6 febbraio 2018

sipario – «GOLDBERG-VARIATIONEN»: ALLA MANIERA DI EMILIO GADDA


Teatro alla Scala, recita del 27 gennaio 2018.
Goldberg-Variationen. Musica di Johann Sebastian Bach. Coreografia di Heinz Spoerli, assistito da Chris Jensen e Arman Grigoryan. Scene e costumi di Keso Dekker. Luci di Martin Gebhardt. Nuova produzione del Teatro alla Scala.
Interpreti principali: Claudio Coviello, Nicoletta Manni, Antonino Sutera, Marco Agostino, Antonella Albano, Francesca Podini, Virna Toppi, Vittoria Valerio, Timofej Andrijašenko, Martina Arduino, Nicola Del Freo, Walter Madau, Gioacchino Starace
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri.
Pianoforte: Aleksej Botvinov.

sipario05FBChe cosa hanno in comune le opere di Emilio Gadda e le Goldberg-Variationen coreografate da Heinz Spoerli? Dice Italo Calvino che Gadda si può considerare «un garbuglio, o groviglio, o gomitolo» per la «presenza simultanea degli elementi più eterogenei che concorrono a determinare ogni evento». Anche lo studio di Spoerli sulla musica barocca di Bach può essere considerato un “groviglio” di movimenti, colori e fluidità di corpi.

Le Goldberg-Variationen presentano le trenta variazioni bachiane, ognuna con assoli, passi a due e d’ensemble, che disegnano con la danza la carattersitica musicale della variazione. Con il balletto di Spoerli ho avuto l’impressione di aver fatto un salto indietro nel tempo: la poetica del balletto astratto concertante, iniziata e portata all’acme da George Balanchine dagli anni Trenta in poi, è stata perseguita senza apportare sostanziali novità drammaturgiche da Heinz Spoerli.

Balanchine è diventato “repertorio” del balletto neoclassico, anzi senza troppa fatica viene inserito nel ‘classico’ propriamente detto, ma mostra una freschezza sempre attuale nella drammaturgia ed esecuzione. Le Goldberg-Variationen create nel 1993 dovrebbero rientrare nel cosiddetto “balletto contemporaneo”, eppure risultano un po’ svilite nella drammaturgia, perché ripetono in alcune figure e composizioni altre creazioni del coreografo, come Cello Suite, già repertorio del Teatro alla Scala.

La dirigenza milanese spinge caldamente la presenza nella stagione di un balletto su musica da camera, che – a parte gli esiti discutibili del Giardino degli amanti – hanno visto spunti coreografici più interessanti soprattutto nella seconda parte di Progetto Händel di Mauro Bigonzetti. La volontà del Teatro alla Scala appare interessante, perché non è comune che il pubblico – e magari gli artisti – del balletto si confrontino con la musica e gli strumenti del barocco.

In quest’ottica la presenza di Aleksej Botvinov, pianista ucraino, che vanta più di trecento esibizioni nelle Variazioni Goldberg di Bach, è stata la nota di particolare intensità della serata. Ha infatti sostenuto tutto il balletto in un unico assolo, che i danzatori sentivano e interpretavano. Lo stridore tra la sequenza molto separata e riconoscibile di tutte le trenta variazioni di fronte alle riprese contrappuntistiche delle presenze coreutiche, come se non corrispondessero del tutto: stridore forse voluto, ma nella ripetizione percepito come faticoso.

I danzatori scaligeri hanno mostrato una bella unità di compagnia per l’esecuzione. Alcune coppie hanno mostrato un grandissimo unisono con la musica: Martina Arduino, che con il suo movimento cadenzato e i suoi passi sulle punte, sembrava quasi suonare lei stessa il pianoforte accanto agli intelligenti, tecnici e sicuri Marco Agostino e Claudio Coviello. In particolare Coviello, il primo ballerino scaligero è stato protagonista delle Goldberg-Variationen sia nella drammaturgia sia sul palco: è capace di attirare e catalizzare l’attenzione con i suoi movimenti fini, le isolazioni e le espressioni intimimamente intense del suo volto.

sipario05-01La mia attenzione veniva catturata dalla sincronia dei pas d’ensemble e dalla presa dello spazio degli assoli. Ecco perché in questo ritorno ancenstrale al significato primordiale della danza un plauso immenso va a Vittoria Valerio, che nella sua variazione al centro, fatta di punte arrabiate, movimenti fratti e contre-temps, ha saputo catturare tutto lo spazio disponibile nel contrasto del fascio di luce pur restando pressoché ferma al centro!

Per l’asse del tempo, ottima l’esecuzione delle veloci batterie di Nino Sutera e pienamente consapevole la presenza scenica dello stesso Sutera, di Antonella Albano, Gioacchino Starace e nell’assolo di Virna Toppi.

Nei loro accademici di svariati colori a tinta unita, che ricordano quelli di Martha Graham, gli artisti mostrano la chiave di lettura del balletto: le Goldberg-Variationen di Heinz Spoerli sono dedicate al particolare, cioè alla ricerca della linea non fine a sé stessa, ma raggiunta con lo studio per il controllo del centro e della rotazione, esaperati dal minimalismo dei costumi.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (Teatro alla Scala): 1. Martina Arduino Claudio Coviello; 2.Vittoria Valerio

questa rubrica è a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi e di Chiara Di Paola
rubriche@arcipelagomilano.org



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