anche per le mamme e i papà di sentirsi ancora una volta adolescenti. Oppure per i nonni e le nonne che portavano i propri figli ai concerti dei Queen. I temi affrontati sembrerebbero banali ma, in realtà, sono quasi fin troppo attuali. Un esempio è la bisessualità, ancora oggi un grande tabù. La carriera e le scarse possibilità lavorative. Le canzoni, i cui testi nascondono verità, desideri proibiti o richieste d’aiuto. L’amore. Proprio come Freddy Mercury cantava in Love of my Life: “When I grow older I will be there at your side to remind you How I still love you. I still love you” (Quando invecchierò sarò lì al tuo fianco per ricordarti quanto ti amo ancora. Ti amo ancora.)

Samuela Braga



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  1. beniamino bragaE' vero quello che scrive Samuela, i Queen offrono l'opportunità alle Mamme e ai Papà di sentirsi ancora adolescenti,in quel breve tempo che legittima la nostra esistenza. Brava e complimenti.
    20 dicembre 2018 • 17:42Rispondi
    • Samuela BragaGrazie mille Beniamino!
      12 febbraio 2019 • 17:22
  2. LarryLeggendo ho rivissuto la mia adolescenza, la famelica ricerca di materiale sui Queen (album e libri) di quegli anni pre-internet, noi giovanotti che imparavamo l'inglese dalle canzoni che cantava Freddie. Bello l'articolo, ed è anche stato bello scoprire come descrive il film l'attore Rami Malek
    21 dicembre 2018 • 09:48Rispondi
  3. TizianaÉ vero, non é solo un film é un'emozione dall'inizio alla fine. Ti trascina sul palco con lui, dalla platea dove mi trovavo mi sembrava di essere dal vivo al concerto ma non in mezzo alla folla, no, li con loro, sul palco, dove lui con la sua grande band dava vita al più grande spettacolo del Mondo. The show must go on!
    22 dicembre 2018 • 06:29Rispondi
  4. arnaldo griecol'amore non ha confini,e' al di fuori di: ideologie politiche,di appartenenze religiose,di differenze razziali,e non subalterno alle proprie culture ed alla propria storia.Non ha schemi, e non e' programmabile.La musica vera, che nasce dal profondo della propria anima,e'Amore, che e' come il vento,ti avvolge,ne avverti la sua presenza e la sua forza travolgente,ma e' sempre leggero ed evanescente.Samuela, bellissima la tua analisi critica su Freddie Mercury dei Queen,e la sua grande Band,in "Bohemian Rapsody". Hai colto e letto la profondita'dell'anima dell'interprete,le sue conflittualita',il suo grido di dolore,il suo travaglio interiore,le sue contraddizioni........,le sue fragilita'.Complimenti per le tue ottime intuizioni e sensibili capacita' esplorative dei sentimenti.Arnaldo
    14 gennaio 2019 • 10:29Rispondi
    • Samuela BragaGentile Arnaldo, ti ringrazio molto per ciò che hai scritto. Sono molto contenta che ti sia arrivato questo messaggio.
      14 febbraio 2019 • 13:50
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