20 aprile 2016

sipario – NEL GIARDINO DEGLI AMANTI SI PERDONOE ANCHE UN PO’ GLI SPETTATORI


NEL GIARDINO DI VOLPINI SI PERDONO GLI AMANTI E ANCHE UN PO’ GLI SPETTATORI

Il giardino degli amanti, balletto in atto unico e sei quadri.
Musiche di Wolfgang Amadeus Mozart. Coreografia di Massimiliano Volpini. Scene e costumi di Erika Carretta. Luci di Marco Filibeck. Nuova produzione del Teatro alla Scala.
Teatro alla Scala di Milano, recite del 9 (Prima assoluta) e del 17 aprile 2016.
Nicoletta Manni [9], Virna Toppi [17] (una Donna). Roberto Bolle (un Uomo). Marta Romagna (Regina della Notte). Claudio Coviello (Don Giovanni). Christian Fagetti [9], Matteo Gavazzi [17] (Leporello). Mick Zeni [9], Massimo Garon [17] (Conte d’Almaviva). Emanuela Montanari [9], Christelle Cennerelli [17] (Rosina). Walter Madau [9], Angelo Greco [17] (Figaro). Antonella Albano (Susanna). Valerio Lunadei [9], Massimo Dalla Mora [17] (Guglielmo). Angelo Greco [9], Marco Agostino [17] (Ferrando). Vittoria Valerio [9], Stefania Ballone [17] (Fiordiligi). Marta Gerani [9], Agnese Di Clemente [17] (Dorabella).
Corpo di ballo del Teatro alla Scala diretto da Mauro Bigonzetti. Quartetto da camera del Teatro alla Scala e solisti dell’Orchestra del Teatro alla Scala:  Francesco Manara e Daniele Pascoletti (violini), Simonide Braconi (viola), Massimo Polidori (violoncello), Andrea Manco (flauto), Fabien Thouand (oboe), Fabrizio Meloni (clarinetto).

La nuova produzione sulle musiche da camera è nata da una volontà ‘classicista’, di ritorno e recupero, che il Sovrintendente Alexander Pereira ha espresso al momento della presentazione della stagione 2015/16 del Teatro alla Scala. La scelta di Mozart, il più famoso e uno dei più grandi esponenti del Settecento, rientra nella celebrazione dell’anno mozartiano a 225 anni della morte (Vienna, 5 dicembre 1791).

sipario14FBIl balletto Il giardino degli amanti ripercorre una carrellata operistica del compositore, anzi una sorta di antologia delle opere “buffe” del ciclo italiano delle beffe più una (quadri 2-5) con i personaggi abbigliati con costumi – ben ideati e disegnati ed elemento più caratteristico del balletto – che ricordano nei colori sgargianti e nelle fogge i frac e le gonne a campana rococò, ma in versione stilizzata e un po’ punk. Dalle Nozze di Figaro il Conte d’Almaviva e la moglie Rosina con i promessi sposi Figaro e Susanna sono la prima visione ‘fantastica’ dell’Uomo; la Donna incontra il famoso seduttore e il servitore astuto Leporello direttamente dal Don Giovanni. Si intrecciano, poi, le storie e le coppie originarie di Guglielmo e Fiordiligi e di Ferrando e Dorabella dal Così fan tutte per arrivare, infine, alla Zauberflöte [Flauto magico] con la Regina della Notte, dominatrice del giardino e ‘iniziatrice’ dell’Uomo e della Donna tra le creature, unico personaggio tratto dall’opera tedesca. I quadri 1 e 6 sono la cornice contemporanea di un ricevimento elegante in un giardino barocco per festeggiare l’Uomo e la Donna.

L’idea e il soggetto mostravano da subito un potenziale espressivo, scenico e contenutistico notevole; tuttavia, non ho riscontrato quello che immaginavo e forse mi aspettavo di trovare sulle musiche ‘capricciose’ e allegre di Mozart. Ho avuto difficoltà a seguire un filo conduttore preciso tra i quadri, la sola presenza fisica dell’Uomo o della Donna, ma non sempre diegeticamente attiva, non era da sé sufficiente. La coreografia mi è apparsa in certi momenti sovrastata dalle note e non artefice delle stesse; anche se la recita di domenica 17 ha mostrato in generale più brio della Prima assoluta, forse perché era l’ottava rappresentazione con più studio e più prove o forse perché la Prima era stressata maggiormente dalla diretta su Rai 5.

Lo spettatore un po’ si perdeva come gli amanti tra i meandri di siepi ed era costretto a ‘costruirsi’ la sua propria storia, seguendo la poetica semiologica dell’«io sono dio», secondo cui il pubblico è padrone di interpretare lo spettacolo a suo piacimento sulla base dell’emozione che ne riceve, poetica della quale io sono strenue difensore e assertore, ma che non dovrebbe sostituire i vuoti narrativi. L’uso della voce con la frase «Ehi … ehi, dai, dove sei?» della Donna in cerca dell’Uomo in modo poco opportuno ha abbattuto la ‘ancella’ della danza, cioè il mimo e la presenza scenica dell’interprete, svilendo di significato le scene mimiche successive, per esempio il mimo della rabbia, della preoccupazione, della beffa: infatti, l’uso peraltro unico in quella frase della recitazione, non funzionale come nel postmoderno Tanztheater, stride con il mimo da balletto classico.

A Roberto Bolle dalla presenza possente di un partner sicuro, che da protagonista raccoglie sempre l’affetto del pubblico milanese, si accompagna la forza delicata di Nicoletta Manni per la Prima e la frizzantezza di Virna Toppi, che presentano due Donne diverse: più partecipe negli adagi, per esempio quello della benda, Manni; più presente nella vitalità dell’interno del giradino Toppi.

Il quadro della beffa, dello scambio di coppie e della scommessa tratto dal Così fan tutte si identifica, come unico quadro, per la sua autonomia narrativa, quasi metateatrale: divertenti, spiritosi e capaci di dare significato e consistenza alla scena burlesca tutti gli otto interpreti nelle due serate nelle coppie già ‘scambiate’ Marco Agostino e Stefania Ballone, Angelo Greco e Vittoria Valerio, Valerio Lunadei e Marta Gerani, Massimo Dalla Mora e Agnese Di Clemente.

Coppie ‘buffe’, un po’ scanzonate quelle di Susanna e Figaro con la versatile Antonella Albano che alterna le recite con Walter Madau e Angelo Greco, particolarmente filologici nella posa settecentesca con il braccio in terza barocca al momento dell’ingresso statuario dietro la siepe. Spensierati e affiatati Claudio Coviello e Christian Fagetti; come nell’opera originale Don Giovanni e Leporello sanno essere narrativamente alla pari, così lo sono nel mimo e nella tecnica dei quadri in cui compaiono. Buona la prova del corpo di ballo, in cui si distinguono trasversalmente alle due recite Gaia Andreanò, Giocchino Starace e Nicola Del Freo che hanno danzato anche un malizioso e capriccioso pas de trois nel quadro 2.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (Teatro alla Scala)

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

rubriche@arcipelagomilano.org



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